Ero rimasta pietrificata davanti al piccolo finestrino della roulotte ad osservare quella paurosa nevicata, che ci aveva colto in quella assurda situazione.
Mi trovavo paralizzata dal terrore. Come sarebbe andata a finire?
Ma cosa mi era venuto in mente? Perché mi ero lasciata convincere ad accompagnarlo a restituire quel maledetto cappotto?
- Oh mio Dio. – furono le uniche parole che riuscii a dire.
- Non preoccuparti, è solo un po’ di neve.
- Solo un po’ di neve? UN PO’ DI NEVE? Domani ci troveranno dentro questa roulotte sotto “un po’ di neve”, morti assiderati!
- Non dire assurdità.
- Ma come puoi essere così incosciente! Non vedi che tempesta là fuori!
- Ho visto, ma non è il caso di farsi prendere dal panico.
- Ah, davvero? E allora sentiamo cosa proponi di fare, pazzo sconsiderato! Sono proprio ansiosa di ascoltarti!
Lui mi fissò per un attimo dritto negli occhi. Lesse dentro di me la paura, nascosta dietro quell’aggressività così accentuata e, nonostante avessi appena infilato un insulto dietro l’altro nei suoi confronti, mi prese per le spalle e mi parlò con dolcezza, ma anche con fermezza.
- Allora, adesso ci prepareremo per affrontare la notte. Metteremo qualcosa in terra per fare una specie di materasso e ci copriremo con tutto quello che abbiamo. Siamo comunque al riparo, non ci accadrà nulla. Staremo al caldo. Non permetterò che ti accada nulla.
Annuii senza parlare.
Lui mi lasciò e prese ad impilare una serie di mantelli e vestiti sul pavimento del van.
Quindi non solo dovevo affrontare la tempesta di neve, ma ero anche destinata a dovermi sdraiare sul pavimento di una roulotte in compagnia di uno sconosciuto.
La cosa si faceva potenzialmente pericolosa. Non solo rischiavo la morte per congelamento, ma come potevo fidarmi di questo bizzarro attore che mi aveva messo in quella strana situazione?
E se l’avesse fatto apposta? Portarmi in quel luogo sperduto quando ormai era deserto e poi…
No. Non era possibile. Non pensavo che fosse così idiota da rischiare la sua stessa vita. Era una assurda paranoia. O almeno lo speravo.
Nel frattempo lui sistemò anche qualche capo che potesse fungere da cuscino.
- Stenditi. Prima infila anche questo. – Mi disse, porgendomi il suo cappotto.
- Questa è la causa di tutti i nostri guai. – replicai, riferendomi al soprabito con il collo di pelliccia che mi aveva appena ordinato di indossare.
- Adesso ringrazia che ce l’abbiamo. È la cosa più pesante che ho trovato.
- Riesci sempre a vedere il lato positivo delle cose o ti trasformi in Pollyanna solo quando ci sono io nei dintorni?
- Eheheh! Veramente cerco di essere sempre una persona ottimista, se posso. Trovo che sia un utilizzo migliore del mio tempo.
- Questa puoi riciclarla per la prossima intervista. Sempre se usciamo vivi di qui.
- Tu invece sei sempre così astiosa o solo quando te la fai sotto dalla paura?
Poi prese a lanciarmi addosso tutto quello che trovava.
- Ehi! Cosa fai?
- Copriti con tutta questa roba, così non dovresti avere freddo.
- E tu?
- Adesso arrivo anch’io, non temere.
- Così non hai mai visto neppure un mio film?
- Come?
- Hai detto al telefono a tua sorella che non vedi questo genere di film. Ma io non ho lavorato solo in film come Thor.
- Oh, davvero? Adesso cosa stai girando?
- Thor 2.
- Appunto.
- Eheheh! Ti ripeto che non ho fatto solo questo genere di ruoli.
- Ok, ti ascolto. Illuminami.
- Per esempio l’anno scorso ho interpretato Henry V per una serie prodotta dalla BBC.
- Shakespeare? Addirittura? Interessante. Devo essermela persa.
- Tu lavori troppo. Ti perdi le cose migliori della vita.
- E suppongo che tu ti ricomprenda tra esse.
- Andiamo, sto scherzando!
- Voi attori non scherzate mai quando si tratta di ingigantire il vostro ego, già abbastanza smisurato.
- Va bene allora, basta parlare di me. Parliamo invece di te. Dovrai avere un buon motivo per odiare tanto la mia categoria professionale. Sono proprio curioso di conoscerlo.
- Non sono affari tuoi.
- Oh, avanti, andiamo.
- Adesso sono davvero curioso! Non dirmi che è di una tale banalità: forse un attore ha catturato il tuo cuore e poi lo ha spezzato? È così? È così?
- Sta zitto. Solo puoi stare zitto?
Lui se ne accorse e parve davvero stupito e amareggiato.
- Mi dispiace. Davvero mi dispiace.
- Perdonami, sul serio, sono stato tremendamente indelicato. Davvero. Scusami.
- Va bene. Non parliamone più – ricacciai indietro le lacrime.
- Solo vorrei sapere perché mi odi tanto.
- Non ti odio.
- Sei piena di pregiudizi! Prima o poi ti costringerò a dirmi perché.
- Scordatelo.
Cambiai discorso.
- Pensi che dovremmo stare svegli per tutta la notte per evitare l’assideramento? – gli chiesi. – Nei film si vede sempre che i protagonisti fanno un immensa fatica per cercare di rimanere svegli durante le tormente di neve.
- Eheheh! Non credo che sia questo il nostro caso, non siamo là fuori senza un rifugio. Comunque, se vuoi, un modo per tenerti sveglia lo trovo.
Gli restituii uno sguardo che non aveva nulla di ammiccante.
- Scherzavo! Puoi stare tranquilla, non ti importunerò. – mi rispose alzando le braccia con aria innocente.
- Comunque resta il fatto che morirò di freddo!
- Ancora? Come puoi avere ancora freddo, avrai sopra quindici strati di vestiti!
- Sono parecchio freddolosa. Non saremmo qui se non lo fossi. Tu non mi avresti prestato questo dannatissimo cappotto, non saremmo venuti fin qui per restituirlo e non ci troveremmo in questa maledetta…
- Dai, forza vieni qui. - A quelle parole aprì le braccia, scostando la sua coperta improvvisata e mi fece segno di avvicinarmi a lui.
- Cosa?
- Ci scalderemo a vicenda. Anche questo lo avrai visto nei film, no?
- Sì, ma…
- Ti ho già detto che non mordo. E non mi approfitterei mai di una situazione come questa.
- …. D’accordo.
Molto meglio.
Evitai di pensare alle sensazioni che quel contatto mi provocava.
Non era certo facile però. Non mi consideravo proprio una persona che si lasciava andare facilmente, tuttavia non feci alcuna fatica a stringermi a lui, godendomi il tepore che quella vicinanza mi regalava.
Dovevo evitare di perdermi nei miei pensieri, quindi presi a riflettere su questioni più pratiche.
- Domani dobbiamo fare in modo di svegliarci prima che arrivi qualcuno e sistemare tutto questo casino prima che ci scoprano. – gli dissi, tentando di ragionare su qualcosa che non fosse il suo corpo caldo che premeva contro il mio.
- Ho paura che ci scopriranno lo stesso.
- Perché?
- Siamo spariti per un giorno intero, si saranno chiesti che fine abbiamo fatto.
- Parla per te. Io oggi ho parlato con mia sorella, quindi ho esaurito tutti quelli che potevano preoccuparsi per la mia incolumità.
- I tuoi genitori?
- Morti quando eravamo piccole.
- Mi dispiace. Come è successo?
- Un incidente stradale. Dovevamo essere in auto anche noi, ma all’ultimo momento la mamma ha cambiato idea e ci ha lasciato con la nonna. Così mi hanno raccontato.
- Scusa, non volevo rattristarti.
- Non fa niente. Neanche me li ricordo, sai? Devo fare uno sforzo enorme per farmi venire in mente un ricordo della mia infanzia che li coinvolga.
- Chi vi ha allevato?
- La nonna. Io porto il suo nome. Era una donna meravigliosa e non ci ha fatto mancare nulla.
- Ne sono sicuro.
- Però per te il discorso è diverso. Chissà quanti ti avranno cercato. Saranno tutti preoccupati ed è tutta colpa mia.
- Oh, al massimo mi avrà cercato Chris per andare a farci una bevuta insieme e due chiacchiere. Magari mia sorella Emma. Forse anche Luke.
- Appunto. Chi è Chris?
- Come chi è? Chris Hemsworth, il protagonista del film, il dio del tuono Thor. È il mio migliore amico. Dimenticavo che non guardi certi film.
- Mia sorella dice che dovrei vederlo.
- Mi piacerebbe conoscere tua sorella, già mi è simpatica!
- Mia sorella è off limits! È sposata e ha due figli.
- E tu?
- Io cosa?
- Fidanzata?
- No.
- Quanti anni hai? Sembri giovane per essere già un avvocato affermato.
- Non sono un avvocato affermato. E non si chiede l’età ad una donna, Mr. Baciamano! Comunque ho trentadue anni.
- Come me.
- Già.
- Lo sapevi? Allora qualcosa di me lo sai!
- Solo quello che c’è nel tuo fascicolo, oltre a quello che mi ha detto oggi mia sorella.
- Cosa ti ha detto tua sorella?
- Meglio che rimanga fra lei e me. Almeno quel poco della conversazione che non sei riuscito ad ascoltare.
- Oh avanti! Ora sono curioso!
- Mi ha chiesto se sei affascinante dal vivo come sullo schermo.
- E tu cosa hai risposto?
- Non potevo rispondere. Non ti ho mai visto sullo schermo.
- A questo possiamo rimediare.
- Va bene, mi avete convinto. Prometto che guarderò il tuo film.
- Finalmente!
- Adesso smettila di fare domande e lasciami dormire.
- Scusi, avvocato. È lei che mi ha chiesto di tenerla sveglia.
- Intendi parlare a vanvera tutta la notte?
- Perché no? Sono un ottimo conversatore.
- C’è qualcosa che ritieni di non saper fare in modo eccellente?
- Non saprei, dunque, vediamo… - finse di riflettere, portandosi un dito alle labbra e fissando il soffitto.
- Lasciami! – mi divincolai immediatamente e lui subito mollò la presa.
- Devo dedurre che il calore è sufficiente e non temi più di morire assiderata.
- Grazie sì, va molto meglio. Anzi scusa per la scena isterica di prima, di solito non sono così… diciamo… emotiva..
- Me ne ero accorto. Non fa male lasciarsi andare ogni tanto.
- Non è nel mio stile.
- Lo vedo.
- Mmh. Buona notte.
- ‘notte.
Mi svegliai sentendo dei rumori accanto a me.
Tom stava cercando di sistemare come poteva tutto il disastro che avevamo combinato nella roulotte per stare al caldo.
- Oh dio! Stanno arrivando? Sono già qui?
- Buongiorno! Hai visto che siamo entrambi sopravvissuti?
- Buongiorno. Sono arrivate le costumiste?
- No, non ancora.
- Ah, per fortuna. Che ore sono?
- Le cinque.
- Cosa?
- Qui sul set si comincia presto. Truccatori, parrucchieri e costumisti arrivano all’alba per sistemare gli attori. Soprattutto in film come questi.
- Si è vero. Lo sapevo. Anche gli orari di lavoro ovviamente sono oggetto dei contratti.
Intanto sbirciai fuori. C’era parecchia neve, però la temperatura si era già alzata rispetto alla notte precedente e pian piano la coltre bianca si stava sciogliendo.
- Dobbiamo trovare un posto dove nasconderci e poi uscire senza essere visti. Poi potrai prendere la mia auto e tornare in albergo, io mi farò dare un passaggio da qualcuno alla fine delle riprese. – mi spiegò lui, molto pragmaticamente.
- Va bene, grazie. Usciremo da qui uno per volta, così non rischieremo di essere visti insieme.
- Ti darebbe proprio così tanto fastidio se qualcuno ci vedesse insieme?
- Non sono io l’attore inseguito dai paparazzi. E comunque temo che neanche la mia carriera trarrebbe un gran giovamento se mi facessi beccare all’alba con un mio cliente, per poi finire sui giornali di gossip.
- D’accordo, d’accordo. Molto saggia, come al solito. Uscirai prima tu, allora, così farai sparire l’auto il più presto possibile. Io posso sempre dire che ero qui dentro per i costumi.
- Perfetto.
Esattamente come la sera prima, Tom mi prese una mano e mi spinse addosso a lui verso l’appendiabiti che avevamo appena sistemato, nascondendoci sotto la solita pila di costumi.
Questa volta lui aveva le spalle al muro ed io ero pigiata contro di lui, che mi teneva stretta a sé per nascondermi meglio alla vista delle due costumiste che erano entrate.
E che non accennavano a voler uscire.
Parlavano del più e del meno, preparando i costumi. Non potei fare a meno di ascoltare la loro conversazione.
- Lo sai che il nostro amato Hiddleston è disperso? – fece la più anziana delle due.
- Sì, ho sentito in giro. Sembra che da ieri non risponda più al telefono. L’autista non l’ha più visto da ieri mattina.
Alzai lo sguardo per incontrare il suo, che come sempre mi sovrastava di una buona quindicina di centimetri, ma lui non pareva particolarmente turbato.
- Sembra che queste due pettegole non si decidano ad andarsene. – mi sussurrò piano avvicinandosi al mio orecchio – quindi dovrai uscire approfittando di un momento di distrazione. – mentre parlava con quella sua voce suadente ad un centimetro dal mio orecchio, mi prese una mano, me la aprì e mi consegnò le chiavi dell’auto.
Lo guardai senza parlare, aggrottando le sopracciglia, con un’espressione che intendeva significare qualcosa tipo: e come accidenti faccio ad uscire senza farmi vedere?
Cercai di capire dove si trovassero le costumiste per vedere quanto fossero distanti dalla porta della roulotte.
Ovviamente erano praticamente di fronte.
Quando ormai sembrava che dovessimo stare lì nascosti per ore, finalmente si presentò un’occasione.
Ad una delle due squillò il cellulare ed uscì per rispondere.
L’altra stava rovistando in uno scatolone lontano dalla porta.
Quando mi accorsi che poteva essere un buon momento, scivolai via fulminea dalla stretta di Tom e in punta di piedi arrivai alla porta.
Agguantai la maniglia e mi precipitai fuori. Richiusi piano la portiera, mentre mi guardavo velocemente intorno per vedere se qualcuno mi avesse notato.
Per fortuna c’era un intenso viavai di persone già al lavoro e nessuno mi conosceva, per cui arrivai indisturbata al parcheggio.
Mi infilai in auto e finalmente tirai un sospiro di sollievo.
Non potevo crederci. Ero uscita praticamente indenne da quella situazione al limite del paradossale.
Non ero abituata a guidare con la neve, ma quel giorno filai via dal set come una furia.
Feci il viaggio verso l’hotel senza fermarmi un attimo.
Giunta nel garage dell’albergo mi accorsi che sul cruscotto dell’auto c’era il cellulare di Tom.
Istintivamente lo presi e lo cacciai in borsa, poi mi rifugiai immediatamente in camera.
Misi subito in carica il mio telefono.
Cominciarono ad arrivare gli sms di avviso delle chiamate perse.
Due di mia sorella, una del mio capo e… dieci di Luke!
Mi concessi un lungo bagno rilassante e mi cambiai, poi richiamai prima di tutto il mio datore di lavoro.
Lo rassicurai del fatto che tutto procedeva bene, che però questa volta l’attore non voleva intermediari, quindi ci sarebbe voluto forse più tempo. Lui mi disse di prendermi tutto il tempo necessario, essendo un cliente molto importante.
Chiusi la telefonata riflettendo su cosa avrebbe detto il mio capo se avesse saputo che avevo dormito con il “cliente molto importante” la sera dopo che lo avevo conosciuto.
Al solo pensiero mi coprii il volto con le mani per la vergogna, nonostante fossi nella solitudine della mia stanza.
Poi richiamai mia sorella.
- Anna! Cominciavo a preoccuparmi!
- Ciao Kate!
- Perchè non hai risposto?
- È una lunga storia.
- Ti ascolto.
- Sono rimasta bloccata tutta la notte in una tempesta di neve.
- Bloccata dove?
- Dentro una roulotte.
- Una roulotte? Sul set?
- Esatto.
- E non potevi chiamare qualcuno?
- Iphone scarico.
- Eri da sola?
- Ehm.. no.
- Con chi eri?
- Con Tom.
- Tom? Tom Hiddleston?
- Chi altri?
- Vuoi dirmi che hai passato la notte chiusa in un camper con Tom Hiddleston?
- Si, ma non è successo niente di quello che tu pensi. Una costumista è uscita e ci ha chiusi dentro a chiave perché non ci ha visti. Poi lui aveva lasciato il cellulare in auto ed il mio era scarico. E fuori c’era anche una tormenta di neve. Insomma è stata un’esperienza tutt’altro che piacevole e…
- Quando parli così a raffica sei a disagio.
- Cosa? Che dici?
- Ti conosco troppo bene. Magari non sarà davvero successo niente, ma quell’uomo non ti è indifferente.
- Ma che dici? Lo conosco da due giorni! Lo sai che non sono proprio il tipo per queste cose.
- C’è sempre una prima volta, tesoro.
- Non succederà nulla, ti dico.
- Anna, stai attenta, lo sai, te lo dico sempre. Ma non precluderti qualcosa di bello se pensi che possa farti del bene.
- Kate, basta con questa storia! Ti dico che non è successo e non succederà nulla! Non mi sono dimenticata l’ultima volta che ho creduto di potermi fidare di un attore.
- Sorellina, tu hai ragione a fare attenzione, ma gli uomini non sono tutti uguali. Per fortuna esistono anche brave persone. Per esempio io adoro mio marito e lui mi ama e abbiamo due bambini stupendi.
- Lo so, tu hai la famiglia perfetta. A me non capiterà mai questa fortuna.
- Perché?
- Lo sai perché. Io sono, in qualche modo… corrotta..
- Ma cosa stai dicendo! Levati dalla testa queste stronzate! Quante volte ti ho detto che non è stata colpa tua. Certo che troverai una persona che ti amerà alla follia. Te lo meriti.
- Va bene, grazie sorellona. Ti voglio bene.
- Anch’io ti voglio bene. Ora devo andare, i ragazzi reclamano la mia presenza.
- Ok, ti abbraccio.
- Bacio, ciao.
- A domani.
Ed era ormai pomeriggio, così chiamai il servizio in camera e mi feci portare un club sandwich e un bicchiere di latte.
Il cellulare prese a squillare.
Era Luke!
Merda!
Cosa potevo dirgli?
Senza dubbio aveva già parlato con Tom, che gli aveva fornito le sue spiegazioni, ma io cosa potevo dire? Non potevo sapere se lui aveva riferito che effettivamente ci eravamo visti la mattina precedente. Se non avessi confermato la sua versione senza dubbio la cosa sarebbe risultata molto sospetta.
Ma era possibile che in una notte di inutili chiacchiere non fosse venuto in mente a nessuno dei due di concordare una versione da fornire a chi avesse chiesto?
Comunque non rispondere alla sua chiamata sarebbe risultato ancora più sospetto, quindi risposi.
- Ciao Luke!
- Anna, come stai?
- Oh, abbastanza bene, grazie.
- Sai, mi stavo chiedendo se…
- Luke scusa, hanno bussato alla porta, deve essere il servizio in camera, ti posso richiamare? Non ho mangiato molto oggi e muoio di fame.
- Uhm, certo. A dopo.
- Grazie, ti richiamo io.
Spalancai la porta e rimasi di stucco.
- Tom!
- Ciao!
- Che ti prende?
- Cosa accidenti hai raccontato a Luke e agli altri per giustificare la tua sparizione di ieri e stanotte? Possibile che non ci sia venuto in mente di concordare una versione dei fatti? Luke sapeva che dovevamo vederci ieri mattina e da quel momento tu sei sparito! E lui mi ha chiamato dieci volte ieri! E una poco fa.
- Calmati, è tutto sotto controllo.
- Davvero? Allora cosa devo dire a Luke?
- Ecco, gli ho detto che ci siamo effettivamente visti, però poi dopo aver parlato un po’ del contratto tu ti sei messa a lavorare nella tua camera ed io sono andato nella mia e mi sono addormentato.
- E questa sarebbe la tua spiegazione? Mi sembra un po’ carente come versione. Perché entrambi non abbiamo risposto al telefono?
- Non lo so, ha preso alla sprovvista anche me! Io non ho risposto perché dormivo, e tu.. non so… troppo presa nel lavoro?
- Ma che accidenti di spiegazione è? Ti pare minimamente credibile? Mi ha chiamato dieci volte! Sicuramente avrà pensato che tu fossi con me!
- Te l’ho detto, non essendoci preparati nulla mi ha preso in contropiede e non mi è venuta una storia migliore.
- Io spero solo che non si faccia troppe domande… pensavo che le tue doti di improvvisazione fossero migliori! Non hai cominciato in teatro?
- Veramente ho anche studiato alla RADA.
- E non vi insegnano ad improvvisare un po’ meglio?
Sorrisi a mia volta.
- Ok. Non importa. Almeno nessuno ha scoperto la faccenda della notte in roulotte.
- Chi è? - mi chiese.
- Servizio in camera. Nasconditi in bagno, presto!
Aprii al cameriere che reggeva un grande vassoio con quanto avevo chiesto.
Entrò con discrezione e lo appoggiò sulla scrivania.
Lo ringraziai, gli diedi una piccola mancia e lo congedai.
La tentazione di lasciare Tom lì chiuso nel bagno per un po’ era molto forte, ma mi decisi ad avvisarlo che poteva uscire.
- Puoi uscire adesso.
- Questa sarebbe la tua cena?
- Sì.
- Stai scherzando?
- Perchè? Non ho mangiato oggi e stasera volevo lavorare un po’, così ho chiamato il servizio in camera.
- Non se ne parla. Lavorerai domani. Stasera usciamo a cena.
- Andremo in un posto che non conosce nessuno. Ed io ti devo sempre una cioccolata calda, ricordi?
Pensai che dopo tutto era solo una cena. Dovevo pur mangiare, no?
Il vero problema era che non riuscivo proprio a dirgli di no.
Specialmente quando mi guardava con quei suoi occhi magici ed il suo irresistibile sorriso.
Allungai la mano per accettare il suo aiuto, Tom la afferrò e mi spinse su. La spinta era forse un po’ troppo forte, così finii quasi a sbattere contro il suo petto.
Alzai il viso per incontrare il suo sguardo.
Mi fissò per un lungo momento intensamente negli occhi, poi disse:
- Prima di andare ho bisogno di un paio di cose da te.
- Il cellulare e le chiavi della macchina.
N.d. A.
Il mistero si infittisce…
Cosa sarà successo alla protagonista per renderla così diffidente?
Lo scopriremo nella prossima puntata… ehm, volevo dire, nel prossimo capitolo.
Non so davvero come ringraziare chi ha recensito, seguito, ricordato la mia storia.
Mi aiuta davvero tanto, continuate così, perfavore!
Cercherò di aggiornare prima di partire.
Ebbene sì, vado a Londra a vedere Coriolanus a teatro.
Non vedo l’ora!
Tom, I’m coming!