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Autore: _Hale_    04/01/2014    2 recensioni
Il desiderio che avevo di lei era opprimente. La voglia di averla vicino e sentire il suo odore annientava i miei sensi. La forza che traevo nell'osservarla e nel percepirla era talmente intensa da spingermi a tentare l'impossibile.
Lei era radiosa, solare e felice. Bella. Esattamente tutto ciò che mai avrei potuto avere.
Molti la paragonavano al sole... io, personalmente, odiavo porla in relazione con ciò che più odiavo e che non mi permetteva di vivere. La luna, invece, era un paragone decisamente più azzeccato, qualcosa senza il quale non sarei riuscito ad andare avanti.
La mia esistenza era stata lunga, tortuosa e ricca di talmente tante sfaccettature da non ricordarle neppure nella loro totalità. In verità, tutto quel che esisteva prima di lei scomparve nel momento stesso in cui la vidi, incapace di riflettere sul perchè il suo profumo fosse divenuto la mia unica ragione di vita.
Impossibile dimenticare il momento in cui, per la prima volta, i miei occhi scorsero i suoi, in una giornata di fine estate, quando il mio primo anno all'Istituto di Joskow ebbe finalmente inizio.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Threesome, Triangolo | Contesto: Universitario, Sovrannaturale
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Quando aveva fatto il proprio ingresso all'interno dell'istituto, Anne era consapevole di ciò a cui sarebbe andata incontro: vampiri e umani costretti a collaborare in un disegno ben più ampio di quanto loro, comuni ragazzini, potessero effettivamente comprendere.
Nel momento esatto in cui, distogliendola dalla conversazione che aveva appena intavolato con i suoi nuovi compagni, la classe dei vampiri si era presentata all'interno della sala da pranzo, gli occhi di Anne squadrarono uno per uno i nuovi arrivati, non soffermandosi su nessuno di loro in particolare. Erano belli, dannatamente e maledettamente belli, cosa che, per quanto la riguardava, diceva molto delle loro origini.
- Cavoli, ma li avete visti? Sono bellissimi! 
Rebecca non si preoccupò di tenere a freno la lingua o, in alternativa, il tono di voce, lasciando così che i nuovi arrivati udissero le sue parole e iniziassero a sghignazzare fra loro.
Anne, d'altro canto, non poteva fare a meno di osservarli con ostentata indifferenza.
- I migliori predatori sono, in genere, bellissimi. Se così non fosse, sarebbe difficile per loro avvicinare le proprie prede, non trovi? 
Daphne parlò distogliendo lo sguardo dai vampiri e concentrò i propri sforzi nell'attenta osservazione del signor Joskow che, in quel momento, si deliziava delle chiacchiere dei suoi colleghi.
- Mi pare di capire che non sei una loro sostenitrice accanita, o mi sbaglio? 
Anne lanciò un'occhiata alla ragazza bruna che aveva preso posto alla destra di Rebecca, mentre lei sedeva alla sinistra di quest'ultima. L'altra, come risposta, si limitò a stringersi nelle spalle, mentre poggiava stancamente il mento contro la mano chiusa a pugno.
- Vivi e lascia vivere, si suol dire. Finché non danno fastidio a me, io eviterò di votare a favore di una bella grigliata nel cortile della scuola, con loro come carne da arrostire alla luce del sole.
Anne sorrise alle parole della ragazza, non senza non notare l'espressione ansiosa di Rebecca; sarebbe stato interessante vivere tra le dinamiche che sarebbero venute inevitabilmente a crearsi tra tre persone così diverse costrette a vivere sotto lo stesso tetto.
Di una cosa, però, era certa: non sarebbe stato peggio che condividere il pasto con un vampiro. Ironia della sorte.
Quando spostò lo sguardo sulla tavolata dei vampiri, vide tutti loro osservare lei e i suoi compagni come se fossero un pasto succulento pronto per essere divorato... e, in effetti, non era andata poi così lontana dalla realtà dei fatti.
Poi i suoi occhi si scontrarono con un paio neri come l'ossidiana e cupi come una notte priva di stelle. Il suo sguardo era in grado di ammaliare e maledire, pozze di perdizione in cui, era certa, molte vittime avevano desiderato annegare.
Anne si perse ad osservare quel vampiro che, con tanta determinazione, non accennava a smettere di ricambiare il suo sguardo, fino a quando la voce di Rebecca non la distolse da quell'attimo infinito.
- Come hai detto?
Domandò la mora rivolgendosi alla compagna.
- Dicevo che ho una fifa blu. Quei tizi continuano a guardarmi come se fossi il loro pranzo!
Rebecca indicò un paio di vampiri, un maschio e una femmina, che non accennavano a smettere di guardarla, passandosi la lingua sul labbro superiore.
Anne non poté fare a meno di provare un moto di disgusto verso quegli esseri, prima di tentare di tranquillizzare la ragazza con qualche parola.
Il tintinnio di una posata contro il bicchiere di cristallo del signor Joskow ridusse tutti i presenti nel silenzio più profondo, costringendoli a voltare lo sguardo verso di sé.
Normann Joskow, un sessantenne arzillo con un volto segnato dalle rughe dell'età e un'espressione affabile a illuminarlo, era un essere umano che godeva di una certa influenza all'interno della società dei vampiri; la sua idea di fondare un istituto (il primo istituto) in cui le due razze avrebbero potuto imparare a coesistere, non fu accolta con esultanza quando fu inizialmente proposta. Via via, però, a seguito dell'illustrazione del progetto e della visione utopistica che l'uomo attribuì nell'insieme a quanto aveva intenzione di creare, ottenne il consenso di proseguire da parte di entrambe le razze.
In tutto ciò, per sua sfortuna, Anne svolgeva dunque un ruolo fondamentale, come il resto degli umani e dei vampiri presenti in quella stanza.
- Buonasera a tutti e benvenuti, miei cari ragazzi. Mi chiamo Normann Joskow e sono lieto di accogliervi nel mio istituto, sperando che esso possa per voi divenire una casa in piena regola.
La voce dell'anziano signore pareva affabile così come i suoi modi, infondendo un senso di quiete e tranquillità all'interno della sala da pranzo.
- Conoscete tutti, credo, lo scopo di questo progetto, un progetto del quale voi siete elementi fondamentali e che, spero, possa condurre tutti noi all'inizio di una nuova era, un'era nella quale vampiri e umani potranno vivere gli uni di fianco agli altri, aiutarsi a vicenda e collaborare e, sì, per quanto ciò possa sembrare assurdo, per il momento, sono certo di potermi permettere di sperare.
Il silenzio accolse quelle parole, mentre gli umani si lanciavano occhiate incerte e scettiche e i vampiri sorrisi beffardi.
Nessuno dei presenti era convinto che quel progetto potesse funzionare realmente, considerandosi piuttosto cavie da laboratorio, pronte ad essere rispedite a casa in qualunque momento. Probabilmente al primo tentativo da parte di un vampiro di dissanguare un umano.
- Da domani inizierete a seguire i corsi organizzati per voi presso l'istituto: gli umani frequenteranno le lezioni mattutine e pomeridiane, i vampiri quelle serali e notturne. Ogni razza gode di un proprio dormitorio, siete dunque invitati a limitare al minimo le visite a quello a cui non appartenete, a meno che le circostanze non lo rendano necessario. I contatti tra umani e vampiri sono, naturalmente, ben vista, ma temo sia il caso di informarvi che l'istituto gode di un ottimo sistema di sorveglianza e, per tanto, qualunque violazione delle regole verrà segnalata istantaneamente al sottoscritto, il quale si impegnerà a prendere i relativi provvedimenti.
Al tavolo degli umani si sollevarono sospiri di sollievo, mentre alcuni carichi di delusione provennero dal tavolo dei vampiri. Anne non poté fare a meno di lanciare un'occhiata nei pressi di quest'ultimo, dove scorse nuovamente quegli occhi neri che, temeva, non l'avevano mai abbandonata.
- Vi è stata data una grande possibilità, miei cari ragazzi, non sprecatela dando adito a istinti primordiali e paure irragionevoli. Voi rappresentate il futuro, un futuro in cui tutti noi potremo vivere in pace e armonia, un sogno che, se si dovesse avverare, vedrà nei presenti i capostipiti di una discendenza che guarderà alla proprie spalle con orgoglio e a voi con assoluta deferenza e profondo rispetto.
L'uomo afferrò il calice e lo sollevò in aria, rivolgendo un sorriso compiaciuto a tutti i presenti.
- Benvenuti in questa nuova avventura, umani e vampiri, un'avventura di cui siete i protagonisti indiscussi! 

- Non posso credere di essere qui.
Dopo aver concluso il discorso, il signor Joskow mise in chiaro di essere reperibile in qualunque momento nel proprio ufficio e, per qualsiasi problema, ognuno di loro, umano o vampiro, avrebbe ricevuto udienza presso di lui; poi fu l'ora della cena e, infine, Aaron e la tutor dei vampiri riaccompagnarono le due razze nei rispettivi dormitori.
- Ti converrebbe iniziare a farlo, credimi, non hai molte alternative.
Nel poco tempo che Anne trascorse con loro, riuscì a comprendere abbastanza facilmente i caratteri delle due ragazze con cui avrebbe imparato a convivere per i prossimi cinque anni della propria vita. Nella migliore delle ipotesi, naturalmente.
Rebecca era una sognatrice, dolce, innocente e ingenua ragazzina di campagna che, dall'aspetto, tendeva a ricordare le bambole di porcellana che i genitori di Anne persistevano a regalare alla loro primogenita quando questa era ancora una bambina.
Ma Rebecca era incantevole, a differenza di quelle bambole, con gli occhi che ricordavano due grandi smeraldi e una folta chioma di capelli rossi.
Daphne, invece, era determinata, matura e indipendente, una forza della natura celata nel corpo di una dea. Bella, seducente e provocante, con un cervello niente male e una razionalità che contrastava con gli impulsi istintivi di Rebecca.
Anne, d'altro canto, non riusciva proprio a collocarsi tra loro due.
- Credete che funzionerà? Intendo, questo progetto.
La rossa, dopo aver indossato il pigiama rosa confetto ed essersi accovacciata sotto le coperte del proprio letto, al centro tra quelli delle compagne, sbadigliò rumorosamente e si mise comoda, sollevando di poco il cuscino per poter osservare le altre due.
- Non lo so, credo di sì. Tutto sta nel tentativo dei vampiri di dominare i propri istinti ed evitare di ammazzare qualcuno nel corso della notte.
A quelle parole Rebecca sussultò appena e gli occhi verdi si sgranarono per il terrore.
Daphne, che aveva compreso bene quanto Anne l'indole della ragazzina, sorrise beffarda e le fece l'occhiolino.
- Smettila di spaventarla inutilmente. Non ci succederà niente, ragazze, in fondo avete sentito anche voi il signor Joskow, no? Questa struttura è piena di telecamere e poi Aaron non permetterà mai che ci accada qualcosa.
Rebecca sembrò tranquillizzarsi, mentre Daphne borbottava qualcosa infilandosi anche lei sotto le coperte. Anne fece lo stesso, chiudendo il diario su cui aveva appena finito di annotare le proprie impressioni sulla giornata trascorsa e spegnendo la luce.
Sarebbe stato un lungo anno, quello, non aveva alcun dubbio a riguardo.

Quando tornarono nel proprio dormitorio, i vampiri si resero conto di avere a disposizione un'intera nottata in cui erano liberi di fare ciò che più desideravano, quanto meno nel rispetto delle regole dell'istituto.
Il che, naturalmente, impediva di recarsi nel dormitorio degli umani e squarciare loro la gola.
- Credete davvero alla storia della sorveglianza? Io penso che sia stato solo un modo per spaventarci e tenerci alla larga da quelle delizie.
Diversi mormorii appoggiarono le parole pronunciate da uno dei vampiri maschi presenti nella piccola saletta che precedeva i dormitori, mentre molti di loro iniziavano a pensare a qualcosa per trascorrere una nottata che si prospettava noiosa e priva di alcuno stimolo.
Devon ed Elessar erano intenti a chiacchierare con tre vampire che non facevano altro che mandar loro sguardi ammiccanti e sorrisi provocanti da quando avevano messo piede all'interno dell'istituto, cosa che a Gabriel non interessava minimamente.
Non che non fosse attratto dalle femmine, naturalmente, ma in quel momento la sua mente vagava altrove, i suoi occhi erano ancora segretamente incatenati a un paio color ghiaccio, le sue mani sfioravano ciocche di capelli neri e lunghi, morbidi come seta e profumati di gelsomino... se solo la realtà fosse stata all'altezza della fantasia, Gabriel era certo che non sarebbe rimasto affatto deluso da quell'umana.
- Tu che ne dici, Gabriel?
L'attenzione del vampiro fu bruscamente attirata dalla folla dei compagni che, piombati in un silenzio carico di entusiasmo, attendevano con ansia una sua risposta, con gli occhi di fuoco rivolti verso di lui.
Leggeva eccitazione, impazienza e brama in quelle iridi di colori diversi e, per un momento, fu tentato di acconsentire a qualunque fosse stata la richiesta.
Non lo fece.
- Qual era la domanda?
Con aria annoiata si scostò dal davanzale della finestra, abbandonando definitivamente l'intento di dedicare alla luna, ormai alta in cielo, la propria attenzione.
- Irruzione nel dormitorio degli umani, stanotte. Niente di che, faremo i bravi, sarà solo per sentirli urlare un po' e movimentare la serata.
La maggior parte dei vampiri accolse le parole di Devon con un certo clamore, mentre il giovane si passava la lingua sui canini e rivolgeva a Gabriel uno sguardo carico di aspettativa.
Il compagno lo conosceva poco, vero, eppure la sua fama lo precedeva: Gabriel era il principino di casa, vampiro posato e a modo, sempre rispettoso dei valori tramandatigli dai genitori e maschio ideale per qualunque femmina della razza. 
In verità, però, questa era solo una faccia della medaglia, la sua apparenza traeva in inganno chiunque non lo avesse conosciuto al di là di quella maschera che si imponeva di indossare l'ottanta percento delle volte.
Gabriel si passò una mano sul volto, soffermandosi a carezzare il labbro inferiore con l'indice e socchiudendo appena gli occhi. 
- Mi sei sempre piaciuto, Devon, dico sul serio: intraprendente, determinato, istintivo...
A quelle parole Devon rispose con un sorriso mozzafiato che ammaliò le femmine presenti nella stanza... questo fino a quando Gabriel non lo spense con ulteriori commenti.
- Eppure non perdi mai l'occasione di farmi ricredere. Sei proprio un idiota.
Così come si era gonfiato, il torace di Devon si sgonfiò come se un ago lo avesse bucato, facendogli perdere tutto il vigore di poco prima.
- Cos'hai detto?
Per quanto Gabriel avesse una certa influenza all'interno di quel gruppo, sia a causa delle sue nobili origine, sia per il suo trascorso più trasgressivo di quanto non desiderasse ammettere, i tipi come Devon non apprezzavano esser trattati con quell'aria di sufficienza che il vampiro osava ostentare il più delle volte, esprimendo la propria opinione.
- Ho detto che sei un idiota. Che c'è, sei anche sordo? Cosa credi che succederà se questa sera provate a irrompere nel dormitorio degli umani, eh? Selina si aspetta che lo facciate, molto probabilmente è qua fuori con un'ascia in mano, pronta a farvi fuori se osate avanzare un passo di troppo.
Gabriel osservava con sguardo annoiato le facce dei vampiri che, via via, perdevano l'entusiasmo palesato fino a quel momento. Lui si passò una mano tra i capelli, prima di avvicinarsi al camino in cui non ardeva alcun fuoco.
- Datevi una calmata, ragazzi, avremo tutto il tempo per divertirci. Cerchiamo di convincere Selina, Joskow e chiunque altro qui dentro della nostra buona volontà, spingiamoli a fidarsi di noi, facciamo loro credere di aver afferrato il senso di questo progetto e, quando finalmente allenteranno la presa... beh, la razza umana avrà ben dodici esponenti in meno di cui preoccuparsi. E c'è persino chi dice che non siamo magnanimi.
Dopo un momento di silenzio e sgomento, diverse voci si sollevarono ad acclamare le parole del vampiro, mentre molti dei presenti si avvicinavano a lui lanciandogli qualche pacca sulla spalla o sguardi ammiccanti.
Persino Devon concordò con le parole di Gabriel, il quale, dopo aver ostentato un sorriso sghembo e una sicurezza che forse non aveva, si recò nella propria stanza.
In verità, non aveva alcuna voglia di tornare a casa e per nessun motivo avrebbe permesso a quegli idioti dei suoi compagni di mandare all'aria il progetto che gli avrebbe garantito qualche mese di pacchia e divertimento assicurati.
Quando si lasciò cadere stancamente sul proprio materasso e portò le mani dietro la nuca, si perse nei ricordi di quella sera; il buio e il silenzio lo aiutavano a riflettere, gli rendevano più facile rammentare gli occhi di quella ragazza che tanto lo aveva colpito.
Gli umani non gli erano mai piaciuti, certo, ma era pur vero che nessuno aveva mai attirato tanto la sua attenzione. Era stato l'atteggiamento freddo e scostante di lei a colpirlo, prima di tutto il resto, persino prima di quegli occhi di ghiaccio. Gli altri umani avevano palesato terrore, soggezione e, addirittura, interesse quando i dodici vampiri avevano fatto il loro ingresso nella sala da pranzo... ma lei no. Era rimasta impassibile e, poco dopo, disgusto e diffidenza avevano preso il posto dell'indifferenza mostrata un attimo prima.
Era fatto così, lui, odiava annoiarsi e quella ragazza rappresentava un ottimo diversivo.
Si sarebbe divertito, l'avrebbe usata fino a quando non ne avesse avuto abbastanza e poi l'avrebbe buttata via, come aveva sempre fatto, come avrebbe continuato a fare in eterno.
Quando qualcuno bussò alla porta della sua stanza, Gabriel fu tentato di mandare al diavolo chiunque fosse e tornare nel suo mondo di fantasia, ma la consapevolezza di non essere l'unico inquilino di quella camera gli fece fare un'eccezione.
- Avanti.
Gabriel sentì la porta chiudersi con uno scatto e dei passi avvicinarsi al suo letto. Quando l'odore di rosa gli invase le narici, l'angolo destro della bocca si piegò verso l'alto, con la consapevolezza di non aver bisogno di aprire gli occhi per accertarsi di chi fosse arrivato.
- Questa notte sei proprio in cerca di guai, vero, Brittany?
Una delle tre ragazze che poco prima aveva tentato di approcciare i suoi due compagni di stanza aveva avuto la brillante idea di fargli una visitina e, visto l'andazzo della serata, magari Gabriel non l'avrebbe mandata via. Non subito, per lo meno.
- Sono una ragazza cattiva, ormai dovresti saperlo.
La rossa dagli occhi da cerbiatta si accucciò ai piedi del letto del vampiro, gattonando verso il viso di lui e soffermando le proprie labbra a pochi centimetri dalle sue.
- Che ne diresti di movimentare un po' la serata?
Gli propose lei abbassando le labbra su di lui, apprestandosi a baciarlo e a dare inizio alla nottata che lei tanto sembrava bramare.
Brittany era sempre stata così: voleva una cosa? Doveva ottenerla a tutti i costi e proprio per quella sua determinazione Gabriel l'aveva trovata, parecchio tempo prima, interessante.
Ma gli anni erano passati, i gusti cambiati e le abitudini di un tempo ormai dimenticate.
Beh, quasi del tutto.
Lui si mosse all'improvviso, portando la mano sinistra sulla nuca di lei, afferrandola per i capelli e strattonandola quel tanto che bastò per allontanarla di qualche centimetro dal proprio viso, costringendola a osservarlo negli occhi.
- Niente baci, Brit, sai come la penso sulle cose inutili. Ma avrei proprio voglia di un lavoretto.
Così dicendo, con la mano libera Gabriel sganciò la fibbia dei pantaloni e abbassò la cerniera, mettendosi comodo e allentando finalmente la presa sui capelli della ragazza.
La sua mano la accarezzo gentilmente, prima di indirizzarle il viso verso l'erezione che premeva contro il tessuto dei boxer che indossava.
Chiudendo gli occhi e sospirando appena, riportò entrambe le mani dietro la nuca, non prima di aver notato lo sguardo della rossa accendersi e la sua lingua lambire le labbra che presto avrebbero accolto parte di lui.
- Datti da fare, piccola, sono un po' teso là sotto.
Brittany non se lo fece ripetere due volte e, portandosi all'altezza dell'inguine del vampiro, abbassò l'orlo dei boxer di questo e iniziò a lavorarsi l'erezione di lui. Prima con le mani. Poi con la lingua.
Gabriel rimase in silenzio, ascoltando passivamente i rumori provocati dai risucchi della vampira, dalla sua lingua e dai movimenti che, in teoria, avrebbero dovuto eccitarlo.
L'erezione c'era e non era mica una cosa da niente, ma Gabriel era così pensieroso, quella sera, da non riuscire a concentrarsi su quanto stesse accadendo in quella stanza.
- Cosa ne dici se passiamo al dunque?
Domandò la rossa un paio di minuti dopo con un desiderio percepibile dal solo tono della voce.
Per tutta risposta, Gabriel allungò la mano sinistra verso di lei e accarezzò quel viso perfetto, prima di portare la mano tra i suoi capelli e costringerla a calare nuovamente la testa, prendendo tra le labbra il suo membro.
Fu lui a dettare i movimenti, costringendola a muoversi su e giù, spingendo la nuca affondo e allentando la presa per darle il tempo di risalire e prender fiato... quella ragazza, così come tutte le altre, lo disgustavano profondamente. Banali, superficiali, facili e puttane, ecco come potevano essere definite in maniere breve e concisa.
E lui, di tutto questo, ne aveva abbastanza.
Solo quando immaginò di stringere tra le dita della mano ciocche lunghe e lisce di capelli corvini iniziò a mugolare di piacere, gli occhi castani di Brittany vennero sostituiti da un paio del colore del cielo in tempesta e l'odore di rosa venne rimpiazzato da quello di gelsomino... Gabriel raggiunse l'apice del piacere immaginando una persona totalmente differente di quella che, in effetti, era presente in quella stanza. Le sue mani su di lui, la sua bocca intorno a sé erano immagini che avrebbero riempito le sue notti fino a quando non l'avrebbe rivista.
- Fuori dai piedi, ora.
Con il fiato corto si recò in bagno, incurante di Brittany e dell'espressione delusa ma ancora eccitata che le illuminava il volto.
Quando si chiuse la porta del bagno alle spalle, Gabriel si diede un'occhiata allo specchio, notando le guance arrossate, gli occhi lucidi e pieni di desiderio e il labbro inferiore ormai gonfio... evidentemente se l'era morso senza neppure rendersene conto.
Era arrivato a una conclusione: avrebbe trovato un modo per avvicinare quell'umana e, a quel punto, l'avrebbe fatta sua.

Quando Anne si risvegliò dal torpore della notte e soppesò l'idea di far fuori quella maledetta sveglia che disturbava il suo sonno, non aveva ancora realizzato dove si trovasse: la stanza non era la sua, il letto era diverso, non riconosceva le lenzuola e, soprattutto, non ricordava di avere compagne di stanze.
Quando si portò a sedere le servì qualche minuto prima di ricomporsi e ricordare cosa fosse accaduto il giorno prima, ma quando fu abbastanza lucida svegliò le altre e andò a prepararsi, scendendo per prima nella sala da pranzo.
Era viva. I vampiri non avevano tentato di entrare nel suo dormitorio e nessuno aveva accennato a una qualche uccisione o chissà cos'altro all'interno dell'istituto.
Però, forse quella poteva davvero essere una buona giornata!
Aspettò Daphne e Rebecca nella sala da pranzo e, quando la raggiunsero, si recarono insieme verso l'aula in cui si sarebbero tenuti i primi corsi della giornata.
In verità, l'istituto non era poi così diverso da una qualunque altra scuola a cui gli umani erano abituati: i primi due anni fornivano una preparazione generica oltre che base da fornire ugualmente a tutti gli studenti e, dal terzo anno in poi, a ognuno dei "superstiti" veniva concesso di scegliere una specializzazione nel campo che più preferivano.
Anne non aveva ancora idea di cosa volesse fare da grande, dunque per il momento evitava semplicemente di pensarci.
Le lezioni furono noiose, esattamente come quelle che si tenevano nei college degli esseri umani. Per lo meno questo fatto non era cambiato.
Il resto della giornata trascorse piuttosto rapidamente e, per quanto sapesse che i vampiri non amavano andarsene in giro alla luce del sole (a meno che non volessero divenire carne allo spiedo), non poteva fare altro che aggirarsi per i corridoi con una certa inquietudine che, via via, le faceva intuire che non avrebbe potuto reggere a lungo all'interno di quella struttura.
Ma non aveva paura. Non ne avrebbe mai avuta e ci teneva a precisarlo.
Quando poi andò a scontrarsi contro qualcosa di solido e irremovibile, fu certa di aver urtato una parete, portandosi a terra a raccogliere i tre libri che le erano caduti dalle braccia.
Con gli occhi lucidi per il colpo e il naso dolorante, si chinò a raccogliere i tomi, ma un paio di mani grandi e calde furono più veloci di lei.
- Cavolo, ti sei fatta male?
La voce di Aaron la colpì come una ventata di aria fresca e, quando sollevò lo sguardo per incontrare quello celeste di lui, tentò di sorridere, rimettendosi in piedi.
- E' stata colpa mia, scusami, ero distratta.
Il ragazzo sorrise e si alzò a sua volta, restituendole i libri.
- Brutti pensieri?
Anne si limitò a negare col capo, mentre stringeva tra le braccia i libri recuperati.
Si trovavano al primo piano della struttura, le lezioni erano ormai finite e Anne si stava dirigendo presso i dormitori da dove, evidentemente, Aaron si stava allontanando.
- Diciamo di sì. Non sono abituata a condividere gli spazi con dei vampiri. 
Tentò di far intendere che non fosse minimamente preoccupata ma, per quanto non fosse terrorizzata e non si sarebbe fatta ridurre alla stregua di un topolino spaventato da quelle sanguisughe, non riusciva proprio a sentirsi a proprio agio tra quelle quattro mura.
- Vieni, ti accompagno in dormitorio.
Aaron si allungò e afferrò i libri che Anne stringeva, prima di farle un cenno di precederlo lungo le scale che li avrebbero condotti al secondo piano.
- Non è facile, ti capisco bene. Io stesso sono molto diffidente ma conosco abbastanza Selina da sapere che terrà i suoi a debita distanza da noi umani.
Aaron sembrava molto sicuro delle proprie parole e la fiducia che attribuiva a colei che doveva essere la tutor dei vampiri era ammirevole, probabilmente conseguente a una conoscenza lunga e approfondita.
Risalirono lentamente i gradini, per poi svoltare a destra e incalzare il corridoio che li avrebbe condotti presso i dormitori.
- Quanto sai dei vampiri, Annabelle?
Quella domanda la colse di sorpresa, non tanto perché era inaspettata, quanto perché sapeva di non poter dare una risposta soddisfacente.
- Quanto basta. Ammetto di non essere una gran sostenitrice della loro razza ma ciò non mi impedisce di guardare le cose in maniera oggettiva. Voglio dire, sono mostri assetati di sangue che non si fanno problemi a fare fuori noi esseri umani. Come si può giustificare una cosa simile? 
Erano ormai arrivati di fronte alla porta del dormitorio e Aaron si volse finalmente a guardarla, rivolgendole uno sguardo caldo e carico di comprensione.
- Abbandona per un momento l'idea che ti sei fatta di vampiri come Dracula o Nosferatu e cerca di essere più elastica. Apri la mente e accetta nuovi orizzonti, solo così riuscirai a comprendere che non tutto ciò che non capiamo è inevitabilmente sbagliato o cattivo.
Anne rimase immersa nel più profondo silenzio, persino quando Aaron le fece un occhiolino e si volse per tornare da dov'era venuto, lasciandola sola e immersa nella penombra del corridoio. In quella solitudine appena ritrovata, la ragazza non poté che arrossire nel pensare a quanto quel ragazzo fosse gentile e affascinante, nonostante quelle cicatrici che gli deturpavano il volto.
Erano ormai le sette di sera e l'ora della cena si stava avvicinando, ma Anne non aveva fame.
Entrò nella saletta del dormitorio e lasciò sul divano la propria borsa con i libri che Aaron le aveva restituito, prima di uscire in fretta e furia dalla stanza e recarsi verso il piano terra, con la biblioteca come destinazione.
La sala era deserta, eccezione fatta per un paio di studenti che da lì a poco si sarebbero recati presso l'uscita. Il silenzio la accolse così come l'odore delle vecchie pagine dei libri, un aroma che amava fin da bambina. Ma non aveva tempo per perdersi nei meandri dei ricordi, tutt'altro: si era recata in quel luogo per comprendere qualcosa che le sfuggiva, per imparare di più su coloro che aveva sempre disprezzato o, nel migliore dei casi, a cui aveva guardato con indifferenza. Ma Aaron aveva ragione e se Anne desiderava davvero odiarli, per lo meno avrebbe dovuto avere un valido motivo per farlo.
Si aggirò tra gli scaffali fino a quando non trovò i tomi che cercava o che, in qualche modo, avrebbero potuto esserle d'aiuto, prima di prendere posto a un tavolo isolato, in un angolo della biblioteca e coperto alla vista dei passanti da uno scaffale imponente.
Prese a sfogliare le pagine del primo libro con delicatezza, non essendo certa di cosa cercare né a cosa mirasse. Rimase lì, immobile di fronte a quelle pagine consunte di un libro mai visto prima, incapace di comprendere perché i propri genitori l'avessero spinta a fare una cosa simile, desiderosa di tornare a casa più che mai.
Nel frattempo, acquattato nell'ombra, un predatore aveva puntato la propria preda e i suoi occhi neri scrutavano con rinnovata ammirazione il viso di lei, mentre i passi del primo avanzavano silenziosi e la trappola si preparava a scattare.



 
Devon ed Elessar per voi ^^ spero apprezziate la loro "stravaganza".
NB: i disegni sono stati presi in prestito dal sito DeviantArt e non mi appartengono.


Angolo dell'autrice:
Salve a tuttiiii! Chiedo venia per il tempo di attesa ma le vacanze mi hanno assorbita completamente ^-^'
Dunque, non sono troppo soddisfatta del capitolo poichè lo considero di passaggio ma essenziale per fare un po' comprendere il modo di vivere di Gabriel e la confusione di Anne in questo primo momento.
Penso di postare il propssimo capitolo nel giro di una settimana ma, nel frattempo, passo ai ringraziamenti.
SHEESHEE: fai benissimo a farti film, perchè io lo faccio in continuazione <.< spero di non deluderti nei prossimi capitoli... come già detto questo è solo un capitolo di passaggio ma dal prossimo inizieranno ad avere a che fare l'uno con l'altro e sarei felicissima di sapere cosa ne penserai ^-^
Non posso non ringraziarti per le tue bellissime parole, non sai quanto mi hanno fatto piacere *_* Grazie ancora e a presto, spero!
MEZZANOTTEFIAMMA: Ciaooo! Sono contentissima che la storia ti sia piaciuta ed ecco qui il nuovo capitolo! Spero di continuare a incuriosirti... vedremo cosa mi verrà in mente ^-^ Grazie mille!
Non mi resta che salutarvi e sperare che continuiate a recensire (insultatemi pure, ho bisogno di migliorare e mi necessitano le vostre critiche ç__ç), leggere e seguire le avventure di questi personaggi che sto costruendo capitolo per capitolo ^-^
Un bacio a tutti e ne approfitto per augurare a tutti voi un felice anno nuovo!
- Fra




   
 
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