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Autore: Alex Wolf    03/01/2014    7 recensioni
Ultima parte della storia di LegolasxElxSauron. Ispirata al film "Il ritorno del re".
Dal 13° capitolo:
"Mi sono sempre chiesto perché amore e sangue avessero lo stesso colore: adesso lo so.
- Alessandro D'Avenia"
« Stai lontano! Stai lontano da me! » Gli ordinai, facendo un passo indietro. I suoi occhi celesti mi guardarono stupiti dal mio comportamento e le sue labbra si socchiusero un poco. « Non voglio farti del male, ti prego. » Lo implorai, e per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii fragile, distrutta e vuota dentro, con le lacrime che minacciavano di scendere. Ma non volevo piangere, perché non volevo mostrarmi debole, non volevo essere debole.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sauron
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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You must go. ‘Cause it’s time to choose. 
 
Perché ci vuole tempo, per trovarmi.

-The Fray



 



I found God on the corner of first and amistad,
Where the west was all but won
All alone, smoking his last cigarette
I said where you’ve been he said ask anything
Where were you
When everything was falling apart
When all my days were spent by the telephone
Never ring and all I needed was a call
Never came to the corner of first and Amistad

 
 
 
 
« Lasciami. » Gridai con rabbia, e la mia vista si appannò di un intenso rosso. Sauron, al contrario strinse la presa e lo sentii gemere. Per un attimo chiusi gli occhi e respirai con lentezza: non volevo fargli del male ma lui non mi lasciava altra scelta. Poggiai le mani sul suo ventre, ignorando il fatto che bruciavano da morire e lo spinsi. Una vampata di calore m’incendiò le vene e vidi il suo corpo volare contro una colonna per poi cadere a terra. Una vampata d’aria calda mi sfiorò la pelle, portandomi alle narici l’odore del sangue e dello zolfo. Strizzai per un attimo le palpebre, chiedendomi come riuscissi a distinguere quegli odori poi le riaprii e gonfiai il petto. Se c’era un momento in cui dovevo mostrarmi forte e fredda era quello. « Andatevene, ora. » Mi voltai con rabbia verso Legolas e Fanie e poi mi rivolsi nuovamente a Sauron che si era alzato in piedi: « Ti avevo avvertito, Sauron. »
« Lascia che ti aiuti. » Mi disse ancora lui. Roteai gli occhi al cielo e ignorai la vocina che mi diceva di accettare quel suoi aiuto.
« Non costringermi a buttarti fuori dalla finestra, questa volta.  » Gli intimai, e un ringhio crebbe nel mio basso ventre. Lui mi osservò con i suoi occhi rossi e non osò contraddirmi; con una smorfia mi superò, dandomi una spallata, e uscì dalla stanza senza dire niente. Restai di spalle e aspettai che la porta si chiudesse prima di lasciare andare un sospiro e voltarmi. La stanza era vuota, ora c’eravamo solo io e il mio “io” guardiano che scalpitava dalla voglia di uscire fuori e distruggere tutto quello che voleva. E, sinceramente, non gli davo torto: anche io avevo una voglia enorme di distruggere tutto quanto. Avevo voglia di distruggere tutto quello che mi rinchiudeva in questo momento: quelle quattro mura che mi tenevano prigioniera, anche se avevo scelto io di restarci. Avrei voluto distruggere me stessa, e tutti i problemi che causavo agli altri e a me. Gridai, per rabbia più per rabbia che per dolore, e alzai un palmo dirigendolo verso la scrivania. Una palla di fuoco rosso la colpì in pieno facendola bruciare.
 
 
Lost and insicure
You fund me you fund me
Lying on the floor
Surround me surround me
Why’d you have to wait
Where were you where were you
Just a little late
You found me you found me

 
 
 
Legolas affrettò il passo finché non raggiunse Sauron; allora lo prese e lo spinse contro il muro, tenendo un braccio sotto la sua gola e uno contro il suo petto. Sentiva il proprio cuore correre a causa dell’adrenalina e della paura che scorreva nelle sue vene come il sangue. Lo spettacolo a cui aveva assistito pochi minuti fa, la sua ragazza che lanciava, letteralmente, il suo peggior nemico contro un pilastro l’aveva lasciato di stucco e divertito al tempo stesso. Certo, come avrebbe potuto non divertirlo? In ogni modo, si sentiva comunque turbato da quell’eccesso di forza che le aveva visto usare; voleva risposte al più presto.
« Che diavolo era quel: “lascia che ti aiuti”? » Eppure, in questo momento non sembrava quella la cosa più importante, perché veniva sorpassata dal fatto che Sauron, l’oscuro signore di Mordor, avesse fatto il casca morto con la sua ragazza.
« Un tentativo di aiutarla. » Ringhiò Sauron, sputandogli persino in faccia.
« Cazzate. » Legolas serrò la mascella e caricò un pugno che non andò mai a segno, visto che Fanie lo bloccò in aria. Si voltò a guardarla e la fulminò. Gli occhi azzurri della giovane, però, non cedettero davanti a lui come sempre: al contrario ricambiarono la sfida che lui aveva riposo nei propri. Fanie non aveva voglia di giochetti, glielo si leggeva in faccia.
« E’ meglio che la finiate, entrambi. Non è il momento di mettersi a litigare. » Parlava con voce rigida che non ammetteva repliche. Con uno strattone, poi, separò i due ragazzi e li sorpassò dirigendosi a passo svelto nella sala del trono che si apriva davanti a loro in tutta la sua grandiosità. Legolas rivolse ancora un’occhiata alle sue spalle, e dalla fessura della porta riuscì a scorgere l’ombra delle fiamme che divampavano nella stanza. Prese un bel respiro e si voltò, abbandonando per l’ultima volta l’idea di tronare indietro e stringerla fra le sue braccia come avrebbe voluto fare sin dall’inizio.
Al suo fianco si aprivano immense finestre che brillavano della luce riflessa della luna rossa, che adesso era ben visibile in cielo. Spiccava fra le nubi nere e inondava tutto con il suo bagliore quasi tossico. Il principe di Bosco Atro si poggiò a una finestra e osservò con occhio attento tutto quello che si estendeva oltre Mordor: le fornaci sotto di lui erano gremite di orchi e altre orride creature, e in lontananza il vulcano eruttava lava rossa come rubini incandescenti. Un grido squarciò l’aria, ma come era successo per tutti gli altri tentò di ignorarlo, mentre il suo cuore affondava sempre di più nelle viscere e nei sensi di colpa. Continuava a ripetersi che se l’avesse tenuta fuori dalla battaglia al Fossi di Helm tutto quello non sarebbe successo, lei non avrebbe perso Titano e ora starebbero a Edora nel loro letto e non a Mordor nel covo del nemico.
« Beh, ti stai divertendo a osservare i miei territori, elfo? » Sauron lo strappò dai suoi pensieri comparendo al suo fianco. Legolas si voltò a guardarlo e rizzò la schiena per arrivare alla sua altezza; lo guardò negli occhi e provò a leggervi qualsiasi cosa ma nulla ne venne fuori. Quei due inferni rossi erano impossibili da leggere.
« Non quanto te, che ti stai divertendo nel vedermi ridotto così.  »
« Il povero principe è preoccupato per la bella donzella? » Rise Sauron, poggiandosi con la schiena a un pilastro dietro di lui. Una vampata d’aria li colpì entrambi facendo oscillare i loro capelli nel vento. Legolas serrò gli occhi, riducendoli a due fessure e schioccò la lingua.
« Intendi dire quella che ti ha gettato contro un muro? » Non poté nascondere il suo divertimento mentre pronunciava questa frase. « Beh, in tal caso si. Tu no? »
« No. » Rispose soltanto Sauron, carezzandosi una guancia mentre lasciava vagare il proprio sguardo fuori dalla finestra, oltre il cielo. « Mi fido di lei. »
« Anche io mi fido di lei, solo che. »
« Se tu ti fidassi di lei, realmente, non avresti detto “solo che”. Ammettilo, Legolas: la ami, ma hai paura delle scelte che farà dopo questa notte. » La risposta del signore oscuro lo prese in contropiede: non era vero che non si fidava di lei, solo che a volte pensava che le sue scelte fossero troppo spinte. Pensava che seguisse di più il cuore che il cervello, e questi ragionamenti a volte sono pericolosi.
« Perché, secondo te che scelte farà? » Chiese il principe incrociando le braccia al petto. Sentì i muscoli tendersi sotto la casacca, e il cuore perdere un battito nell’attesa della risposta.
« Non potremmo dividercela per sempre. » Cominciò Sauron; ma a Legolas quell’inizio già non piaceva. Loro non se l’erano mai “divisa”: lei era sempre appartenuta a lui e viceversa, ma mai a quell’essere assetato di sangue che diceva di amarla. « Sappiamo entrambi che lei dovrà scegliere, e non sempre la scelta è la più ovvia. »
« Mi stai dicendo che sceglierà te? » Il giovane non poté reprimere una risata amara, che gli si congelò nella gola. Prima che Sauron potesse rispondere un grido risuonò forte e lindo nella stanza in cui si trovavano. I due uomini voltarono la testa e si videro passare di fianco  un orco che andava a fuoco. L’essere, che correva alla ceca viste le fiamme che lo divoravano, si diresse con velocità verso una finestra e ne cadde oltre. I suoi strilli si dispersero nell’aria. I due si scambiarono uno sguardo stupito e poi entrambi si sporsero oltre il cornicione, osservarono la fiaccola ancora viva dimenarsi mentre cadeva e si guardarono ancora.
« Quanti ne hai messi a guardia della porta? » Domandò Fanie, unendosi ai due che ancora osservavano l’orco precipitare.
« Due. » Rispose distrattamente l’uomo.
« Risposta sbagliata: zero. » Ringhiò una quarta voce alle loro spalle. Legolas chiuse gli occhi e prima di voltarsi trasse un profondo respiro. Si voltò con molta calma, al contrario della giovane elfa al suo fianco e sgranò gli occhi. La sua compagna sorrise e gli lanciò la testa della seconda guardia messa per controllarla dritta fra le braccia. Gli occhi grigi dell’elfo la guardarono e poi le gettarono quasi immediatamente giù dalla  finestra.
« Per tutti i Valar. » Sussurrò Fanie, stringendo la mano al giovane biondo. Beh, Legolas non poteva darle tutti i torti, quella che gli si presentava davanti più che una ragazza sembrava un torcia. Eleonora fece un passo avanti, e tutto il suo corpo tintinnò come se fosse stato fatto di pietra; dalle venature profonde che ricoprivano la sua pelle usciva un intensa luce rossa, sicuramente un liquido che scorreva dentro di lei, che pareva lava. La giovane strinse le mani a pugno e le sue dita scrocchiarono facendo rizzare la pelle persino a Sauron.
 
 
But in the end everyone ends up alone
Losing her the only one whose ever known
Who I am who I’m not who I wanna be
My way to know how lost you will be next to me

 
 
Non so perché lo feci, probabilmente perché li avevo sentiti parlare di me come di un trofeo da vincere, oppure un cavallo su cui scommettere, fatto sta che alzai la mano nella loro direzione e prima che riuscissi a pensare una vampata di fuoco mi scaturì dal palmo. Non gridai, anche se avrei voluto farlo, perché non ci riuscii. Era come essere prigioniera del mio stesso corpo, nel mio stesso corpo. Vidi Legolas stringere Fanie a se e gettarla a terra facendole scudo con il suo corpo, per proteggerla da tutto quel calore; Sauron si premette contro il pilastro più vicino mancando il calore per un soffio.
Basta! Mi ordinai ma era come se la mia testa non elaborasse i miei ordini. Le mie gambe si mossero da sole e la vista mi si appannò come aveva fatto poco prima di uccidere quei due orchi. A grandi passi mi avvicinai al signore di Mordor e strinsi la sua gola nella mia mano. Sentivo tanto odio nei suoi confronti: dopo tutto lui aveva permesso a Saruman di rinchiudermi in una cella sotterranea, e aveva dichiarato guerra a tutta la Terra di Mezzo. Aveva permesso allo stregone bianco di sguinzagliare Isengard contro il Fosso di Helm, facendomi perdere Titano. Alzai il braccio, di conseguenza anche lui e lo scagliai contro il trono sul quale si sedeva sempre. Questo si frantumò in mille pezzi e gli crollò contro, facendolo urlare di dolore.
Basta, basta, basta! Mi gridai, ma il mio corpo non ascoltò. Seguii la scia che lui aveva percorso volando, potevo sentire il mio corpo stridere ad ogni passo, e lo raggiunsi.  Mi chinai su di lui e lo alzai, per poi rilanciarlo sopra le macerie della sua adorata sedia. Devo bloccarmi, basta.
« El, calmati ti prego. » La voce di Legolas mi fece voltare. Lui era al centro della stanza, con le mani alzate verso di me in segno di scuse. Gettai leggermente la testa a destra e il collo stridette, mentre le mie mani si chiudevano in pugni stretti.
No, lui no, ti prego. Non volevo fare del male anche a lui, non volevo fare del male a nessuno.
« Calmarmi?! » Strillai senza avere controllo delle mie parole, che uscirono graffiandomi la gola come gli artigli di un gatto. « Tu mi hai distrutta e buttata giù più volte di quanto io voglia ammettere! Come potrei calmarmi?! » Fui rapida ad alzare il braccio e indicarlo verso di lui per poi sparargli contro. L’elfo biondo cadde a terra gemendo, e si portò il braccio destro al petto.
« Eleonora, per tutto quello che ti ho fatto, per tutte le volte che ti ho ferita ti chiedo scusa.  » Gemette lui, senza la forza di alzarsi in piedi. I suoi occhi cercarono i miei e vi rimasero incollati mentre lo raggiungevo. Prima che potessi fare qualsiasi altra cosa, Fanie, di cui avevo completamento scordato l’esistenza, si frappose fra me e  lui e mi puntò una spada contro. A lei non mi dispiaceva fare del male, e gliene avrei fatto se una voce non mi avesse bloccato e costretta a indietreggiare. Più che una voce era un grido e mi rimbombava in testa come la trombetta rimbomba in uno stadio; solo che questo era un urlo acuto che mi fece gridare a mia volta. Indietreggiai e portai le mani alle tempie, gettando il viso verso il soffitto.
Non combattere con lui, ti stai distruggendo da sola ragazzina. Io la conoscevo quella voce, ma sicuramente la sentivo perché ero in quello stato, non c’erano altri motivi. Non combattere.
Sto sognando, non c’è alternativa.  Mi dissi.
Forse, o forse sei semplicemente una ragazza che ha bisogno dell’aiuto di un vecchio amico.
Ma tu sei morto.
Metà di me vive ancora in te. Mi contraddisse subito. Sarò morto quando tu riuscirai a liberartene, e ti scongiuro di farlo perché il limbo è un posto orrendo. Era incredibile come la presenza di Titano riuscisse ad alleviare le mie sofferenze persino quando lui non c’era più.
Non posso liberarmene. Ammisi. Non ne sono capace.
Certo che non ne sei capace, rimbambita,  se no perché mi sarei scomodato a parlarti?
Perché mi vuoi bene?
Lo sentii ridere – per quanto un drago potesse ridere, ovvio -; presi un bel respiro e chiusi gli occhi.  Potevo sentire la sua presenza aleggiarmi attorno, calda e rincuorante come quando era in vita.
Rilassati, così brava, e libera la mente. Feci come mi aveva detto e piano piano cominciai a sentirmi più libera: sentivo che il mio corpo tornava a seguire i miei ordini.
A-aspetta Titano, prima devo chiederti una cosa.
Domanda.
Fa male morire? Ti ha fatto paura? Il mio petto si alzava e abbassava come le ali di un uccello in volo. Mi ero sempre domandata se aveva sofferto molto e mi ero sempre sentita in colpa per quello che gli era successo.
Certo che ho avuto paura: avrei voluto vivere un po’ di più. Avrei voluto poter vedere di più il mondo in cui sono cresciuto, ma tutta via non rimpiango le azioni che ho fatto, perché hanno salvato te e quello che cresceva dentro di te. Ah, e credimi: morire fa meno male di quello che pensi. Ora rilassati e lascia defluire tutto il male da te.
Un ultima cosa!
Fai veloce, per favore: la luna di sangue non dura in eterno e capita ogni sessant’anni, vorrei raggiungere i Valar prima di allora.
Ti voglio bene.
Oh. Colsi una nota di stupore nella sua voce baritonale; ma non seppi dirmi se fosse solo stupore, oppure stupore a cui si è preparati. Te ne voglio bene anche io.
 
 
Early morning city breaks
I’ve been calling
For years and years and years and years
And you’ve never left me messages
Never send me no letters
You’ve got some kind of nerve
Taking all I want

 
 
Fanie avanzò silenziosamente verso la figura in piedi al centro della stanza, ma prima che potesse tentare di ferirla questa cadde a terra. La roccia che le ricopriva il corpo si sgretolò a contatto con la pietra del pavimento, lasciando così vedere il corpo umano della giovane; una nube di fumo nera evaporò nell’aria. Eleonora aprì gli occhi, ora del solito colore castano di sempre e ispirò aria, per poi iniziare a tossire. Fanie si avvicinò con cautela e prima che lei potesse dirle qualcosa la colpì con il piatto della spada, facendola ricrollare a terra.
« Fanie! Ma sei impazzita? » Urlò contrariato Sauron, rialzandosi da sotto le macerie del trono. L’elfa alzò il viso e lo fulminò con lo sguardo: il fratello era indenne dopo quello che la guerriera le aveva fatto. Aveva qualche taglio sulle mani e sulla faccia, ma non sembrava aver bisogno di cure mediche.
« I-io… » Balbettò la ragazza, che si ritrovò a lasciare all’improvviso l’elsa della spasa che cadde a terra con frastuono. « Credevo volesse uccidermi! » Si giustificò.
 
 
 
 Lost and insicure
You fund me you fund me
Lying on the floor
Surround me surround me
Why’d you have to wait
Where were you where were you
Just a little late
You found me you found me

 
« Mi dispiace. » Fanie si sedette accanto a me sul letto e mi tamponò le ferite provocatemi dalla mia stessa corazza di roccia, sgretolatasi a terra.
« E’ tutto ok, Fanie, davvero. » La rassicurai, stringendo il lenzuolo in un pungo quando mi sfiorò una cicatrice riaperta.
« Questa è davvero profonda, menomale che non si è riaperta molto. Come te la sei fatta? » Domandò, alzandomi il braccio per farci passare sotto la benda che l’avrebbe fasciata.
« Me l’ha fatta Legolas, con un freccia la prima volta che ci siamo visti. » Non potei reprimere un piccolo sorriso, che attirò l’attenzione dell’elfa che incuriosita me ne domandò il motivo. « Non sono pazza, a prescindere da quello che ho fatto oggi, credimi. E’ che ripensandoci proprio non posso non riderci su: ero stata davvero acida con lui e l’avevo colto talmente alla sprovvista che aveva fatto di quelle facce davvero comiche. » Tirai una sospiro tra i denti quando Fanie strinse la fasciatura.
« E’ li che hai capito che ti piaceva?  Al primo sguardo? » Chiese.
« Oh no, assolutamente. » Scossi il capo con convinzione. « Ho iniziato a provare qualcosa per lui quando mi ha salvata dall’assideramento, o almeno credo. In ogni modo, mi ricordo che l’ultima cosa che gli dissi fu “goditi questa scena, perché è l’unica volta che ti permetterò di farlo!”.  » Anche lei rise questa volta e riporse le bende in un contenitore non molto lontano.
« Eri così fredda con lui? » Chiese poi, tornando a sedersi accanto a me. Sbattei le palpebre e osservai il muro, che avevo distrutto prima di uscire dalla camera, davanti a me riflettendo su quelle parole.
« Beh, si e lo sono stata anche dopo. Ma non ti credere che lui sia stato da meno: eravamo in continua lotta, anche se non si sarebbe detto a volte. Poi mi ha baciata e  sono caduta nel baratro senza ritorno. »
« L’amore? »
« La consapevolezza di amarlo, che è una cosa ben peggiore. » Ammisi, grattandomi una guancia assente.
« Beh, allora che intenzioni hai adesso che hai finalmente vinto contro il tuo guardiano interiore? » Mi scrutò con i suoi occhi di ghiaccio e arricciò verso l’alto le labbra rosse. Le rivolsi un’occhiata e alzai le spalle, per poi gettarmi a peso morto sul materasso dietro di noi. Lei mi osservò sorridente.
« Credo che sia ora di scegliere. »
« Scegliere? Cosa? » Anche lei mi raggiunse, sdraiandosi con noncuranza.
« La mia fazione. E’ tempo che mi decida, e non solo per il mio bene ma anche per quello di mio figlio. » Fanie si voltò su un fianco e poggiò la testa sul palmo della mano, sbattendo le palpebre a intervalli regolari.
« E? »
« Le ragazze flirtano sempre con il ragazzo cattivo, Fanie, ma non lo portano mai a casa dai genitori. » Sospirai.
« Hai scelto Legolas. »
« Ne sei stupita? »
« No. »
 
Why’d you have to wait
To find me to find me


 
Ciao Peipe <3
Mi scuso per questo capitolo orrendo ma non avevo idee. A dire la verità, ho ricevuto un mucchio di consigli utili da una ragazza fantastica che ringrazio moltissimo:


 
Grazie Chiara. 
Sei stata un angelo a sopportarmi, sei fantastica; aspetto ancora il video della cover su youtube. Anyway, spero che il capitolo sia stato di tuo gradimento :3

 

Come avete visto in questo capitolo ho messo il testo di una canzone ( "You found me" dei "The Fray" ), spero che questa piccolezza vi sia piaciuta, così come l'immagine all'inizio.
Ora siccome voglio rompervi le scatole vi svelo qualche d'una delle idee cestinate e degli approfondimenti che ho condiviso nel gruppo di Facebook:

#IdeeCestinate

 
-Non volevo uccidere Boromir, perché avevo in mente di creare un certo legame affettivo, non sentimentale, fra lui e El.
 
Ele, alla fine della prima ff, moriva realmente per salvare Boromir.
 
El perde tutti i poteri dopo aver partorito.
 
El, durante la luna di sangue, perde il bambino a causa del suo "io guardiano"
 
Alla fine dell'ultima ff, Ele si sveglia nella sua camera e capisce di aver sognato tutto.
 
#Approfondimenti
 
Partiamo dal #Nome :

All'inizio pensavo di chiamarla davvero Isil ( è un nome che mi piace tanto ), oppure Giulia; ma, successivamente, non riuscivo a immedesimarmici e visto che per crearla ci ho messo molto di mio, le ho dato il mio nome ( che non è altro che Isil in italiano ).
 
#ComportamentoeSegnoZodiacale

Come ho già detto Ele si ispira alla mia personalità, perciò l'ho fatta "nascere" ( che strano dire così O.O ) ad Aprile.
L' ariete è il segno degli inizi: intrepidi, passionali, coraggiosi, i nativi sono leader nati e si potrebbero definire "egocentrismo supremo". Non sono pazienti, e spesso sono insensibili, determinati e poco lungimiranti. 

Credo che questo spieghi molte cose. Specialmente il " si potrebbero definire "egocentrismo supremo" 
 
 
#CuorediCenere e #PerditaDiControllo

Eleonora era una delle gemelle di "luce & ombra". Nella storia della terra di mezzo questi avvenimenti sono rari, e molto spesso si gestiscono con l'uccisione dell'ombra che tende a nascere dal corpo del fratello. In questo caso è stato l'inverso: la luce è nata dall'ombra. Questo vuol dire che tutto il bene che circolava nel corpo di El è sfuggito via con Isil ( anche se potrebbe sembrare il contrario ). Questa cosa ha fatto si che l' "io" guardiano cominciasse a prevalere sul suo comportamento e sul controllo della rabbia. Quando infine, dopo tutto le disavventure avvenute a causa di Isil, Sauron - nei panni di Legolas - la scocca una freccia nel cuore il guardiano ha il sopravvento. Non avendo più dentro il proprio corpo un cuore pulsante, il suo "io" interiore, pur di sopravvivere, ha iniziato a pompare la cenere creata dal fuoco dentro di lei, che la brucia senza che se ne accorga. E' come se all'interno del suo "io" ci fosse un drago, essendo il suo guardiano Titano, e la rabbia si riversa fuori sotto forma di fiamme che scaturiscono dai palmi, mentre la cenere si mette in circolo nelle sue vene.
 
#Guardiani

I guardiani sono l'unione incondizionata di uno spirito ad un'altro; nessuno sceglie il proprio guardiano, succede e basta. L'origine vuole ( nella mia stramba ff [ Che Tolkien abbia pietà di me per questi obbrobri ] ) che le anime dei guardiani siano legate, i poteri di entrambi duplicati dalla forza forza dell'altro e la morte sopraggiunga per entrambi nel momento in cui uno dei due muore.
 
 

 
  
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