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Autore: Alexandra_ph    03/01/2014    4 recensioni
"... Il fatto è che non so spiegarti cos’è successo. Non razionalmente, almeno.”
“Spiegamelo, allora, alla tua maniera irrazionale.”.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-4-

 (interrogare i testimoni e delineare le rispettive strategie)

 

 

 

 

Quale delle due, dannazione! Quale scommessa ha vinto?
Mi ha richiuso il telefono in faccia.
Skates la prossima volta me la pagherà… dirmi una cosa simile e lasciarmi col dubbio.
Di certo sarà la prima… non può essere la seconda.
Che stupido! Come potrebbe essere la seconda?
A cena abbiamo scommesso su chi sarebbe stato il meccanico ad occuparsi del nostro aereo: lei puntava su Stone, io su Hunter. Fortunatamente sono in gamba entrambi… avrà saputo che si tratta di Cucky Stone.
Non può che essere così.
Salgo sulla tua auto e metto in moto… Come fai a guidare con i tacchi?
E non solo a guidare: camminare è ancora peggio.
Una tortura.
E così ci sei riuscita a convincere Skates! Chissà come hai fatto? Quando ha parlato con me, mi è sembrato che volesse solo una conferma.
Accidenti a Skates! Tra tutte le cose che poteva domandarmi, per essere certa che fossi io, doveva farmi dire di nuovo proprio quello che le ho detto ieri sera?
Non ho potuto evitarlo.
E se non ti avesse creduto? Addio qualificazioni…
Chissà perché le donne adorano tornare sempre su certi argomenti?
Poteva domandarmi di tutto: da cosa le dissi, anni fa, quando la convinsi a non mollare, in quel periodo in cui ero tornato a pilotare e lei aveva avuto delle crisi di panico… a ciò che ci eravamo detti poco prima di eiettarci, durante quel volo disperato sopra l’Atlantico…
Qualunque cosa.
E invece mi ha fatto ripetere proprio quella frase idiota che le ho detto ieri sera, mentre eravamo sul ponte. Lei l’eclissi di luna non l’ha guardata, se n’è andata in cabina perché, mi ha detto, avrebbe avuto troppa nostalgia del suo uomo…
Ero di umore strano, ieri sera. 
Mi sono lasciato andare alle chiacchiere.
E gliel’ho detto.
So bene che Skates sa rispettare una confidenza... è la miglior amica “senza complicazioni” che abbia mai avuto.
Perché allora ha voluto che le ripetessi proprio quello? Forse perché è la prima cosa che le è venuta in mente. O forse perché era certa che non te l’avrei mai detta, neppure sotto tortura, e così poteva essere sicura che fossi davvero io?
Il traffico è tremendo, stamattina. Nonostante sia presto, rischio di arrivare in ritardo…
Sei proprio tu, è proprio il tuo corpo a percepire e indurmi a pensare a queste cose. Quando mai a me, Harmon Rabb, sarebbe venuto in mente di sentirmi in ansia perché sono in ritardo?
Il tuo corpo mi trasmette in continuazione le coordinate temporali… come fai a resistere senza che ti venga un esaurimento nervoso?

-         Non senti mai la mancanza di una donna, Harm?

Dannazione!
Perché la mia mente, ora, si sta comportando esattamente come la mente femminile? Non riesco a levarmi dalla testa quella conversazione...
Accidenti a te, Skates, e alle tue domande!

-         Ci sei tu, Skates, qui con me, ora. E sei una donna.

-         Sto parlando di una donna speciale, Harm…

-         Avevo capito.

-         Però non rispondi mai. Coraggio, dimmelo.

Sono rimasto in silenzio per un attimo, sentendomi il suo sguardo addosso, sotto la luce della luna. Percepivo la tua mancanza in maniera quasi fisica… e la nostalgia di te era infinita… pochi attimi prima che mi facesse quella domanda, stavo ricordando quando ti ho baciato sul portico dell’ammiraglio… Quanto tempo… Troppo. Eppure risentivo ancora il tuo sapore… o il ricordo di esso… e la morbidezza del tuo corpo premuto contro il mio…

-         In questo momento mi manca da morire, Skates…

Non ho pronunciato alcun nome, ma lei ha colpito subito nel segno.

-         Mac?

L’ho guardata, senza parlare. Poi, d’un tratto, la risposta mi è sfuggita dalle labbra.

-         Sì. Mac.

-         Sei innamorato di lei, vero?

-         Sì.

-         L’ho capito fin dalla prima volta che vi ho visti assieme…

-         Non cambia nulla. Lei sta con Clayton Webb.

-         E come mai?

-       E’ una storia lunga. Prima ero io a non volere complicazioni; poi è stata lei a sostenere che non sarebbe durata. E si è messa con Webb.

-         Scommetto che non è innamorata di lui, ma di te.

-         Perderesti.

-         Ne sei sicuro, Harm?

 

 

***

 

 

“Gancio”.
“Gancio fuori”.
Ancora non so spiegarmi come sia riuscita a portar su questo bestione… e l’idea di riportarlo giù, su quel puntino in mezzo al mare che è il ponte della Seahawk, mi sgomenta.
Ma il tuo cervello deve avere volontà propria, perché riesce a trasmettere alla mia mente pensante impulsi automatici che giungono da ogni parte del tuo corpo.
“L’angolo di discesa è buono. Comincia ad accelerare…”
Obbedisco agli ordini di Skates senza neppure rendermene conto.
Ho una sensazione stranissima: è come se fossi tre entità distinte, tutte riunite dentro di te.
Il Comandante Rabb, pluridecorato pilota della Marina, che sa governare con destrezza e abilità un aereo da un milione di dollari.
Il Colonnello Mackenzie, un Marine amante della terra piuttosto che del cielo, che tuttavia esegue alla lettera gli ordini corporei che, partendo dai tuoi occhi, dal tuo udito e dalle misteriose circonvoluzioni della tua massa cerebrale, arrivano ai gangli nervosi che comandano le tue mani e tutto il tuo corpo.
Non molto tempo fa ho letto di teorie che farebbero risiedere, negli arti preposti ad un preciso compito, memoria dei movimenti automatici ormai acquisiti, atti a svolgere il compito stesso. Allora mi sembrò un’ipotesi alquanto inverosimile… ora, forse, dovrei cominciare a ricredermi.
E infine ci sono io, Mac, che mi trovo dentro di te ma al tempo stesso è come se stessi osservando tutto quanto dall’alto.
Osservo Rabb&Mackenzie che… bè… che lavorano assieme, come una squadra.
Come abbiamo fatto tantissime altre volte, pur in circostanze diverse, anche se ultimamente sembriamo essercene dimenticati.
Percepisco ovviamente tutte le mie emozioni e le mie paure, ma al contempo sono travolta dalle tue sensazioni corporee: sento l’adrenalina che ti scorre rapida e ad ondate, rendendo più acuti i tuoi sensi.
Ogni tuo singolo muscolo è in tensione, anche quelli non direttamente coinvolti nelle le manovre di appontaggio.
Neppure la mia paura riesce a far andare in tilt il tuo sistema di recettori sensoriali. Piuttosto sembra quasi che questa mia emozione, in te ottenga l’effetto contrario e renda i tuoi movimenti più sicuri.
E finalmente mi rendo conto del perché ami tanto volare: tu, il tuo corpo, avete bisogno di questa adrenalina, di queste sensazioni… non è soltanto la tua mente ad amare il volo e gli aerei, ma è tutto il tuo essere, nel suo insieme, a ricercare, a volere queste emozioni.
Assorbo queste tue sensazioni fisiche quasi come se fossero mie, come se fosse il mio stesso organismo a trasmetterle alla mia mente, e lascio che a poco a poco penetrino la mia coscienza razionale, mentre mi abbandono completamente nelle tue mani, come spesso ho fatto in momenti difficili.
E tu, finalmente, ci riporti a terra.

 

 

***

 

 

Da cosa è determinato l’istinto?
E non mi riferisco alla tendenza innata negli esseri viventi che li spinge ad adottare comportamenti mirati alla conservazione dell’individuo o della specie; e neppure all’impulso animalesco connesso al corpo e antitetico alla ragione e allo spirito.
Mi riferisco piuttosto alla propensione, non motivata razionalmente, ad adottare un determinato comportamento, che risulta quindi essere spontaneo; una propensione che, in alcuni casi e per alcune persone, è talmente forte che risulta impossibile fare a meno di seguirla.
Sono solo le sensazioni fisiche, quelle che si suole definire “a pelle”, che agiscono, oppure c’è dell’altro?
Quanto conta in questo meccanismo la sensibilità di ognuno? Quanto il back-ground di esperienze personali? E quanto ancora i condizionamenti psicologici che chiunque si trascina appresso?
Nella mente ho ben chiaro il ricordo delle sensazioni provate durante il primo colloquio con Ferrell, quando ancora mi trovavo nel mio corpo; oggi, tuttavia, quando l’ho interrogato di nuovo, dopo aver parlato con Mike Forde, il teste a suo favore, razionalmente avevo ancora il mio istinto a guidarmi, ma le sensazioni “a pelle”, quelle che provava il tuo corpo, erano totalmente diverse al punto che andavano a ribaltare tutto quanto.   
Ora sono ancora convinto che nasconda qualcosa, ma mi sorge il dubbio che la sua insincerità non celi della malvagità, quanto piuttosto la volontà di proteggere qualcuno.
Ma chi?
Dopo il colloquio, durato oltre mezzo pomeriggio, sono rientrato in ufficio. Ma un po’ a causa di quello che stiamo vivendo (continuo a sbagliare ufficio e a dirigermi nel mio… Harriett ti ha già domandato almeno due volte se ti senti bene…), e un po’ perché sono confuso da ciò che ho provato durante l’interrogatorio, ho deciso di uscirmene e tornare a casa.
Ho voglia di trascorrere qualche ora nel mio appartamento.
Forse ci passerò addirittura la notte.
Ho bisogno di trovarmi nel mio ambiente, per chiarire tutto quanto…
Dannazione, l’appuntamento con Webb!
Poco male, tornerò a casa tua in tempo per prepararmi (o prepararti… tanto ho già deciso che non mi sprecherò più di tanto, un paio di jeans e una camicetta… per Webb è più che sufficiente… non ho neppure idea di dove voglia portarti…); ma sento la necessità di ritrovare un minimo di serenità e riflettere.
Non è una passeggiata vivere nel tuo corpo. Non sono abituato a gestire sensazioni tipicamente femminili… ed è un casino.
Siete dannatamene complicate, sai?
Eppure noi uomini non possiamo fare a meno di sentirci intrigati da voi, dal vostro fascino femminile e, nonostante tutto, anche dal vostro spirito.
Forse perché così tanto diverso dal nostro.
Sono sul pianerottolo e mi sto allungando per recuperare la chiave di scorta dal nascondiglio segreto, quando Mattie, che sta uscendo per andare da una sua amica (così ti dice), mentre ti saluta ti guarda sorpresa, incuriosita da ciò che sto facendo.
“Ciao Mattie, come stai?”
“Ciao… Mac, giusto?”
Non ti ha vista molte volte, anche se le parlo in continuazione di te e ti ritiene la sua eroina preferita, da quando a Natale convincesti suo padre a lasciarla con me.
“Giusto. Harm non ti ha detto che mi ha chiesto di bagnargli le piante mentre è via?”
Ti guarda in maniera strana, ma poi sorride, gira sui tacchi e prende a scendere le scale di corsa, come fa di solito, mentre urla:
“Harm non ha piante! Ma fa’ pure come se fossi a casa tua…”.
Mi sento proprio stupido. Non potevo inventarmi una scusa migliore? Che abbia capito che sono io? No, non può essere…
Più probabile che pensi che sei venuta da me di proposito ed è felice, visto quanto la sto stressando ultimamente, continuando a parlarle di te.
Apro la porta ed entro nel mio appartamento.
Mi richiudo la porta alle spalle e mi ci appoggio contro con la schiena, quasi a cercare rifugio…
Sono esausto.
Sento l’impellente desiderio di bere qualcosa.
Mi dirigo verso il frigo; dovrebbero esserci delle birre… ne prendo una, la apro e verso il liquido biondo nel bicchiere… chissà perché, visto che di solito la sorseggio direttamente dalla bottiglia; devi essere tu a farmi compiere quel gesto.
Porto il bicchiere alle labbra, stringendolo con entrambe le mani, e immediatamente avverto che c’è qualcosa che non va: il desiderio di bere alcol, alcol allo stato puro, di avvertirne il sapore bruciante raspare la gola, prevarica il desiderio di gustarmi il piacere che normalmente provo a bere della birra ghiacciata…
Dannazione!
Tu sei una ex-alcolizzata.
Come ho fatto a scordarlo?
E’ il tuo corpo a desiderare così spasmodicamente di bere… ma non posso permettertelo. Rovinerei, per un solo momento di piacere, tutto il tuo lavoro di anni.
Allontano a fatica il bicchiere.
E, lo sento fisicamente, il tuo corpo impazzisce dal desiderio di averla, di ingurgitare un sorso di birra… Ne sento il sapore in bocca senza neppure avertene fatto assaggiare un goccio.
Risoluto a non cedere, verso il liquido nel lavandino.
E la gola ti si chiude, lasciandomi quasi senza respiro…
Come fai? Come fai a resistere ogni volta?
Non ho mai provato una cosa simile…
Solo ora capisco tutte le lotte che devi combattere con te stessa ogni volta che ti assale il desiderio di alcol.
L’odore di birra aleggia nella stanza… Devo andarmene, altrimenti cedo e ti faccio bere.
Tutto il resto passa in secondo piano… i miei casini mentali aspetteranno, così come il mio bisogno di riprendere il controllo della situazione.
Al momento conta una sola cosa: devo portare il tuo corpo fuori di qui, lontano dalla possibilità di cedere.

 

 

***

 

 

“Qual era la scommessa che avresti vinto?”
E’ ora di cena. Sono al tavolo con Skates e ho dovuto trattenermi dall’ordinare un piatto con la carne, l’unico che mi ispirava, per evitare che qualcuno sospettasse qualcosa: quando mai sei stato visto mangiare carne?
E’ strano: pensavo che avrei gradito solo piatti vegetariani, ora che sono nella tua pelle; invece il mio desiderio di carne è tornato all’improvviso. E, ad essere sincera, mi ha un po’ sconcertata. Stavo cominciando ad abituarmi a “sentire” le tue esigenze, anziché le mie, e invece…
Questo fatto mi fa pensare: come mai fino a poco fa sentivo desideri, sensazioni e istinti solo tuoi e ora comincio a ritrovarne alcuni dei miei? Che stia cambiando qualcosa?
“Di quale scommessa parli?” mi domanda Skates, mentre mangia sotto il mio naso quel piatto che io stessa ti avrei fatto ingerire.
“Di quello che hai detto ad H… a Mac.”
Mi correggo immediatamente. Il tipo, un pilota che tu conosci certamente   –lo so perché ti ha salutato con una frase strana, alla quale, non sapendo cosa rispondere, ho risposto con uno dei tuoi mezzi sorrisetti enigmatici che a volte mi mandano in bestia e con i quali sei solito chiudere il discorso; quando ho chiesto delucidazioni a Skates, ha fatto lo stesso sorrisetto odioso… deve essere una prerogativa di voi piloti, devono insegnarvelo mentre vi spiegano come salire su un aereo-   è seduto al tavolo accanto e ogni due per tre ci osserva: che abbia dei sospetti?
“Ah, quella”, risponde. E poi tace.
“Già, quella.”
La osservo in silenzio, invitandola a proseguire.
Niente da fare. Continua a mangiare imperterrita.
“Allora?”, incalzo, fingendo tuttavia indifferenza, mentre anch’io continuo a mangiare un qualcosa che, definirlo cibo, è un’esagerazione. Come fa a piacerti ‘sta roba?
“Mhm… niente di importante. Una cosa tra noi due…”
Peggio di Webb quando nasconde un segreto di stato.
“Capisco. Una faccenda riservata.”
“Già… Niente di importante, comunque” e chiude la conversazione con un sorriso. “Quel” sorriso.
Sarà… ma chissà perché ho la sensazione che questa vostra scommessa, in un modo o nell’altro, mi riguardi. O, comunque,  che sia più importante di quanto Elizabeth Hawkes voglia farmi credere.
Sai che ti dico? Mi dà fastidio che tu e lei abbiate così tanto in comune e che vi sia tanta complicità tra voi. Ho sempre pensato che fossi io la tua migliore amica, e invece ora scopro che non lo sono più. O meglio, che non sono la sola.
Quando il rapporto tra te e Skates è cambiato?
Oppure sono io che non l’ho notato, crogiolandomi nella presunzione che fossi l’unica cui riservavi un trattamento speciale, e invece tra voi è stato subito feeling a prima vista?
So che tra voi non c’è niente. Niente di romantico, intendo. Anche se, dal modo in cui lei ti guardava questa mattina, non credo che le sei così indifferente. Ma, realisticamente, a quale donna potresti essere indifferente?
Tuttavia questa vostra intesa particolare mi irrita un po’.
Capisco di non averne diritto. Le cose, soprattutto ultimamente, tra noi stanno andando male, anche sul piano dell’amicizia. La nostra situazione sentimentale irrisolta sta creando più problemi di quanti mi sarei mai immaginata. Quando in Paraguay ti dissi che non credevo che le cose tra noi avrebbero potuto funzionare a causa di come siamo, speravo di preservare almeno la nostra amicizia.
E invece sta andando tutto male…
Mi manchi, sai?
E’ una cosa assurda, da pensare, considerato il fatto che sono dentro di te, ma è la verità. Da mesi mi manchi come amico. Da sempre mi sei mancato come uomo… Ora mi manchi anche come persona, come entità pensante.
Mi manca tutto di te, benché abbia sotto agli occhi, costantemente da un giorno, le tue mani, il tuo corpo; benché abbia il tuo volto, i tuoi occhi, le tue labbra a portata di mano… è sufficiente che mi guardi ad uno specchio.
Eppure mi manca la tua anima, il tuo pensiero, la tua mente. Ho bisogno di sapere che dentro a questo corpo che mi tenta ogni giorno, esisti tu. Perché altrimenti è un semplice involucro; un bellissimo involucro, ma privo di ciò che lo rende tanto speciale.
Ho bisogno di te.
Non ho mai pensato queste cose di Clay…
Ma che ci trovo di strano? Non sono innamorata di Clayton, anche se lo vorrei con tutta me stessa, per riuscire finalmente a dimenticarti.
Io sono innamorata di te, esattamente come ho detto a Skates.

 

  
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