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Autore: alaskha    02/01/2014    4 recensioni
“Sei una frana, mi sembra di capire”
Zayn rideva di me, mentre giacevo a terra, sul ghiaccio freddo di quella dannata salita ripida che conduceva a Dio solo sapeva cosa.
“E tu non un gentiluomo, aiutami!” sbraitai.
“D’accordo – smise a fatica di ridere – vieni qui”
Afferrai la sua mano, e quando tornai finalmente in piedi, mi ritrovai un po’ troppo vicino al suo viso.
“Cadrò ancora” sussurrai.
“No, se non lo permetterò”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Four days and three nights
Chapter one - Journey



Louis respirava profondamente, mentre dormiva scomodamente appoggiato al Range Rover di Harry. Percepivo il regolare alzarsi ed abbassarsi del suo petto, mentre gli stavo sdraiata addosso. Liam guidava da due ore e da quando ci eravamo messi in viaggio, lui ed Harry non aveva fatto altro che litigare .
Non avevo capito perché lo strano hippy anni ’70 che da tutta la vita chiamavo migliore amico, avesse deciso di far guidare la sua macchina al suo fidanzato. Litigavano per il modo di guidare di Liam, per la strada troppo lunga e per la scelta di South Downs come meta per il nostro capodanno 2014. Avevamo deciso di passarlo lontano da Londra, solo noi.
E mentre loro continuavano a discutere in quel modo che ormai reputavo familiare, il braccio di Louis mi circondava le spalle e la manina di Joel stringeva forte la mia. Mi voltai piano per guardarlo, attenta a non svegliare Lou. Dormiva teneramente nel suo seggiolino verde, il suo colore preferito, la sua prima parola, insieme a ‘Papi’, guardando Harry e Liam.
Joel era con noi da due anni ormai e se non avessi saputo che Liam ed Harry lo avevano adottato da una coppia di genitori quattordicenni che avrei volentieri preso a pugni, avrei tranquillamente affermato che in qualche modo potesse essere figlio loro: aveva gli occhi scuri di Liam, ed i suoi ricci biondi ricordavano tanto quelli di Harry. Erano degli ottimi genitori, ed io e Louis, vivendo con loro, gli davamo una mano: eravamo una grande famiglia.
Una grande famiglia non compresa da tutti, ovviamente: l’asilo del nostro quartiere aveva fatto non pochi problemi, prima di accettare Joel. Ma nulla che un minaccioso zio Louis, non possa risolvere.
“Hebe – Harry si sporse dal sedile, con la sua solita espressione post – litigata con Liam – siamo arrivati”
Mi alzai con fatica da Louis, guardando fuori dai finestrini della macchina: le montagne innevate e l’atmosfera natalizia che quel piccolo paesino all’interno di South Downs conferiva, mi fecero sorridere, così, d’istinto. Scossi Lou per la spalla e tolsi la cuffia dall’orecchio destro, mentre i Maroon 5 continuava a cantare Runaway solo nel destro.
“Ehi Hebe!, stavo dormendo!” sbottò infastidito Louis, con la voce impastata dal sonno.
“Lo so, ma guarda quant’è bello!” lo spronai ad ammirare lo scenario fuori dal finestrino.
“Meraviglioso” commentò sarcastico, senza neanche guardare.
Sbuffò, e Liam ridacchiò divertito, tenendo una sola mano sul volante e destreggiandosi con quella grande macchina sulle le stradite a tornanti di montagna.
“E menomale che ti piaceva il mare, Hebe” considerò, mentre io continuavo a sorridere come una bimba, con le mani sul finestrino, sovrastando Lou che era tornato rovinosamente a dormire.
Harry intanto smanettava con l’iPhone, tentando di non trovare l’ennesima ragione per litigare con Liam.
“Ragazzi! – tuonai indignata – così vi perdete tutta la bellezza del posto!”
Tirai uno schiaffo sulla spalla di Louis, facendo ridere nuovamente Liam, mentre cercava parcheggio davanti a quello che doveva essere l’hotel prenotato da Harry, per quattro giorni e tre notti.
“Non ti hanno mai detto che le persone vanno svegliate delicatamente?” domandò Louis, sempre più scocciato.
Ma neanche il suo cinismo riuscì a scalfire il mio entusiasmo momentaneo. Lo guardai arrendersi al fatto che non avrebbe più potuto dormire, così mi aggrappai al suo braccio, tentando e riuscendo nell’impresa di strappargli un sorriso.
“Che tu sia maledetta, Hebe Bryant” disse infine.
Louis era fatto così, lo conoscevo da tutta la vita ed eravamo ottimi amici, fratelli. Tentava di fare il duro, persino con me, ma si scioglieva subito e non riusciva a restare indifferente davanti ad un mio sorriso. Lo stesso valeva per me, ovviamente.
“Hebe, ti occupi tu del bambino? – mi chiese Harry, mentre Liam e Louis erano già scesi dalla macchina – do una mano ai ragazzi con le valigie”
Annuii e mi voltai verso Joel, non volevo svegliarlo, stava dormendo così bene: sembrava quasi che sorridesse. Così decisi di prenderlo in braccio senza interrompere i suoi sogni, facendo attenzione ad ogni mio movimento. Seguii i ragazzi fino all’entrata dell’hotel, lasciando poi  che ultimassero i loro infiniti viaggi verso la Range Rover: forse avevamo esagerato con le valigie.
Comunque spalancai le porte in vetro dell’albergo di cui non conoscevo il nome e mossi qualche passo verso la reception, vuota. Mi guardai intorno, era piuttosto carino: nella hall regnavano tre grandi divani, di fronte ai quali se ne stava una mega televisione sintonizzata su un canale musicale. Adoravo quella canzone, Radioactive degli Imagine  Dragons.
“Posso aiutarti?” disse una voce gentile, materializzatasi all’improvviso.
Così mi voltai e trovai un ragazzo biondo, occhi azzurri e con un pacco di biscotti in mano. Sembrava essere nel suo mondo, un po’ di qua un po’ di là, sia con noi che tra le nuvole.
Aprii la bocca per rispondere, ma un’altra voce precedette la mia.
“Niall, chi è?”
Un ragazzo con passo spedito, una maglietta a mezze maniche nera nonostante fuori ci fossero – 10 000 gradi ed un cappello da rapper, raggiunse me ed il biondo nella hall. Ma la sua voce era decisamente troppo alta, così gli consigliai di tacere.
“Shh – tuonai, stringendo Joel – il bambino dorme”
Quello che doveva chiamarsi Niall, il biscottomane, stirò un sorriso, notando Joel tra le mie braccia. L’altro invece aggrottò le sopracciglio, confuso.
“Fai sul serio?” mi chiese.
“Certo” dissi convinta, ma pur sempre a bassa voce.
Rimanemmo a guardarci eloquentemente, fino a che lui non cedette, sbuffando. E mentre sorridevo vittoriosa, sentii una folata di vento freddo, così mi voltai verso la porta: i ragazzi e le valigie, o meglio, le valigie ed i ragazzi, raggiunsero me e quella strana coppia di receptionists nella hall.
“Hebe, sei qui” disse Liam.
“E dove dovrei essere?”
Mi ignorarono completamente, ed Harry si avvicinò ai due ragazzi dietro la receptionist. Louis invece mi circondò le spalle con il solito braccio, lasciando un bacio dolce sulle guance morbide ancora addormentate di Joel. Sentii il peso di uno sguardo addosso, così alzai la testa e trovai gli occhi del rapper di cui ignoravo il nome, puntati su di me.
“Siamo quelli del 30 Dicembre” disse poi Harry, attirando la sua attenzione.
Lui scosse la testa, concentrandosi sugli occhi verdi del mio migliore amico, mentre Liam si sedeva sulla valigia nera di Louis.
“Certo – rispose poi sottovoce – posso avere i vostri documenti? Così procedo con le registrazioni”
“Perché sussurri?” gli chiese Harry.
“Lei mi ha detto che il bambino dorme, non vorrei che si svegliasse per colpa mia” spiegò, stringendosi nelle spalle, come se fosse ovvio.
 Ma non era ovvio per niente, era un gesto dolce che non tutti avrebbero commesso. Così Harry si girò verso di me, ma io lo ignorai, troppo occupata a cercare la mia carta d’identità del casino immane della mia borsa. Dove diavolo era? Perché quella cosa doveva risucchiarmi tutto?
“Hebe – mi richiamò Louis, mentre aveva la testa completamente nella mia borsa, sventolando la mia carta d’identità nella sua mano – cerca di non perdere anche te stessa, lì dentro”
Gli sorrisi riconoscente, dopodiché sistemai Joel tra le braccia, mentre anche Liam consegnava il suo documento.
“D’accordo – disse poi il rapper, concentrato sul suo Mac portatile -  abbiamo Harold Edwards Styles, Liam James Payne, Louis William Tomlinson ed Hebe Ann Bryant” disse infine, guardando solo me, così annuii.
“Come ci sistemiamo?” chiese Lou, sollevando la ma valigia rossa.
“Voi ed il bambino potete prendere la quadrupla, quella più grande che abbiamo, mentre per voi due – disse rivolto ad Harry e Liam – una doppia dovrebbe andare”
Aggrottai le sopracciglia, fissandolo sconcertata.
“Tu credi che lui sia nostro figlio?” dissi alludendo al piccolo, indicando con dei cenni del capo me e Louis.
“Non è così?”
“Assolutamente no! – ribattei – lui è Joel Styles Payne”
Consegnai il bimbo nelle braccia di Harry, così da evitare altre incomprensioni.
“Oh – disse risentito il receptionist – allora la doppia per voi e la quadrupla per loro con il bambino” si corresse, consegnando a Louis le chiavi della nostra stanza.
“Comunque sono Zayn Malik – disse porgendomi la mano, che strinsi prontamente  - per qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi”.









Never in your wildest dreams
ciao a tutte :)
in questi giorni, precisamente dal 30 dicembre ad oggi, sono stata in montagna.
ve lo dico perchè è nata lì, l'ispirazione per questa mini fic di capodanno.
saranno più o meno 10 capitoli giù di lì..
avrei dovuto passare l'ultimo dell'anno in Toscana con le mie amiche, ma ho avuto dei problemi, soooo..
sono andata di Lirry anche se sono Larry Shipper, sappiatelo.
niente, questo è l'inizio, spero comunque vi piaccia e che continuerete a seguirmi :))
è tutto, grazie in anticipo <3
vi lascio il mio Twitter




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