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Autore: occhilatteementa    02/01/2014    0 recensioni
Storia drammatica di un amore estivo non ricambiato, di errori e passioni, di ricordi e rimpianti. Questa non è solo una storia, è il racconto dell'avventura che ha stravolto la mia vita d'adolescente portandomi ad essere ciò che sono. Con questo testo vi invito ad entrare poco a poco nella mia vita, nella mia testa. E' la prima volta che qualcuno legge un mio pezzo. E' una storia che mi tocca molto, e sono curiosa di ricevere qualche commento. Spero in nessun insulto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ormai erano due anni che la nostra relazione andava avanti. Due anni di sacrifici, sacrifici che una ragazzina di sedici anni non avrebbe mai dovuto fare. Quel ragazzo che tanto amavo mi aveva portato al limite, allo sfinimento. Eravamo entrambi carichi al pensiero dell'estate, convinti che quest'ultima avrebbe rimediato ai mesi precedenti dove non passavamo un giorno senza litigare. Poveri illusi. Litigammo tutta l'estate. Ci dicevamo cose orribili ma non eravamo capaci di dirci addio, non lo facemmo mai. Ci odiavamo ma da soli non sapevamo stare. Anche quella sera litigammo, era una sera d'agosto e dovetti tornare a casa presto perchè l'indomani sarei dovuta partire. Partivo. Non vedevo l'ora di staccare. D'allontanarmi. Ero felice? Si, lo ero. Il nostro fu un saluto un po' scazzato, della serie ''finalmente ti levi dalle palle''.
In quel momento la mia avventura iniziò.
Le quattro di mattina.
Mamma viene a svegliarmi in modo brusco, mi butta giù dal letto. Le valigie pronte da giorni. 
Mi metto qualcosa tanto per non restare in pigiama, un paio di jeans e una canotta. Vado a svegliare i miei fratelli. Mery si sveglia subito. Lei è la mia fotocopia. Solitaria, particolare, emotiva. Tutta sua sorella. Gio non si sveglia, ha cinque anni e vuole dormire, è il piccolo di casa. Lo prendo in braccio e lo porto io in macchina. Papà è già su, pronto per guidare per ore. Siamo partiti, stiamo viaggiando verso la nostra solita meta estiva. Un piccolo villaggio nell'Emilia-Romagnia, un posto fantastico che frequento da quando ho memoria. Ho la musica dell'Ipod nell'orecchie per tutto il viaggio, ogni tanto ci fermiamo a mangiare qualcosa e per le dieci eravamo già la. Che posto! Sempre più bello. In quel villaggio c'è l'imbarazzo della scelta: mare, piscine e lago. Io non avevo scelta, avevo appena fatto il piercing e tipo mi aveva detto che assolutamente per evitare infezioni non potevo entrare in quei posti. Bello schifo. Subito quel giorno trovai i miei vecchi amici. Eravamo in cinque, quattro italiani e un tedesco. Ci divertivamo. La sera non avevo orari, tornavo nel nostro appartamentino quando volevo. Stavamo in riva al lago ad acchiappare le rane ed a insegnare al tedesco le parolacce in italiano. Andavamo a prenderci una pizza e ci sedevamo tutti insieme a mangiarla. L'aria aveva un sapore diverso. Lì tutto a un sapore diverso. L'aria sentiva di pino, sicuramente perchè il villaggio era costeggiato da una pineta. Passavano giorni, il mio ragazzo per i primi quattro giorni non si fece sentire. Li un giorno sembra che ne durasse tre. Spettacolare. Più i giorni passavano più arrivavano i miei vecchi amici conosciuti durante le mie permanenze durante gli anni. Quel pomeriggio avevo fatto yoga in riva al lago. Ero rilassata e pronta ad un altra serata. Poi lo vidi, mentre camminavo per andare a cena lo vidi. Quel biondino con l'aria da fattone io lo avevo già visto. Lasciai correre. Dopo cena io e alcuni miei amici eravamo come sempre sul lago, e uno dei miei urla ''Gianmarco''. Il biondino si avvicina. Gianmarco. Ecco dove lo avevo già visto, era il ragazzo che c'era l'anno prima. Cresciuto bene insomma. Lo guardavo in modo superficiale. Che ragazzo. Mi piaceva? Si. Quella sera l'abbiamo passata tutta io e lui a parlare. Con lui riuscivo ad aprirmi. Non lo conoscevo nemmeno bene! Era fidanzato, e io pure. Mi accompagno all'appartamento. Bella serata. In un attimo erano già le otto di mattina e io stranamente ero già fuori pronta a cercarlo. Gianmarco. L'avevo visto, mi guardava in lontananza  e quando i nostri sguardi finalmente si erano incrociati lui era già da me. Aspettavamo gli altri e in tanto noi in costume eravamo già al lago, in mezzo al lago, su un pedalò. Eravamo sdraiati. Parlavamo, continuavamo a parlare. Lo guardavo e mi perdevo. Era speciale. Ma io dopo due giorni sarei partita. Il pomeriggio eravamo noi due da soli. Cercavamo di star da soli di proposito. Ridevamo, lui si divertiva e io mi innamoravo. Era già sera. Era la serata del cabaret e insieme, con pochi amici, eravamo seduti sulle gradinate a goderci lo spettacolo. La mano. Mi prese la mano. Erano anni che non tremavo così, che il fuoco non divampava in me. Era lui. Gianmarco. Inutile dire che abbandonammo lo spettacolo. Il lago era il nostro rifugio. Eravamo su una sdraio a cielo aperto. Ero felice. Nell'orecchio mi sussurrava che ero bellissima. Ma lui lo era. Perchè per me era perfetto. Solo in quel momento lo vidi. Vidi i capelli biondi, ricci, non tenuti. La bocca, quella bocca. Quelle labbra carnose, artefici ti tanto peccato. E quegli occhi. Azzurri? Si, no, forse. Grigi. Grigi come l'asfalto. Io in quegli occhi mi ci vedevo. In quegli occhi vedevo l'amore, vedevo tanto. Ognuno su un proprio sdraio, inizialmente. Ma poco dopo mi trovai sul suo, abbracciati. Le mani che si cercavano, e le labbra ancor di più. Un bacio. Due. Tre. Quattro. E chi li contava più!? Solo io e lui. Gianmarco. Sotto il cielo stellato. Era il nove agosto e io mi stavo innamorando. Quella bocca. Dio, se mi manca! Sentiva di sigarette. Sentiva di cattiverie e bestemmie. Quando penso al suo sapore è questo ciò che mi viene in mente. Erano già le tre di mattina. Dovevo andare. Era il dieci agosto. Il mio ultimo giorno. La notte di San Lorenzo, la notte degli innamorati. 
La giornata era passata velocemente. Pedalò alla mattina. Ci baciavamo come due piccioncini innamorati che si conoscevano da una vita. Niente di più bello. Il pomeriggio accoccolati in piscina. Baci. Baci sott'acqua. Coccole. Lotta. Amici che dicevano ''come state bene insieme'' e quelli nuovi ''ma voi state insieme? siete teneri''. No, non siamo insieme. No, non c'è niente. Lo amavo. Non volevo farmene una ragione. Il pomeriggio camminavamo per la pineta. Mano nella mano. Ci fermavamo e ci baciavamo. Sorridevamo. Mi voleva bene, lo amavo. Quella sera, la più romantica della mia vita. Con la compagnia guardavamo le stelle cadenti. O per lo meno gli altri le guardavano e noi ci baciavamo, consapevoli che quella era la mia ultima serata.
Mi disse tante cosine dolci quella sera: i tuoi occhi sono verdi come il latte e menta, e a me piace. Sei bellissima. Profumi come la panna montata. Quella buona però, quella che la mamma fa in casa, non quella comprata. Lo amavo.
Quella sera abbiamo fatto l'amore, i nostri occhi hanno fatto l'amore. Che serata stupenda. L'indomani l'addio, la consapevolezza che non ci saremo mai più rivisti.
Da quel giorno ci siamo scritti sempre, per 14 giorni. La mattina mi dedicava canzoni assurde e io mi commuovevo. Lo amavo. 
Lui era tornato dal villaggio. Era di nuovo nella sua Milano. Io a Brescia. Voleva che lo andassi a trovare. Volevamo essere felici.
Io mi rifiutavo di vedere il mio ragazzo, lo evitavo. Lo odiavo. Volevo Gianmarco.  Mi mancava. Andavo a feste e ballavo in modo promiscuo. Ballavo come una puttana strusciandomi su ventenni che nemmeno conoscevo, fumando e bevendo. Io non ero mai stata così. Lui mi aveva reso così. Sapevo che a Milano lui si divertita così: beveva e fumava. E io cosa stavo facendo? Volevo solo sentirmi un po' più vicina a lui. Il mio ragazzo quella sera mi aveva vista, mi aveva portata fuori, presa a calci e chiamata ''puttana''. Lo ero. Lo avevo tradito. Trovai un modo per andare a Milano. Andai il giorno dell' anniversario con il mio ragazzo. Troia. Io e Gianmarco quel giorno a Milano non parlammo. Non ci sfiorammo. Ci volevamo bene in silenzio, ma per me era già ora di tornare alla mia Brescia. Ma tornata a casa lui mi aveva già scritto: mi disse che non voleva più avere niente a che fare con me. Che io ero solo un errore. Lo amavo. La nostra ultima conversazione finì con lui che mi scriveva ''non ti dimenticherò''. E dove sei ora? Ti sei dimenticato di me, eh? Lo amavo.
Nei mesi seguenti sono caduta in depressione. Ho iniziato ad andare regolarmente da una psicologa che mi invitava continuamente a superare Gianmarco. Soffrivo. 
Io e il mio ragazzo stiamo ancora insieme, sa di Gianmarco. Pensa sia solo un amico, niente di più. Meglio così. 
Io Gianmarco non l'ho dimenticato. Io ci penso sempre a lui.
Vorrei che mi vedesse ora, con i capelli tagliati, e vorrei che sentisse ancora il mio profumo che metto ancora si, ma per nascondere l'odore delle mie Winston Blu. Quando finisco di fumare una sigaretta mi prendo un momento tutto per me e assaporo quell'amaro che le Winston mi lasciano in bocca. Mi sembra di baciarti. 

Io non ti dimentico.
  
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