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Autore: CareddaMartina    04/01/2014    0 recensioni
"Poi pensai che sarei dovuta morire io. Se non l’avessi costretto a venire con me sarei morta io e lui sarebbe sopravvissuto. Avrebbe salvato qualcun altro come aveva salvato me. Con lui sono morta anche io. Non sarò mai in grado di amare qualcuno come facevo con lui. Lui sarebbe riuscito a farsi una vita, io no."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note pre-lettura:
Questa è una one-shot che ho scritto di getto. Probabilmente ci sarà qualche errore, ma non sono riuscita a controllare per motivi di tempo.
BEEEEEEEEENE.
Mentre la scrivevo piangevo come una cretina ascoltando canzoni particolarmente depresse. 
Se vi va recensite.
Tanto love :)

















Quei due occhi. Grandi. Blu. Con il mare dentro. Li vedevo ovunque, sempre. Li sognavo. Li disegnavo. Erano sempre impressi nella mia mente. Mi giravo verso la finestra e lo vedevo sorridente che mi schioccava un bacio con una mano. Sorridevo e lui scompariva.
“Beth. Beth. Diamine,Beth!” mi urlò all’orecchio la mia compagna di banco, Allie.
Mi girai. Avevo le scuse negli occhi. Non riuscivo a parlare. Non ci riuscivo mai quando lo immaginavo così sorridente.
“La Sparks ha portato i compiti. Li sta già consegnando…” disse fermando il discorso a metà. Poi i suoi occhi si spensero e mi fece un sorriso rasserenante.
Mi ritrovai il compito sul banco. Una A rossa in stampatello maiuscolo sottolineata due volte si trovava nell’angolo destro del foglio. Non avevo mai preso una A.
“Ragazzi, essendo che tra qualche giorno inizieranno le vacanze natalizie, ho deciso di farvi fare un compito semplice nel quale dovevate aprirvi. Alcuni l’hanno fatto, più o meno, altri no. E poi Stevens ha centrato in pieno il mio messaggio. Coraggio Elisabeth, leggici il tuo tema!”. La prof. sembrava entusiasta. Sentii le lacrime salire e con un sbuffo cercai di rispedirle indietro. Presi il foglio con la mano tremolante e mi avvicinai alla cattedra. Ally mi rivolse uno sguardo compassionevole e un sorriso d’incoraggiamento. Presi un respiro e con gli occhi pieni di lacrime iniziai a leggere.
Se c’è una cosa che sento sempre da quasi un anno a questa parte è un peso allo stomaco, è persistente e doloroso. Non riesco a toglierlo. Poi immagino i suoi occhi. Quelli sorridenti. E la sua voce. Perfettamente soave. Mi sento il suo fiato sul collo e le sue mani sulla pelle. Poi mi giro. Lui non c’è.
Un singhiozzo interrompe la mia lettura.
Sono sempre stata una ragazza con mille problemi che non andava a raccontare alla gente. Quella anonima con pochi amici ma buoni. Quella che si chiudeva in bagno a piangere e usciva come se non fosse successo niente. Quella che assorbiva tutto e poi si sfogava singhiozzando. E poi, un giorno incontrai i suoi occhi per i corridoi della scuola e quella che sembrava una giornata delle peggiori divenne una delle migliori. Di lui mi ricordo tutto. Il primo sorriso. Il primo saluto. L’imbarazzo nei suoi occhi quando mi chiese di uscire. Quando intrecciò le sue dita alle mie. Quando mi baciò la prima volta e poi si mise subito a piovere. Quando mi disse che mi amava. La prima volta che abbiamo litigato. La prima volta che abbiamo fatto l’amore, a casa sua, nel suo letto. Quando mi ha stretto a sé dicendomi che sarebbe rimasto al mio fianco per sempre. Se c’era una cosa che amavo fare era stare sdraiata insieme a lui, con la testa sul suo petto per ascoltare il suo cuore battere mentre lui mi accarezzava i capelli e magari sparava qualche cavolata che mi faceva ridere. Poi mi cantava la nostra canzone: Look after you. Mi baciava sempre,  la trovava sempre una scusa per farlo. Amavo i suoi baci a fior di labbra. Ma amavo di più quelli dove lui premeva le sue labbra sulle mie per 2-3 minuti. Mi mandavano in panne il cervello. E poi quando mi stringeva a sé dicendomi che sarebbe andato tutto bene e di amarmi fino all’infinito e ritorno.
Sorrisi con le lacrime che creavano profondi solchi sulle guancie. Dopo mi resi conto che stava arrivando il peggio.
Poi un giorno, la mattina, litigammo al telefono. No, non abbiamo litigato, abbiamo avuto una discussione accesa e allora l’ho invitato a casa per fare pace. Arrivò e mi baciò con impeto sull’uscio della porta chiedendomi scusa. Lo abbracciai e lo baciai. Eravamo distesi sul divano quando mi ricordai di dover fare un regalo per il compleanno di una mia amica. Insistetti per farmi accompagnare al negozio e lui dopo aver inventato tutte le scuse di questo mondo accettò. Uscimmo di casa, mi mise il casco nonostante sapessi metterlo benissimo e mi stampò un bacio. Salì sulla moto, io dopo di lui e partimmo. Lui mi faceva ridere. Continuavo a ridere e ridere e ridere. Con lui la mia vita aveva preso colore. E mentre ridevo non feci in tempo ad urlare che la macchina stava attraversando che questa ci prese in pieno. Mentre eravamo in aria mi abbracciò. Il suo casco rotto volò. Sentii solo il mio corpo cadere su quello di Louis. Louis era accanto a me con un pozzo di sangue che gli usciva dalla testa.
Tanti singhiozzi, uno dietro l’altro.
Mi guardò con i suoi occhi dolci e un sorriso appena accennato. “Ti amo, so solo questo. Sei la mia vita. Ti amo fino all’infinito e ritorno”. Le sue ultime parole. Gli stampai un bacio piangendo. Pregavo affinchè tenesse gli occhi aperti. Li chiuse. L’ambulanza arrivò e lo caricò su una barella. Il braccio penzolante. Non ricordo più niente. Mi raccontarono che iniziai a piangere e urlare e mi buttai sopra di lui e l’abbracciai e gli dissi di non morire. Ma lui era già morto. Il suo sorriso era rimasto là. Mi ero buttato per terra, tremavo, urlavo, mi dimenavo mentre mani cercavano di tenermi. Poi il vuoto. Il giorno del funerale non riuscii a piangere. Poi tutti se ne andarono. Io mi buttai in ginocchio, le lacrime erano uscite. Mi sdraiai sulla bara bianca, lo sentivo vicino. Poi pensai che sarei dovuta morire io. Se non l’avessi costretto a venire con me sarei morta io e lui sarebbe sopravvissuto. Avrebbe salvato qualcun altro come aveva salvato me. Con lui sono morta anche io. Non sarò mai in grado di amare qualcuno come facevo con lui. Lui sarebbe riuscito a farsi una vita, io no. E lo vedo ancora, tra gli alberi che ci sono nel giardino della scuola, nei corridoi pronto a scherzare con qualcuno. Le sento nelle sue felpe  che indosso, nel suo letto che sa ancora di lui. In tutte quelle foto che abbiamo insieme dove il suo sorriso non manca mai. E Dio se mi manca. Da quando se n’è andato ho iniziato a tagliarmi di nuovo. Sono piena di cicatrici ovunque. Non dormo più la notte, penso sempre al fatto che sarei dovuta morire io. Ho perso un anno. Non rido più. Ho lo sguardo costantemente perso nel vuoto. I suoi occhi li vedo ovunque. A volte mi sveglio con qualcuno che mi abbraccia, credo sia Louis, ma invece è solo mio fratello. Accorre quando inizio ad urlare nella notte. Non so neanche perché sto scrivendo tutto questo, ma so soltanto. Che avrei fatto di tutto per morire io al suo posto, avrei fatto do tutto per vederlo sorridente, avrei fatto di tutto per averlo ancora accanto a me. Ma lui non c’è più.
Abbassai il foglio, lo sguardo perso nel vuoto. Un applauso si alzo dalla classe.
“Prof, posso uscire? Mi… mi sento male” chiesi in un sussurro.
Acconsentì ed io uscii. Mi sentivo mancare. La testa mi girava, non riuscivo a respirare. In realtà non riuscivo mai a respirare da quando lui se n’era andato. Improvvisamente svenni.
“Beth? Mi senti?”.
Aprii lentamente gli occhi. Il mio primo pensiero fu lui.
“Louis… Dov’è Louis?” chiesi con la voce allarmata.
“Lui è morto” mi rispose Allie con la voce tremante.
No. Lui doveva rimanere con me. Non poteva abbandonarmi così. Non capivo ancora perché mi aveva abbandonata. Iniziai a piangere, a urlare, singhiozzi sempre più forti. Alcuni professori e alunni delle altre classi uscirono allarmati. Non m’importava. Volevo solo lui. Facendo così, ovviamente, non potevo averlo.
“Lasciatemi morire. Voglio morire” urlai con tutto il fiato che avevo in corpo.
La sua figura mi apparse, era proprio sopra di me, a cavalcioni. Mi accarezzò il viso.
“Allie, tu sei forte. Io vivo dentro di te. Ricorda che ti amo” scomparve.
“Beth ce la farai, rimango vicino a te!” Allie piangeva insieme a me. LUI era il suo migliore amico. L’abbracciai. Era l’unica persona che mi ricordava lui, stessi occhi, stesso sorriso.
Avrei dovuto iniziare a vivere di nuovo, senza lui era difficile. Ce l’avrei fatta. Ci sarei riuscita. Avrei vissuto per Louis Tomlinson. Quel ragazzo che amavo, amo e sempre amerò.
  
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