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Autore: Frankie97_    02/01/2014    2 recensioni
Continua a stringermi e io continuo a farmi stringere, distesi sul letto, fino a quando la luce non entra attraverso la finestra e capiamo che si è fatta mattina. Non ho voglia di alzarmi, non avrei voglia di fare nulla oggi. Ma è il giorno.
Il giorno in cui tutti i Tributi sopravvissuti agli Hunger Games e alla rivolta raggiungono Capitol City per annunciare che nelle prossime settimane si terranno i settantaseiesimi giochi, gli ultimi in assoluto. I giochi che puniranno Capitol per ciò che in settantacinque anni hanno inferto agli altri dodici distretti. I giochi come sempre si terranno in un'arena, ventiquattro saranno i tributi che rappresenteranno i distretti, dodici maschi e dodici femmine dai dodici ai diciotto anni. L'unica differenza? Saranno i ragazzi di Capitol City a rappresentarci.
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Nuovi Tributi, Peeta Mellark, Vincitori Edizioni Passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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It's Our Moment to Turn Things Around.



Sento ancora le urla di Prim giungere alle mie orecchie quando Peeta mi sveglia. Le mie grida si perdono nelle sue, quelle che ho sognato per l'ultima volta. 

Ho sognato per l'ennesima volta i suoi capelli biondi, i suoi occhi azzurri. L'ho sognata al palazzo di Snow. Ho sognato le bombe cadere ed esplodere una dietro l'altra. Ho sognato i suoi occhi spaventati. Come sempre. 
Peeta mi abbraccia, sento le sue braccia circondarmi e stringermi a sè, le sue labbra poggiarsi sui miei capelli e baciarli dolcemente, lo sento sussurrarmi parole dolci all'orecchio, come fa tutte le notti e mi detesto per averlo svegliato e spaventato.
— E' tutto passato, Katniss. E' tutto passato— ma entrambi sappiamo che nulla è passato e che nulla passerà mai, perché questi incubi ci accompagneranno per sempre. Sono parte indelebile di noi, ormai. Peeta sogna la pasticceria dei suoi genitori, sogna Finnick, sogna le percosse, le urla di Johanna. Sogna me, quasi sempre. Sogna di proteggermi, di uccidermi. Quella di dormire assieme è stata una decisione dura da prendere, entrambi avevamo paura di una sua ricaduta ma dopo un anno abbiamo ceduto ed ora siamo uno accanto all'altra, pronti a proteggerci dai noi stessi anche nelle tenebre. 
— Sì, adesso è tutto passato— riesco a sussurrare mentre davanti ho ancora quegli occhi azzurri, sento le lacrime formarsi alla base degli occhi ma mi costringo a trattenerle. Non può succedere di nuovo, Peeta non lo sopporterebbe.  Io non sopporterei di vederlo star male per me, per i miei incubi. 
Continua a stringermi e io continuo a farmi stringere, distesi sul letto, fino a quando la luce non entra attraverso la finestra e capiamo che si è fatta mattina. Non ho voglia di alzarmi, non avrei voglia di fare nulla oggi. Ma è il giorno. 
Il giorno in cui tutti i Tributi sopravvissuti agli Hunger Games e alla rivolta raggiungono Capitol City per annunciare che nelle prossime settimane si terranno i settantaseiesimi giochi, gli ultimi in assoluto. I giochi che puniranno Capitol per ciò che in settantacinque anni hanno inferto agli altri dodici distretti. I giochi come sempre si terranno in un'arena, ventriquattro saranno i tributi che rappresenterranno i distretti, dodici maschi e dodici femmine dai dodici ai diciotto anni. L'unica differenza? Saranno i ragazzi di Capitol City a rappresentarci.
Quando ormai i raggi del sole illuminano completamente i nostri visi ed il mio respiro si regolarizza, sento Peeta lasciare la presa sul mio corpo e alzarsi dal letto. Lo guardo con la coda dell'occhio spogliarsi del pigiama ed indossare i soliti abiti da lavoro, quelli che indossa generalmente per andare a lavorare nella sua nuova pasticceria. 
— Ti aspetto giù per la colazione, non fare tardi. So che non ti piace fredda— dice prima di stamparmi un bacio sulla guancia ed uscire dalla stanza lasciando la porta aperta. E' così, quando si allontana da me vuole comunque controllarmi, accettarsi in qualche modo che non scappi o faccia qualcosa di stupido. Rimango per qualche lungo minuto a fissare il vuoto poi decido che è ora di alzarmi, allora indosso i primi vestiti gettati sulla sedia, lego i capelli in una treccia e scendo al piano inferiore dove sento Peeta armeggiare in cucina. Non è solo, come tutte le mattine del resto. La voce di Haymitch è chiara nella stanza e lo sento parlare a voce alta con Peeta. 
— Non può essere il mentore di quei ragazzi, sai anche tu come me che non ce la farebbe. E' ancora emotivamente distrutta— 
— Sai benissimo come me che Katniss vorrà essere a tutti i costi partecipe dei giochi. E' inutile anche provare a convincerla— risponde Haymitch.
— E tu vorresti farle rivivere tutto quello?—
— In un modo o nell'altro vedrebbe i giochi in televisione, Peeta—
Entro in cucina ed entrambi voltano lo sguardo su di me, mi fissano per un pò poi Haymitch torna a mangiare e Peeta a tagliare il pane in sottili fette che dispone in un cestino di paglia con cura. Prendo posto a capotavola, avendo alla mia destra Peeta e alla sinistra Haymitch. 
— E' inutile, comunque— di nuovo mi guardano, puntando i loro occhi chiari nei miei grigi.
— Riguardo a cosa?— E' Haymitch a parlare, mentre si versa del whisky nella cioccolata bollente. 
— Voglio essere mentore, mentore di quei due ragazzi— Peeta fa cadere il coltello nel lavello, probabilmente di proposito con tanta forza, e ci raggiunge poggiando sulla tavola il cesto del pane e la teiera dalla quale esce ancora del fumo.  Mi guarda ed io non esito a restituirgli lo sguardo pungente. 
— Katniss, ascoltami— lo interrompo ed assottigliando lo sguardo non esito a rispondergli —Ascoltami tu, Peeta. Hanno ucciso tanta povera gente, ci hanno fatto patire la fame per anni, voglio essere partecipe. Hanno ucciso Prim, Rue, Finnick, Cinna, adesso sono io a voler vedere morti loro, gioirci, persino— 
Haymitch inarca le sopracciglia, Peeta abbassa la testa ed io afferro il pane che ancora scotta. Lo lascio andare velocemente sul tavolo e sento le cicatrici sulla mano andare ancora a fuoco. 

Quando usciamo di casa le telecamere di Capitol City ci seguono lungo tutto il tragitto per la stazione, con noi c'è anche Effie, che parteciperà con noi alla mietitura che si terrà a Capitol City domani. E' cambiata dagli ultimi giochi, cambiata tanto da essere riusciti a scoprire il vero colore della sua pelle, il colore dei suoi occhi e dei suoi capelli. I vestiti sono mutati, sebbene riprendano i colori vivaci di Capitol, anche Effie Trinket adesso si potrebbe definire umana. Alla stazione nessuna folla ci acclama e non potrei esserne più felice, tanto meno un ingente numero di pacificatori ci accoglie all'entrata. Sono in due e scortano noi quattro al treno dove una volta entrati parte senza esitazioni. Abbiamo trovato Effie subito dopo la ribellione, anche lei ostaggio di Capitol City. Snow aveva badato proprio a tutto, ha fatto soffrire quelli a cui tenevo, coloro che mi sono stati più vicino. 
Il silenzio ci opprime e l'ansia ci divora il fegato, il cuore ed il cervello. Se fosse davvero così riuscirei a sentirlo scricchiolare. 
Ovviamente Haymitch non esita e si dirige al bancone dei liquori, come se non fosse già abbastanza brillo. 
Il treno cammina veloce sotto i nostri piedi e quasi non lo sentiamo sfrecciare lungo la strada che ci sta portando a Capitol.  Sembrano passate ore quando finalmente Peeta si alza dalla poltrona e raggiunge la finestra, il suo respiro appanna il vetro scintillante ed i riccioli biondi riflettono al sole, vedo la sua fronte poggiarsi contro il vetro e le mani stringere freneticamente il bordo del tavolo. Sia io che Effie scattiamo in piedi ad un suo lamento ma Haymitch blocca entrambe e sulle sue labbra leggiamo un "lasciatelo stare". Il flashback dura più a lungo del solito questa volta e quando finalmente le sue mani lasciano la tavola e le nocche sono ormai bianche, si volta piano verso di me, la fronte madida di sudore. 
— La prima volta che abbiamo viaggiato col treno mi hai attaccato. Vero o falso?— Aggrotto la fronte alla sua domanda ma rispondo comunque scuotendo la testa. —Hai attaccato Haymitch. Vero o falso?—  
— Vero— Peeta annuisce e si passa una mano sulla fronte, tornando a sedere. Questa volta siede sul divano e con una mano mi invita a stargli accanto. Esito per qualche secondo ma sembra ormai essersi realmente calmato. Gli seggo accanto e lo stringo con un braccio, poggiando la testa sulla sua spalla, la fronte sulla sua guancia. Non mi interessa il sudore che gli imperla il viso, tanto meno il tremore delle sue mani. Sono lì, proprio come lui lo è stato questa notte per me e la notte precedente ancora. Sarò lì per tutte i flashback a venire e lui per tutti i miei incubi. 
Sembra essere tornata indietro nel tempo, a tre anni fa, mentre il treno viaggia per i distretti. La differenza è che i paesaggi che si presentano ai nostri occhi sono diversi da come tutti ricordiamo. Ad ogni fermata del treno ciò che riusciamo a scorgere attraverso le finestre, dei distretti, sono terre prevalentemente desolate, distanziate da dove i Distretti stanno lentamente rinascendo, dove mattone dopo mattone gli abitanti ricostruiscono scuole, abitazioni, il Palazzo di Giustizia, il mercato, il centro del paese, negozi. La sera il treno si ferma al Distretto sei per qualche minuto per rifornirsi, a quel punto decidiamo che è giunta l'ora di cenare e raggiungiamo il vagone dove vi è la sala da pranzo. Il tavolo è imbandito, come sempre del resto. Questa volta a servirci non sono i Senza-Lingua, ma i vecchi alleati di Snow, coloro che hanno contribuito a rendere realtà i giochi. Colui che riempie i nostri piatti è un uomo sulla quarantina, pelato, con una lunga cicatrice che gli attraversa il viso, il naso, l'occhio sinistro, la bocca. Ma né io né Peeta né Haymitch tanto meno Effie abbiamo molta fame. Ci limitiamo a spostare il cibo nei nostri piatti e a guardare uno negli occhi dell'altro. 
La televisione si accende automaticamente quando scoccano le ventuno e Ceaser Flickerman con addosso uno smoking sorride allo schermo. L'inno suona sul palco prima che possa parlare e col suo solito sorriso saluta tutti gli spettatori. 
—  Signori e Signore, benvenuti! Benvenuti a quelli che si prospettano essere dei spettacolari Hunger Games! Per celebrare gli ultimi giochi nella storia di Panem la Presidentessa Paylor e tutti i tributi sopravvissuti ai nostri precendenti giochi hanno deciso di terminare questo circolo con degli Hunger Games che saranno indimenticabili! I tributi non proveniranno dai Distretti, ma saranno ventiquattro giovani ragazzi e ragazze di Capitol City che li rappresenteranno— il discorso di Caesar non è scorrevole come sempre. Riconosco nelle sue parole quelle progettate e scritte dalla Paylor qualche giorno prima, le stesse scritte nella lettera che ci ha inviato. Quello che però più mi colpisce è l'aspetto del nostro maestro di cerimonie.  Lo ricordo con i capelli viola, le palpebre dipinte. Adesso i suoi capelli sono neri e legati in un codino, i suoi occhi sono puliti, così come il resto del volto e le labbra.. 
Il programma ci mostra tutti i Tributi giungere i treni, partendo da quelli del Distretto Uno: Sei uomini e sette donne. Per il Distretto Due otto uomini e cinque donne, tra le quali Lyme, tre e una per il Tre. Il quattro ha sei tributi donna -c'è anche Annie tra loro, che tra le braccia stringe il piccolo Finnick- e tre uomini.  Le immagini continuano a scorrere ma i miei occhi, sebbene siano fissi sullo schermo, ripercorrono il viso di Annie. Scarna e terrorizzata.   Attraverso lo schermo la si vede tremare e piangere e vorrei essere lì a stringerle la mano, confortarla come avrebbe fatto Finnick. 
Sento lo sguardo di Peeta che si poggia su di me e da sotto il tavolo la sua mano stringermi un ginocchio.  —  Non ce la farà. Non riuscirà a fare da mentore a quei bambini—   mi volto verso di lui e vedo il viso di Peeta teso e cereo. Non si è ancora ripreso e vedere Annie in quelle condizioni deve averlo scosso. Il televisore viene spento da Effie che al termine del programma ci incita ad andare a letto. Non ce lo facciamo ripetere due volte e tutti e quattro raggiungiamo le nostre stanze, Peeta come sempre mi segue e ci stendiamo sul letto del treno. 
Questo posto fa male ad etrambi. Non riusciamo a fare a meno di rivivere i viaggi che abbiamo percorso su questi treni e nessuno dei due riesce a prendere sonno. Così il mattino arriva senza che nessuno dei due abbia chiuso occhio e la luce come il mattino precedente si ferma sui nostri volti. 
— Come faremo a veder morti quei ragazzi? Quei bambini?— 
— Come loro hanno fatto per anni— Peeta non approva la scelta dei settantaseiesimi giochi, non l'ha mai approvata. Io vorrei poter dire lo stesso ma ho sete di vendetta, da quando Rue è morta durante i nostri primi giochi. Voglio che capiscano che quello che hanno fatto è stato orribile, voglio che provino la stessa sensazione che noi abbiamo provato per anni, incapaci di poter fare qualcosa oltre che stare a guardare i nostri uccidersi a vicenda per uscirne vivi. 
Sono le dieci del mattino quando giungiamo a Capitol City, accolti da una schiera di Pacificatori direttamente dal Distretto Due. Pettinati, vestiti e truccati dai nostri nuovi truccatori, Wessa e Nymevere; niente di eccessivo come le ultime volte, hanno semplicemente eliminato le borse sotto gli occhi miei e di Peeta, per i vestiti sfarzosi ci sarà tempo. 
I volti dei Pacificatori sono coperti dai loro caschi bianchi e non c'è alcuna possibilità di vedere oltre, ma credo si sia rifiutato di raggiungere Capitol. Continua e continuerà ad ignorarmi, proprio come ho fatto io fino a qualche ora fa. E' uscito dalla mia vita e di lui non ho più bisogno, ho imparato a sopravvivere. 
Stringo la mano di Peeta mentre veniamo accompagnati al vecchio Palazzo di Snow ormai divenuto residenza della Paylor, seguiti dalle telecamere. Veniamo a sapere che tutti gli altri Tributi sono già arrivati e non possiamo fare a meno che scambiarci uno sguardo preoccupato. Rivedremo Beetee, Johanna, Annie e tanti di loro, partecipi come noi della ribellione.
 La città sembra essersi ripresa ma tanti di quei negozi che durante la ribellione vendevano prestigiosi capi adesso ospitano famiglie, sono diventate abitazioni provvisorie, la città pullula di gente, ma non come iricordo. Le persone si affrettano a raggiungere le proprie case al nostro passaggio, come se fossero terrorizzate. Una bambina sugli otto anni indica me e Peeta alla madre e lei volge velocemente lo sguardo da un'altra parte, la bambina ci fissa e poi, spinta dalla madre, si allontana. 
Raggiungiamo il palazzo dopo una mezz'ora di cammino durante la quale Effie non fa altro che lamentarsi dei tacchi troppo alti e troppo scomodi e veniamo accolti da altri pacificatori e dalla Presidentessa Paylor che saluta prima me, Peeta e poi Haymitch con una stretta di mano.
— Sono felice di avervi tutti qui, per questo evento—
— Non saremo mancati per alcuna ragione al mondo— Haymitch accenna un sorriso. — Sono già tutti dentro— risponde lei indicandoci la strada, prima di precederci — La Mietitura inizierà tra due ore, avrete tutto il tempo per leggere e memorizzare i nomi dei vostri caduti— 
— I nostri caduti?— Chiede Peeta mentre avanziamo lungo la strada che porta all'entrata dell'edificio. 
— Esattamente. Prima della Mietitura si terrà un discorso ed ogni Mentore dovrà leggere i nomi dei caduti del proprio Distretto— Paylor mi rivolge uno sguardo ed immediatamente capisco cosa vuole dire. Tra questi vi sarà anche il nome di Prim. Gli occhi iniziano a pizzicarmi e sposto velocemente lo sguardo verso il giardino, prima che qualcuno mi veda. E' stato ricostruito e dove lì delle bombe avevano distrutto il terreno, dei fiori sono ricresciuti donando a quel suolo nuovi colori. Rose rosse, rosa, margherite e tulipani sono i più frequenti. 
Prima di entrare al palazzo vengo richiamata da un fiore giallo tra tante rose rosse. 
Una primula.


Nota dell'autrice:
Salve a tutti, questo è il primo capitolo di quella che si prospetterà essere una Fan Fiction abbastanza lunga. Cercherò d'impegnarmi e continuarla, perché nonostante tutto è un progetto a cui tengo.
Spero di riuscire a cogliere quella che è l'essenza dei personaggi originari e di non allontanarmi troppo dal loro carattere e via discorredo. Sperando che vi piaccia,

-Francesca.

  
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