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Autore: bibersell    02/01/2014    4 recensioni
Annabelle è una ragazza che ama trascorrere le sue giornate alla stazione.
Osserva i passeggeri di quei treni ormai rotti e pieni di scritte ed immagina le loro storie.
La storia di un bambino o di un'anziana signora con il viso segnato dall'età.
Quella di una ragazzo, al quale la vita ha voltato le spalle.
Ma più dolorosa sarà la battaglia, più grande sarà il trionfo.
Una storia d'amore fuori dal comune.
Due ragazzi ai poli apposti della Terra.
Un amore che sboccerà fermata dopo fermata.
STORIA IN REVESIONE. I PRIMI CAPITOLI SONO DA MODIFICARE.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando arrivai a casa gli ospiti si erano già accomodati a tavola.
La cena si era spostata diventando pranzo.
Per quello che avevo potuto capire, sembrare proprio che il fornitore di New York gli avesse dato buca, cosi erano tornati prima a casa insieme ai loro amici pronti a passate un intero sabato a parlare di lavoro.
I miei genitori erano seduti sul divano in pelle color avorio.
Due signori, che non avevo mai visto prima di allora, erano seduti di fronte ai miei.
Sulla poltrona, sulla quale eri solita sedermi, c'era un giovane ragazzo dalla carnagione chiara ed il viso ovale con la fronte sporgente coperta da ciuffetti scuri, in contrasto con due occhi dello stesso colore dello smeraldo.
-Oh tesoro, finalmente sei arrivata.
Disse mia madre passandosi una mano tra i capelli.
- Stavamo aspettando solo te per mangiare-.
Continuò mio padre alzandosi dal divano.
-Che ne dite di accomodarci in sala pranzo?-.
-E' un' ottima idea Richard. Clare?-. Disse l' 'amico' di mio padre rivolgendosi alla moglie.
In tutta risposta lei si alzò sistemandosi la gonna per poi affiancare il marito.
Mia madre fece strada entrando per prima in sala.
La usavamo solo quando c'erano ospiti o durante le festività, ma anche allora la casa traboccava di invitati.
La lunga tavola era coperta da una tovaglia bianca decorata con stelle natalizie.
Al centro, un enorme candelabro illuminava la stanza.
Maria aveva pensato a tutto nei mini particolari; in ogni piatto c'era il suo rispettivo tovagliolo piegato, creando le forme più varie.
L'odore di pollo unito a quello del detersivo al gelsomino riempiva l'intera sala procurandoti un leggero languore alla bocca dello stomaco.
Mio padre e l'altro signore di cui non sapevo ancora il nome si sedettero agli estremi del tavolo, l'uno di fronte all'altro.
Le rispettive mogli sulla destra del proprio marito. Io ed il giovane ragazzo ci sedemmo dei restanti posti.
Il pranzo iniziò e cominciai subito a mangiare non badando ai discorsi politici ed economici che aleggiavano nella stanza. Quando arrivò il dolce pensai che il pranzo stava per finire, nel giro di mezz'ora sarei stata libera, magari mi sarei scusata incolpando una forte emicrania con la quale mi ero svegliata.
Ci accomodammo il salotto e Maria servì una fetta di panettone ciascuno.
Con la forchetta scostai i canditi e ne mangiai un pezzo.
-Nemmeno io vado pazzo per i canditi-.
Alzai lo sguardo e vidi che il giovane ragazzo nostro ospite mi stava guardando.
Gli sorrisi.
-Si potrebbe dire che non sono la cosa che preferisco in assoluto-.
Il giovane ricambiò il sorriso.
Sembrava un tipo simpatico.
Si pulì le mani con il tovagliolo e si schiarì la gola.
-Comunque piacere, mi chiamo Travis-
-Annabelle-
-Come la regina?-. Chiese sporgendosi col petto sul tavolo.
-Mh.. Non saprei. C'era una regina che si chiamava così?-.Chiedo corrucciando la fronte.
-Non lo so, ma sembra un nome reale Annabelle -. Spiegò gesticolando.
-Oh..-. Dissi in un sospiro.
Mai nessuno mi aveva paragonata ad una regina e onestamente non ci tenevo nemmeno ad esserlo.
Non mi piaceva la gente che frequentavano i miei, non mi piaceva il modo in cui si sentissero superiori rispetto agli altri.
I miei genitori avrebbero potuto avere tutti i soldi che volevano, ma non mi sarei mai comportata da principessina.
Il mio pensiero corse a Maria.
Una donna così amorevole, che meritava tutto l'amore del mondo, che era sveglia ed intelligente come nessun altro e che aveva un' anima buona come il pane.
Nessuno poteva solamente pensare di essere migliore della mia cara Maria, solo perché aveva un conto in banca più prospero.
Il tempo era scaduto, era ora di mettere in atto il mio piano.
-Scusami Travis, l'emicrania mi tormenta da questa mattina e preferirei andare al piano di sopra a riposare.
-Okay, messaggio ricevuto. Sembra che la battuta non abbia avuto l'effetto desiderato.
Battuta? Paragonare il mio nome a quelli di una regina secondo lui era divertente?
-No, davvero. E' per questo mal di testa..- . Ma mi interruppe alzandosi dalla sedia e venendo verso di me.
-Il vostro giardino è splendido e oggi è proprio una bella giornata. Magari un pò d'aria frasca potrebbe aiutare. Che ne dici?-.
Di certo non era quello che volevo, ma avevo come l'impressione che questo Travis non fosse un asso facile.
Assecondarlo sarebbe stata la scelta migliore.
E poi una boccata d'ari fresca non ha mai fatto male a nessuno,no?
-Dico che sarebbe un'ottima idea .
Mi accostai all'orecchio di mia madre e le disse che sarei uscita a fare quattro passi in giardino .
Prima di uscire, mi infilai il cappottino appeso all'attaccapanni in salotto e il cappellino che mi aveva regalato l'anno prima Maria per Natale.
Uscimmo all'esterno e lasciai che la porta si chiudesse alle nostre spalle.
-Brr-. Si lamentò Travis. -Ogni anno mi stupisco di quanto freddo possa fare in questa città.-
-Già-. Ero d’accordo con lui, ma non sapevo cos’altro aggiungere.
Infilai le mani nelle tasche del cappotto ed abbassai con vigore la testa in modo che il cappellino mi ricadesse maggiormente sulla testa.
Ci inoltrammo nel giardino, verso una delle mie zone preferite.
C'era un albero a forma di salice piangente. Un tronco forte e vecchio. Antico come i ricordi che conservava quell'albero. C'era sempre stato, fin da prima che la casa ( o forse dovrei dire villa se non reggia) venisse costruita da mio nonno.
Era stato il suo regalo di nozze per il matrimonio dei miei genitori. L'aveva costruita proprio intorno a quell'albero.
Questa storia mi ricordava un po' l'Odissea; Ulisse che costruisce il letto nuziale per la sua amata Penelope intorno ad un albero.
Ero sempre rimasta affascinata da quella storia, d’altronde sono sempre stata un'amante dei miti greci.
Pensai a quante persone sono passate sotto quest'albero, magari due innamorati, sotto questi rami verdi che ricadevano sul terreno e quasi lo sfioravano, si erano scambiati il loro primo bacio.
Forse, un ragazzo si era accovacciato alla base dell'albero ed era rimasto ad osservare il panorama e, magari, dopo l'aveva disegnato.
Spesso mi capitava di pensare alla storia di questo albero.
-Sembra molto antico-. Disse Travis allungando il braccio verso il tronco dell'albero e toccando la sua corteccia.
- Lo è-. Risposi affondando maggiormente il viso nel bavero del cappotto.
-Dovrebbe avere più di duecento anni-. Continuai.
-E' bellissimo-. Travis alzò lo sguardo per ammirare i lunghi rami.
-Già. Sai, molto spesso vengo qui e mi siedo sulle radici. Per pensare e' un posto perfetto.
-Immagino. Deve essere bello avere una cosa così splendida nel proprio giardino-. Travis infilò le mani nelle tasche del giubbotto.
-Basta palare di quest'albero. Che mi dici di te. Studi,lavori, sei fidanzato?.
-Direttamente al sodo vai eh?. Disse scherzando e accompagnando le parole con una leggera risata. - Comunque ho terminato gli studi quest'anno e prima di andare all'università faccio un po’ di gavetta aiutando mio padre. E no, non sono fidanzato. La fila di ragazze alle mie spalle non è molto lunga.
-Dai, non ci credo. Un ragazzo così carino e gentile come te non può non avere una ragazza.
-Credici invece. E tu, studi ancora?-. Cacciò le mani dalle tasche e se le portò alla bocca cercando di riscaldarle .
- Ahimè studio ancora e mi mancano ancora due anni per finire le superiori.
-E poi hai intenzione di seguire le orme di tuo padre?-
- In realtà vorrei studiare fotografia,seguire un corso all'estero, ma non credo che lo farò. Sai sono figlia unica e qualcuno dovrà pur guidare l'azienda quando mio padre non ci sarà più.
-La rogna di essere figli unici-. Disse Travis cercando di smorzare l'aria seria che si era formata.
-Già. Hai casa libera quando i tuoi non ci sono, però dopo ti tocca essere a capo dell'azienda-. Stetti al gioco e risi.
- E così quando i tuoi non ci sono dai i party. Ah Annabella la furbetta.
Risi di cuore e gli diede un leggero schiaffo in petto.
Anche lui si unì al coro di risate.
Potevamo sembrare due pazzi agli occhi di chi guardava dall'esterno.
Due ragazzi che ridono sotto un albero con la temperatura che sfiora i zero gradi.
-Mi sa che è meglio rientrare, altrimenti diventeremo due polaretti, come quelli che si vedono in tv-. Dichiarò Travis avviandosi all’ingresso.
Sulla porta trovammo i suoi genitori che salutavano i miei .
-Annabelle saluta gli ospiti che se ne stanno andando-.Disse mia madre.
Strinsi la mano ad entrambi e gli rivolsi un cordiale saluto.
Travis si avvicinò baciandomi la guancia
-Ciao Annabelle come la regina. Ti aspetto in azienda. Sto là tutti i pomeriggi.
-A presto-.


 
Ehilà!
Scusatemi se non sto aggiornando velocemente, era da un pò che non pubblicavo un capitolo; ma tra gli impegni scolastici e non, non so quando scrivere.
Fortunatamente ci sono state queste vacanze natalizie.
Alleluia (?)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate nel nuovo personaggio e del capitolo.
Un bacio e al prossimo, sperando che riesca a scriverlo il prima possibile c:

-bibersell
  
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