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Autore: lunatique    02/01/2014    13 recensioni
Prendiamo una ragazza, che non va molto bene a scuola, negata nello sport. Ora aggiungete un ex-migliore amico con i capelli tipo riccioli d’oro e due fossette da bambino piccolo. Prendete un amico che si innamora della ragazza, una sorella perfetta, un ragazzo dolce più del caramello ed un amica che soffre in silenzio. Aggiungete al tutto una troietta che nella vita non ha niente da fare, tranne che combinare casino.
Cosa viene fuori? Un’enorme disastro, ecco com’è la vita di Alex Stewart da pochi mesi a questa parte.
***
TRAILER DELLA STORIA: http://www.youtube.com/watch?v=wDnylwQDE2o
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Ciao.” Dissi con un filo di voce, alzandomi in piedi per avvicinarmi a lui. Il leggero venticello sfregava contro le mie guance bagnate, provocandomi brividi di freddo.
“Che ci fai qui tutta sola?” Mi chiese Luke corrugando la fronte.
Mi guardai i piedi, non sicura su cosa dirgli. Come se lo facesse apposta ricominciò a piovere, inzuppandomi più di quanto già lo fossi. Grandioso, davvero.
“Cazzo.” Imprecò guardando il cielo. “Vieni.” Mi prese la mano e cominciammo a correre verso non so dove, sinceramente non mi interessava tanto dato che o andavo con lui o sarei rimasta a dormire su un gradino.
La pioggia diventò sempre più fitta, non riuscivo a vedere niente e se non fosse per Luke sarei già scivolata per terra.
Dopo venti minuti passati a correre ci ritrovammo davanti alla porta di un palazzo di appena sei piani ricoperto di mattoncini sul marroncino, Luke prese le chiavi dalla sua tasca ed aprì il portone. Prendemmo l’ascensore andando al terzo piano, in completo silenzio, una volta fermatosi lo seguii fino ad una porta di legno scuro. La aprii rivelando il corridoio di un monolocale davvero carino, almeno la parte che riuscivo a vedere io. In un istante la puzza di dopobarba e profumi da uomo mi fece storcere il naso. Ho sempre odiato quell’odore, è troppo forte per i miei gusti. Entrammo sempre in completo silenzio, si passò una mano tra i capelli posando le chiavi su un comodino ed iniziò a camminare verso una stanza.
“Vieni.” Mi fece sorridendo, obbedii seguendolo fino ad arrivare al salotto.
“Sei tutta bagnata.” Mi osservò.
E grazie al cazzo, mica sono Mosè che separo le acqua e la pioggia non mi bagna eh.
Un brivido di freddo scosse leggermente il mio corpo. Di sicuro mi beccherò uno di quei raffreddori che restano nella storia!
“Hai freddo?” Annuii quasi impercettibilmente, Luke se ne andò ritornando pochi secondi dopo con un plaid celeste in mano. Mi accomodai sul divano, non sapendo esattamente cosa fare. Ero nervosa, insomma, non lo conoscevo molto bene ed ora mi ritrovavo a casa sua, infreddolita e probabilmente avevo una cera degna si un fantasma.
Ad un certo punto, sentimmo un cane abbaiare. “Chi è?” Domandai impaurita.
“Il mio cane.” Rise. “Deve essersi svegliata quella dormigliona.” Si guardò intorno.
“Hai un cane?” Domanda molto intelligente, Alex. “Che razza è?”
“Volpino.”
“Io adoro i volpini!” Squittì. Rise leggermente, poi si concentrò sul cane che stava appena facendo irruzione nella stanza. Luke lo prese in braccio, accarezzandogli la testa.
“Lei è Becca.” Esordì sedendosi vicino a me.
Cominciammo a giocare con la sua cagnolina, accarezzandola e facendogli le coccole mentre si rotolava sulle nostre gambe. Aveva un pelo morbidissimo, mi sembrava di toccare una nuvola o un pezzo di ovatta.
Becca iniziò a leccarmi la mano provocandomi solletico, risi divertita notando che Luke mi stava fissando. Mi schiarii la voce nervosamente, odiavo quando la gente mi fissava così. Harry lo faceva sempre, lui fissava tutti in un modo talmente intenso che quando lo faceva mi sentivo quasi nuda, come se mi stesse spogliando con gli occhi.
“Che c’è, ho qualcosa fra i denti?” Chiesi, visibilmente a disagio.
“No.” Si fermò. “Ma hai davvero un bel sorriso.” Sembrava non aver notato il mio momentaneo imbarazzo
“Grazie.” Arrossii riavviandomi i capelli con una mano (non quella che aveva leccato Becca, ovviamente).
La cagnolina scese dalle mie gambe con un balzo, camminando per il salotto. Mi soffermai a guardare Luke mentre era rivolto verso la tv. Però, è davvero un bel ragazzo, non gli si può negare questo.
“Che ci facevi sotto a quel balcone tutta sola?” Mi fissò negli occhi come prima, spezzando il silenzio.
“B-bhè…” Balbettai. Che gli dico ora? “Niente di che, per colpa tua ho litigato con l’unico ragazzo che mi sia mai veramente piaciuto, sono corsa via e mi sono persa, poi mi sono ritrovata a fare la barbona seduta su un gradino tutta infreddolita… secondo te Jenna si deciderà a mettersi con Collin nella prossima puntata di Awkward?”
No. Sicuramente non posso dirgli questo.
“Hey tranquilla, se non me lo vuoi dire non fa niente.” Sorrise in modo rassicurante, mettendomi una mano sul ginocchio.
“No è solo che…” Presi un respiro profondo. “Ho litigato con un amico, uno di quelli con cui vivo insieme per tutta l’estate, mi ha detto delle cose pesanti e non voglio più tornare in quella casa.”
“Se vuoi qui c’è sempre posto per te.” Mi mise un braccio attorno alle spalle, sorrisi accoccolandomi a lui e spostando il mio sguardo sulla televisione. Il mio cellulare vibrò sul tavolinetto davanti al divano, lo schermo si illuminò all’improvviso. Mi alzai di scatto, prendendolo per poi ributtarmi vicino a Luke.
Lessi sullo schermo il nome “Louis” mi passai una mano tra i capelli con fare nervoso ed attaccai, lasciandomi cadere il cellulare sulle gambe.
“Era il ragazzo con cui hai litigato?” Chiese Luke, accennando alla chiamata.
“No, lui è solo un amico ma non centra niente con questa storia, infatti non capisco perché si ostini a chiamarmi dato che non è lui quello che dovrebbe farlo.” Sbuffai.
“Magari è solo preoccupato per te.”
“Lo so.” Scrollai le spalle. “Ma la cosa mi irrita, voglio dire. È vero che ho solo 16 anni ma non sono una ragazzina, so cavarmela da sola e lui si dovrebbe fidare di più di me, dovrebbe smetterla di chiamarmi, non è mio padre.”
Rise, ma non ne capii il senso. Si sistemò meglio sul divano in modo da guardarmi bene il volto.
“Ma che senso ha farlo preoccupare? Se ci tiene a te tanto da riempirti di chiamate non merita questo.” Constatò.
Ci pensai su, poi gli sorrisi istintivamente. “Sai che hai ragione, ansi, adesso lo chiamo.” Presi il cellulare cercando il numero di Louis nella rubrica, avviandomi verso la portafinestra.
Il telefono iniziò a squillare, mi morsi il labbro dal nervosismo. E se mi attaccasse in faccia? E se mi mandasse a quel paese? Probabilmente, anzi, sicuramente lo farà. Quindi meglio che io mi preparai psicologicamente ad un sono “vaffanculo”.
“Pronto.” Dissi, con un filo di voce. L’aria nel balcone era fresca e, anche se indossavo solo dei pantaloncini ed una maglietta che mi aveva prestato Luke, stavo piuttosto bene.
“Alex!” Mi urlò Louis in un orecchio.
“Hey Lou.” Cercai di trattenere una risatina.
“Dove porco giuda sei? Come stai? Io ti uccido!” Mi urlò contro ed io risi.
“Tranquillo sto bene, per questa notte dormo da…” Mi girai verso Luke che stava prendendo delle cose dalla mensola in cucina “Un amico.” Conclusi.
“Ci hai fatto preoccupare tantissimo.”
“Lo so, scusa.” Dissi mortificata.
“Che ha detto? Sta bene?” Sentii la voce di Harry parlare da li vicino.
“C’è Harry li con te?” Chiesi, più duramente di quanto volessi. Mi feci improvvisamente seria ed ogni traccia di sorriso che avevo fino a due secondi prima, scomparve repentinamente.
“Si.” Mi rispose il castano, si dissero qualcosa che non capii perché probabilmente Louis aveva messo una mano sul telefono e poi riparlò. “Dice che ti vuole parlare.”
“Beh io non voglio.” Ci volle tutta la forza che mi rimaneva per dire quelle parole. “Digli che non voglio parlargli e di non provare a richiamarmi.” Sentii gli occhi inumidirsi. Merda.
“Sta sentendo tutto.” Mi avvertì Louis, anche la sua voce ormai seria.
“Alex ascoltami una buona volta…” Iniziò Harry prendendo il cellulare di Lou probabilmente, dato che sentivo la sua voce più chiaramente, ma io lo interruppi.
“Va a farti fottere.” E attaccai, con le lacrime agli occhi.
Tornai velocemente dentro la cucina, Luke si girò verso di me posando le cose che aveva in mano.
“Hey com’è andat…” E non fece in tempo a finire perché mi fiondai letteralmente tra le due braccia, in lacrime, nascondendo la testa sul suo petto.
 
 
“Da qui è meglio che io prosegua da sola.” Dissi fermandomi a due case prima di quella di Niall.
“Già, chiamami se ne hai bisogno.” Mi sorrise Luke dandomi un bacio sulla guancia e andandosene via.
Camminai molto lentamente, le mie scarpe strusciavano sull’asfalto, producendo un rumore gracchiato e fastidioso. Avevo passato un giorno intero a casa di Luke e devo dire di essere stata anche piuttosto bene, mi ha persino portata a mangiare cibo giapponese (anche se io lo odio) ma è stato un gesto piuttosto carino.  Ormai era notte inoltrata già da ore, probabilmente erano le undici o giù di lì. Presi un respiro profondo e attraversai quasi a rallentatore il vialetto in mezzo al giardino, che portava all’entrata. Quei coglioni avevano, come al solito, lasciato il cancello aperto.
Mi passai una mano tra i capelli e suonai al campanello. Tempo nemmeno dieci secondi che la porta di spalancò mostrando mia sorella Juliette.
“Alex oddio!” Urlò abbracciandomi senza neanche farmi entrare. Risi stringendola e vedendo Louis avvicinarsi con la bocca spalancata.
Quando la bionda si staccò mi accolse il castano tra le sue braccia.
“Se provi di nuovo a fare una cosa del genere ti pugnalo durante la notte.” Mi sussurrò all’orecchio. Scoppiai a ridere stringendolo forte.
Mi fecero entrare, Juls urlò un “Alex è tornata” che bastò per far venire di corsa Mabel e Niall che mi stritolarono in un abbraccio.
“Rega, dio sembra che non ci vediamo da anni, invece è passato solo un giorno.” Risi e gli altri mi lanciarono uno sguardo trucido.
“Tu non sai gli infarti che mi hai fatto prendere, brutta troia.” Mi sgridò contro Mabel trattenendo una risata.
“Alex.” Sentii qualcuno mormorare il mio nome. Mi girai insieme ai presenti, ritrovando sullo stipite della porta che dava alla cucina, un Harry pallido e con il viso che non lasciava trapelare emozioni.
“Sono tornata, contento?” Dissi con tono amaro. Non mi rispose e continuò a fissarmi, così io distolsi lo sguardo andando al piano di sopra per chiudermi in bagno, avevo assolutamente bisogno di una doccia.
 
 
“Dove hai dormito questa notte?” Mi chiese Mabel mentre le pettinavo i capelli, entrambe sedute sul letto matrimoniale della sua camera.
“Da Luke.”
“A proposito.” Si girò improvvisamente, quasi non le strappai via una ciocca di capelli per sbaglio. “Racconta tutto. Lou ha provato a spiegarmi qualcosa ma non ho capito un cazzo.”
“Praticamente questo Luke è il ragazzo che era seduto al bancone alla festa dell’altra sera, c’ho parlato e infine abbiamo ballato. Poi ho litigato per Harry e Luke mi ha ritrovata per strada e mi ha portata a casa sua. E vissero tutti felici e contenti.” Sbuffai.
“Detta da Louis suonava meno deprimente la cosa.” Osservò.
“Grazie, tu si che sai come migliorarmi l’umore.” Ironizzai.
Ormai era quasi mezzanotte ed io cominciavo a sentirmi abbastanza stanca, uscii dalla stanza andando in bagno, che aveva appena usato Louis, per potermi preparare per la notte impiegandoci circa mezz’ora.
Merda ma io devo dormire con Harry? Si certo, come no.
Mi avviai velocemente verso la camera dove dormivo di solito, presi il cuscino non degnando Harry di un solo sguardo e me ne uscii con la stessa velocità, ritrovandomi da sola nel corridoio silenzioso.
Bussai alla porta della camera di Mabel e Louis che mi urlarono un “avanti”.
Entrai stringendo il cuscino tra le braccia, entrambi corrugarono la fronte aspettando che parlassi. “Posso dormire con voi stanotte?” Provai a giocare la corta della cucciolosità, per convincerli.
Si guardarono per un istante, poi annuirono. Lanciai il cuscino sul letto colpendo accidentalmente Louis, mi scusai e mi infilai sotto le coperte, in mezzo a loro.
 

LOUIS:

Alex continua a rigirarsi nel letto da ormai un’ora.
“Non riesco a dormire.” Si lamentò, sistemandosi meglio sotto le coperte.
Nemmeno io Alex, nemmeno io.
“Hey ragazzi.” Ci sussurra.
“Che c’è?” Io e Mabel cercammo di assumere il tono più dolce possibile, dato che sta attraversando dei giorni difficile e non voglio che si butti dal Tamigi o cose del genere per la depressione.
“Riuscite a dormire?”
Se ti stai zitta e ferma magari si.
“No.”
“Perfetto.” Sembrava felice di questa cosa. “Allora, che facciamo?”
Non so lei ma io vorrei buttarmi dalla finestra o andare a dormire nella vasca, piuttosto di stare qua.
“Di solito quando non riuscivo a dormire parlavo con Harry…” Fece una pausa. “…Ma lui non è qui.” Prese un respiro profondo. “Ma noi possiamo comunque parlare, allora, cosa mi raccontate? Che avete fatto oggi?” Disse con tono allegro.
Io e Mabel ci sistemammo meglio, mettendoci seduti e accendendo la luce.
“Niente di che, siamo stati tutto il tempo a casa.” Rispose la rossa cercando di assumere un tono dolce, ma era stanca almeno quanto me. Riuscivo a vederla dalle sue palpebre che a stento riuscivano a rimanere alzate, stava lottando contro il desiderio di chiudere gli occhi.
“Sapete che oggi ho mangiato il sushi con Luke? All’iniziò non volevo perché a me ha sempre fatto schifo il pesce…” Iniziò Alex il suo monologo.
 

MEZZ’ORA DOPO:

“Allora Luke mi ha detto ‘dai è buono fidati’, ed io ero tutta ‘no, non voglio assaggiarlo’ anche perché ho brutte esperienze col pesce. Vi ho mai raccontato di quella volta…”
Come faccio a farla stare zitta? Dovrà esistere un interruttore per spegnerla da qualche parte!
Sarà una lunga nottata.
 

UN’ORA DOPO:

“Dai Mabel ora tocca a te indovinare! Cosa sto facendo?” Alex era in piedi davanti a noi, che giocava allegramente al gioco dei mimi come una ragazzina di sette anni che ha appena bevuto tre tazze di caffè.
“Stai giocando a basket?” Chiese la mia ragazza assonnata, con gli occhi mezzi chiusi ed il tono di voce esasperato.
“No! Riprova!” Continuò Alex, muovendosi in un modo strano.
“Stai rompendo i coglioni…” Mormorai, più a me stesso che a lei.
“Che hai detto?” Corrugò la fronte.
“Emhemh… stai giocando a pallavolo?” Provai a pararmi il culo.
“Bravo!” Saltellò.
Feci un sorriso tiratissimo, fingendomi felice di aver vinto.
Stewart si buttò sul letto, sbuffando visibilmente. “Questo gioco è noioso.”
“Infatti.” Colsi l’occasione per dormire. “Meglio smettere di giocare, buonanotte.” Mi infilai sotto le coperte, sperando che questa tortura fosse finalmente finita.
“No! La notte è ancora giovane!” Mi gridò nell’orecchio. Mi rassegnai rimettendomi seduto con un occhio chiuso e l’altro parte.
“Umh, ho fame. Vado a prendere qualcosa!” Esclamò, uscendo velocemente dalla stanza.
 

MEZZ’ORA E TANTI OMICIDI MENTALI DOPO:

“E-e io non volevo fare n-niente di sbagliato m-ma lui è sempre così g-geloso e allora mi sono lasciata prendere e mi sono incazzata, m-ma forse non avrei dovuto.” Disse Alex, piangendo e infilandosi in bocca un altro cucchiaio di gelato.
Continuai a sbattere la testa contro la testiera del letto, al limite della sopportazione. Mabel aveva più pazienza di me, difatti ora la stava consolando passandogli una mano sulla schiena e ripetendogli cose come “non piangere”, “non è colpa tua” o “è lui che è uno stronzo”.
Dovrebbero farci Santi.
“I-insomma non volevo litigare con Harry, m-ma lui poteva anche evitare di dirmi quelle cose!”
Un'altra pausa per ingoiare il gelato. “E di sicuro non s-sarò io a chiedergli scusa! No signore! Deve farlo lui!” La sua voce sembrò arrabbiata. Quindi è questo che fanno le ragazze quando litigano con quello che le piace? Piangono come dannate e si sfondano di gelato ed altre schifezze varie? Ringrazio dio che mi ha donato un bel bruchetto invece della farfallina, facendomi nascere maschio.
Mezz’ora di monologo. La strozzerei volentieri col cuscino in questo esatto momento.
 
 
“Hey ragazzi!” Ci salutò Niall, entrando in cucina. “Dormito bene stanotte?”
Lo osservai con gli occhi mezzi chiusi ed il mento poggiato sul tavolo freddo, mentre giravo il cucchiaino nella tazza davanti a me.
“Ho capito.” Rise. “Ma che sta facendo?” Spostò lo sguardo verso Mabel che aveva la faccia completamente immersa nei suoi cereali.
“Probabilmente dorme.” Alzai le spalle. “Alex non c’ha fatto chiudere occhio per tutta la notte. È distrutta per la sua litigata con Harry e ha cominciato a piangere e ingurgitare gelato fino alle tre.” Spiegai.
“Harry neanche ha dormito.” Mi disse lui, sottovoce, sedendomi sulla sedia affianco alla mia. “Mi sono alzato per prendere un bicchiere d’acqua e l’ho trovato sul divano a guardare la tv.” Fece una pausa, guardandosi intorno.
Bah, mi sembra di sicuro una reazione migliore a quella di Alex.
“Ma la cosa peggiore è che sono rimasto un po’ con lui per fargli compagnia, e ho visto che il film che si stava guardando parlava di due persone che si amano, litigano e smettono di parlarsi. Poi la ragazza finisce per drogarsi e morire di overdose mentre il ragazzo, venendo a sapere della morte di lei, si suicida.”
“Che cosa deprimente.” Storsi il naso, passandomi una mano tra i capelli.
Stavo per parlare ancora, ma Alex arrivò in cucina con indosso ancora i vestiti di questa notte. Si stiracchio sbadigliando, poi ci sorrise.
“Buongiorno.” Mormorò sedendosi vicino a Mabel. Spostò lo sguardo su quest’ultima, corrugando la fronte. “Ma che sta facendo?” Sussurrò indicandola.
“Boh.” Risposi alando le spalle. Alex la guardò, poi si avvicinò piano al suo orecchio.
“Buongiorno!” Urlò. Mabel, presa dallo spavento, saltò rischiando di cadere dalla sedia.
“Eh? C-che è successo?” Disse spaesata.
“Stavi dormendo nei cereali?” Rise la sua amica.
“Che? N-no io stavo…” Ci pensò un attimo. “Stavo…” Mormorò con la voce flebile, poi la testa le ricadde sul tavolo e tornò a dormire.
Risi leggermente e cominciai a mangiare i miei cereali beandomi del completo silenzio che si era creato tra i presenti.
Osservai Alex. Mi dispiace per lei, sinceramente, nonostante la voglia di trucidarla fosse stata tanta stanotte, non voglio che soffra ulteriormente per Harry. La cosa li sta distruggendo entrambi ma a quanto pare sono due emeriti coglioni che invece di chiarirsi affogano i loro dispiaceri nel gelato e nei film da tagliarsi le vene.
Harry entrò in cucina, spostai subito lo sguardo sulla mia amica e notai il suo corpo irrigidirsi, ma fece finta di niente e continuò a mangiare i biscotti.
“Hey.” Parlai verso il riccio, sorridendo.
“Giorno.” Mi rispose lui, senza smettere di fissare Alex.
Quest’ultima si alzò di scatto, uscendo frettolosamente dalla cucina. Sbuffai, appoggiando la testa sulle mie braccia che erano conserte sul tavolino.
Che situazione di merda.
 
 
Il tempo non era dei migliori nemmeno oggi. Il cielo era ricoperto dalla solita nuvola grigia, per questo motivo avevo deciso di uscire con una semplice felpa addosso invece delle mie amate magliette a maniche corte.
Mi girai a guardare il ragazzo che camminava al mio fianco, scoprendolo con le mani nelle tasche della felpa che copriva una maglietta a maniche lunghe. Harry era di sicuro più freddoloso di me.
La situazione si faceva sempre più stancante a casa, non solo l’umore del riccio e di Alex andava peggiorando ma ora si parlavano anche e, fidatevi, preferivo quando non lo facevano. Ormai sono cinque giorni che si lanciano frecciatine, lei parla di Luke quando Harry è presente, mentre lui parla di Lela quando lei è nella stessa stanza. Quest’ultima poi, è una ragazza adorabile.
L’ho incontrata in un modo un po’ strano, l’altro ieri: mi ero appena fatto la doccia, era mattina ed io indossavo solo dei boxer grigi. Ero sceso al piano di sotto per andare a fare colazione e mi ero ritrovato Harry davanti, con una ragazza dai capelli neri. È stato sicuramente un momento imbarazzante, lei provava a non guardare il mio corpo e cercava di sposare gli occhi su qualsiasi altro oggetto nella stanza, mentre io ero tutto rosso dato che non la conoscevo. A quanto pare quei due hanno iniziato a “frequentarsi” da dopo la litigata di Harry ed Alex. Ovviamente a quest’ultima sta parecchio sulle palle la povera Lela.
Io ed il riccio entrammo nel solito parchetto, quello in cui lui ed Alex avevano litigato. Mi misi seduto sull’altalena mentre lui si posizionò con la schiena appoggiata ad uno dei pali che la reggevano.
“Allora, come va con Lela?” Spezzai il silenzio.
“Tutto apposto.” Mi guardò per un secondo, poi spostò le iridi su un albero ì vicino. “È una ragazza carina.”
“E già.” Sussurrai. “E Alex?”
Fece una risatina amara. “Sempre peggio.” Iniziò a scalciare qualche sassolino.
La storia di Luke che le girava sempre intorno lo stava divorando, l’avevo capito ormai. Così aveva deciso di rispondere giocando la carta ‘Lela’ contro di Alex.
“Non vuole ascoltarmi.”
“Che ci vuoi fare.” Sorrisi. “Lei è fatta così, alla fine tocca a noi accettarla anche con i suoi difetti.”
“Lo so.” Camminò lentamente, mettendosi seduto sull’altalena vicino alla mia e dondolandosi lentamente. “Lei è un uragano. Ti entra nella vita in maniera inaspettata…” Guardò il terreno. “…E poi arriva un momento in cui non riesci più a farne a meno.” Sorrise.
“Lo dici a me! Quando ci siamo conosciuti siamo finiti entrambi in punizione.” Ridemmo insieme a quella mia frase.
“Vuoi sapere come l’ho conosciuta io?” Mi chiese, voltandosi verso di me. Annuii quasi impercettibilmente, cos’ lui si inumidì le labbra e iniziò a parlare. “Eravamo piccolissimi, avremo avuto circa tre anni. A Holmes Chapel c’era una piazza dove di solito venivano tutte le nonne del paese a chiacchierare il pomeriggio e portavano i loro nipoti a giocare.  Di solito non mi piaceva andarci dato che non conoscevo nessuno, però mia nonna mi ci portò lo stesso, insieme alle mie due macchinine preferite: una rossa ed una blu.” Fece una pausa, passandosi una mano tra i capelli. “Mi misi a giocare vicino alla panchina dove era seduta la nonna, guardando da lontano delle bambine che giocavano con le barbie e bambini che se ne stavano in gruppo a combattere con i power rangers. Poi una ragazzina, Alex,  si avvicinò a me e mi chiese ‘posso giocare’? Io all’inizio rimasi sorpreso dato che tutte le femmine preferivano le bambole, ma annuii e le diedi la macchinina blu, dato che quella rossa mi piaceva di più e la volevo io.” Sorrise al ricordo. “E sai cosa fece?”
Mimai un ‘no’ con le labbra, allora Harry ricominciò a parlare.
“Lei me la lanciò addosso.” Non feci a meno di ridire, seguito da lui. “E mi prese la macchinina rossa dalle mani dicendo ‘voglio io quella bella’. Iniziammo a litigare e finimmo anche per picchiarci e piangere. Ma il giorno dopo Alex e sua mamma tornavano sempre lì, e io le ridavo la macchinina blu sperando che mi concedesse quella rossa, almeno per una volta, ma lei me la tirava addosso e si prendeva la più bella.”
“Che modo strano di conoscersi.” Esordii.
“E già. Ma con Alex le cose non sono mai normali, è tutta una continua sorpresa.”
***

Hello everyonee!
Come state? Non aggiorno da più di un mese e sono una zoccola, lo so.
Ma ora sono qui, a lasciarvi con un nuovo capitolo che è abbastanza lunghetto. Di sicuro avrei potuto fare di meglio.
Scusatemi ma quando non mi va di scrivere nemmeno mi sforzo a farlo, perchè: verrebbe di sicuro una merda; io non mi divertirei; di sicuro il capitolo sarebbe triste da tagliarsi le vene.
Mi dispiace ma è così, scrivo solo quando ho voglia di farlo e nonostante io provi ad aggiornare ogni settimana non ci riesco, infatti ci sono periodi in cui non scrivo un cazzo.
Ma alla fine penso che ognuno di noi sia qui per divertirsi, no? Insomma, io mi diverto scrivendo, voi vi divertite leggendo. Io di solito sono abituata a scrivere mini seghe mentali (me ne faccio a milioni, ma ne riporto solo alcune) che trasformo in storie. Difatti, come potete vedere, le mie storie non sono il massimo dell'originalità. Scommetto che solo tra la categoria 'One Direction' ci saranno almeno trenta storie con una trama simile a questa, ma non mi interessa. Dopotutto io sono qui per sognare, divertirmi e piangere con voi, non per fare una gara con le altre autrici a chi scrive la storia più originale. Altrimenti passerei notte a giorno a scervellarmi per cercare di trovare una trama super originale e non mi divertirei più, scriverei storie con la stessa allegria con cui faccio i compiti di latino (cioè pari a zero) e probabilmente voi le trovereste anche noiose. Per esempio, tra le mie autrici preferite ce n'è una che basa le sue storie su idee a dir poco banali, cose per niente originali e riproposte tremila volte (come per esempio i due che si odiano ma poi si innamorano per una scommessa, lo sfigato che si innamora della tosta della scuola, il barista che si innamora della riccona... etc). Ma è il modo che ha di strutturare le storie, di mandarle avanti che le rende stupende (a mio parere) e degne di essere lette.
Quindi, w  la non-creatività e le idee banaliii hahaha.
Vabe questo poema per dirvi che tanto non riuscirò MAI ad aggiornare entro la prossima settimana, nonostante ci proverò.
Per i curiosi, ecco i volti di Luke e Lela:

Clicca qui per Luke
Clicca qui per Lela


 
   
 
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