03/01/2014
0 recensioniDon't know what for
You're turning heads
When you walk through the do-o-or
Don't need make up. Come ogni mattina alle 7.00 suona la sveglia, grazie a questa mia accorgo che incomincia un nuovo e noioso giorno di scuola. A proposito salve a tutti sono Hope, sono una diciassettenne piena di vita, con un sorriso sempre stampato in faccia e con due migliori amici che non cambierei mai con nessuno loro sono rispettivamente Derren e Vanessa. Questo personaggio che ho appena descritto è una Hope che già da 2 anni non esiste più. La Hope che oggi va a scuola è una persona che viene derisa dai suoi stessi ex migliori amici, questi le hanno fatto passare il peggiore anno della sua vita. Successe tutto una sera di inverno, i miei genitori assieme a mio fratello partirono verso Milano in quanto una mia Pro-cugina si sposava. Io non andai, ero così tanto affaccendata tra la scuola e lo sport, e poi io non conoscevo minimamente la persona che si sposava e quindi preferivo non andare. Nel viaggio di ritorno i miei ebbero un incidente grave per colpa di un pazzo che guidava in stato di ebrezza. Il più piccolo tra le tre vittime morì per l’impatto troppo violento, il mio fratellino di 7 anni Josh, i due adulti finirono in coma farmacologico per due mesi ma alla fine non ci fu nulla da fare. Quando appresi la notizia mi precipitai con un volo diretto a Roma ad uno degli ospedali, rimasi lì per i due mesi, notte e giorno sperando che si svegliassero ma non ci fu nulla da fare. Le uniche persone che mi stettero accanto furono mia cugina di 18 anni e gli One Direction. Non facevo altro che stare lì seduta nella stanza con le mie cuffie, il mio IPod e con la speranza sempre nel cuore. Mia cugina mi aveva regalato un diario, mi consigliò di iniziare a esprimere le mie paure le mie certezze i miei sentimenti a lui, perché nella permanenza in quell’ospedale mi chiusi in me stessa parlavo solamente con infermieri e dottori. All’inizio mi sembrava una cosa stupida, poi cedetti e iniziai a scrivere. Dopo qualche giorno di permanenza in casa di mia zia fui affidata ai servizi sociali, mi adottarono. In quella abitazione mi sentivo a casa, ma non so perché non riuscivo a sbloccarmi a parlare con le persone, parlavo solo con il mio diario. Dopo qualche giorno dalla scomparsa dei miei tornai a scuola, misi un jeans a sigaretta, una felpa e le mie amate converse bianche. Qualcosa era cambiata durante la mia assenza, la prima cosa che notai fu quella che come entrai in classe tutti ridevano, sembrava come se avessi un cartelli dietro di me con su scritto “CLOWN” . mi fece molto male questo gesto, non soffrivo perché tutti ridevano di me, soffrivo perché i miei migliori amici ridevano di me. Finirono le prime tre ore di lezione, ora c’era l’intervallo. Decisi di ascoltare More Than This, fui interrotta da Sascha, una delle ragazze più popolari della scuola, per la prima volta mi stava parlando.
- Ehi orfanella come va?!?! Disse con faccia di sfida
- Non molto bene grazie. Dissi con disinvoltura
- Oh capisco, mi dispiace che i tuoi siano morti…ma non tantissimo ora si sono tolti un bel peso. Disse lei ricreando nella classe una risata.
- Ops.. ti ho fatto piangere, povera Cuccy.
- Le lacrime sgorgavano dai miei occhi senza che me ne accorgessi, sentire quel nome mi ricordava mia madre. Mi chiamava così quando stavamo noi due sul divano a guardare la televisione mentre lei mi toccava delicatamente i capelli.
- Non hai il diritto di chiamarmi così chiaro! Dissi alzandomi di scatto facendo rimanere tutti a bocca aperta.
- Calmina ragazzina, con chi credi di avere a che fare?!?! Disse Sascha con voce arrabbiata