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Autore: TheBlackStar    03/01/2014    0 recensioni
Nicole e Luca. Due ragazzi che si incontrano casualmente in quel che dovrebbe definirsi un pub. Anello di congiunzione del loro incontro è la musica. Nicole è una bassista, Luca un batterista. L'amore per i Clash, il loro carattere simile, i sorrisi e i pensieri, saranno i protagonisti della loro storia d'amore? Gli opposti si attraggono, è vero, ma è sempre così?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“E dai Luca, andiamo. Sono sicuro che passeremo una bella serata.”  Mi disse il mio migliore amico Daniele strattonandomi come se non ci fosse un domani per poi buttarmi giù dal letto.
“Quante volte devo ricordarti che non mi va? Non ho voglia” scandii bene le ultime tre parole.
“Fa come ti pare, ci trovi all’Irish pub vicino alla piazza” rispose alla mia affermazione assumendo un’espressione arrabbiata. “Però poi non lamentarti che rimani sempre da solo” proseguì tutto il suo bel discorso.
“Va bene, va bene. Dammi dieci minuti, il tempo di una doccia e andiamo” risposi arrendendomi di fronte alla sua predica.
 
“Cos’è sto schifo?” sussurrò Matteo a Daniele mentre entravamo in quel…posto. Non poteva definirsi un pub, puzzava, potevo chiaramente vederci lo sporco e soprattutto era vuoto ad eccezione di un vecchio che sembrava addormentato ormai da ore su un divanetto di finta pelle rosso che data la sporcizia aveva un colore tendente al nero.
“Fatevelo andare bene” replicò Daniele infastidito.
Tutto sommato, noi, eravamo una bella comitiva. Mancava Roberto, però, che ci aveva esplicitamente evitati per stare con la sua ragazza. Il motivo principale, però, era che qualunque cosa organizzata da Roberto, non era, come dire, il top. Come infatti.
Eravamo una band, io suonavo la batteria, Roberto il basso, Matteo la chitarra elettrica e Daniele era il nostro leader. Il nostro gruppo era di puro divertimento ma non nascondevamo di voler diventare una band famosa, ci chiamavamo ‘Lost in the supermarket’, nome alquanto buffo ma non per gente come noi.
“Perché non c’è nessuno?” domandai un po’ stupito.
“Sai com’è, è estate e sabato sera e tutti sono sul lungomare. Come dare loro torto” mi rispose Matteo.
“Sentite ragazzi, non sapevo di questo spostamento della popolazione dalla città al mare. Potrete, voi, mai perdonarmi?” Daniele era su tutte le furie, poverino.
 
“Allora a un certo punto ho guardato il pollice e ho visto che il colore dell’unghia era leggermente diverso da quella dell’indice, inutile dire che sono andata su tutte le furie”. Entrò così una ragazza bionda seguita da alcune sue amiche ovviamente stupite di tale errore. Il mio volto assunse un’espressione un po’ schifata che andava a dimostrare il problema di fondo del mio essere costantemente single: le donne. Fondamentalmente il problema erano loro. Loro, così fanatiche, così egocentriche, solo loro.
Daniele alla vista di quel gruppo di ragazze strabuzzò gli occhi esclamando anche un “che bomba, ragazzi miei!”. Le ragazze si sedettero a un tavolo non molto distante dal nostro per cui il cantante della nostra band non perse l’occasione per sporgersi verso la ragazza bionda e iniziò dicendo “Ragazze perché non vi unite a noi? Beviamo qualcosa insieme e chiacchieriamo, tanto è un posto morto qui”.
Senza indugiare le ragazze si accomodarono al nostro tavolo: Giulia, Erica, Marta e Viola.
“Facciamo un giro di shortini?” proseguì Daniele.
Nell’esatto istante in cui lui pronunciò quelle parole entrò un’altra ragazza. Stavolta ero io quello che mentalmente diceva “che bomba, ragazzi miei!”.
“Nici, finalmente! Ma ti eri persa? Vuoi unirti a noi? Il ragazzo ci ha appena chiesto se vogliamo uno scortino, che dici?” domandò la bionda che si chiamava Giulia.
“No.” Rispose lei. Decisa, fu un semplice ‘no’ a far crollare quel castello di sabbia che avevo creato. Come quando costruisci con le carte da gioco le casette e arriva il coglione di turno e ci soffia sopra. Non voleva sedersi con noi.
Quella ragazza si avvicinò al bancone e nel momento in cui ordinò ciò che voleva, io la scrutai attentamente: aveva i capelli castani lisci e lunghi, gli occhi castani, intensi, bellissimi, un paio di jeans chiari che le fasciavano le gambe, una tshirt bianca a maniche corte e un paio di All Star nere alte, borsa di pelle nera. Era da capogiro. E avevo anche notato, appena era entrata, che aveva un piercing al naso. Invece del solito brillantino, lei aveva un anellino che non risultava affatto volgare sul suo naso, bensì la faceva ancora più bella.
Presa la sua birra, si sedette sull’unica sedia libera e quella sedia era proprio vicina a me.
“Come mai non siete andate al lungomare come gli altri?” domandò Daniele. Le sue parole mi arrivavano ovattate, ero troppo concentrato a contemplare lei, con lo sguardo basso che, in silenzio, con la mano destra beveva la sua birra e con il pollice della mano sinistra si torturava qualche pellicina attorno all’unghia del mignolo della stessa mano. Notai che aveva anche lo smalto, era nero e, per quanto odiassi lo smalto nero, a lei stava decisamente d’incanto.
“A Nicole non piace il mare, vero Nici?” rispose una delle sue amiche.
Lei non aveva ascoltato nemmeno mezza parola di quel discorso ma appena sentì l’intonazione su ‘Nici’, alzò lo sguardo e disse interrogativa “Eh?”
“Daniele, questo ragazzo, ci ha chiesto come mai non stavamo al mare e io gli ho detto che a te non piace, per questo siamo qui e non lì. Giusto no?” ripeté l’altra.
“Ah. No, a me piace il mare. Però non mi piace quando è troppo affollato. I pensieri si sentono così esposti”. A quella risposta ebbi come l’istinto di abbracciarla, ma mi fermai. Mi faceva una tenerezza assurda. Tutti ignorarono la sua risposta e proseguirono il loro diverso, ma io no.
“Cosa ti piace del mare?” domandai quasi sussurrando.
“A un certo punto, finisce” rispose aprendosi in un sorriso, uno dei più belli e sinceri che avessi mai visto.
Rimasi piuttosto esterrefatto dalla sua risposta ma poi mi ricordai ed esclami a voce bassa “Baricco.” e lei “Già”. Fine della conversazione.
I miei amici e le sue compagne ormai avevo intrapreso una bella chiacchierata da cui io e lei ci eravamo volutamente isolati. Isolati nei propri pensieri ma uniti dai nostri sguardi. Eh già, ci scambiavamo spesso degli sguardi e quasi spesso lei arrossiva. Avevo scoperto che tutte le ragazze della sua comitiva avevano 18 anni, quindi, su per giù, anche lei aveva 18 anni.
“Ti va di accompagnarmi fuori a fumare?” coinciso, deciso.
“Sì” emise una flebile affermazione e si alzò, senza dire nulla a nessuno e andò alla porta e uscì. Spiegai ai ragazzi il motivo di questa sua uscita e mi affrettai a raggiungerla.
“Mi stai simpatico” mi disse, me lo disse sorridendo e io sorrisi di rimando.
“Grazie. Vuoi?” le offrì una sigaretta.
“No, grazie. Io non fumo”
“Allora che fai?” le risposi. Mi guardò leggermente sconcertata e subito continuai dicendo “Che fai nella vita?”
“Sto al liceo classico. Ultimo anno. E suono il basso elettrico.”
In quel preciso istante tutto il mio corpo ebbe un fremito. Bella, brava e anche musicista. Non si fece attendere una mia risposta: “Bello! Io suono la batteria, invece”. Le si illuminarono gli occhi.
“Hai una band?”
“Sì, i ragazzi dentro sono la mia band. Il bassista non c’è stasera perché sta con la sua ragazza. Ci chiamiamo ‘Lost in the supermarket’”.
“The Clash” aggiunse lei.
“Li conosci?”
“Ovvio che li conosco. Li adoro, ottimo nome per una band.” Ignorai del tutto la sua risposta pronto a farle un’altra domanda.
“Quali sono le tue band preferite?”
“Che dire, Pink Floyd, Doors e Rolling Stones sono le mie predilette. Ma amo anche i Clash e i Sex Pistols”
“Capito. La mia, invece, sono i Clash”
“Capito.”
“Già. Sei proprio sicura di non voler fumare?”
“Sicurissima. Comunque piacere, io sono Nicole” e mi porse la sua mano, fredda perché aveva tenuto la bottiglia di birra ghiacciata.
“Ah sì, piacere mio Nicole. Io sono Luca” le risposi con un sorriso a 32 denti.
“Ciao Luca”
“Dovremmo rientrare, mi sa” le dissi
“Lo credo anche io”. E nell’istante in cui lei pronunciò queste parole, tutto il gruppo dei miei amici e delle sue amiche uscì e Giulia, la bionda, ci parlò, anzi le parlò.
“Scusaci Nici, noi stiamo andando sul lungomare.”
“Tranquilla Giulia, semmai io vado a casa. Divertitevi, buona serata” e si voltò anche verso di me.
Mi alzai e andai da Daniele, gli sussurrai qualcosa all’orecchio e mi andai a sedere di nuovo sul marciapiede fuori al locale dove mi trovavo prima.
“Tu non vai?”
“No, io sto qui con te.”


Spazietto per me:
Ciao a tutti! Questa è la prima storia che decido di pubblicare, quindi mi farebbero piacere le vostre recensioni e soprattutto vorrei sapere se devo correggere qualcosa e cosa. Spero vi sia piaciuto questo primo capitolo, un bacio!
  
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