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Autore: MaryMatrix    24/05/2008    4 recensioni
Questa è la mia storia. La storia di come una ragazza normale se crede in una stella e per cui “impossibile” è solamente una questione di punti di vista possa vivere le avventure più emozionanti della sua vita… una vita in compagnia di quei grandi eroi a cui tutti voi in questo momento starete pensando. Quegli eroi che non studiavano la storia. Quegli eroi che hanno fatto la storia.
19° e ultimo capitolo!!!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18

 

Capitolo 18
Il Tesoro di Pisistrato 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


-         Bene. – fui la prima a riprendere in mano la situazione. Mi asciugai le lacrime e mi alzai, sforzandomi di non sentire il dolore. Quello non era decisamente il momento adatto per fare storie per una bruciatura, né per piangere. – Ettore aiutami. Prendiamo il forziere. -.

Odisseo mi lanciò un’occhiata interrogativa. – Achille è morto. -.

Lo guardai, ma era come se non lo vedessi. – Lo so. – dissi solamente. - È per questo che dobbiamo prendere il forziere. L’abbiamo pagato a caro prezzo per permetterci di lasciarlo qui, in questo modo, inutilizzato. -.

-         Non sono sicuro di volere una vita da eroe. – confessò Ettore. – Io stavo bene prima. Non avevo una vita da eroe ma Achille era vivo. -.

-         Avrebbe dovuto morire comunque prima o poi. – da dove trovassi tanta freddezza non lo sapevo. Il mio tono di voce poi dall’atono passò all’imperativo. Allungai una mano verso il forziere afferrandolo. – Odisseo, aiutami! -.

Odisseo mi guardava storto. – Credevo che tu fra tutte saresti stata distrutta dalla sua morte. -.

Ettore lo guardò male e lo superò avvicinandosi a me e mi afferrò per sorreggermi. – Non abbiamo nient’altro da perdere. -.

-         E da guadagnare che abbiamo Ettore? -.

-         La speranza. – rispose Ettore. – La speranza di trovare un futuro migliore. -.

-         Non c’è nessun futuro migliore!  - sbottò Odisseo. – Solo gloria in cambio di morte! -.

-         E cos’è la morte paragonata alla gloria? – domandammo in coro io e Ettore.

Odisseo si sorprese. E anche noi ci sorprendemmo.

Una terza voce si sera unita alla nostra. L’eco della voce di Achille. Io e Ettore sorridemmo speranzosi. Sentire la voce di Achille era stato rincuorante.

Era stato un conferma alla speranza mia e di Ettore.

Era quello che serviva a Odisseo per capire che prendere il forziere a quel punto era l’unica cosa che potevamo fare.

-         È leggero. – si arrese. – Ettore tu aiuta lei. Io porto il forziere. -.

 

Non trovammo ostacoli durante il percorso di ritorno. Tutto era sparito. Anche i corridoi che fino a quel momento erano stati bui e stretti erano tornati normali. Ci saremmo persi se non ci fosse stata un’unica direzione possibile.

Dopo circa 20 minuti comparve davanti a noi la stanza dove gli altri ci aspettavano. Entrammo. Ma sebbene le loro espressioni fossero allegre le nostre non erano affatto. Cassandra ci guardò interrogativa.

-         Dov’è Achille? – domandò.

La guardammo tutti e tre contemporaneamente e ancora abbassammo lo sguardo.

Calò il silenzio.

Salirono le lacrime agli occhi di Andromaca.

Clitennestra abbassò lo sguardo. Era una ragazza forte. Non si sarebbe mai messa a piangere. Mai. Odiava le lacrime e odiava mostrare la sua debolezza, e questo lo sapevamo tutti. Quindi la lasciammo al suo pianto interno.

Patroclo ci guardò interrogativo. – Morto? – chiese. – Achille è morto? -.

Ettore annuì. Era inutile girarci intorno. Patroclo lanciò un urlo. Un urlo di cui non lo credevo capace. E stava per mollare un pugno alla parete in pietra quando il suo braccio fu bloccato da Cass. – Ma bravo Patty. Rompiti la mano così saremo a posto. -.

Non aveva fatto una piega lei a quella notizia. Era rimasta impassibile come sempre. Poi mi osservò e non le sfuggì la fasciatura. – E tu che hai fatto? -.

-         Ho la gamba bruciata. – risposi cercando di minimizzare.

Lei si avvicinò, mi scostò la benda. Era diventata nera la mia gamba. Richiuse subito la benda, perché le faceva abbastanza schifo vedere una cosa del genere. E onestamente anche a me. Apprezzavo il sangue freddo di Cassandra: non si lasciava trascinare e una persona completamente concentrata era quella di cui avevamo bisogno.

-         È quello il tesoro? – domandò lei.

-         Sì. – rispose Cerbero che nel frattempo si era avvicinato. – Il fantomatico tesoro di Pisistrato. -.

Annuii anche se tutto mi sembrava meno che fantomatico. All’improvviso sentimmo dei passi. Che si fermarono proprio sulla porta della stanza. – Tesoro che deve uscire di qui. E subito. -.

Ci voltammo tutti verso l’entrata. Eris era appoggiata alla porta. – Salve ragazzi! -.

-         Eris! – esclamò Odisseo.

Lei annuì. – Siete in pericolo. – ci disse senza mezzi termini. – Tutti quanti. -.

-         Tu sei il Guardiano? – domandò Ettore.

-         No Ettore. – rispose lei. – Ma so con certezza che il Guardiano non ha ancora deciso di far nulla per aiutarvi. E il poliziotto che dovrebbe catturare Apollo interverrà solamente col Guardiano. -.

-         E Grease? – domandò Clitennestra.

-         È con tua sorella. – rispose Eris. – Vi stanno aspettando all’uscita. Per prendere il tesoro. -.

Si era accorta della mancanza di Achille. – Com’è morto? – domandò senza che neppure uno di noi gli avesse accennato la sua morte.

-         Ade. – risposi.

-         Ah. – fu il suo unico commento. Poi mi squadrò. – E quando tutto questo sarà finito vedremo di risistemarti la gamba. -.

Si avvicinò al forziere. Tutti noi, compreso Cerbero, ci facemmo più vicini per osservare quel tesoro che ci aveva fatti dannare. Dentro c’era un altro baule più piccolo. Eris aprì anche quello scrigno sotto lo sguardo attento di tutti. Persino Andry si era asciugata le lacrime smettendo di piangere per vedere per bene il tesoro. Uscirono fuori dei fogli di papiro rilegati l’uno con l’altro che formavano un libro. Un libro scritto in greco antico, con qualche rappresentazione di tanto in tanto. E tutti si stupivano nel vedersi raffigurati. Patroclo, Odisseo, Ettore, Andromaca, Cassandra. Clitennestra non c’era e le spiegai il perché. Io non c’ero… non che mi aspettassi di esserci…

Eris lo chiuse all’improvviso. – Dobbiamo uscire da qui. – concluse velocemente. – Come vi ho detto fuori ci aspettano per prendere questo manoscritto. Non dobbiamo permetterglielo. – me lo porse. – La tua fasciatura capita a proposito. Nascondilo tra le bende. Ettore, Patroclo voi porterete il forziere grosso. Appena usciti ci divideremo. Seguiranno voi. Giulia raggiungerà Omero all’interno del palazzo. E aspetteremo che il Guardiano faccia la sua parte. È tutto chiaro? – domandò lei.

Cerbero abbaiò. – Che c’è? – domandò Eris.

-         E noi? – domandò Besso.

-         La vostra maledizione si infrangerà non appena il Guardiano avrà fatto quello che deve. Allora tornerete nel passato e vivrete la vostra vita, felici. -.

Besso sembrava soddisfatto. Così Cerbero ci fece salire tutti sulla sua groppa e ci condusse all’entrata dell’Ade… che per noi, ma solo in via esclusiva, sarebbe stata l’uscita.

Tutti meno Eris. Lei ci aveva solamente dato delle disposizioni, ma era rimasta lì. Aveva detto che prima di andare via doveva fare una cosa.

 

Ade osservava con piacere l’anima di Achille che girovagava per il suo regno da una stanza della sua casa. Pensava con piacere di aver fatto un bell’affare. L’anima del grande Achille nel suo regno! Posò sul tavolo il bicchiere da cui stava bevendo dello spumante facendo schioccare le labbra.

Per poi accorgersi che c’era una ragazza seduta a quello stesso tavolo. – Ciao Ade. -.

Lui sussultò. – Saramestris! – esclamò. – Non devi farmi questi scherzi! -.

-         Qual è il tuo problema Ade? – domandò lei. – Se anche fosse un malintenzionato cosa potrebbe fare contro di te? Spedirti nel regno dei morti?  -.

Ade non rispose. L’umorismo della ragazza non gli piaceva. Non temeva i malintenzionati. Temeva solamente una persona. E di solito quando Saramestris usava quel tono con lui voleva dire che quella persona era di cattivo, pessimo, cattivissimo umore.

Saramestris si scosse indietro i capelli. – Sta arrivando. – lo informò infatti la ragazza.

Ade si sedette accanto a Saramestris. – Quanto è arrabbiata da 1 a 10? -.

-         11. – rispose lei. – Ho cercato di calmarla un po’, ma è stato inutile. Lo sai com’è quando a darle le cattive notizie è Eris. -.

-         Eris! Quella piccola misera dea della Discordia! Di nome e di fatto! – sbottò Ade.

Sentirono dei passi provenire dall’ingresso. Saramestris si alzò. Ade fece cadere la testa sulle braccia appoggiate sul tavolo.

        Buona fortuna Ade. – gli augurò Saramestris.

E andò via prima che con passo di furia entrasse lei, Persefone.

-         ADE! – urlò.

-         Mogliettina cara adorata… - tentò di calmarla lui.

-         ZITTO! – la voce di Persefone sovrastò quella di lui. – Eris mi ha detto che tu hai preteso la vita di Achille in cambio del tesoro. È vero? -.

-         Tecnicamente non è andata così teso… - fu interrotto.

-         ADE! E’ vero o no? – i suoi occhi viola lanciavano fulmini.

Ade cominciò a far battere tra di loro i suoi due indici. – Ehm… sì. – ammise alla fine.

-         Tu hai abusato dei tuoi poteri! – sentenziò lei, sempre sbraitando, come figura demoniaca. – Fai tornare immediatamente quell’anima nel suo corpo! Achille è destinato ad avere una vita breve ma gloriosa! Mi spieghi che razza di vita gloriosa è quella di un ragazzino morto durante un campo estivo? -.

-         Ma… ma…. Persy… -.

Persefone sapeva perfettamente che Ade aveva sbagliato. Inoltre aveva detto ad Ettore che non avrebbe dimenticato la sua determinazione. Ed era vero: era del tutto intenzionata a restituire al principe di Troia il suo migliore amico. – Non volevo arrivare a questo… ma tu mi ci costringi. -.

-         Che cosa vuoi fare zucchero? – lui non si fidava.

-         Da oggi sono in sciopero! – sbottò. – Da oggi non godrai più del mio amore! -.

Fece per andarsene quando sentì che Ade la stava richiamando. – Hai vinto, strega! – sbuffò. – Achille tornerà nel suo corpo e continuerà a vivere. -.

Persefone sorrise. – In fondo amore, Achille ha tutta l’eternità da passare qui con noi. – sorrise e leggiadra, uscì dalla porta.

Ade non sorrideva più. Persefone l’aveva avuta vinta anche stavolta.

 

Arrivammo alle porte nell’Ade senza problemi, in quanto Andromaca al minimo ostacolo tirava fuori il sigillo di Persefone e più nulla osava mettersi sulla nostra strada.

        Dovremo dividerci subito. – ci ricordò Odisseo.

-         Ne vale ancora la pena? – domandò Patroclo.

Nessuno rispose. Neppure io avevo la voglia né la forza di rispondere quella volta. A che sarebbe servito? Forse avevano ragione quelli che dicevano che ormai era finito tutto. Era incredibile: Achille era morto e sembrava che tutto si stesse sgretolando intorno a noi. Come se Achille fosse stato il collante capace di tenere unito il mondo in cui vivevamo. Il mondo che credevo magnifico.

Il modo in cui poi era morto mi lasciava senza parole: all’improvviso, per sua scelta. Avrebbe potuto mandare Ettore o Odisseo. Ma lui era fatto così: era l’eroe e in più credeva nell’amicizia. Più degli altri. E voleva dimostrare di sapersi prendere le sue responsabilità. Sembrava così lontana la notte in cui ci eravamo addormentati insieme, la notte in cui per la prima volta avevo imparato a combattere. Il giorno in cui ci eravamo conosciuti. Lui con quel suo bellissimo sorriso. Come era potuto accadere una cosa del genere? Era stata per colpa di noi 3: eravamo troppo attaccati alle nostre vite. Eravamo troppo attaccati alla vita, e la nostra voglia di vivere ci ha resi ciechi. Per Achille vivere o morire non faceva molta differenza, l’unica cosa che gli interessava era che il suo nome fosse ricordato. Non avevamo fatto nulla per fermarlo. Avevamo infranto il giuramento dello sputo.

Achille era morto. Ed era solamente colpa nostra.

Mi salirono le lacrime agli occhi. Forse era qualcosa di più di una semplice lacrima, perché sentii Andromaca abbracciarmi. – Sii forte. – mi disse.

Annuii e asciugai il mio volto segnato dalle lacrime. Poi le porte dell’Ade si aprirono. E noi uscimmo.

Andò tutto come previsto. Gli altri, infide serpi, erano lì ad aspettarci. Anche Grease che se ne stava lì con aria innocente.

-         Ci eravamo preoccupati per voi. – ci disse col miglior tono preoccupato che riuscisse a tirar fuori.

Sentii Ettore che mi afferrava per il braccio. – Corri! –.

Gli altri si erano già sparpagliati. Strinsi i denti e cominciai a correre nonostante la gamba. Sperai che nessuno mi stesse inseguendo. Sbagliato. C’era Grease dietro di me. Arrivammo nel folto della foresta e fu in quel momento che sentii una fitta fortissima alla gamba. Continuare a correre non aveva senso. Estrassi la spada.

-         Giulia! Sei proprio sicura di voler sfidare un dio? – mi domandò lui, con tono di sfida. Mi stava sbeffeggiando.

-         Ho avuto il maestro migliore. – replicai. Onore alla memoria di Achille.

-         Ma non è riuscito a battere la morte, eh, Giulia? -.

Feci roteare la spada. – Chiacchieri troppo Apollo. Fai vibrare meno la lingua e più la spada. – volevo aggiungerci un “Se hai coraggio” ma sarebbe stato troppo. E quindi cominciammo a combattere. Non sentivo niente. Non mi importava di niente. Sembrava che la spada e il braccio facessero tutto da soli, come guidati da una forza invisibile. La spada roteava e colpiva tra le mie mani con la velocità di una saetta e la potenza di un tornado, e più di una volta Apollo fu costretto ad indietreggiare. Ma non potevo reggere a lungo con la gamba in quelle condizioni.

Lo sapevo.

Lo sapeva.

Entrambi lo sapevamo. E infatti guidai il duello, sporca di sangue, il mio, il suo, non lo sapevo e non mi importava, almeno fino a che non mi accorsi che dietro di me si ergeva una grande quercia. Mi ero distratta. Sentii la fredda lama della spada di Apollo entrare nella pelle della mia gamba. Credo di non aver mai urlato così tanto. Ma piangere no. Piangere mai. Non gli avrei dato questa soddisfazione. Però caddi per terra, e volente o nolente ero in sua balia. Sorrideva trionfante.

Non lo degnai di uno sguardo. Non meritava neppure quello.

-         Lo so che hai tu il tesoro. Dammelo. – allungò una mano verso di me.

-         Non hai il coraggio di prendertelo? – l’occhiata che gli rivolsi era di sfida unita a disprezzo. Rimase fermo qualche istante.

Poi sollevò la sua spada su di me. Era la fine. Quella volta ero sicura. Io non potevo salvarmi. Nessuno poteva salvarmi.

Ma vidi che qualcuno stava picchiettando il dito sulla spalla di Apollo.

Grase si voltò. – Che c’è? – domandò scocciato.

-         Giù le mani dalla mia ragazza! – era una voce molto arrabbiata.

E subito dopo fu colpito da un gancio destro dritto sul naso. Setto nasale andato. Cadde per terra.

I miei occhi si illuminarono. Come potevano non illuminarsi alla vista di quel bellissimo sorriso. Il bellissimo e biondissimo Achille mi tese la mano.

-         Sei vivo. – riuscii solamente a dire, mentre mi prendeva in braccio.

-         Già. – era felicissimo. – E anche tu. -.

Apollo nel frattempo si era ripreso. – Ma che bel quadretto! – commentò.

Achille lo gelò con lo sguardo. Si afferrò a quella che sembrava essere una liana. – Reggiti forte. – mi consigliò.

E si lanciò tipo Tarzan a saltare sulle liane con io aggrappata al suo torace. Lì per lì mi venne l’idea di chiedergli da quando in qua io ero diventata la sua ragazza. Poi sentii uno sparo. E conclusi che decisamente quello era il momento meno adatto per fare domande sceme. Una domanda intelligente sarebbe stata chiedere ad Apollo dove accidenti aveva preso la Magnum che stava utilizzando.

Fummo inseguiti dai proiettili ma Achille si fermò non appena vide Aressa. Allora scese dalle liane.

Aressa aveva usato i suoi poteri da dea per fare un campo di forza. – Venite qui! – ci ordinò. – Subito. -.

Obbedimmo. Apollo arrivò poco dopo. – Aressa! – esclamò. – Io stavo cercando di… -.

-         Zitto Apollo. – lo interruppe. - È finita. – fece una pausa e poi esplose in una terribile risata liberatoria. – 17 anni passati in questa ridicola copertura. Io il dio della guerra. ARES! -.

A quelle parole fu avvolto dal fuoco. Fiamme dorate e sanguigne sfavillavano intorno al suo corpo. E quando la danza delle lingue infuocate fu finita al posto di Aressa si ergeva Ares, in tutta la sua lucentezza. Brillava la corazza dorata con scene di guerra, la lama della sua spada che scuote la terra, i capelli neri sciolti, fissati all’indietro e sul volto dipinto l’espressione più bellica che io avessi mai visto fare. – Di nuovo me! Finalmente! – esclamò.

Ecco perché di notte Aressa portava la maschera: per non mostrare di essere Ares in realtà. E quindi era lui il poliziotto sotto copertura.

-         Tu sei… tu sei… -.

-         Sì. – rispose Ares. – E tu, Apollo, sei nel più grosso guaio della tua vita. -.

Aveva una voce terribilmente virile. – Vuoi sfidare il dio della guerra o ti catturo così? -.

Apollo gli lanciò un’occhiata contrariata, ma tese le mani, in attesa che Ares gliele legasse con catene di ferro. Sapeva di non avere speranze contro il dio della guerra. Che dopo aver sistemato Apollo si voltò verso di noi. – Torniamo al campus! – ci annunciò. – E non voglio più sentire nominare le parole vestiti, scarpe e trucchi per almeno 30 anni! – sbottò con voce burbera.

Tirò fuori la frusta. – Cammina! – minacciò Apollo, che cominciò a camminare.

Ares era veramente bello. Alto, possente, maestoso, forte. Il dio della guerra. E che dio.

Achille mi stava portando in braccio e procedeva dietro Ares che era visibilmente soddisfatto di aver riacquistato il suo aspetto virile. E finalmente gli alberi cominciarono a diradarsi intorno a noi fino a sparire del tutto.

E davanti a noi il campus e tutti quanti.

Che si stupirono nel vedere Ares. Eris lo guardò accennando appena un sorriso. Allargò le braccia.

-         Fratello! – esclamò.

-         Sorellina! – replicò lui.

Lei gli corse incontro e lui la sollevò in aria, abbracciandola. – D’ora in poi sarò sempre il fratello che non hai mai potuto avere in questi 17 anni. -.

-         L’importante è che adesso siamo insieme. – rispose Eris.

L’attenzione degli altri invece era ricaduta su Achille.

-         Sei vivo! – esclamò Andromaca, stringendolo forte.

Odisseo ed Ettore gli tirarono una sonora pacca sulla schiena ciascuno.

-         Chi non muore si rivede. – commentò Clitennestra. – E chi muore si rivede lo stesso se il morto sei tu. -.

Achille sfoggiò il suo miglior sorriso a 52000 denti. – Dovresti saperlo Nastrina. Nessuno può nulla contro il grande Achille. -.

Cassandra inarcò le sopracciglia dubbiosa. E allora lui si rivolse a lei. – E dai Cass. Non l’abbracci il tuo amico tornato or ora dal mondo dei morti? -.

-         Dopo aver parlato di te in terza persona, Achille, l’unica cosa che ti puoi aspettare da me è un “bentornato”. – replicò lei serissima. E poi entrambi scoppiarono a ridere.

E poi gli si parò davanti Patroclo. – Non farlo mai più. – gli disse.

-         Tranquillo Patty. Non ci tengo a tornare nell’Ade. -.

-         Come hai fatto a tornare? – domandò Ettore.

-         Merito tuo. – rispose. – Persefone ti doveva un favore e ha pensato che avresti gradito riavermi in vita. -.

Si voltò indietro perché qualcuno gli aveva appoggiato una mano sulla spalla. Si voltò. Il volto grave di Menelao era davanti a lui.

-         Sono contento di scoprire che stai bene. – disse solamente. – E mi dispiace per quello che è successo. -.

Achille sorrise benevolo. – Eri solamente innamorato Menelao. Non ho certo intenzione di incolparti per quello che è successo. -.

Menelao aveva sempre la sinistra appoggiata sulla spalla di Achille, e gli strinse la mano.

-         È un onore per me conoscerti. – disse infine.

Achille questa volta era serio. – Anche per me. – ricambiò la stretta di mano. E per la prima volta li vidi sorridersi come veri amici.

Nel frattempo Ares ed Eris si erano ripresi da quel bel momento di riunione di famiglia.

-         Dov’è la mamma? – domandò Ares.

Ares ed Eris. Ma certo! Come avevo fatto a non pensarci prima? Erano figli di Era. Era passava molto del suo tempo con Aressa. Soprattutto la sera! A conferma dei miei sospetti i bianchi cancelli del campus si aprirono. Calò il silenzio intorno a noi. Omero era sulla soglia del cancello e con lui vi era una persona col mantello rosso.

Il Guardiano. Aveva il cappuccio tirato giù sul volto quindi non potevamo vedere chi fosse. Poi delle bianche braccia spuntarono da sotto il mantello e liberarono il volto dal cappuccio. E il volto ovviamente era quello di Era.

Apollo rimase molto sorpreso. – Era? – domandò.

-         Non l’avresti mai detto, vero? – sorrise trionfante.

-         E cosa vorresti fare adesso Guardiano? – domandò Apollo.

-         Credo proprio che… sì… lo dirò a tuo padre. – Era concluse la sua sentenza. – E niente gelatina per 10 anni! -.

Febo Apollo impallidì. – Che cosa? Lo dirai a papà? Non puoi dirlo a papà! E non puoi togliermi la gelatina! -.

-         Oh, io invece direi proprio che posso. – replicò lei, mentre Apollo continuava a scongiurarla.

Poi si voltò verso di noi e ci scrutò bene uno per uno. Ogni minima ferita o danno che avevamo riportato, comprese le occhiaie. Poi mi tese la mano.

-         Il manoscritto. -.

Mi feci aiutare da Eris a toglierlo. Meglio non descrivere le condizioni della mia gamba. Adesso era veramente da amputare: il piede non me lo sentivo più e mi chiesi se ci fosse ancora o se fosse completamente andato in cenere. Non avevo il coraggio di controllare.

E non ne avevo modo. Avevo la versione originale dell’Iliade tra le mani. Il mio poema epico preferito era nelle mie mani e stavo per passarlo nelle mani di una dea. E intorno a me c’erano i personaggi mitologici che facevano parte di quel poema. Vi sembrerà strano… ma era la prima volta che ci pensavo. Non avevo mai seriamente pensato di considerare tutti quelli che avevo intorno come personaggi frutto della fantasia.

Loro non esistevano. Esistevano solo tra le pagine di quel libro che avevo in mano.

Per un momento mi passò per la testa che tutto quello che avevo passato nelle ultime settimane fosse un sogno. Un lungo sogno. Avevo paura a consegnare il manoscritto nelle mani di Era. Temevo che sarebbero scomparsi tutti.

Ma lei aveva ancora la mano tesa. Strinsi la mano di Achille e glielo porsi. Lei lo prese. E loro non sparirono.

-         Stanotte a mezzanotte venite qui ai cancelli. – ci informò. – E prendete la vostra roba. Tornate nella vostra vera casa. -.

-         E loro non li punisci? – Ares indicò Elena e gli altri del suo gruppo.

Era lo guardò sorridendo. – Avranno quello che spetta loro, tranquillo. -.

Sparì non appena varcò la soglia del cancello. Come un fantasma. Sentii una mano sulla mia spalla, una mano ruvida e forte. – Non succederà anche a loro. – cercò di rassicurarmi Ares. - È tutto vero. Adesso vieni, dobbiamo pensare alla tua gamba. -.

E senza aggiungere altro mi portò dentro il campus mentre Omero aveva preso la parola e spiegava quello che avrebbero trovato dentro al libro. E annunciando il ballo di quella sera. Il ballo d’addio. L’ultima sera nel XXI secolo.

Con Ares andammo fino all’infermeria, e mi sedetti su un lettino. – Ti fa male? – mi domandò mentre mi sfasciava la gamba.

Annuii. Era vero. Mi faceva male. Quando tolse la fascia vidi la mia gamba completamente nera. Molle. Pelle bruciata e anche le ossa probabilmente. Sperai che Ares facesse in fretta a fare qualunque cosa dovesse fare. Ma lui invece sembrava non avere nessuna fretta.

-         Devo ammettere Giulia che mai mi sarei aspettato che tu ti spingessi a tanto. -.

-         Credevi fossi una debole, Ares? – domandai.

-         No, ma non credevo che fossi in grado di affrontare una cosa del genere. Osservavo le prove a cui vi sottoponeva Eris, e certo tu non brillavi. Ma questo ci fa capire una cosa. -.

Lo guardai interrogativa. – Che avrei fatto meglio a non immischiarmi? -.

-         No. – ribatté lui. – Che quando sei in pericolo tu riesci a fare cose che mai avresti fatto prima. E tutto questo per cosa? Per amicizia. -.

-         E tu sai cos’è l’amicizia, dio della guerra? -.

Sorrise, un sorriso aperto. – Certo che lo so cos’è l’amicizia. Non sono il dio cattivo e codardo che tutti pensano. -.

-         Mai pensato che tu fossi un codardo. – replicai. – Solo che non ce lo vedo il dio della guerra a parlare di amore e amicizia. -.

Scoppiò a ridere. – Scommetto che non ce lo vedevi nemmeno alle prese con smalti e profumi. – continuò a ridere. – Eppure a volte la vita mette davanti a queste situazioni nuove e bisogna avere sempre il coraggio per affrontarle. E tu ce l’hai avuto quel coraggio. Saresti una guerriera magnifica. È per questo che – cambiò la sua voce in quella di Aressa. – il dio più fashion di tutto il mondo farà una cosa che nessuno ha mai fatto prima. -.

Mi appoggiò una mano sulla gamba. Ci fu un lampo di luce. E la mia gamba era di nuovo una gamba. Come se non fosse mai stata bruciata. Ero senza parole. – Io… grazie. – lo ringraziai solamente.

-         Prego. – si alzò e fece per uscire. – Dormi adesso. – mi suggerì. – Stasera c’è la festa. -.

Mi intristii. – Stasera torneranno tutti nell’Iliade. Sarà come se non vi avessi mai conosciuti. -.

- Ma dentro di te saprai sempre che ci hai conosciuti. Ti riporterò a casa tua stasera e spiegherò tutto ai tuoi genitori. – concluse.

Non feci in tempo a fermarlo per chiedergli spiegazioni, per parlare con l’unica persona che si era mostrata disposta a darmi delle informazioni fin dall’inizio… decisi che da quel giorno codardo o no avrei preso le difese di Ares sempre e comunque.

Quello che mi importava era che avevo vissuto un sogno fino a quel momento e non me ne ero mai resa conto bene prima di allora, ma di lì a poche ore quel sogno si sarebbe rotto per sempre.

Non pensai per molto altro tempo ancora: Ares doveva avermi fatto anche un incantesimo per farmi addormentare, quindi affondai la mia testa nel cuscino e chiusi gli occhi per rifugiarmi in altri sogni. La realtà sempre e comunque faceva male.

 

Quella sera erano già tutti nel salone quando scesi le scale che vi portavano. Tutti eccitati che banchettavano. Tutti che pensavano alla partenza verso quel nuovo mondo che Omero aveva loro illustrato. Un viaggio verso l’immortalità. Un viaggio che li avrebbe portati via da me per sempre. Non riuscivo a divertirmi. C’era musica, tutti ballavano, tutti mangiavano. Ero io il fantasma tra loro. Ero io di troppo. Quello era il loro mondo e io non ne facevo parte. E questo mi faceva male.

Non mangiai nulla, parlai poco e solo quando si chiedeva la mia opinione su qualcosa di quel fantastico nuovo mondo.

Sorrisi forzati.

Sorrisi e finzione.

Ad un certo punto vidi Achille che mi si avvicinò.

-         Ti diverti? – mi domandò.

-         Sì. – sorriso.

Sorriso forzato.

Sorrisi e finzione.

-         Dovrei parlarti. – mi disse solamente. Sul suo volto non c’era la traccia del minimo imbarazzo. Perché dopotutto avrebbe dovuto essere imbarazzato lui? lui stava per entrare in quel mondo dove lui era il grande eroe.

Annuii. Mi prese per mano e uscimmo dal campus, verso la foresta. Sentivamo gli ululati dei lupi venire dal folto. Il buio che ci avvolgeva abbracciandoci, la melodia del fruscio delle foglie che si fondeva con la sinfonia proveniente dalla sala. Eravamo tornati alla casa che lui aveva costruito, ma non aveva nessuna intenzione di entrare lì dentro. Eravamo sulle rive del lago. Era come la prima sera che ci eravamo stati. C’erano le lucciole.

-         Allora? – cercai di rompere il silenzio che si era fermato intorno a noi.

-         È per quello che ho detto oggi. – mi spiegò.

Capii quello a cui si riferiva. – Già… in effetti me lo sono chiesta. – ammisi. – Quand’è che avresti deciso che sarei stata la tua ragazza? – domandai.

-         Quando hai letto il tuo nome sul braccialetto. – scoppiò a ridere.

Proprio non aveva capito quanto mi ero sentita imbarazzata quella volta. Comunque in quel momento capii che mi aveva dato un po’ fastidio il fatto che avesse dato per scontato che io volessi essere la sua ragazza. Ok, volevo diventarlo… però poteva anche chiedere prima. Gli lanciai uno sguardo di rimprovero.

-         Partiamo. – mi annunciò.

Annuii.

-         Non ci rivedremo più. – continuò lui. – Tu andrai per la tua strada e io andrò per la mia. E saranno strade che probabilmente mai si incroceranno di nuovo. -.

-         Già. – tentai un sorriso. – Credo che ci siano giusto una trentina di secoli di distanza fra noi. – feci una pausa. - Mi hai dato la più bella estate della mia vita. -.

Scosse la testa. – Avrei voluto che fosse più di un’estate. – ammise.

-         Achille fidati. Tornerai nel passato, sarai un eroe famoso e acclamato e schiere di principesse vorranno sposarti, re di Ftia. Non penserai più a me. -.

-         Vieni con me. – mi propose.

-         Che cosa? Non posso lasciare tutto per seguire voi? -.

-         Avventura. Amicizia. Amore. Non puoi lasciare tutto quello che hai qui per questo? – non ci credeva.

Ecco. Mi conosceva. Aveva fatto leva su delle ottime argomentazioni. Ma non potevo andare. Non potevo seguire né lui né gli altri. Lasciare la scuola, lasciare i miei genitori, lasciare i miei amici per andare nel passato. Per poi fare cosa? Per tessere. Perché ero realista e non credevo che avrei potuto fare molto altro in quella società. Tessere e pochi altri lavori femminili, e se c’erano cose che non mi riuscivano, per mille balene, quelli erano proprio i lavori femminili. Ci stavo pensando fissando il lago davanti a noi.

Vidi che teneva in mano qualcosa. Era un anello. Era la serpentina che aveva preso dall’Ade.

-         Achille… - ero rimasta senza parole.

-         Zitta! – esclamò. – Non importa quello che succederà. – prese la mia mano. – Almeno per quello che mi riguarda tu sarai sempre la mia ragazza. – mi infilò l’anello al dito e fui colpita dal suo brillare.

Sentii la sua mano sulla mia schiena che mi tirava verso di lui e riconobbi la musica che proveniva dalla festa nel campus. Sentirlo così vicino quasi mi convinse che quello che mi aveva detto era vero, che sarei stata sempre la sua ragazza. Misi la mia mano sinistra sul suo fianco e lui mi prese la destra: cominciammo a ballare come un valzer.

E la voce di Billy Joel di sottofondo.

She can kill with a smile
She can wound with her eyes
She can ruin your faith with her casual lies
And she only reveals what she wants you to see
She hides like a child,
But she's always a woman to me

She can lead you to love
She can take you or leave you
She can ask for the truth
But she'll never believe
And she'll take what you give her, as long as it's free
Yeah, she steals like a thief
But she's always a woman to me

Oh--she takes care of herself
She can wait if she wants
She's ahead of her time
Oh--and she never gives out
And she never gives in
She just changes her mind

And she'll promise you more
Than the Garden of Eden
Then she'll carelessly cut you
And laugh while you're bleedin'
But she'll bring out the best
And the worst you can be
Blame it all on yourself
Cause she's always a woman to me
--Mhmm—

 

Sentimmo un fruscio tra le foglie ma non ce ne curammo. In quel momento c’era solamente una cosa che ci interessava e quella cosa era ballare come stavamo facendo. Eravamo come un principe e una principessa durante il loro primo ballo. Mi sembrava che tutto l’ambiente intorno a noi rispecchiasse il nostro stato d’animo. Le lucciole si posarono sul mio peplo rendendomi più luminosa di come già mi sentissi e quando gli apparvi come una stella cadente esplose nella sua bellissima risata. Mi sollevò da terra facendomi fare un giro in aria. Le lucciole volarono via. E poi riprendemmo a ballare.

-         Ragazzi! – comparve Cassandra. – Venite c’è il dolce e… - vide proprio mentre Achille mi stava sollevando in aria. - … e immagino che a voi non interessi minimamente. – Alzò gli occhi al cielo, scotendo la testa. Per poi lasciarci soli. Ce lo meritavamo.

 

Oh--she takes care of herself
She can wait if she wants
She's ahead of her time
Oh--and she never gives out
And she never gives in
She just changes her mind

She is frequently kind
And she's suddenly cruel
She can do as she pleases
She's nobody's fool
And she can't be convicted
She's earned her degree

 

Mi fece fare una giravolta terminata con un casquet. Mi tenne in quella posizione.

- And the most she will do
Is throw shadows at you
But she's always a woman to me – cantò a voce bassissima.

E mentre il pianoforte suonava le ultime note finali mi guardò negli occhi. Si abbassò. Chiusi i miei occhi. E mi baciò.

Poi mi rialzò. Stavo sorridendo. Lui era serio, terribilmente serio. Mi abbracciò.

E avvinghiata a lui vidi Ares che sorrideva ammiccando come se si fosse immaginato una cosa del genere. E incontrando il suo sguardo capii quello che dovevo fare.

Presi la mia decisione.

 

Ciaooooo a tutti!!!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto… tra parentesi questo è l’ultimo vero capitolo… il prossimo sarà l’epilogo e questa storia finirà… sigh.. sob..

Ad ogni modo, passando al capitolo, volevo scusarmi per l’accidente che vi ho fatto prendere l’altra volta con la morta di Achille… ho provato a lasciarvi dei segni nelle risposte alle recensioni del fatto che Achille non era morto in realtà, ma evidentemente erano un po’ troppo criptati… per i credits la canzone in questo capitolo è "She's always a woman to me" di Billy Joel.

        Myki: ma sempre a pensare ai matrimoni tu, eh? XD Sì sì, senza secondi fini… eheh… grazie mille per la recensione! Però una cosa… pena? Compassione? Se c’è una cosa che Giulia odia è essere oggetto di pena e compassione! È troppo orgogliosa per esserlo!!! Bacione!

        Lallix: grazie mille per la recensione! Non odiarmi. Come hai visto tutto si è sistemato! Ho provato ad avvertirti la settimana scorsa che tutto si sarebbe risolto promettendoti altre storie d’amore… quella tra Giulia e Achille, che come hai visto qui ha preso una piega un po’ più esplicita finalmente. Mi ha fatto davvero piacere leggere che lo trovi sempre più bello… grazie! Bacione!

        Aila: grazieeee!!! No, Orfeo e Euridice non è nel mio stile… spero comunque che questo escamotage di Ade e Persefone ti sia piaciuto lo stesso!!! Quanto al fatto della vita breve ma gloriosa ha ragione la nostra Persefone… che vita gloriosa è quello di un diciassettenne morto in un campo estivo? Ah, addirittura ho fatto sciogliere un cuore di pietra? Grazie! Troppo gentile! Bacione!

        LizzieMalfoy_Dracolover: grazie per la recensione!!! Spero che questo capitolo sia stato abbastanza romantico per tirarti su di morale, e ovviamente spero che tutto abbia ricominciato ad andare meglio tra te e il ragazzo che ti piace. In effetti Stephen King non è la classica lettura che mette il buon umore… io personalmente mi addormento a leggere i suoi libri… Fammi sapere che ne pensi anche su questo capitolo!!! Bacione!

Alla prossima e ultima puntata…

@matrix@

 

 

 

 



 

 

  
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