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Autore: marghe999    24/05/2008    2 recensioni
Brian prende il telefono in mano, e compone il numero.
[Brian.Justin] Post 5th season
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brian Kinney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non c'è molto da dire.One-shot su un ipotetico post 5th season, che lascia l'amaro in bocca, ed una terribile voglia di far finta di nulla, e vedere invece una favola in chiave moderna con un lieto fine che si rispetti.

Il lieto fine purtroppo non è arrivato, anche se la speranza che un giorno venga creato un seguito rimane.

Beh, buona lettura!Le recensioni sono + che gradite. ^^

*Marghe*

 

 

Breathing.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Respiro. Ritmato, cadenzato da un leggero sbuffo, impercettibile ma inconfondibile per chi ha passato ore silenziose ad ascoltarlo.

 

Respiro. Affannoso, un buttare fuori aria bollente dai polmoni, sperando che se la si trattiene abbastanza a lungo il dolore scompaia, e le catene ai polsi diventino leggermente meno pesanti. Lo stanno trascinando verso il fondo, il fondo di una stretta stanza buia in cui l’unica glaciale presenza è il suo sorriso, lo stesso con cui lo salutava ogni volta che la porta del loft veniva spalancata rumorosamente.

 

Respiro. Un arma di difesa, una giustificazione che non nuoccia all’orgoglio maschile di Brian Kinney. Brian Kinney che al solo sentire la sua voce nella segreterie telefonica si è bloccato come un sedicenne completamente idiota.

 

Continua a stare in silenzio. Si era preparato un discorso, tante belle parole vuote. Aveva persino studiato il tono giusto, strafottente e menefreghista, o qualcosa che nascondesse vagamente quanto gli mancava il suono dei piedi nudi sul marmo del pavimento.

Ma era bastato un semplice ‘Non ci sono, lasciate un messaggio’ a sconvolgergli ogni fragile convinzione che sarebbe riuscito ad avere un contatto con Justin, senza che aprisse nuovamente il profondo taglio inferto ormai 2 anni prima.

 

Non l’aveva mai chiamato, né aveva risposto alle sue ormai innumerevoli chiamate, semplicemente perché l’aveva lasciato andare, e vaffanculo, cosa diavolo voleva ancora?!

Pretendeva forse di stare ore e ore incollati ad uno stupido apparecchio a dirsi idiozie?!

Pretendeva forse di non essere dimenticato?!

Di contare per sempre più di tutto il resto, pur essendosene andato?!

 

Strinse il telefono sino a far diventare le nocche bianche. Aveva dannatamente ragione, stupido ragazzino.

Ma la rabbia e il risentimento erano acuiti dal dolore, dalla consapevolezza d’averlo lasciato andare perché era giusto, perché la sua felicità andava anteposta alla sua, anche se questo significava sentirsi vuoto, e non riuscire a colmare quella sensazione neanche scopandosi l’intera città.

 

Ormai erano diversi minuti. Quasi pregò che rispondesse, di modo che esistesse una timida motivazione per buttare giù il telefono, prendere la giacca e chiudersi la porta alle spalle.

Così come l’aveva chiusa Justin, con le valige in mano.

 

Però continuava a non rispondere, e l’unica compagnia era il ronzio metallico dell’apparecchio che teneva premuto all’orecchio.

 

Respiro. Funzione del corpo umano, necessaria per vivere. Anche stando male, non riuscendo a capire per quale motivo tutto diventa insopportabilmente pesante, ed alzarsi dal letto sporco della sera prima è così difficile.

 

La segreteria smise di funzionare. Il tempo calcolato era ciò che una persona normale impiegherebbe per lasciare un messaggio, non quello di cui un uomo ha bisogno per decidersi a parlare al suo ragazzo, lasciato 2 anni prima sparire per sempre.

 

Abbassò il telefono, lo fissò per un momento, e premette il tasto rosso.

 

Si dimenticò quasi di respirare.

 

 

 

  
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