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Autore: piperina    02/01/2014    1 recensioni
«Amici miei, di certo vi starete chiedendo il motivo di questo invito» disse Klaus, apparentemente felice come non mai di avere ospiti a cena e non per cena.
«Spara la proposta.»
Klaus continuò a sogghignare, forse divertito da ciò che stava per dire.
«Un legame.»
Stefan corrugò la fronte.
«Un legame magico, intendo. Certo, se lei avesse un fidanzato umano opterei per la procreazione adolescenziale, ma purtroppo non ho fortuna neanche con questa strada, quindi creerò un legame magico tra me ed Elena.»

Klaus/Katherine; Damon/Elena; Caroline/Tyler - Stefan, Bonnie, Matt, Elijah, Rebekah.
Genere: Angst, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Katherine Pierce, Klaus, Originari, Un po' tutti | Coppie: Caroline/Tyler, Damon/Elena
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Vampire Stories'
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*Act VI*

It’s Been A Long Time

 

 

 

 

Elena sentì suonare il campanello e pensò che sradicarlo dal muro fosse una buona idea. Non ne poteva più di gente che si presentava alla sua porta e inviti ambigui da parte di ibridi originari.

Si diede un ultimo sguardo allo specchio, sperando di non sembrare frivola con quel vestito a fiori a metà coscia e il copri spalle color panna abbinato. Scosse la testa, calciò via le scarpe col tacco e indossò un paio di innocenti ballerine, poi corse al piano di sotto, afferrò la borsetta lasciata prima sul tavolo della cucina e aprì la porta.

«Buonasera, signorina» salutò Damon in un perfetto accento italiano.

«Buonasera» sorrise ai due fratelli, non senza avvertire una certa emozione, e insieme si incamminarono verso la villa di Lord Niklaus.

«Pensate che ci sarà anche Katherine?» chiese strada facendo.

«Credo di sì. Il bastardo ama fare le cose in grande, se ha qualcosa da mostrarci lo farà davanti a tutti» rispose Stefan.

Elena rimase colpita dalle sue parole e dal suo tono di voce. Stefan era sempre stato tranquillo, ragionevole e comprensivo. Un porto sicuro.

Sapere la verità sulla sua natura di squartatore l’aveva sconvolta: come poteva una persona sola avere un tale sbalzo di comportamento? Poteva la trasformazione in vampiro far cambiare così tanto qualcuno?

Stefan le aveva confessato che la natura di ripper era sempre stata dentro di lui. Elena aveva a lungo fatto finta di non crederci: era molto più facile dare la colpa alla vampirizzazione e al sangue.

«Eccoci qui.»

La voce di Damon interruppe il flusso dei suoi pensieri deprimenti.

La villa era immensa. Non si sarebbe mai abituata a vedere quel posto così sontuoso. Al posto di Klaus si sarebbe sentita terribilmente sola a vivere in un posto tanto grande – casa Gilbert era già troppo per lei.

«Benvenuti.»

Fu Elijah ad accoglierli, con grande sorpresa di Elena: non lo vedeva da molto tempo, non aveva idea che fosse tornato.

«Da questa parte» fece strada verso la stessa sala dove avevano cenato la volta precedente.

Elijah faticò a nascondere la sorpresa che provò nel vedere Katherine: la vampira era in attesa degli ospiti, in piedi accanto a Klaus, immobile come una statua. Era brava a recitare, ma c’era qualcosa di diverso in lei. Stava davvero recitando?

Non ascoltò le baggianate che suo fratello rifilò al trio, era intento a studiare la sua vecchia fiamma.

Guardò Klaus posarle una mano sulla spalla e chinarsi verso di lei mentre le diceva di sedersi. Gli erano state promesse spiegazioni a tempo debito, ma in quel momento non era sicuro di poter attendere i tempi e i capricci del fratello.

Sul volto di Klaus aleggiava costantemente un sorriso irritante. Elena non lo sopportava e non riusciva neanche a godersi la prima portata di quella cena: evitare il contatto visivo con Klaus la portava a fissare insistentemente Katherine.

La vampira sembrava un’altra persona rispetto a due giorni prima: teneva lo sguardo basso, non parlava e si muoveva quel tanto che bastava per bere e mangiare.

Dai movimenti di Klaus capì che, di tanto in tanto, lui le toccava la gamba e in quei momenti lei si irrigidiva. Alzava lo sguardo solo verso di lui, che in quegli istanti dedicava a lei tutta la sua attenzione e le rivolgeva in inquietante sorriso da predatore.

Cos’era successo? Perché Katherine era così diversa? Cosa le aveva fatto quel bastardo?

«La cena non è di tuo gradimento, love

La voce del bastardo la riscosse dai suoi pensieri. Elena alzò lo sguardo su di lui e provò un istantaneo disgusto. «La cena è ottima. Chi hai minacciato per fartela cucinare?»

Lui alzò le sopracciglia in un’espressione di stupore, divertito da quella risposta. «Qualcosa ti turba?»

«A parte te?»

Damon posò una mano sulla sua e la fissò severamente: non era il caso di far arrabbiare Klaus, lui e Stefan avevano un piano e, nonostante l’inaspettato cambiamento di Katherine, non potevano farlo saltare.

Elena capì l’avvertimento e corresse il tiro. «Non ho ancora preso una decisione riguardo la tua proposta.»

«Lo immaginavo» annuì Klaus, versando del vino per sé e per Katherine. «Della cara Bonnie cosa mi dici?»

«Le ricerche continuano» mentì, erano già finite da un pezzo, «ma non farà mai un incantesimo simile.»

«Immaginavo anche questo. Ah, le streghe Bennett… tanto preziose e capaci quanto difficili da convincere.»

La conversazione si spostò su argomenti frivoli e neutri. Tutti dissero qualcosa, eccetto Katherine. Stefan sedeva alla sua sinistra, ma non riusciva a vederla bene in viso perché lei teneva il capo chino e i capelli sciolti che le ricadevano davanti su entrambi i lati.

Si chiese se, viste le sue strane condizioni, fosse il caso di proseguire con il piano, ma quando vide Elijah e Damon alzarsi capì che era troppo tardi e comunque, rifletté poi, Katherine non era così importante. Non per lui.

Elena osservò il volto dell’antico e sospettò qualcosa, ma i suoi sospetti vennero confermati quando lesse “complotto” nello sguardo serio di Stefan.

Voleva parlare con Katherine.

«Fratello… il dolce.»

Elijah mostrò un vassoio con i pugnali che addormentavano gli antichi. Klaus sbiancò e scattò in piedi, subito imitato dagli altri.

«Cosa hai fatto?» tuonò rabbiosamente. Tradimento.

«Non sei degno di fiducia. Mi hai tradito troppe volte, ho dovuto agire prima di te» spiegò pacatamente il maggiore dei due.

Alla sue spalle apparvero Rebekah, con indosso ancora il vestito del ballo a cui non aveva mai partecipato, e due persone che Elena non aveva mai visto: un adolescente e un uomo adulto.

«Rebekah…» sussurrò Klaus, con gli occhi sgranati e visibilmente in difficoltà. «Kol, Finn.»

L’aria era tesa, sarebbe scoppiato un putiferio in quella casa da lì a poco. Damon volò accanto a Elena e le afferrò un braccio. «Andiamo» disse con urgenza.

«Cosa? No!» la ragazza si voltò verso la sua antenata. «Katherine!»

«Dobbiamo andarcene» insistette Stefan, «lascia stare.»

Lei scosse la testa. «Katherine! Katherine!»

Sentendosi chiamare a gran voce, la vampira alzò la testa. Sul suo volto c’era un’espressione piatta, indecifrabile e i suoi occhi erano vuoti. In lei non era rimasto nulla della crudele, sexy cospiratrice egoista che tutti conoscevano.

«Andate. Ora» intimò Elijah e i fratelli Salvatore abbandonarono subito quella casa, trascinandosi dietro Elena.

Rimasti soli, i fratelli Mikaelson avevano molto da dirsi.

«Razza di bastardo» Rebekah era già fuori di sé dalla rabbia.

«È stata Elena a pugnalarti» si difese subito Klaus, visibilmente preoccupato.

«Quella cagna di Elena mi avrà anche pugnalata, ma tu non hai estratto il pugnale dal mio petto!»

Kol sfoderò un ghigno che di fraterno non aveva assolutamente nulla. Del resto, come poteva? «Tenerci chiusi in quelle bare per secoli… bella mossa, fratello.»

Finn non parlò. Era arrabbiato e deluso, certo, ma non voleva azzuffarsi con i suoi fratelli. Era sempre stato il più pacato tra tutti, non aveva mai amato le liti. Anche in quell’occasione, nonostante fosse suo diritto dare di matto, preferì tacere. Voleva uscire da quella casa e stare da solo.

Con un gesto fulmineo, Kol afferrò un coltello e lo lanciò verso Klaus, che lo bloccò senza il minimo sforzo. Notò poi la silenziosa figura in piedi accanto a lui e le si avvicinò velocemente, accarezzandole il viso con una mano.

«E questa signorina chi è?»

Klaus lo spinse lontano e si parò davanti a lei. Aveva uno sguardo folle. Katherine, istintivamente, si fece più piccola dietro la sua schiena, in cerca di protezione.

Elijah osservò la scena con gli occhi sgranati. Era incredulo. Sconvolto. Cosa diavolo era successo?

«Lei non si tocca» ringhiò minacciosamente Klaus.

Rebekah si fece avanti. «Quella è Katherine Pierce. O Katerina Petrova, dipende dai giorni.»

«Petrova. Ecco perché mi sembrava familiare» rispose Kol con interesse, senza però tentare un nuovo approccio con lei.

«Katerina, va’ in camera mia e restaci finché non arrivo.»

La vampira annuì e scappò da quella stanza il più velocemente possibile.

«Allora? Come vanno le cose?» riprese il più piccolo di loro, divertito da quell’insolita situazione. «Da quando convivi con la Petrova?»

Rebekah incrociò le braccia al petto, anche lei in attesa di spiegazioni: già, da quand’è che Klaus aveva ritrovato la passione per lei? Era da un po’ che aveva allentato la presa e diminuito gli sforzi per cercarla – del resto, il loro rapporto era basato sulla caccia più che sulla cattura.

«Ho bisogno di Katerina per una cosa. Ti conviene starle lontano, è molto irritabile.»

Elijah non si sarebbe mai accontentato di quelle poche parole. Voleva sapere tutta la verità e subito. «Forse dovresti dire a nostro fratello che cinquecento anni fa hai sposato Katerina, prima che lei scappasse e diventasse una vampira.»

Kol rimase a bocca aperta, poi emise un lungo fischio compiaciuto. Il suo interesse per Katherine era appena salito alle stelle. «Tua moglie… questo sì che è divertente.»

Klaus fulminò con lo sguardo prima lui e poi Elijah. Cosa voleva ottenere con quell’atteggiamento? Kol era sempre stato indomabile, l’unico modo per tenerlo a bada era rinchiuderlo in una cassa da morto con un pugnale conficcato nel petto.

«Siete ridicoli» sentenziò Rebekah. «Vado a farmi una doccia e indossare vestiti puliti. Questi puzzano di tradimento.»

Finn si limitò a scuotere la testa: i suoi fratelli non erano affatto cresciuti e questo lo deluse molto. Decise di lasciarli scannare tra di loro, voltò le spalle e cercò l’uscita. Non aveva la minima intenzione di sentirli litigare o vederli azzuffarsi tra loro.

Kol lo seguì, aveva voglia di visitare Mystic Falls e mettersi in pari con lo stile di vita di quell’epoca. Non voleva perdersi niente, perché sapeva che, presto o tardi, Klaus avrebbe cercato di infilarlo di nuovo in quella bara.

L’ibrido in questione era davvero nervoso. Non aveva affatto apprezzato quel colpo di testa. Aveva dei piani ed era sicuro che i suoi fratelli gli avrebbero procurato un sacco di problemi.

«La cena è terminata, Niklaus» disse Elijah, avvicinandosi a lui. «Mi devi delle spiegazioni.»




***


 

Caroline Forbes non riceveva molte visite, soprattutto da quando Tyler era andato via. Vedeva volentieri le sue amiche, ma si era chiusa molto in se stessa.

Tyler le mancava da morire.

Lei era una ragazza sentimentale, viveva tutto in modo molto intenso, era un tipo fisico e diretto. Aveva bisogno di vedere il proprio ragazzo ogni giorno, di stringergli la mano, di fare l’amore con lui, di condividere ogni cosa con lui.

Una relazione a distanza non era mai stata nei suoi programmi, eppure si era ritrovata a viverne una, sovrannaturale per di più.

Quando sentì il campanello suonare si precipitò alla porta, nella speranza che Tyler fosse tornato prima del previso, ma le sue speranze vennero subito infrante. Non c’era nessuno, ma c’erano un pacco e una busta.

La grafia pulita ed elegante la gettò nello sconforto. Cosa voleva ancora da lei? Si sentiva già frustrata di prima mattina. Posò malamente la scatola sul letto e lesse il biglietto: era un invito a un ballo formale a casa Mikaelson. Non vedeva l’ora.

Elena le aveva raccontato cos’era successo pochi giorni prima alla famosa cena, quindi Caroline non fu troppo sorpresa da quell’invito. Sollevò il coperchio bianco e rimase a bocca aperta: un vestito. Klaus le aveva regalato un vestito!

Accidenti a lui.

 

 

 ***

 

 

Katerina era inquieta. Klaus lo capì solo guardandola quando, più tardi quella sera, entrò nella propria stanza.

La vampira scattò in piedi appena vide la porta aprirsi. Non disse nulla, si limitò a guardare Klaus, fermo sulla soglia.

«Stai bene?»

Che domanda strana. Annuì.

«Non mi aspettavo il tradimento di Elijah. Mi dispiace che ti sia spaventata.»

Lei non parlò. Non lo faceva da quando lui l’aveva costretta a premere quel dannato bottone. Lo shock emotivo era stato così forte da toglierle la parola.

Klaus chiuse la porta alle proprie spalle e fece qualche passo verso di lei, tesa come una corda di violino. «Devo metterti in guardia, Kol è pericoloso.»

Katherine gli lanciò un’occhiata strana.

«Finn è innocuo, ma Kol è imprevedibile. Non dargli corda.»

Lei capì che non era un nuovo ordine, ma un semplice avvertimento. Gentile da parte sua. Il grande e potente Lord Niklaus si stava preoccupando per lei… questo le fece provare una strana – e fastidiosa – emozione.

L’ibrido alzò una mano e lei fece un passo indietro. «Non ho intenzione di farti del male.»

Qualcosa cambiò nel suo sguardo. Katherine lo fissò in un misto di riverenza e disprezzo. Era difficile per lei tenere a bada quegli antichi sentimenti e gestire allo stesso tempo l’odio per Klaus e la delusione per il suo comportamento.

«L’hai già fatto.»

La sua voce era un sussurro gelido, il suo sguardo tagliente. L’aria tra loro era tesa. Avrebbero potuto iniziare uno scontro da un momento all’altro, ma lei voleva solo uscire da quella stanza e stare per conto suo.

Klaus alzò di nuovo la mano e questa volta non desistette: le sfiorò il viso con la punta delle dita, tracciandone il contorno con estrema delicatezza. Katerina evitava il più possibile il contatto fisico tra loro, ogni volta che riusciva a toccarla era un vero traguardo per lui.

«Puoi andare» soffiò l’ibrido, fissandola intensamente negli occhi.

Lei non se lo fece ripetere due volte e corse fuori da quella maledetta stanza, che era tanto impregnata di lui da farla soffocare: Klaus era un uomo intenso, ogni cosa che lo riguardava era permeata dalla sua essenza, dal suo impeto nel vivere quella vita immortale, dalla sua passione.

Katherine si toccò la guancia, sentendosi avvampare.

Lo odiava per averla resa così vulnerabile.

 

 

 

 

 

   
 
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