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Autore: FABRIZX    04/01/2014    2 recensioni
Due ragazzi e due sogni. Un solo viaggio. Tom vuole diventare un Capopalestra di Tipo Veleno. Fabrizio vuole diventare un Maestro di Pokémon per potersi confrontare col Pokémon Drago che ha visto da bambino. Uniranno le loro forze per affrontare le Palestre e la Lega di Kanto e Johto. Sembrerebbe non esserci niente di nuovo. Sembrerebbe una storia come tante altre nel mondo dei Pokémon... ma ogni Allenatore sa che ogni viaggio è diverso e l'avventura di Fabrizio e Tom sarà un viaggio alla scoperta di segreti incredibili ed emozioni mai provate prima. Sarà un viaggio come quelli di tanti altri... e un' avventura come nessun'altra! Perchè per diventare dei veri Maestri Pokémon, e conquistare un posto a fianco dei grandi, Fabrizio e Tom dovranno combattere al fianco dei propri Pokémon fino alla fine e contare non solo sulla loro abilità, ma anche e soprattutto sulle loro amicizie, i loro sentimenti e la guida del loro cuore!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Prof Oak, Red
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Puntata 7- Il Vuoto e il Coraggio

 

Tom non si accorse nemmeno dei due uomini appostati tra le rovine, mentre correva verso l'ingresso della più vicina, e si tuffava nel buio della costruzione logorata ma salda. Una penombra calda e ovattata lo accolse al suo ingresso in una buia e grezza sala di pietra, e il ragazzo si fermò per un attimo con il fiatone, guardandosi intorno con aria perplessa.
Dietro di lui, il chiarore del mattino, che ancora gli impediva di abituarsi al grigio scuro dell'interno. Di fronte, un corridoio di pietra, le pareti divise in settori squadrati e ricoperte di iscrizioni simili a lettere, che tuttavia gli risultavano incomprensibili. Tom prese fiato ancora una volta e avanzò piano nel corridoio antico e sonnacchioso. La voce di Vico, il Sensei della Torre Sprout echeggiò nei suoi pensieri.
Raggiungi il secondo piano dei sotterranei, e addentrati al suo interno. Quando sarai giunto al centro vitale della grotta...spegni ogni luce che portavi con te, e affronta ciò che arriverà...
Non aveva la più pallida idea di che cosa volesse dire. E, al contempo, era assolutamente certo di volerlo fare. Per la prima volta, avrebbe messo in gioco il suo sogno, segnando la prima tappa del suo percorso per diventare Capopalestra.
Continuò ad avanzare fino a una svolta, lasciandosi alle spalle la luce dell'ingresso. Tuttavia, si riusciva ancora a vedere senza troppo sforzo. Udì distrattamente un suono lontano di voci, ma non ci badò, poichè in quel momento, per la prima volta il suo sguardo cadde su una parete diversa dalle altre. Su di essa, un pannello più chiaro, di un colore giallo pergamena, ospitava dei tasselli di pietra intagliata, apparentemente incastrati in maniera confusa. Tom si avvicinò, e d'istinto sfiorò con la mano i tasselli. Al suo tocco, uno di quelli nella parte più esterna del pannello si staccò, cadendo. Inorridito, Tom si mosse di scatto e afferrò il tassello al volo, tirando un sospiro di sollievo per il salvataggio fortunato. Alzando di nuovo lo sguardo sul pannello, con in mano il piccolo frammento mobile di pietra, vide finalmente qualcosa nel pannello. Un disegno incompleto e mischiato, diviso in parti sparse apparentemente a caso... in cui, tuttavia, il ragazzo intravide con una certa chiarezza una figura nota.
L'immagine di un Pokémon fossile.

 

 

“Combusken! Sta a te!” esclamò Fabrizio lanciando in avanti la Pokéball, e contemporanemente saltando all'indietro. Il Pokémon Rampollo uscì fuori con un'aggraziata capriola aerea e lanciò un grido di battaglia.
“Houndour, Morso!” ordinò uno dei due uomini. “Braciere!” si aggiunse l'altro.
I due Pokémon Buio attaccarono insieme, emettendo un ringhio rabbioso. Uno dei due saltò in avanti con la bocca spalancata, pronto a colpire. L'altro si piazzò saldamente sulle zampe e sparò una pioggia di proiettili infuocati.
Il contrattacco di Fabrizio e Marta non si fece attendere. “Combusken, intercetta Morso con Doppiocalcio!” ordinò l'Allenatore dai capelli castani.
“Gastly, vai con Ipnosi!”
Combusken spiccò un salto, e roteando su se stessa colpì due volte Houndour a mezz'aria, spedendolo a terra senza più energie, mentre il suo Allenatore emetteva un grugnito frustrato. Contemporaneamente, gli occhi di Gastly lampeggiarono di un rosso tenue, incrociando lo sguardo dell'altro Houndour. Gli occhi del Pokémon Buio si sgranarono e si chiusero, mentre Houndour vacillava e cadeva addormentato, interrompendo l'attacco Braciere.
Tuttavia, i proiettili di fuoco già lanciati continuarono il loro volo e investirono in pieno Gastly, con una serie di piccole esplosioni. Il Pokémon Gas fu respinto violentemente all'indietro, accusando il colpo.
Fabrizio se ne accorse e capì di aver commesso un errore. Rivoltò a Marta, commentò: “Scusami, avremmo dovuto scambiarci i bersagli. Il Fuoco non è un problema per Combusken.”
Marta scosse la testa con un sorriso: “Una svista di entrambi. E poi Gastly è ancora in piedi, vero?”
Il Pokémon Spettro sghignazzò in segno di assenso. Tuttavia, la sua espressione era sofferente.
Marta se ne accorse, e scosse la testa con irritazione. In quel momento, l'Houndour addormentato aprì gli occhi di scatto, e si risvegliò latrando.
“Ma che diavolo..?” fu perplessa Marta, davanti al risveglio quasi istantaneo del Pokémon.
“Sveglialampo! L'Abilità Speciale di Houndour...si riprende praticamente subito dalle mosse che causano sonno.” commentò secco Fabrizio.
“Già” ghignò il suo Allenatore: “Non vi conviene tentare di usare Ipnosi, ragazzini.”
Se è per questo...” gli fece eco l'altro lanciando una Pokéball, “Non vi conviene tentare di intralciare il Team Vuoto e basta!! Vai, Misdreavus!”. Il Pokémon Stridio apparve librandosi in aria, con una risatina inquietante.
“Team Vuoto?” chiese Marta con un sorriso obliquo e lo sguardo perplesso: “È un riferimento al contenuto delle vostre teste?”
“Nah, credo che ci sia una gara in corso tra questi Team... i criteri sono il nome più pacchiano e l'abbigliamento più ridicolo.” aggiunse sogghignando Fabrizio.
“Sono anche saccenti... va bene, mostriamogli che non siamo incapaci solo perchè siamo Reclute. Misdreavus, Psiconda!!” esclamò uno dei due.
L'altra Recluta annuì, gridando: “Houndour, Braciere!!”
Fabrizio esclamò, rivolto a Marta: “Di Misdreavus mi occupo io! Combusken, ritorna!” Marta annuì, mentre il Pokémon Rampollo rientrava nella sua Ball, e rispose: “Ok, a me Houndour. Torna anche tu, Gastly!”.
Appena Gastly rientrò nella Pokéball, i due lanciarono una Ball ciascuno.
“Deino, intercetta Psiconda e colpisci!!” gridò il ragazzo.
“Houndour è nostro! Vai, Larvitar!!” fu il comando di Marta.
I due Pokémon uscirono dalle Ball e si materializzarono in campo, emettendo versi battaglieri.
Il Pokémon Peldisasso rimase immobile per un'istante, poi annuì rivolto a Deino con un'espressione minacciosa.
Deino ringhiò e corse in avanti, mentre Misdreavus scagliava un'onda violacea che si espandeva e restringeva, volando verso l'avversaria. Houndour prese la mira nella sua direzione e scagliò l'attacco Braciere.
Marta fu pronta. “Protezione, adesso!!”, gridò, e Larvitar, che aveva iniziato a correre accanto a Deino saltò in avanti raggomitolandosi su se stesso, per poi atterrare spalancando le piccole braccia mentre una barriera verde a forma di cupola si materializzava intorno ai due Pokémon. L'attacco Braciere fu neutralizzato in una serie di piccole esplosioni, generando piccole nuvole di fumo.
E da quella muraglia impalpabile che impediva la visuale sul nemico, saettarono le luci violette dell'attacco Psiconda.
“ORA, DEINO!!” ordinò Fabrizio a piena voce, e il Pokèmon Drago si mosse con rapidità, saltando davanti a Larvitar con un ruggito stridente di sfida. Il colpo la investì in pieno, e le onde psichiche si infransero ripetutamente sul Pokémon Impeto... per poi disperdersi in una nuvoletta di scintille purpuree non appena Deino scosse leggermente la testa, senza aver sortito alcun effetto.
Fabriziò sogghignò, mentre le Reclute del Team Vuoto osservavano allibite e rabbiose, e decise di passare subito all'azione: “Finiamola qui, Deino. Vai con Morso!!”
Marta si unì al contrattacco: “Larvitar, Frana!!!”
Deino si scagliò in avanti contro Misdreavus, che tentò vagamente una schivata, aspettando un ordine del suo Allenatore. Ma prima che quello si riscuotesse, il Pokémon di tipo Buio/Drago l'aveva raggiunto e addentato con forza, per poi roteare su se stessa e scagliarlo a terra, esasusto.
L'altra Recluta fu più pronta: “Houndour, vai con Braciere, a tutta potenza!!”.
Il Pokémon Buio abbaiò con ferocia e una palla di fuoco ardente si materializzò nella sua bocca. Houndour addentò la sfera fiammeggiante, e scuotendo il capo scagliò una pioggia di fiamme, che in effetti sembrava ben più forte della precedente. Larvitar tuttavia non si mosse, fissando un occhio rosso in quelli dell'avversario e si limitò ad abbassare la testa, prima che le fiamme lo colpissero in pieno.
Scintille e fumo crepitarono sul Pokémon Peldisasso, con un suono rombante. Poi, qualcosa si mosse nella nube polverosa, e il fumo si squarciò, lasciando intravedere qualche scintilla morente... e il ghigno di Larvitar, quasi completamente illeso.
Marta sorrise, e commentò: “Larvitar è piuttosto lento, è vero... perchè perdere ancora più tempo a bloccare l'attacco, quando posso sopportarlo tranquillamente, e prepararmi alla contromossa? Completa l'attacco Frana e finiscilo!”
Larvitar emise un verso sghignazzante d'assenso, e allargò le braccine lanciando un grido acuto. L'aria intorno a Larvitar sembrò tremare, e il terreno ai suoi piedi si spaccò, attraversato da luminose crepe arancioni, per poi sollevarsi in grosse schegge rocciose, che volarono implacabili contro il nemico.
“Houndour, togliti di lì!!” tentò disperatamente la recluta, e il Pokémon Buio scartò a sinistra, ma fu troppo lento.
I massi lo travolsero e fu al tappeto, senza energie. Nelle Rovine d'Alfa calò il silenzio.
Le Reclute del Team Vuoto, se possibile, erano diventate ancora più pallide. Ritirando il suo Pokémon, una delle due commentò: “Maledetti ragazzini... sarà con noi che se la prenderà il Capo per tutto questo, se perdiamo!” Poi si rivolse all'altra Recluta: “Ehi, tu! Forza, usa il tuo prossimo Pokémon!”
“Veramente...” gli rispose l'altro con la voce tremante: “Veramente, avevo portato con me solo Houndour questa volta. Non pensavo che avremmo avuto problemi dai turisti.”
Mentre lo diceva, osservava i due ragazzi di fronte a lui, che di sicuro turisti non erano. Marta aveva un'espressione piuttosto stralunata, come se stesse tentando di capire quanto stupidi fossero i due. Sul viso di Fabrizio si allargava un sorrisetto inquietante. Deino e Larvitar avevano un'aria spavalda. L'altra Recluta scosse la testa: “Maledizione! Ritiriamoci, avrai quello ti meriti alla base. E voi due, non crediate che sia finita qui!”
Sì voltò e fuggì, seguito a ruota dal compagno, correndo con la coda tra le gambe.
Marta fece per lanciarsi al loro inseguimento, ma Fabrizio la chiamò: “Ehi! Che hai intenzione di fare?”
Lei si girò con un'espressione strana sul viso, come se il ragazzo non avesse capito qualcosa di ovvio: “Scusami, ce li lasciamo scappare? Se non vuoi aiutarmi non è un problema, se no che altro c'è?”
Fabrizio assunse un'espressione corrucciata, prima di rispondere: “È inutile inseguirli, ecco che c'è. Se anche li raggiungessimo, non ci direbbero chi li ha mandati e perchè, e sicuramente non possiamo inseguirli fino alla loro base, dovunque sia. Oltretutto, qualunque cosa volessero fare qui, gliel'abbiamo impedita e la loro squadra è esausta. Mica possiamo farli aggredire dai nostri Pokèmon come facevano loro...”
“Secondo me lo meriterebbero...” rispose stizzita Marta, che tuttavia si era fermata. Poi scosse la testa, e commentò in tono più leggero: “Sì, sì, va bene, non dobbiamo scendere al loro stesso livello, capito, risparmia il fiato e parliamo d'altro!”
Fabrizio sbattè gli occhi un paio di volte, visibilmente perplesso: “Veramente, io...”. Poi rise, e lasciò perdere, scuotendo la testa. “Comunque...” riprese, “Proprio perchè li abbiamo fermati sul nascere, non abbiamo idea di che cosa avessero in mente, e tra l'altro non potremmo nemmeno denunciarli alla Polizia di Violapoli. Il Team Vuoto, poi, non l'avevo mai sentito. Tu?”
Toccò a Marta scuotere la testa. Sorrideva, adesso, ma era ancora un po' accigliata. Rispose: “No, non loro. Però parecchi Team del genere. Purtroppo quelli li conosciamo tutti, no?”
Fabrizio annuì con aria sconsolata, e si voltò a guardare i loro Pokémon. Larvitar aveva zampettato un po' e adesso si guardava intorno, con l'aria di chi deve assolutamente andare da qualche parte, ma non ha idea di dove. Deino, invece, dopo essere rimasta per un po' a ringhiare contro il punto da cui era sparito il Team Vuoto, si era messa a squadrare da vicino Larvitar, che non sembrava essersene accorto.
Vedendola annusare vigorosamente e sbuffare dubbiosa, Fabrizio impallidì e si rivolse alla ragazza: “Marta... è meglio che Larvitar si levi da...”
Troppo tardi. Il Pokémon Impeto scattò di peso in avanti e sferrò una solenne capocciata ad un esterrefatto Larvitar, come era troppo spesso abituata a fare di fronte a qualcosa che suscitava la sua attenzione. Il Pokémon di tipo Roccia reagì saltando di un passo all'indietro e cominciando a ringhiare minaccioso. Deino si indispettì ed assunse una postura di sfida. Sembravano esserci tutti gli ingredienti per una piccola rissa. I due Allenatori, però, furono rapidi ad intervenire.
“Deino, calmati e rientra!” fu pacato Fabrizio. “Larvitar, sta buono e vieni qui, dai!” aggiunse Marta, mentre entrambi i Pokémon rientravano nelle Ball. Fabrizio sbuffò divertito, spiegando: “Fa sempre così. Anzi, a volte morde, invece delle testate. Comunque, complimenti, Larvitar è un Pokémon parecchio raro, e anche forte, a quanto pare. L'hai catturato di recente?”
“Abbastanza.” rispose lei. “L'ho incontrato mentre scendeva dalle zone rocciose vicino al Percorso 46. Gli piace un sacco sentirsi forte, ma penso che si sia capito da quel ghigno che aveva durante la lotta. Guarda, un po' fa paura, ma io lo trovo adorabile...” concluse con espressione sognante.
Fabrizio ascoltava interessato, la testa leggermente inclinata a sinistra, con un lieve sorriso. Marta si riscosse e continuò: “Ah, e poi complimenti a te per l'evoluzione di Torchic. Combusken sembra in ottima forma. Non vedo l'ora di affrontarla...”
In quel momento, gli occhi di Fabrizio brillarono. Incrociò le braccia con un ghigno, e squadrò Marta a testa alta, ribattendo: “Sai, anche io non vedo l'ora di sfidare te e Larvitar... oltre che Gastly, ovviamente. Perchè non...”
Lei lo interruppe facendo cenno di no con la testa: “Non oggi, ragazzo, vado abbastanza di fretta. Inoltre, vorrei che i nostri Pokémon fossero completamente riposati e in forma perfetta prima della lotta. E, tra l'altro, al momento hai un Pokémon in più rispetto a me. Non mi dispiacerebbe avere il tempo di pareggiare la situazione, ok?”.
Un po' dispiaciuto, ma comprendendo le ragioni della ragazza, Fabrizio annuì, e rispose con aria un po' perplessa: “Ok, va bene. Piuttosto... “ragazzo”? Ma che modo di pa...” e si interruppe, accigliato, guardando alle spalle di lei. Marta se ne accorse e lo guardò per un attimo di traverso, prima di decidersi a girarsi per capire che cosa stesse guardando.

Fu con una certa sorpresa che si trovò davanti un ragazzo alto e silenzioso, avvolto in una lunga giacca grigia, capelli castano chiaro corti e regolari e un'espressione impassibile negli occhi tra il verde e il castano, che aveva l'aria di essere lì già da un pezzo.



Le dita di Tom si muovevano con attenzione e rapidità, mentre il ragazzo si concentrava intensamente sulla ricomposizione del puzzle. Gli era bastato uno sguardo attento a riconoscere i dettagli familiari di Kabuto, un Pokémon Crostaceo dell'antichità, di cui gli scienziati avevano resuscitato alcuni esemplari dai fossili. Non ne aveva mai visto uno dal vivo, in effetti, tuttavia ricordava la sua descrizione in un libro che aveva letto spesso da bambino, stracolmo di curiosità sui Pokèmon,e che aveva prestato più volte a Fabrizio, a cui piaceva perfino di più. Per cui, impiegò solo pochi secondi a ricomporre l'immagine del Pokémon nella sua mente. A quel punto, completare il puzzle fu un gioco da ragazzi.
Prima di posizionare l'ultimo pezzo, tuttavia, rimase fermo per un attimo, riflettendo intensamente su ciò che stava facendo. Non aveva agito un po' d'impulso, smanettando così con qualcosa che aveva trovato in delle antiche rovine? Chissà, magari aveva causato qualche danno... e però, il fatto stesso che quell'enigma fosse lì, incustodito, alla portata di chiunque, non voleva dire che nessuno temeva gli effetti del rimaneggiamento dell'enigma?
O forse lui era stato l'unico così irrispettoso, per non dire imprudente, da mettere le mani sui tasselli di pietra? In effetti, perchè lo aveva fatto? Quale istinto glielo aveva suggerito?
E soprattutto, che cosa sarebbe successo nel momento in cui avesse finalmente inserito l'ultimo tassello?
Tom prese fiato e inspirò a fondo, per poi annuire vigorosamente, rivolto a sè stesso. Perchè farsi domande se la risposta era proprio lì? Con un movimento deciso, incastrò l'ultimo tassello al posto giusto. Il pezzo di pietra si inserì con un click, completando quell'arcaica incisione, mentre Tom osservava col fiato sospeso.
E faceva bene.
Dopo pochi istanti, la tavola di pietra ricomposta sembrò risuonare di una delicata vibrazione, mentre la sagoma di Kabuto si illuminava di un lieve color crema screziato, lampeggiando flebilmente. Tom osservò esterrefatto la luce viva che respirava da dentro la pietra...
E sotto di lui, d'un tratto, una botola si spalancò senza pietà nè preavviso, e Tom volò con un grido di stupore nel buio sottostante.

 

 

Marta sbattè alcune volte le palpebre con un sorriso stupito. Non si era minimamente accorta dell'arrivo del ragazzo, e non aveva idea di quanto tempo lui avesse passato alle loro spalle. Anche Fabrizio restava in silenzio, senza nessuna espressione particolare. Qualcosa nella sua mente le diceva che la scena sarebbe dovuta essere misteriosa o densa di significati, ma riusciva a percepire soltanto un ovattato imbarazzo che andava gonfiandosi...
Alla fine, non lo sopportò più, e ruppe il silenzio con un imbarazzato: “Beh, ciao! C'è... qualcosa in particolare...? Voglio dire...”
“Voleva sapere se avevi intenzione di chiederci qualcosa di preciso, visto che ti sei fermato così vicino a noi. Comunque, ciao.” intervenne Fabrizio, sorridendo tranquillamente, anche lui un po' perplesso.
Dopo un momento, il ragazzo sorrise timidamente, e salutò con la mano e un lieve: “Ciao!”.
Un altro istante di silenzio, in cui il suo sguardo esaminò Marta, per poi fermarsi brevemente in quello di Fabrizio, e il ragazzo riprese: “Veramente, volevo solo ringraziarvi per aver sconfitto quei due uomini poco fa. Dovevo affrontarli io, ma siete arrivati prima, per cui...”
Marta aveva un aria curiosa. “Dovevi affrontarli tu? Cioè, sapevi che sarebbero venuti qui? Quindi sai anche che cosa volevano fare, no? Non è che potresti...” cominciò, per poi fermarsi come folgorata, scosse la testa con un sorriso imbarazzato e s'impappinò: “No, cioè, scusami, sono stata... insomma, hai capito, no? ...no, vero? Si, ok, cioè, no... AAARGH!! Comunque, mi chiamo Marta! Piacere di conoscerti!” e qui espirò come se avesse il fiatone dopo una lunga gara, un po' rossa in faccia, tendendo una mano al ragazzo, che aveva seguito le ultime frasi con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta, apparentemente sconvolto. Le diede la mano continuando a fissarla perplesso, rispondendo piano con un sorriso: “Piacere mio.”
Anche Fabrizio diede la mano al ragazzo misterioso, dicendo: “E io sono Fabrizio. Siamo passati di qui per un allenamento, e abbiamo trovato quei due incompetenti del Team Vuoto... qualunque cosa sia. Ho idea che li rincontreremo, prima o poi, per cui se sai chi sono e che cosa vogliono, e oggi volevi fermarli, raccontaci, no? Magari potremmo darti una mano...” e qui il suo volto fu a metà tra un sorriso sincero e un ghigno beffardo. Marta lo osservò con attenzione. Le venne in mente, senza un motivo preciso, che le sarebbe potuto tornare utile imparare ad intuire il significato di quei sorrisi...
Soprattutto perchè a volte pareva essercene uno per ogni occasione, o quasi.
In ogni caso, alle parole di Fabrizio, l'espressione del ragazzo si era fatta sorridente, e con tono sereno gli rispose: “Ti ringrazio. Comunque, il Team Vuoto ha dei piani parecchio... strani, nel senso che sono da fuori di testa, capite? In questo caso ho saputo che volevano costringere gli scienziati che lavorano qui a fornirgli dei dati riservati riguardo alle ricerche sulle Rovine d'Alfa, per poi usarli... in qualche modo. Questa volta c'eravate voi, io sono arrivato in tempo per vederli scappare. Aspettavo che finiste di parlare... comunque, grazie ancora.”
“Di nulla, soprattutto perchè non sappiamo bene che cosa abbiamo sventato. Ah, non preoccuparti troppo di interromperci la prossima volta, ok? Preferirei non lasciarti sulle spine.” ribattè Fabrizio, che notò solo in quel momento il grosso zaino scuro che l'altro portava sulle spalle.
Lui chiuse gli occhi e scosse la testa con un sorriso, commentando: “Ok, grazie, allora. La prossima volta riuscirò ad affrontarli in tempo. Se li incontrate ancora, fate attenzione. Magari due Reclute non sono un problema, ma il grosso del Team... è più pericoloso, in effetti. Adesso non voglio disturbarvi ancora, arrivederci...” E si avviò verso l'ingresso delle Rovine d'Alfa, con i due Allenatori esterrefatti dietro di sè, con il dubbio su come reagire a quel commiato repentino, e la testa piena di altre domande.
Una in particolare venne in mente a Fabrizio, facendolo quasi trasalire per non averci pensato prima.
In quell'istante, il ragazzo parve trasalire allo stesso modo, e si girò, sempre camminando, con un'aria imbarazzata. Alzando una mano in un cenno di saluto, esclamò ad alta voce: “Ah, scusatemi... mi chiamo Gabriele!”
Fabrizio sorrise perplesso, mentre la domanda a cui aveva appena ricevuto risposta si spegneva sulle sue labbra. Tuttavia, rimase dov'era, desiderando dire qualcosa e non riuscendo a farsi venire in mente nulla di valido.
Marta invece sembrò riscuotersi, ed esclamò, avanzando in fretta verso il ragazzo che si allontanava: “Ehi, Gabriele! Aspetta un attimo!! Puoi spiegarci esattamente...?”
E si fermò di colpo, sgranando gli occhi per la sorpresa.
Mentre lei affrettava il passo per tentare di raggiungerlo, Gabriele aveva tirato gli spallacci dello zaino, sistemandoselo d'un tratto sulla schiena. A quel punto, una luce multicolore lo aveva avvolto come un lieve alone e la sagoma del ragazzo aveva tremato come un riflesso nell'acqua, per poi schizzare verso l'alto dissolvendosi all'istante in uno sprazzo di luce azzurrina.
Davanti agli occhi stupefatti di Marta e Fabrizio, di colpo non c'era più nessuno.

 

 

 

Con un tonfo sordo e doloroso, Tom raggiunse il suolo del misterioso piano sotterraneo delle Rovine D'Alfa. Gemette lievemente per il dolore. Non si sarebbe mai aspettato una caduta, perciò aveva completamente perso l'equilibrio, non riuscendo ad attutirla e facendosi abbastanza male. A pensarci bene, riflettè rialzandosi, non era poi così assurdo che in delle antiche rovine ci fossero botole e meccanismi segreti. Avrebbe dovuto pensarci. Gemette di nuovo. Gli faceva particolarmente male la schiena, perchè lo zaino aveva attutito la caduta in alcuni punti e ne aveva acuito gli effetti in altri. Si massaggiò i muscoli indolenziti è guardò verso l'alto, dove la poca luce che riusciva a filtrare dalla botola rischiarava a malapena il buio di quel corridoio di pietra.
Proprio nel momento in cui qualche altro ignoto meccanismo richiudeva con uno scatto la botola sulla sua testa. Tom deglutì, abbastanza inquieto per l'essersi ritrovato di colpo al buio, e la sua mano corse ad una delle tasche esterne dello zaino, dove ricordava di aver messo una torcia. Ne raggiunse la forma familiare, e piuttosto nervoso premette l'interruttore.
La luce elettrica si accese, illuminando nettamente una parte del corridoio sotterraneo, per poi perdersi nella sua oscurità, svanendo in buio nerastro che non voleva rivelare alcuno dei suoi misteri.
Tom osservò le pareti, scolpite in pietra di un giallo bronzeo, il pavimento consunto che forse un tempo era stato più levigato, le grosse statue rocciose di un qualche Pokémon che si ergevano a intervalli regolari su piedistalli granitici lungo una delle due pareti. A catturare la sua attenzione, però, furono le iscrizioni sulle pareti e nel pavimento, incise in un qualche alfabeto dall'aria al contempo arcana e familiare. Mentre le esaminava, tentando di capire se ci fosse una qualche logica, o un codice nella loro disposizione, ancora una volta la voce di Vico riecheggiò nella sua memoria.
Raggiungi il secondo piano dei sotterranei, e addentrati al suo interno. Quando sarai giunto al centro vitale della grotta...spegni ogni luce che portavi con te, e affronta ciò che arriverà...
Quelle parole lo riportarono alla realtà. Era venuto lì per superare la Prova di Coraggio. Non poteva permettersi di perdersi ad ammirare le gallerie. Doveva cercare il centro vitale della grotta, qualunque cosa esso fosse. Non ne era troppo sicuro, in realtà. In ogni caso, cominciò a percorrere il corridoio segreto, seppur con un certo nervosismo, e la fastidiosa sensazione, a tratti, di essere osservato.
Per rassicurarsi, portò una mano alla cintura. Dopotutto, aveva i suoi Pokémon con sè...

 

 

 

“Che... COSA... è appena successo??” sbottò d'impeto Marta, rivolta a Fabrizio.
Il ragazzo dai capelli castani era stupito quanto lei, e la sua mente stava lavorando frenetica, quando rispose: “Quella sembrava la mossa Teletrasporto. È un attacco di tipo Psico che permette a un Pokémon di teletrasportare sè stesso ed eventualmente un bersaglio abbastanza vicino...”
“Lo so come funziona quella mossa... ma non c'era nessun Pokémon di tipo Psico, o sbaglio?”
Fabrizio guardava intensamente davanti a sè, gli occhi castani stretti e concentrati: “Nessuno che noi vedessimo, almeno. Quel ragazzo è decisamente interessante.”
“Lo credo anch'io, però non lo trovi un po' inquietante?” fece notare Marta, aggiungendo: “Soprattutto, chissà perchè è così timido...”
Fabrizio scrollò le spalle con un sorrisetto, e ribattè: “Mah... inutile chiederselo adesso.”
Lei lo guardò perplessa: “Perchè, scusa? Non ti interessa capire meglio le persone che incontri?”
“Certo... per questo non voglio farmi teorie e preconcetti prima di poterlo capire davvero.” fu la risposta. Il ragazzo dai capelli castani chiuse gli occhi, e con lo stesso lieve sorriso continuò: “Insomma... credi davvero che questa sia l'ultima volta che lo incontriamo?”
“Io...” Marta sembrò presa in contropiede: “Non saprei. Spero di rivederlo, ma potrebbe essere che non lo incontreremo per un bel pezzo.”
“Io sono certo del contrario.” affermò Fabrizio con aria decisa.
Marta decise di non chiedergli come ne fosse sicuro, e riprese il discorso: “A proposito di incontri, mi è venuta un'idea. Hai già la medaglia di Violapoli, no?” Fabrizio annuì, con aria di colpo più interessata. Soddisfatta, Marta proseguì: “Bene, la Palestra più vicina è quella di Azalina. Io sto andando ad affrontarla, dopo l'allenamento di stamattina da queste parti. Mi fermerò in città finchè non avremo entrambi ottenuto la nostra seconda Medaglia, e a quel punto ci sfideremo! Ci stai?” concluse, con uno scintillio negli occhi di quel bizzarro e indefinibile tono di verde. Un lampo elettrico si accese in quelli del ragazzo, che rispose all'istante: “Ottimo. Ci puoi contare! Preparati, perchè daremo il meglio di noi!”
“Lo spero proprio...” rispose lei. “E mi raccomando, non farci aspettare troppo.” Sorrise, e agitò la mano in segno di saluto, preparandosi ad andare. Fabrizio portò due dita della mano destra alla fronte, e le rivolse un cenno di salutò. Lei annuì, e corse verso l'ingresso delle Rovine, mentre il sole mattutino continuava la sua lenta ascesa e il vento di primavera si alzava di nuovo, giocando fra i capelli dei due ragazzi, specialmente nella lunga e ondulata chioma di Marta. Fabrizio restò a guardarla per un po' mentre si allontanava, per poi rivolgere uno sguardo sconsolato alle Rovine.
Ormai è troppo tardi per assistere alla Prova di Coraggio di Tom... mi dispiace davvero. Tuttavia, sono comunque contento. Ho fatto degli incontri... notevoli, stamattina.
Ripensò all'aria misteriosa e timida di Gabriele, e allo sguardo a volte deciso, a volte comico di Marta (ma perchè lui sembrava l'unico con dei normalissimi occhi castani? Era così banale avere gli occhi di un colore solo? Tra l'altro, perchè ci stava pensando?).
A quel punto, decise di mettere a tacere tutte le domande senza risposta. Fu il pensiero dell'ormai prossima sfida con Marta a riscuoterlo. Mise mano alle Pokéball fissate alla cintura osservando i laghetti fra le rovine e la piccola zona erbosa che intravedeva più avanti. Era il momento di un allenamento speciale, nell'attesa del ritorno di Tom...
“Combusken, Deino, Geodude, venite fuori!!” gridò lanciando le tre Pokéball, nell'aria placida del mattino.

 

 

L'esplorazione di Tom sembrava essere giunta ad un punto morto. Per quanto lungo ed inquietante, il sotterraneo non era affatto labirintico come aveva pensato, anzi, seguiva un semplicissimo zig-zag di cui Tom aveva intuito abbastanza presto le dimensioni. A quel punto, aveva deciso di tornare sui suoi passi, cercando di capire quale esattamente potesse essere il centro di tutto, il che non era affatto un'impresa facile. Soprattutto perchè a parte i punti in cui il corridoio ripiegava su sè stesso, non aveva altri punti di riferimento. In più, non c'era da nessuna parte un accesso ad una eventuale discesa verso il fatidico secondo piano dei sotterranei, per cui Tom cominciò a pensare che Vico avesse intesso come primo piano il piano terra dove aveva risolto l'enigma di Kabuto, ma la cosa gli era parsa poco sensata. A quel punto della ricerca, la frustrazione stava rapidamente superando sia l'eccitazione per la prova che la paura. Agitato, Tom vagava quasi senza una meta con lo sguardo rivolto a terra, prestando un attenzione estremamente vaga alle iscrizioni che ricoprivano il pavimento e alle spesse line scure incise nella pietra che le attraversano con traiettorie incomprensibili, con multiple deviazioni ad angolo retto, spezzando misteriosamente l'integrità del suolo della galleria...
Un momento...
Un pensiero colpì la sua mente, osservando da un lato la perfetta regolarità di quelle linee scure, che le denunciava come artificiali, e dall'altro quella loro traiettoria apparentemente casuale, che sembrava convergere... ecco!
Finalmente aveva realizzato cosa doveva cercare. Si rimproverò mentalmente, con più durezza del dovuto: doveva raggiungere un sotteraneo inferiore a quello in cui si trovava, e cercare il suo “cuore”.
Come aveva potuto non pensare prima a guardare in basso? O a seguire quelle che così evidentemente ora gli sembravano venature scure nella roccia antica, che perciò dovevano partire dal cuore delle rovine, quale che fosse, e ad esso nuovamente condurre?
Con il cuore in gola, si mise quasi a correrre, percorrendo i corridoi già attraversati, stavolta guardando praticamente solo per terra e seguendo con la massima concentrazione il percorso di una vena in particolare, che aveva scelto con estrema attenzione, dopo aver notato che la loro traiettoria passava apparentemente al di sotto delle pareti, per poi riprendere dal punto corrispondente nella parte adiacente di galleria. Proseguì la sua caccia, fino a raggiungere il corridoio che già prima aveva identificato come più meno centrale, quando aveva intuito le dimensioni del sotterraneo.
Si fermò poco prima di cominciare ad avere il fiatone, e percorse ansiosamente l'ambiente in lungo e in largo con lo sguardo cercando... qualcosa, qualsiasi cosa.
Al quarto tentativò, la trovò.
Serpeggiando da ogni angolo della grotta, le vene incise si riunivano in una sorta di elaborato intreccio più o meno al centro del corridoio... il centro vitale della grotta?
Tom raggiunse l'intricata matassa di linee scure con trepidazione. Curiosamente, più si avvicinava, meno il disegno sembrava avere senso, rassomigliando più che altro ad una serie di crepe nel pavimento. Che fosse per questo che non lo aveva notato prima?
Incerto sul da farsi, si fermò in piedi al centro di quella sorta di scarno mandala roccioso. Non accadde nulla. Quasi sul punto di soccombere nuovamente alla frustrazione, riflettè sul fatto che per aprire il passaggio precedente, aveva dovuto in qualche modo interagire con le Rovine. Non era improbabile che qualcosa del genere fosse nuovamente necessario. Ma quale sarebbe stata l'azione giusta, stavolta, per attivare i nuovi segreti delle Rovine d'Alfa?
Per la terza volta in quell'intensa mattinata, le parole di Vico si affacciarono alla sua memoria. ...spegni ogni luce che portavi con te, e affronta ciò che arriverà...
Tom ci riflettè per un attimo, non esattamente desideroso di abbandonare la luce della torcia, che reputava già insufficente... in più, non vedeva nemmeno come questo avrebbe potuto far accadere qualcosa. Tuttavia, si fece coraggio. Tanto valeva tentare. La mano era pronta sulla torcia. L'avrebbe spenta per pochi istanti, poi avrebbe subito riacceso se non fosse accaduto nulla.
Almeno, questa era quello che aveva intenzione di fare.
La luce bianca della torcia si spense, e le gallerie piombarono nelle tenebre. Dopo una frazione di secondo, una luce di un tenue color cremisi brillò brevemente dall'interno di una delle tasche di Tom. Il ragazzo si mosse di scatto, stupefatto, ed estrasse dalla tasca... il taccuino delle prove della Lega Pokémon? Che cosa era stato a brillare, allora?
Non ebbe il tempo di rifletterci, perchè in quello stesso istante fiotti di luce azzurra fendettero l'oscurità sfrecciando lungo le vene di pietra e convergendo verso il mandala su cui si trovava Tom. Il pavimento sotto i suoi piedi sembrò tremare e il rumore di un marchingegno che rombava sordamente riecheggiò rimbalzando tra le gallerie. Al centro di tutto, in una fontana di luce turchese che irradiava dal pavimento, si trovava Tom, immobile come paralizzato, mentre l'energia misteriosa appena risvegliata metteva in moto il prossimo enigma.
In un ultimo lampo azzurro, la luce sparì com'era comparsa, e mentre il rombo si faceva più forte, la parte di pavimento su cui si trovava Tom tremò di nuovo e cominciò a sprofondare verso il basso, abbastanza in fretta, tuffandosi in ombre ancora più scure.
Dopo una discesa piuttosto breve su quell'arcano e roccioso ascensore, Tom si ritrovò in una sala dall'aspetto più grezzo, che si restringeva di poco verso il soffitto, le cui pareti erano scavate con precisione nella roccia, ma per nulla levigate, seppur ricoperte delle stesse misteriose iscrizioni del piano precedente. Solo che queste sembravano più dense, vive e inquietanti.
Aveva raggiunto il secondo piano segreto dei sotterranei delle Rovine d'Alfa.


Chiedendosi per un istante come facesse a vedere così bene l'ambiente in cui si trovava, si guardò le mani, e si rese conto di aver riacceso d'istinto la torcia mentre l'ascensore lo portava giù, probabilmente per il nervosismo. Una strana tensione filtrava nell'aria. Rassegnato, Tom spense la torcia per la seconda volta.
E di nuovo, la reazione delle Rovine (che ormai sembravano avere una vita propria) fu repentina.
La sensazione di essere osservato crebbe rapidamente, e una presenza cominciò a circondare l'aspirante Capopalestra con forza crescente, finchè Tom non si sentì come svariati occhi si fossero spalancati sulle pareti e lo fissassero inespressivi. Respinse l'assurda senszazione, tentando di osservare la sala con lucidità attraverso il buio, e trasalì...
Non se l'era immaginato.
Le decine di occhi che lo fissavano realmente dalle iscrizioni in rilievo furono percorsi da una luce azzurrina e uscirono dalle pareti circondati da vaghe forme scure sempre diverse, come se le iscrizioni si fossero animate ed ora fluttuassero nella sala...
Convergendo verso il centro, gli occhi si disposero in anelli concentrici che ruotavano intorno ad un punto focale, indipentemente gli uni dagli altri, formando una sorta di sfera in perenne mutamento.
Di fronte a Tom, bloccato dallo spettacolo inquietante, gli anelli accelererono la rotazione, e una sorta di fiamma nera e violacea si accese percorrendoli, finchè la sfera implose su sè stessa in una palla fiammeggiante come un fuoco fatuo vivente, si contrasse, ed infine sembrò esplodere diventando un enorme forma indefinita e minacciosa...
A quel punto, Tom non riuscì più a resistere di fronte allo spettacolo terrificante. Raggiunse una Pokéball e la lanciò contro la creatura, gridando: “Vai, Nidoran!!”
Il Pokémon Velenago atterrò fiero nella sala buia, lanciando il suo verso acuto. Poi, però, rivolse lo sguardo verso l'enorme fiamma di tenebre, e sgranò gli occhi rossì, indietreggiando spaventato verso il suo Allenatore. Tom se ne accorse, e si innervosì: era la prima volta che lottava con Nidoran, e il fatto che il Pokémon avesse paura lo metteva in un ulteriore svantaggio. Per cui, nascose la sua tensione, e quando il Pokémon di tipo Veleno gli rivolse uno sguardo spaesato, Tom assunse l'espressione più decisa che poteva (pur non essendo sicuro che Nidoran lo vedesse granchè in quel buio denso e avvolgente) e disse con forza: “Non preoccuparti, Nidoran! È un avversario come un altro, possiamo affrontarlo senza problemi. Preparati ad attaccare, ok?”
Evidentemente, il Pokémon aveva almeno intuito il suo stato d'animo, perchè emise un ringhio d'assenso, e si voltò di nuovo verso il suo avversario, raspando il terreno per prepararsi alla carica.
La fiamma oscura si mosse, scivolando all'indietro, come sospettosa, poi tremò e si agitò repentinamente, raccogliendosi su se stessa ed assumendo una forma lucida e densa, di un nero profondo con riflessi violacei, che si parò davanti a Tom e Nidoran mentre i loro occhi si abituavano sempre di più all'oscurità, rischiararata in parte da una luce emessa dalla forma stessa.
Un enorme Nidoran maschio alto circa due metri fatto di energia scura e misteriosa fronteggiava il ragazzo e il suo Pokémon.
Sempre più stupefatto, Tom si sentì tuttavia rincuorato. Se il suo misterioso avversario aveva assunto la forma di un Pokémon, era come un Pokémon che si sarebbe battuto. E per quanto potesse essere forte, Tom sentì di poterlo sconfiggere. Per cui, non perse tempo, e passò subito all'attacco: “Nidoran, probabilmente ha le nostre stesse mosse, per cui possiamo anticiparlo se siamo abbastanza veloci. Vai con Insidia!”
Nidoran annuì e prese la mira sull'avversario, che sembrava aspettare la loro mossa, mentre cambiava minacciosamente posizione. Brillò di una luce biancastra per un istante, e poi si lanciò all'assalto dell'oscura silhouette del nemico. Quanto fu sul punto di raggiungerlo e sferrare l'attacco, il Nidoran d'ombra saltò all'indietro e brillò anch'esso di luce chiara, per poi scattare contro il Pokémon di Tom.
All'impatto dei due attacchi Insidia, la luce bianca percorse di nuovo i corpi dei due Pokémon (ma era un Pokémon la creatura misteriosa? In questo caso, forse era come se lo fosse...) e si spense con un lampo, scaraventandooli entrambi indietro, illesi, mentre il vento generato dalla collisione di energia spazzava la polvere ferma da secoli.
Tom era perplesso. Possibile che quell'attacco Insidia fosse potente esattamente quanto il nostro? Eppure, quel Pokémon è molto più grande... E se stesse macchinando qualcosa? In ogni caso, non posso dargli tregua!
“Nidoran, prosegui con Doppiocalcio!” ordinò.
Sapeva che la mossa non era molto efficace contro il tipo Veleno di Nidoran, e quindi temeva che non avrebbe danneggiato molto la sua copia tenebrosa. Tuttavia, non era affatto detto che il suo avversario avesse copiato il tipo di Nidoran, oltre che l'aspetto e, a quanto pareva, le mosse. Chissà, magari era di tipo Buio... sperò.
Al contempo, pregò che non fosse di tipo Spettro...
Nidoran si lanciò ancora contro il Pokémon d'ombra e, raggiuntolo, si girò rapidamente all'indietro colpendo con due rapidi calci delle piccole ma forti zampe posteriori.
L'esito fu esattamente quello dell'attacco precedente: il Nidoran d'ombra si mosse all'ultimo istante, girandosi all'indietro, e sferrando anch'esso un Doppiocalcio, che andò a cozzare contro quello di Nidoran. Tuttavia, a questo punto accadde qualcosa di strano: il Pokémon di Tom venne violentemente respinto all'indietro ed andò a cozzare al suolo, per rialzarsi poco dopo con un gemito, accusando il colpo. Tom lo guardò stupefatto.
Anche stavolta la potenza dei due attacchi mi è parsa uguale... in più, anche se il suo Doppiocalcio fosse stato più potente del nostro, Nidoran non è stato colpito direttamente. Avrebbe dovuto respingerci e basta... così pare quasi che mi abbia colpito con una mossa superefficace...Ma che razza di attacco sarebbe, per essere uguale a Doppiocalcio, ma di un tipo diverso, superefficace contro il Veleno??
Non ne aveva la più pallida idea. Tuttavia, si sentiva di escludere che la mossa potesse essere di tipo Terra, per cui rimaneva il tipo Psico... e un avversario con mosse di questo tipo poteva essere davvero pericoloso per i suoi Pokèmon Veleno. Ma di nuovo, esistevano mosse di tipo Psico simili a calci? E come poteva essere sicuro del tipo delle sue mosse, o di quello dell'avversario? Doveva assolutamente tentare di colpirlo.
“Ok, attaccare direttamente è rischioso. Colpiamo dalla distanza: Nidoran, Velenospina!”
Per quanto ancora scosso dall'attacco Nidoran obbedì, e una luce violacea accese il suo piccolo corno, brillando con una certa intensità. Prendendo la mira sull'avversario, Nidoran lanciò un grido acuto e abbassò la testa lanciando contro il nemico una scarica di luminosi aculei violacei risplendenti di una luce dello stesso colore.
Per la terza volta, il Nidoran d'ombra rispose con la stessa identica mossa, e liberò una pioggia di aghi contro l'avversario. I due attacchi si incrociarono a mezz'aria, spedendo aghi luminosi a rimbalzare da ogni parte e infine neutralizzandosi a vicenda con un'esplosione, in un un fuoco d'artificio di effetti luminosi. Nidoran si fermò, la bocca spalancata per lo stupore e l'aria infastidita.
Tom stava cominciando a perdere la pazienza. Aveva sperato di scoprire dalla reazione all'attacco quale potesse essere il tipo dell'avversario, ma era stato intercettato di nuovo. Stavolta, però, gli attacchi erano sembrati di nuovo essere equivalenti, senza che uno dei due superasse l'altro.
In più, lo impenseriva il fatto che il nemico non attaccasse mai per primo e sembrasse a malapena muoversi fino al momento degli attacchi di Tom. Osservandolo, si convinse che forse c'era un modo per scoprire il segreto delle mosse del Nidoran oscuro.
Prese la sua risoluzione, e ordinò: “Nidoran, vai con Beccata, ma rimani concentrato sulla mia voce!”
Nidoran assunse un'espressione dubbiosa, ma percepì la decisione di Tom e scattò ancora verso il nemico, le grandi orecchie concentrate sul suo Allenatore.
Tom osservava con ansia la rapida carica di Nidoran... più vicino, sempre più vicino...
Nell'oscurità, scuotendosi all'istante, il Nidoran tenebroso si preparò a muoversi.
“ORA!!” gridò Tom: “Nidoran, interrompi subito l'attacco!!”
Il Pokémon Velenago spalancò gli occhi per la sorpresa, e quasi inciampò, riprendendosi appena in tempo per eseguire il comando e frenarsi, slittando con le zampe sul pavimento di pietra, e fermandosi ansiosamente ad osservare il suo avversario.
Che non si mosse.
La sagoma d'ombra rimase titubante a guardarsi intorno. Tom avvertì un suono confuso e agitato provenire da dentro la creatura e rimase piuttosto confuso.
La sua teoria sembrava confermata. Tuttavia decise di fare un'ultima prova... quale che fosse stato l'esito, non sarebbe stato un problema. “Nidoran, indietreggia e usa Velenospina!”
Il Pokémon Velenago eseguì, e mentre il suo corno si illuminava di viola, quello della sagoma di tenebre fece altrettanto. Tom fu rapido a intervenire: “Nidoran, cessa l'attacco!”
Sempre perplesso, ma senza perdere tempo, Nidoran ubbidì, e la luce violacea si spense. Dopo qualche secondo, con quella che sembrò esitazione, si spense anche quella dell'avversario, che indietreggiò con un salto. Di nuovo, si udì quel sono confuso e agitato.
Tom fu finalmente sicuro della sua intuizione. Per qualche motivo, l'avversario sembrava in grado soltanto di contrattaccare, e aveva bisogno di imitare la mossa nemica. In più, ci metteva un po' di tempo per riuscirci, anche se era più veloce con gli attacchi che aveva già visto una volta, come Velenospina. Da ultimo, non attaccava se poteva proteggersi usando meno energia.
Questo non lo aiutava minimamente a capire che Pokémon fosse, o di che tipo, tuttavia era sufficiente a svelargli la chiave per avere la meglio: paradossalmente, forse bastava non attaccare.
A quel punto, Tom agì d'impulso, ed esclamò ad alta voce, rivolto al Nidoran d'ombra: “Ehi, noi siamo qui! Che cosa hai intenzione di fare? Vuoi sfidarci o no? Non ci muoveremo di qui finchè non avrai fatto qualcosa, per cui ti consiglio di deciderti o andartene!”
Il Pokémon misterioso parve comprendere, perchè il suono agitato riprese e si fece più forte. Alla fine, la sagoma scura si rivolse verso Nidoran, agitò la testa come per osservarlo... e si lanciò alla carica.
Stupefatto da quella reazione, in cui pure aveva sperato, Tom lo osservò più attentamente: l'oscurità che lo formava sembrava avvolgere qualcosa, e il ragazzo dubitò che fosse corporea. Al limite, lo era qualcunque Pokémon, o chissà che altro, che fosse racchiuso al suo interno.
Si rivolse a Nidoran, lottando per restare calmo: “Nidoran, non preoccuparti, resta dove sei!”
Ma il Pokémon Velenago era sempre più spaventato, e scosse la testa in una sorta di cenno di diniego, indietreggiando sempre più in fretta verso il suo Allenatore... e allora Tom comprese: per quanto Nidoran potesse fidarsi, era la loro prima lotta, al buio contro un avversario sconosciuto. Non poteva chiedergli di ascoltarlo e vincere la paura, se non si dimostrava pronto a farlo anche lui...
e così, quando il Nidoran d'ombra fu quasi addosso al Pokémon Velenago, Tom scattò in avanti con il cuore in gola, mettendosi a fianco di Nidoran con le braccia spalancate e gridando: “Forza Nidoran, affrontiamolo insieme!”
Nidoran si fermò all'istante, al fianco di Tom con gli occhi attenti e fissi su di lui, e in quel momento il Nidoran d'ombra li travolse, perdendo la sua forma ed esplodendo di nuovo in una fiamma nero-violacea che riverberò nell'oscurità, rombando e avvolgendoli, mentre vorticava sempre più in fretta...
All'interno della fiamma, però, Tom e Nidoran non avvertivano calore nè dolore, quanto piuttosto un'indefinibile energia che li percorreva, sfiorandoli e ritraendosi ripetutamente, come sondandoli. L'intensità del suo flusso crebbe notevolmente in pochi secondi, poi d'un tratto sembrò calmarsi e rallaentare, scorrendo sul ragazzo e sul Pokémon come acqua, che cominciò a vorticare nel senso opposto, allontantanandosi da loro, finchè semplicemente schizzò verso l'esterno, svanendo come una bolla di sapone appena esplosa, e all'ombra seguì la luce, bianca, chiara, accogliente.
Stropicciandosi gli occhi infastiditi da quel lampo improvviso, Tom indietreggiò, e riprese fiato, ansimando dopo quell'incredibile esperienza.
Finalmente, si decise a riaprire gli occhi, e ad accoglierlo di nuovo nelle Rovine fu una figura familiare.
Il Saggio Vico, della Torre Sprout, sorrideva pacato, con una lanterna in mano. Intorno a lui e a Tom, una piccola nuvola di Pokémon dall'aspetto incredibile, simili ad antiche lettere con un grande occhio centrale, ruotavano pacatamente, senza sosta nè fretta, emettendo un pigolio allegro e soddisfatto.

 

 

“Vico? E tu da dove sbuchi? Cioè, lei da...?” tentò Tom, riprendendosi dallo stupore alla vista del vecchio dall'aria serena che aveva affrontato sul tetto della Torre Sprout.
Il Saggio, nonchè primo Sensei, scosse la testa con ironia: “Il tu va benissimo, ragazzo. Comunque, sono io che devo certificare il superamento della tua Prova di Coraggio, no? Era più che logico che mi trovassi qui. E se ti stai chiedendo come sapevo quando esattamente saresti arrivato... beh, è stato piuttosto semplice. Nel momento in cui abbiamo lottato, ho capito alcune cose di te, e ho potuto intuire quando avresti voluto affrontare la prova: ossia, il prima possibile! Dopo che sei sceso dalla Torre, al centro Pokémon mi hanno raccontato che viaggi con un ragazzo che sta sfidando le Palestre, e che aveva un'incontro in Palestra la sera stessa. A giudicare dall'ora attuale, è l'unica cosa che ti ha impedito di venire qui di notte, credo. E così, ho fatto qualche calcolo su quando sareste potuti partire stamattina... ed eccomi qui, anche con lieve anticipo, anche se mi trovavo in una parte diversa delle Rovine. Tra l'altro, mentre tu affrontavi la Prova, qui fuori è successo qualcosa di un po' strano, direi.”
Tom fu colpito dalle parole bonarie del vecchio, e da come dicesse di aver capito alcune cose su di lui dalla loro sfida... davvero era possibile? E come avrebbe fatto lui a riuscirci?
Riservando queste domande per sè, diede però voce alle altre che erano affiorate nella sua mente: “Aspetta, che intendi con “qualcosa di strano”? E soprattutto, che razza di Pokémon sono quelli? Che cos'era quell'ombra? E la fiamma? E soprattutto, posso sapere com'è andata la mia Prova di Coraggio??”
Come suo solito, il suo impeto cresceva man mano che proseguivano le domande, e Vico scoppiò a ridere: "Ha-Ha-Ha, vacci piano, ragazzo!! Andiamo con ordine: per quanto riguarda gli ultimi eventi qui fuori, credo che il tuo amico potrà raccontarteli con più precisione, io non ho visto nè sentito granchè. Comunque, questi Pokémon sono Unown, il principale mistero delle Rovine d'Alfa. Sono dei Pokémon di tipo Psico molto antichi, pressochè identici alle lettere dell'alfabeto utilizzato dai costruttori di queste Rovine. Tuttavia, gli scienziati hanno delle idee contrastanti sulla loro origine, e sul perchè di questa strana somiglianza... quello che ci interessa è il fatto che gli Unown reagiscono all'attivazione dei meccanismi delle Rovine, come il puzzle che hai risolto, risvegliandosi dal loro solito stato di quiete in cui rimangono nelle pareti, sovrapposti alle incisioni con la loro forma, e, a causa della loro debolezza, sono spaventati dagli estranei, pur essendo estremamente curiosi. In più, benchè deboli individualmente, quando sono in gruppo acquisiscono strani poteri la cui natura ancora non è del tutto chiara, e possono utilizzarli nei modi più svariati. La fiamma nera che hai affrontato sotto forma di Nidoran d'ombra, è uno di questi poteri. In effetti, sono stato io a scoprirlo facendo amicizia con gli Unown e ad addestrarli ad usarlo in quel modo. Per quello che sono riuscito a capire, l'energia che emettono li collega tra loro, proteggendoli dagli attacchi e permettendogli di imitare e analizzare ciò che hanno di fronte, come hanno fatto con voi. In pratica, è uno scudo di energia che espande i loro sensi. In combattimento, lo usano per modellare l'attacco Introforza, il cui tipo varia a seconda del Pokémon che lo usa, nella forma delle mosse dell'avversario. Il Doppiocalcio che ha sconfitto il tuo forse era formato da un'Introforza di tipo Psico.”
Anche se era solo una minima parte delle domande che aveva in mente, Tom chiese: “E la fiamma che ci ha avvolto quando abbiamo smesso di attaccare?”
Vico sorrise: “Quello è il modo in cui gli Unown usano quel potere per esaminare qualcosa. Appena hanno capito che non avevate intenzione di colpirli, vi hanno analizzato a fondo per capire il più possibile chi foste... e a giudicare da come volteggiano sereni e felici, si direbbe che gli piacete!”
Stavolta, il saggio rise di cuore, protendendo una mano ad accarezzare la curiosa forma di un Unown he gli fluttuava vicino. Quello si agitò chiudendo l'occhio, con un sereno e soddisfatto pigolio, e poi volò via tornando ad unirsi agli altri.
Tom guardava Vico con ammirazione: di nuovo quell'intuizione istintiva che gli aveva permesso di capire quale fosse lo stato d'animo degli Unown... Insomma, non avevano nemmeno una faccia, come si faceva a capire quali fossero le loro emozioni? Vico gli sembrava avere un potere simile a quello degli Unown. Come si poteva arrivare a capire in quel modo i Pokémon e le persone? Lui a volte non riusciva nemmeno a comunicare con Zubat...
Vico lo osservò attentamente. Vedendo la sua espressione corrucciata, e forse intuendo, di nuovo, parte dei suoi pensieri, il Sensei si fece solenne e proclamò: “Ragazzo, ascoltami bene.”
Colpito dal cambio nel suo tuono di voce, Tom si fece subito attento, con aria interrogativa, e Vico proseguì: “Il Coraggio che questa prova ti chiedeva di dimostrare non era quello di vincere una sfida, ma quello di esporti a qualcosa di sconosciuto, riuscendo a trovare nei tuoi Pokémon la forza di affrontarlo e imparare a conoscerlo. Alla fine, hai scoperto che il tuo nemico era tanto spaventato e curioso quanto te, e ti sei aperto alla sua mossa, rischiando di rimanere ferito. Tuttavia, non c'era altro modo per superare il vicolo cieco in cui la diffidenza vi aveva spinto, e per cui stavate combattendo. Dimmi, Tom... quando gli Unown hanno usato la fiamma per esaminarti, hai avuto paura?”
Il ragazzo rimase in silenzio, perplesso dalla domanda. Per un attimo, si vergognò di ammetterlo, ma poi pensò che non sarebbe riuscito a nascondere qualcosa di simile a Vico, e annuì, rispondendo: “Sì. Pensavo che mi avrebbero colpito con chissà quale attacco. Mi sono calmato solo quando la fiamma si è allontanata.”
Vico sorrise con aria grave, e domandò ancora: “E perchè l'hai affrontata?”
“Beh... che altra scelta avevo?” rispose turbato il ragazzo. Poi, guardò per un attimo il suo Pokémon che spostava lo sguardo da lui a Vico, e aggiunse: “E poi, non volevo che Nidoran fosse colpito da solo.”
Il Sensei annuì e replicò: “Hai risposto d'istinto, ma hai toccato due punti importanti. Per prima cosa, si può essere coraggiosi perchè non si ha altra scelta. Ma un coraggio forzato dal solo istinto di sopravvivenza è disperazione. Si tratta invece di capire che se non ci esponiamo mai a nulla, mai nulla potremmo ottenere. Un'altro motivo per cui si può, e si deve, essere coraggiosi, è per amore, in tutte le sue forme, come quello di un Allenatore per i suoi Pokémon. E per finire, il coraggio serve perchè tutti abbiamo paura. La paura ci spinge alle azioni più grandi, e alle più grette, ma se ci manca il coraggio per conviverci può portarci solo sempre più giù...
Sono sicuro che l'hai sentito mille volte: il coraggio non è non avere paura, ma guardarla negli occhi e passarle attraverso, lasciandosela alle spalle. Tuttavia, certe lezioni vanno ripetute anche per tutta la vita, a costo di suonare banali, temo. Molte di queste cose, scommetto, non le hai pensate con consapevolezza, e tuttavia sei stato in grado di comprenderle d'istinto e portarle alla luce. Per ora può bastare, ma in futuro dovrai riflettere sempre su quello che hai imparato oggi. Dovrai trovare il coraggio nel tuo cuore, quando non sarà più l'istinto a fornirtelo. Pensaci e dammi il taccuino, ragazzo. La tua prima Prova è superata!”
Tom sgranò gli occhi, sopraffatto dalla commozione, mentre il cuore gli batteva a mille, e rimase inebetito per parecchi istanti, prima di tornare bruscamente alla realtà. Infilò una mano nella tasca dei pantaloni, e ne estrasse nuovamente il taccuino delle prove, chiedendo mentre lo porgeva al Sensei: “Prima, quando si è attivato l'ascensore, il taccuino brillava. Che significa?”
“Ah, quello.” sogghignò il Sensei. “Vedi, ragazzo, quel taccuino non è un semplice pezzo di carta. La Silph S.p.a lo ha sviluppato per conto della Lega Pokémon, inserendo nella costa e nella copertina alcune diavolerie d'eccezione fatte apposta per i candidati Capipalestra. Probabilmente, quello che si è attivato è un meccanismo che reagiva allo spegnimento improvviso di una luce in corrispondenza del mandala nel cuore delle Rovine, emettendo la frequenza che lo ha attivato. In quell'azienda dev'esserci qualche genio folle. Dopoutto, sono gli stessi che hanno inventato una sonda per vedere i fantasmi...
Comuque, ecco qua! Il primo timbro è fatto, e così il tuo primo passo verso la meta!” esclamò Vico, restituendogli il taccuino. Ora, su una delle pagine bianche all'inizio, campeggiava un simbolo in inchiostro fresco, stampato dal timbro che Vico stava ripondendo con cura in una tasca del kimono:
una grossa fiamma viola, dalle punte serpeggianti, all'interno della quale, in basso, lettere a forma di Unown formavano la parola CORAGGIO. Tom lo fissava quasi con i lucciconi agli occhi, mentre un'emozione incredibile lo pervadeva. Era come se si fosse reso conto solo ora, per la prima volta di aver finalmente affrontato e superato la Prova. Il viaggio verso i suoi sogni cominciava finalmente a diventare realtà. Commosso e con la voce tremante, riuscì solo a dire: “Grazie, Sensei. Grazie davvero!”
“Ringrazia Nidoran, Tom. È anche al suo coraggio che devi la vittoria.” fu la risposta.
“Ah, è vero! Grazie, amico mio! Per favore, continua così!” esclamò Tom con un sorriso, rivolto al suo Pokémon che annuì con un verso festoso e sì strusciò fiduciosamente sulla gamba del ragazzo.
Gli Unown ancora vorticanti si mossero più velocemente pigolando allegri, come per sottolineare il momento. Vico si rivolse a Tom: “Vieni ragazzo. Ti mostro l'uscita. Io tornerò a Violapoli più tardi per un'altra strada.”
Tom annuì e, appagato e soddisfatto, seguì il Sensei fuori dalle Rovine d'Alfa.

 

 

Fabrizio sbuffò con una certa impazienza, appoggiato ad una roccia, mentre il sole continuava a salire, spandendo raggi caldi e soffici, e quel vento di primavera ormai così familiare soffiava discreto. Tornò ad osservare i suoi Pokémon che riposavano dopo l'intenso allenamento, e non potè non sorridere.
Combusken era seduta con aria assorta e si guardava intorno pensosa, mentre Deino sonnecchiava con la testa appoggiata a una delle sue zampe. Il Pokémon Rampollo aveva un braccio poggiato a terra, mentre con gli artigli dell'altro accarezzava piano la testa di Deino. Qualcosa in quella scena risultò commovente al ragazzo dalla chioma ribelle. Nel frattempo, Geodude girava intorno alle due levitando a pochi centimetri dal suolo e pareva piuttosto preso da qualunque cosa stesse facendo, muovendo a tempo le braccia come se marciasse su chissà che ritmo, con sguardo fiero e concentrato. Fabrizio non riuscì proprio a prenderlo sul serio, ma si limitò a sorridere divertito. Aveva troppa fame e troppa poca forza per mettersi a ridere, o almeno così gli sembrava. Tom sembrava aver preso casa là sotto...
Poi, dopo un tempo piuttosto breve, ma che gli parve infinito, un suono di passi concitati si avvicinò dalle Rovine. Fabrizio lo sentì, ed attese senza voltarsi. Solo pochi istanti dopo, quando Tom emerse da una delle rovine più vicine, il ragazzo si girò con un ghigno e rivolse all'amico il suo tipico cenno di saluto. Poi, osservando la sua espressione, lo anticipò chiedendo: “Allora... com'è andata?”
Tom non seppe rispondere se non alzando il taccuino aperto, su cui il nuovo timbro sembrava scintillare glorioso, sotto la luce del sole.
Gli occhi di Fabrizio lampeggiarono, e il ragazzo esplose in un: “Sì! E dai!!” che risuonò un grido di vittoria, dando vigorosamente il cinque all'amico.
Poi la sua espressione si fece un po' più seria, e aggiunse: “Mi dispiace di non esserci stato. Ho avuto... qualche complicazione. Ho parecchie cose da raccontarti, sai?”
La risposta di Tom fu: “Io pure, fidati. Comunque non preoccuparti. Anzi, mi sa che se non avessi affrontato da solo questa prova non sarebbe stata la stessa cosa. E non so se sarebbe stata valida... Comunque, raccontami che è successo qui fuori!.”
“No, dai, preferisco che cominci tu. Io intanto preparo il pranzo. Sei stato parecchio lì sotto, sai? Non sarebbe ancora ora, ma ho troppa fame.” replicò Fabrizio, sedendosi a terra e mettendo mano allo zaino. Tom lo imitò, mentre si copriva gli occhi dalla luce del sole, a cui dovette riabituarsi. In effetti, aveva passato parecchio tempo nelle rovine e ora era la luce del mattino inoltrato a brillare sui loro sguardi e sulle loro avventure.
Mentre preparava il pranzo, poco prima che Tom cominciasse a raccontare, Fabrizio lo fissò e disse: “Un altro motivo per cui mangiamo presto è avere un po' di tempo per riposarci. Voglio partire il più presto possibile. La nostra prossima tappa è Azalina.”
“Per sfidare la seconda Palestra?” si incuriosì Tom, apprezzando lo spirito dell'amico.
Fabrizio sogghignò: “Sì. Ma anche perchè dopo aver battuto la seconda Palestra, affronterò finalmente Marta in un incontro di Pokémon.”
“Wow! Mi raccomando, sconfiggila! Falle vedere chi sei!” esclamò con foga Tom.
“Ti sta proprio antipatica, eh?” rise Fabrizio: “Comunque, farò del mio meglio, puoi contarci. E a quel punto... che vinca il migliore!!”

 

 

Alla prossima puntata!!
Dedicato a tutti coloro che sognano il loro viaggio personale...
Scusate l'immondo ritardo nell'aggiornare, e un grazie a tutti coloro che hanno trovato il tempo e la forza di leggere e recensire.
Un pensiero particolare a The Swordmaster e Dream Nini, tra le mie lettrici più accanite, e a Saitou Catcher... entrambe, sia quella che apprezza il genere sia la miscredente. Alla prossima!

 

   
 
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