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Autore: F l a n    03/01/2014    2 recensioni
[Ispirata al film "You've Got Mail|C'è posta per te"]
Dicembre 1998.
Kurt Hummel possiede un negozio di musica molto rinomato a New York, ma quando un giorno Blaine Anderson minaccia di aprire un mediastore della sua grande catena proprio di fronte a quello di Kurt, quest'ultimo rischia di chiudere e di perdere anni di attività ed impegni. Nel frattempo, Kurt ama passare il tempo a scambiarsi e-mail con un uomo conosciuto per caso in una chat chiamato "Wabler152", quello che non sa, è che questo "Warbler152" potrebbe essere più vicino di quanto non crede...
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note iniziali: Per prima cosa, Buon anno nuovo a tutti! Speriamo che questo 2014 sia pieno di belle cose :)
In secondo luogo, ecco a voi il capitolo betato da Rosenlight! Mi auguro vi piaccia, ci sentiamo a fine capitolo.

La neve aveva cominciato a scendere fin dall’alba, quella mattina. Si depositava morbida sui tetti dei palazzi e per le strade, mentre gli spargisale continuavano imperterriti il loro lavoro.
Blaine si armò del suo solito sorriso mentre andava a controllare i lavori al megastore, ormai quasi ultimati.
Mancavano poche cose e finalmente avrebbero potuto aprire; proprio sotto le feste, il periodo in cui le vendite andavano alla grande. Avevano studiato bene il piano d’attacco e Blaine si era circondato di buoni esperti di marketing. Del resto, era vero che una buona pubblicità portava sempre a buon fine gli affari. Fiducia e garanzia era ciò che i clienti desideravano ed era il motivo per cui né lui, né la Apple, in vita loro non avevano mai fallito – certo, Blaine non osava paragonarsi davvero a Steve Jobs, ma aveva capito benissimo il suo modo di lanciare le cose sul mercato e per lui era diventato una specie di esempio, con tutte le riserve del caso, ovviamente.
 
Purtroppo, c’era anche da dire che quella mattina non aveva nemmeno avuto tempo di controllare se fashionboy avesse risposto alla sua mail; suo padre lo aveva chiamato per l’ennesima volta per andare a prendere i suoi futuri nipoti – ed ennesimi, - perché quel giorno lui e la sua futura – ennesima – moglie avevano deciso di passare la giornata da soli.
A Blaine non dispiaceva stare con i bambini, era piacevole, tuttavia non riusciva a capire come suo padre continuasse ad apprezzare quello stile di vita. Sperava di diventare molto diverso da lui, da vecchio.
Era buffo: all’età di quasi trentadue anni, Blaine si era ritrovato ad avere più nipoti che figli e non che volesse dei figli con Jennifer – altrimenti avrebbero fatto sesso più spesso – però, francamente, gli sarebbe piaciuto avere una famiglia, qualcosa di stabile.
Invece la sua unica stabilità erano i soldi. Che per carità, erano meravigliosi, ma non sempre i soldi facevano tutta la felicità.
 
“Allora bambini, cosa volete fare?” Blaine guardò i due piccoli, un bambino di nome Nick e la sorellina di nome Katy.
“Dolci dolci!” esclamarono entrambi, desiderando forse una cioccolata calda o qualcosa che insomma, fosse… dolce. Da ciò che i due bambini spiegarono a Blaine, la loro madre era molto rigida al riguardo, una di quelle donne fissate con la dieta e non in senso positivo. Quella dieta che ti fa campare ad insalata e mozzarella e niente più, perché guai ad assumere qualche carboidrato per sbaglio.
Blaine pensò di nuovo di non voler finire come suo padre, da vecchio. Non con una donna che mangiasse solo insalata, manco fosse stata un animale erbivoro.
E mentre ci pensava, si rendeva conto che Jennifer si avvicinava molto a quel genere di donna.
 
Portò i bambini in un negozio di caramelle, decidendo di renderli felici almeno per un giorno. Era sicuro che se anche fossero ingrassati di un chilo, quella donna non se ne sarebbe accorta. In fondo, doveva esser troppo presa a rimirare se stessa e la sua nuova borsa di Prada, o la sua nuova tinta biondo platino di fronte allo specchio.
Poteva quasi scommetterci.
 
Quando a metà giornata i neo nipoti gli chiesero di andare nel negozio di musica dietro l’angolo, Blaine li guardò con aria restia. Entrare o non entrare? Chissà se avrebbe riconosciuto la sua faccia, il proprietario. In fin dei conti, Blaine era sui telegiornali di tutta l’America in quei giorni, non sarebbe stato improbabile, ed avrebbe anche avuto il diritto di buttarlo fuori a pedate.
Nick si avvicinò alla porta e l’aprì spingendola con forza, al che Blaine non ebbe molta scelta.
 
Blaine era abbastanza sicuro di non esser mai stato in quel negozio negli ultimi anni, eppure qualcosa gli faceva intuire di averlo fatto. Era un vago senso di ricordo, forse l’odore, forse la disposizione degli scomparti.
Che ce l’avesse portato suo padre da piccolo? In fondo, sembrava esistere da molti anni, quel posto.

“Buonasera,” disse una voce gentile, mascolina ma non troppo. Blaine si voltò di scatto vedendo i bambini che sorridevano al commesso, un ragazzo sulla trentina, abbastanza alto e con gli occhi azzurro chiaro. Sicuramente, un paio degli occhi più azzurri che avesse mai visto in vita sua.
 
“Posso esserle utile?” chiese il commesso con un sorriso altrettanto ampio. Chiaramente non doveva aver capito chi fosse e questo lo rasserenava molto. Rilasciò la tensione, guardando i due bambini che giravano per il negozio.
“Oh io… sono passato di qua perché volevano entrare, sai,” cominciò Blaine, dando uno sguardo al reparto musical, “hai qualche buon musical da consigliarmi che potrei vedere con loro?” chiese, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Quel commesso era estremamente carino e quello era un pensiero che Blaine non avrebbe assolutamente dovuto fare.
Era il suo rivale sul lavoro ed era… un uomo e lui non era gay, o almeno non aveva mai pensato di esserlo.
 
Il commesso sorrise immediatamente, vedendo i bambini: “Ha dei figli bellissimi.”
“Oh…” Blaine aprì la bocca, sorpreso per la deduzione – in realtà ovvia – del ragazzo, “beh loro non sono… figli miei.”
Il commesso arrossì, “M-mi dispiace, io pensavo che lo fossero… non volevo assolutamente metterla in imbarazzo.”
Blaine scosse la mano, sorridendogli, “Non c’è alcun problema.”
“Allora!” l’altro batté assieme le mani, “posso consigliarle qualcosa, umh, perché non l’intramontabile “Tutti insieme appassionatamente?” personalmente lo trovo delizioso,” disse, proponendogli la VHS e l’audiocassetta.
Blaine se la rigirò tra le mani, pensando che sì, sarebbe potuto essere un ottimo acquisto. Non si rese conto che il commesso, in quell’esatto momento, lo stava squadrando con aria interrogativa.
“Sono quasi convinto di averla già vista… sa?” disse, incrociando le braccia. I suoi occhi azzurri sembravano scrutarlo fin dentro l’anima.
Blaine si morse il labbro inferiore: non poteva certo farsi scoprire così. Sarebbe stato piuttosto ridicolo.
I bambini fortunatamente interruppero il loro discorso, prendendo un paio di musicassette e spingendole verso la gamba di Blaine. Colonne sonore dei cartoni animati. Fu costretto a comprarle cercando di distrarre il commesso con discorsi di varia natura sui musicals, sui quali, per fortuna, era discretamente informato.
In effetti, per qualche momento, si sentì persino dispiaciuto: il commesso sembrava davvero essere una brava persona, una di quelle che amano e conoscono il proprio lavoro. Assottigliò lo sguardo, osservandolo mentre metteva i soldi nella cassa. Alle sue spalle c’era una bacheca con delle foto, alcune più antiche, forse riguardanti la famiglia.
“Allora buon divertimento, non si pentirà degli acquisti! Anche se credo lo sappia già. In anni di carriera, ho incontrato raramente persone così informate sui musicals, sa? Eppure è strano, tutti dovrebbero avere una simile cultura,” spiegò il commesso. Blaine si fermò, sorridendogli inevitabilmente, sentendosi appagato da quel commento.
“La… ringrazio. I musicals sono una delle mie tante passioni e sono certo che piaceranno anche a loro.”
“Come si chiama?”
La domanda del commesso gelò Blaine sul posto, facendogli aprire la bocca. Non emise alcun suono. Cosa avrebbe dovuto rispondere?
Una bugia. Una bugia. Una bugia.
“Everett… Soltanto Everett.”
L’altro sorrise.
“Beh, soltanto Everett. Io sono Kurt Hummel, spero di rivederla presto nel mio negozio.”
Blaine abbassò lo sguardo, segretamente colpevole, mentre i bambini ridacchiavano.
“Lo spero anch’io.”
E mentre usciva dal negozio, sentiva il cuore farsi un po’ più pesante
 
***
 
“Carino, mh?” disse Rachel con aria divertita.
Kurt le diede un colpetto, “Non devi per forza accoppiarmi con ogni uomo che viene qui!”
La ragazza passò le mani sul bancone.
“Beh, era carino, anche se sembra una faccia già vista, non trovi?” osservò, saltellando poi a cambiare la musica nel negozio. Ci voleva qualcosa di più natalizio.
Kurt aveva notato qualcosa di strano nell’uomo che era entrato nel suo negozio, ma allo stesso tempo, aveva avuto la sensazione di conoscerlo. C’era qualcosa che gli era tremendamente familiare; non solo nell’aspetto fisico, ma anche nell’atteggiamento e nella sua conoscenza per i musicals. Involontariamente, il suo pensiero volò subito a Warbler 152, ma era totalmente impossibile che fosse lui.
Scacciò via quei pensieri, tornando a lavoro.
Comunque, chiunque fosse, aveva un bel culo.
 
 
*** 
 
Kurt non volle crederci quando vide il telegiornale, quella sera.
L’uomo che aveva incontrato quel pomeriggio al mediastore non era altri che… l’uomo che voleva distruggergli la vita, l’uomo che avrebbe fatto concorrenza al suo negozio… l’uomo che…
Il signor Blaine Anderson. Everett? Everett un corno.
Kurt batté la forchetta sul tavolo, ingurgitando il boccone di cibo che aveva in bocca. Cazzo. Aveva parlato e simpatizzato con il peggior uomo presente in America, colui che non si preoccupava nemmeno un po’ per il suo negozio ma anzi, veniva a farne beffa entrando e comprando qualcosa, facendo… la carità.
Strinse gli occhi, sentendo la rabbia salirgli nelle vene. Oh, aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno, fortunatamente era da solo in casa.
Andò a prendere il pc e scrisse immediatamente a Warbler152, accurandosi di non mettere troppi dettagli nella mail, dicendo solo che c’era un uomo nella sua vita che sembrava divertirsi a renderla un inferno, un uomo che addirittura si stava prendendo gioco di lui, un uomo così stronzo da desiderarlo quasi morto.
Piangeva mentre scriveva quelle parole, perché in fondo Kurt lo sapeva: il suo negozio rischiava davvero di chiudere per sempre, gettando all’aria anche gli sforzi sempre fatti da sua madre per mandarlo avanti.
 
***
 
Blaine aprì il pc e sorrise, felice di aver ricevuto una mail dal suo amico net. Era stata una giornata dura e conflittuale: conoscere il probabile proprietario del negozio non lo aveva aiutato ad entusiasmarsi per il proprio. Specialmente considerando che quel Kurt Hummel sembrava essere una bravissima persona e lui stava per rovinargli la vita.
Sorseggiò un po’ di vino, aspettando che il portatile si connettesse ad internet.
Quando finalmente aprì la mail, il sangue gli si gelò nelle vene. Il testo ricordava terribilmente ciò che aveva vissuto e… sembrava parlare di lui. Ma non poteva davvero parlare di lui, non doveva essere così. Fashionboy non era il ragazzo del negozio di musica dietro l’angolo.
Chiuse gli occhi, cercando di pensare a cosa rispondere. Come poteva reagire a una mail del genere?
Alla fine, Blaine decise solo di aprire il suo cuore e rispondergli con parole sincere. Gli scrisse che gli dispiaceva, che spesso al mondo esistevano persone egoiste e fin troppo attaccate alla materialità.
Cancellò una decina di volte quelle poche righe, fino a giungere ad una versione finale della sua email. Il tasto ‘Canc’ era stato il più cliccato della serata.
 
“Caro amico, mi dispiace sentirti così amareggiato. L’unica cosa che puoi fare dopo una così brutta giornata è prendere un buon tè ed ascoltare un po’ di buona musica. Potrà sembrarti una soluzione scontata, ma non lo è.
Per quanto riguarda questo tuo… nemico, beh, sembra proprio uno stronzo. Uno Stronzo con la S maiuscola. Mi dispiace che quest’uomo stia intralciando la tua carriera, ma l’unica cosa che puoi fare adesso è combattere. Combattere, combattere, combattere, senza mai arrenderti. Cerca di capire i suoi punti deboli e sconfiggilo. Puoi farcela.
Forse non sarà molto d’incoraggiamento, ma credo che tu abbia bisogno di affilare gli artigli, amico mio, per poter rendere pan per focaccia a questo sbruffone.
Sei migliore di lui, gioca tutte le tue carte e dimostralo, sono sicuro che puoi farcela.

 
Warbler152”
 
Quando Blaine inviò la mail, si portò le mani sul viso, confuso. Aveva appena dato dei consigli a qualcuno che stava vivendo una situazione terribilmente vicina alla propria con il ragazzo del negozio di musica dietro l’angolo e non solo gli aveva suggerito di giocare tutte le sue carte, ma si era anche dato dello stronzo da solo, in un certo qual senso.
Cosa stava facendo? E perché lo stava facendo? Avrebbe potuto interrompere quella corrispondenza da un momento all’altro. Avrebbe potuto chiudere quel pc che gli stava risucchiando la vita e i sentimenti, uscire e tornare a vivere, magari godersi la sua pseudo-non-relazione con Jennifer e farla diventare una vera-e-propria-relazione.

Proprio in quel momento, la porta di casa si aprì.
 
“Amoreee!” la voce di Jennifer interruppe il silenzio, richiamando la sua attenzione. Blaine portò una mano sullo sportello del computer, pronto a chiuderlo, quando sentì il suono della mail. Non poteva leggerla, non con Jennifer lì vicino. Lei non sapeva di quella corrispondenza e chi non voleva domande.
A malincuore chiuse il computer, alzandosi dalla sedia ed odiando la sua tremenda ed inopportuna puntualità.
Jennifer si lanciò al suo collo baciandolo e cominciando a raccontargli di botto l’intera giornata, senza fermarsi nemmeno un attimo mentre prendeva un bicchiere e un po’ di succo dal frigo. Blaine avrebbe voluto almeno fingersi interessato ma la sua mente era ancora al proprio pc e a quella mail che desiderava aprire. Smaniava per aprirla.
Vedere Jennifer muovere le labbra e raccontare cose che non gli interessavano minimamente gli fece pensare che forse non voleva davvero continuare a stare con lei, che la sua presenza a volte era di troppo, che non le mancava quasi mai e che preferiva… preferiva sentire il suo amico su internet che dire a lei i propri problemi.
Si sentì in colpa per quei pensieri, ma non poteva proprio annullarli.
Tra l’altro era strano perché quel giorno Jennifer sembrava davvero essere felice e lei non era mai felice.
Blaine prese un bicchiere di succo a sua volta.
Meglio per entrambi.
 
Quando finalmente Jennifer andò a farsi un bagno caldo, Blaine poté tornare al pc, buttandosi immediatamente su di esso ed aprendo la mail.
Ci fu una frase che gli saltò immediatamente all’occhio, una frase che non si aspettava come risposta e che non credeva di leggere così presto.

“Mi piacerebbe incontrarti.”
 
Tre parole che lo mandarono nel panico più totale. Cosa avrebbe dovuto rispondere? Il cuore gli batteva all’impazzata. Anche lui voleva incontrare fashionboy, anche lui voleva vederlo e dirgli che scambiarsi email con lui era la parte migliore della giornata. Ma se non si fossero trovati? E se fosse stata una trappola? Dietro quello schermo poteva esserci chiunque!
Ma no, non doveva dubitare. Fashionboy poteva essere solo un bravo ragazzo, un bravo e forse bellissimo ragazzo con cui condivideva un sacco d’interessi.
Le sue mani indugiarono sui tasti grigi del portatile, facendogli cercare le parole più adatte per una risposta, ricordandosi solo qualche istante dopo di non aver ancora letto tutta l’email.
 
“Le tue parole mi sono di conforto e mi hanno dato più coraggio di tutti i discorsi fatti dalla mia migliore amica. Per carità, lei è fantastica, ma quando parlo con te sento di aver di fronte qualcuno che mi capisce, qualcuno che sa cosa dirmi al momento giusto. Ti ringrazio tanto, mio misterioso amico ;)
Detto questo… voglio farti una proposta un po’ particolare, sei sempre in tempo a dirmi di no e so che avevamo detto di non scendere in dettagli personali e di vita privata ma… mi piacerebbe incontrarti.

Se non vuoi posso capirlo, ma sarebbe davvero un gran piacere portare nella vita reale questa corrispondenza… sempre se non abitiamo a due lati del globo completamente differenti, ma ne dubito fortemente.

A presto,
fashionboy”


Note finali: Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Ringrazio tutti coloro che hanno messo la fanfiction tra le preferite, seguite e ricordate, ma anche tutti quelli che hanno provato a dargli un'opportunità pur sapendo che fosse una fanfiction tratta da un film! Mi auguro di continuare a mantenere alte le vostre aspettative.
La fanfiction dovrebbe avere circa 10 capitoli, ergo non sarà lunghissima e già da ora comincia a prendere delle distanze dal film originale.
Il prossimo aggiornamento arriverà tra giovedì e venerdì di settimana prossima!
Per qualunque news, vi invito di nuovo a venire sulla mia pagina facebook: Pagina FB
   
 
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