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Autore: Flox_93    03/01/2014    22 recensioni
Era un giochetto al quale amava rincorrere quando il rimo del servizio al bar rallentava, a fine serata. Osservava i clienti che indugiavano ai tavoli o al bancone e immaginava quale potesse essere la loro storia. Inventare storie era il passatempo preferito di Violet, ciò che l'aveva fatta sentire al sicuro quando era piccola e che le aveva permesso di non perdere la ragione. I suoi piccoli mondi inventati erano molto più sicuri e appaganti della realtà e in diverse occasioni vi aveva cercato rifugio.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'uomo Misterioso

 


Era un giochetto al quale amava rincorrere quando il rimo del servizio al bar rallentava, a fine serata. Osservava i clienti che indugiavano ai tavoli o al bancone e immaginava quale potesse essere la loro storia. Inventare storie era il passatempo preferito di Violet, ciò che l'aveva fatta sentire al sicuro quando era piccola e che le aveva permesso di non perdere la ragione. I suoi piccoli mondi inventati erano molto più sicuri e appaganti della realtà e in diverse occasioni vi aveva cercato rifugio.

Tornò a concentrarsi sull'uomo affascinante e dalla mascella squadrata che fissava il vuoto nell'angolo più lontano del locale. Occupava il tavolo da circa due ore e non si era ancora tolto il cappotto, né aveva interagito con gli altri clienti del bar. Era come se fossero tutti invisibili ai suoi occhi. La sua mente sembrava focalizzata unicamente sui propri cupi pensieri.

Aveva un'aria intensa e preoccupata che intrigava Violet. Dopotutto, quale sognatrice con l'hobby di inventare storie non sarebbe stata attirata da un sognatore così affascinante? Assicurandosi di essere discreta, lo studiò affondo. Non lo aveva ancora guardato negli occhi, ma immaginava che il suo sguardo avesse il potere di ipnotizzare chiunque. Un piccolo brivido le corse lungo la schiena.

Dopo essersi assicurata che in sala nessuno avesse bisogno di lei, tornò a dedicare la propria attenzione all'uomo misterioso.

Aveva una folta chioma di ricci castani, che gli ricadevano scompigliati sulla fronte corrucciata, dal taglio che aveva tutta l'aria di essere all'ultima moda. Tutto in lui trasudava benessere e buongusto, insieme all'aura di potere che spesso si accompagnava a quegli attributi. Le ampie spalle sembravano gravate dalla preoccupazione e il suo bisogno di privacy era quasi palpabile, come un invisibile campo magnetico mirato ad avvisare chiunque che invadere i suoi spazi sarebbe stato pericoloso. Si trattava di un affare andato male? Qualcuno lo aveva tradito o deluso in qualche modo? Non aveva l'aria di un uomo che avrebbe sopportato tranquillamente di essere ingannato.

Violet sospirò, poi tornò a studiarlo. No... aveva sbagliato tutto. D'improvviso il cappotto nero che indossava le parlò. Aveva perso una persona cara.

Sì, doveva trattarsi proprio di quello, di un lutto.

Ecco il perché della sua espressione cupa e tormentata. Mentre studiava il suo profilo ombroso, le sembrò quasi impertinente fare ipotesi su di lui, se davvero aveva indovinato la verità. Pover'uomo, doveva sentirsi malissimo...

Aveva appena finito il suo terzo bicchiere di scotch, notò Violet. Ne avrebbe chiesto un altro? Brutte esperienze personali le avevano insegnato che l'alcol non risolve mai nulla. Anzi, causa solo problemi. Nel caso di suo padre non aveva fato altro che peggiorare i suoi malumori...

Il bar dell'hotel chiudeva alle undici e trenta ed erano già le undici e un quarto passate. Raccogliendo un vassoio, Violet girò fra i tavoli con il suo abituale passo leggero, il cuore che batteva all'impazzata.

Una volta di fronte all'uomo, atteggiò le labbra in un piacevole sorriso. «Mi dispiace disturbarla, signore, ma desidera ordinare qualcos'altro? Il bar chiuderà a breve.»

Due brillanti occhi verdi, dai riflessi dorati intorno alla pupilla, si sollevarono a osservarla.

Violet si preparò a ricevere un'accoglienza fredda, dicendosi che le sarebbe stato bene, visto che si era avvicinata quando il linguaggio del corpo di lui segnalava chiaramente di stare a debita distanza di sicurezza.

Ma in quel momento un angolo dell'austera e sensuale bocca dell'uomo si sollevò in quello che sembrava un sorriso. «Ho l'aria di uno che ha bisogno di un altro drink, bellezza?».

Bellezza?

Lei non era bella. Se non fosse stato per i lunghi capelli ramati che scioglieva ogni sera dopo averli tenuti imprigionati in uno stretto chignon durante il lavoro, Violet si sarebbe considerata uno spaventapasseri ambulante. In ogni caso, il complimento inaspettato, che fosse ironico o no, accese qualcosa dentro di lei. «Non pretendo di sapere cosa ha bisogno, signore.»

«Chiamami Harry» disse lui, presentandosi con voce soffusa.

l'invito la fece quasi inciampare. Violet abbassò la testa sotto lo sguardo magnetico di lui, troppo potente da sostenere a lungo. «Non mi è permesso di rivolgermi ai clienti chiamandoli per nome» rispose.

«E tu segui sempre le regole alla lettera, non è vero?»

«Sì, se voglio tenermi ben stretto il lavoro!»

«Chi gestisce questo posto sarebbe folle a cacciare una ragazza come te...»

«Non mi conosce nemmeno.»

«Magari potrebbe piacermi... Conoscerti meglio, intendo.»

Il suo sorriso malizioso la colpì come un fulmine a ciel sereno. L'impatto la ridusse quasi in mille pezzi. «Non credo proprio» rispose in tono serio. «In realtà, probabilmente sta solo cercando una distrazione.»

«Ah sì? Una distrazione da cosa, esattamente?» Un sopracciglio castano si alzò divertito.

«Dai brutti pensieri che le occupano la mente.»

Il sorriso dell'uomo scomparve. La sua espressione si fece controllata, come se uno spesso muro di pietra si fosse eretto davanti a lui. «Come sai che sono afflitto da brutti pensieri? Sai leggere nella mente per caso?»

«No.» Violet si mordicchiò nervosamente il labbro. «Solo che, osservando attentamente le persone riesco... a intuire cose su di loro.»

«Che passatempo pericoloso. E cosa ti spinge a farlo? Non hai abbastanza materiale tuo su cui lavorare? Devi essere una persona molto speciale, se è davvero così, se riesci ad attraversare la vita senza problemi.»

«Non è il mio caso. Come potei aver imparato qualcosa, o essere in grado di provare empatia per gli altri, se non avesi mai avuto problemi? Mi renderebbe abbastanza superficiale cosa che non sono.»

«E io che pensavo fossi una semplice cameriera! Evidentemente in realtà sei una piccola filosofa.»

Violet non considerò il commento come un insulto.

Oltre alla sofferenza che risplendeva negli incredibili occhi dal colore degli smeraldi più preziosi, nel suo tono pungente si poteva leggere la disperazione più nera. Fu assalita da un irresistibile desiderio di aiutare quell'uomo a sentirsi meglio. «Non sono in cerca di guai.. solo che mi sembra così solo e triste, seduto qui, e ho pensato che se avesse avesse voglia di parlare. Beh io io sono brava ad ascoltare le persone. A volte è più facile parlare dei propri problemi con un estraneo che con qualcuno che si conosce. In ogni caso, se pensa che sia impertinente da parte mia e che un drink potrebbe esserle di maggiore aiuto, allora gliene porterei volentieri un altro.»

Harry alzò una spala, poi la lasciò ricadere con aria indifferente. «Non sono il tipo da aver bisogno di sfogarsi e, se ha pensato che lo fossi, allora mi dispiace ma hai sprecato il tuo tempo. Come ti chiami?»

«Violet»

«Tutto qui? Solo Violet?»

«Violet Bennet.»

Un sudore freddo le imperlò la pelle nel punto esatto in cui un attimo prima lo sguardo di lui aveva fato divampare un incendio. Si sarebbe lamentato di lei con il capo? Non era stata sua intenzione disturbarlo, il suo unico desiderio era stato aiutarlo, se possibile.

L'accogliente albergo a gestione familiare in un tranquillo angolo di Covert Garden era stato il suo rifugio negli ultimi tre anni e lei amava tutto di quel posto, lavoro compreso. Non le importava nemmeno restare in piedi per molte ore consecutive. I suoi datori di lavoro erano generosi con lei e il recente aumento di stipendio aveva reso la sua vita molto più facile rispetto a quando veniva pagata una miseria.

«Senta signor...»

«Ti ho detto di chiamarmi Harry.»

«Non posso farlo.»

«Perché no?» le chiese in tono seccato.

«Perché non sarebbe professionale. Io ci tengo al mio lavoro qui e lei è un cliente.»

«Ciononostante mi hai offerto una spalla su cui piangere. Questa è un'offerta che fai a tutti i tuoi clienti Violet?»

Lei arrossì violentemente. «Certo che no. Volevo solo..»

«Quindi l'unica cosa che ti trattiene dal chiamarmi per nome è che sei una maniaca delle regole e lavori qui, mentre io sono un semplice cliente?»

«Meglio che vada...»

«No resta. C'è qualche altra ragione per cui non puoi essere meno formale? Un fidanzato geloso o un marito che ti sta aspettando casa, forse?»

Violet lo fissò. «No.» Si schiarì la gola, poi si guardò intorno per vedere se qualcuno li stesse osservando.

Brian, il suo giovane collega stava pulendo il bancone del bar e chiacchierava con un cliente .

Sospirando Violet si voltò nuovamente verso Harry che la stava studiando con espressione cupa. Il cuore le sobbalzò nel peto, mentre lui valutava interessato il suo corpo femminile. Il suo sguardo vagava audace sulle curve dei fianchi e sulle rotondità del seno, accendendo fiamme di desiderio assopito.

A quell'insolente esame sentì qualcosa scorrerle nelle vene. Un'eccitazione che sembrava una gigantesca onda pericolosamente vicina a trascinarla in acque troppo profonde che non aveva osato esplorare prima ci allora.

«Beh in questo caso... ho cambiato idea.» Harry sorrise di nuovo. «Forse condividere i miei dispiaceri con una ragazza dolce come te è proprio quello che i ci vuole per questa notte, Violet. A che ora stacchi?»

«Intorno a mezzanotte, poco dopo la chiusura del locale.»

Come era possibile che a sua voce suonasse così controllata quando dentro era consumata da un incendio?

«E come vai a casa di solito? Prendi un Taxi oppure l'autobus?»

«A dire la verità, vivo proprio qui sopra.»

Le sue ultime difese si sgonfiarono come un palloncino e non le fu più possibile pretendere che quell'uomo affascinante e dalla mascella squadrata non l'avesse colpita nel profondo.

La verità era che esercitava su di lei un fascino pericoloso. Era ipnotizzata dalla brillante aura di sensualità che si avveertiva nella sa voce vellutata e nei suoi magnifici occhi , oscurati da cupi pensieri.

Incapace di pensare, Violet sapeva di aprire nervosa, mentre si stringeva più saldamente al petto il vassoio di legno come fosse uno scudo protettivo «Ha preso una decisione riguardo a quel famoso drink? Dovrei tornare al bancone del bar e rimettermi al lavoro se non l dispiace.»

«Un altro drink può aspettare.»

Sbottonando il capotto per la prima volta , Harry le passò il bicchiere vuoto con uno sguardo carico di significato. Le sue unga dite sfiorarono quelle di Violet.

Se l'era solo immaginato o il contato era durato più del necessario?

«Rimarrò anch'io stanotte Violet. E credo che dovremmo bere qualcosa insieme alla fine del tuo turno. Cosa ne dici?»

Un netto rifiuto era proprio lì, sulla punta della sua lingua, eppure dentro di lei persisteva tenace la convinzione che forse avrebbe davvero potuto aiutare quell'uomo, ascoltando i suoi problemi.

Non disse nulla.

Si girò e si diresse verso il bancone, mentre tutto il corpo le tremava come in preda a una sorta di shock...






 

 

 

Ciauuuu a tutti!!

Che saluto banale il mio, potevo pensare a qualcosa di più epico, comunque meglio di nulla non vi pare?

Allora intanto vi ringrazio di essere giunti fino a questo spazio autrice, il che significa che siete sopravvissuti a questo primo capitolo, e siete pronti a dirmi cosa ne pensate!!

Vero? Vero? VERO?

Insomma spero ardentemente in voi che questo capitolo, del mio primo lavoro vi sia piaciuto o che vi abbia interessato almeno un pochino...

NO?

Forse avete ragione, faccio schifo e dovrei rassegnarmi che la vita da scrittrice bisbetica con 27 gatti non fa proprio per me...

Ok, forse ho esagerato con i gatti, anzi ho esagerato proprio visto che non ne ho nemmeno uno, però insomma vorrei sapere se ho speranze nel mio futuro o se sarebbe meglio darmi all'ippica...

Idea geniale visto che non so andare a cavallo e che anzi sono un completo disastro persino seduta su una sedia!

Quello che sto cercando di dirvi da circa un'ora è che se volete lasciarmi un piccolo pensierino su quello che ho appena pubblicato sarebbe davvero molto gradito!

Siete clementi per favore, ho tanto amore per voi!

Scusate se vi ho annoiato con le mie stupide parole da vecchietta rachitica, mi ritiro alle mie faccende fino alla pubblicazione del prossimo capitolo...

CIAUUUUUU

 

 

  
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