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Autore: Mariposa81    04/01/2014    4 recensioni
“Per questo” riprese Soun perentorio “abbiamo deciso che da questo momento il fidanzamento è rotto”
*
La mia storia è una prosecuzione del Manga che diciamoci la verità ha lasciato un po' tutti con l'amaro in bocca. Tante volte mi sono chiesta: ma se la Takahashi avesse continuato a disegnare come sarebbe andata a finire tra quei due? Bè, questa volta a mettere il bastone tra le ruote nei i cuori di Ranma e Akane saranno proprio i loro stessi padri con risultati....inaspettati....tanto da far ricomparire anche una loro vecchia conoscenza.
Se vi ho incuriosito abbastanza non vi resta che leggere la mia fanfic che è la prima in assoluto quindi siate clementi... ;)
Spero tanto che vi piacerà!
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Genma Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Shinnosuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per quanto ti pensi
non posso dividermi in due:
perciò invio il mio cuore,
invisibile, che ti seguirà
da fedele compagno.

Ikago no Atsuyuki

 
*Ranma…..non ti facevo così codardo* pensò Shinnosuke scrutando la ragazza affranta.
Il Signor Genma tese la mano verso di lei: “Akane, mostrami il foglietto!”. Tutti si avvicinarono per vedere cosa c’era scritto.

STARO’ VIA PER UN PO’ PER COMPIERE UN ALLENAMENTO SPECIALE. NON PREOCCUPATEVI PER ME. RANMA

“Figlio ingrato! E’ andato via senza di me!” esclamò il Signor Saotome stringendo il foglietto
Kasumi tentò di giustificarlo: “Forse voleva restare un po’ solo”
“Per me, è solo geloso di Shinnosuke!” disse Nabiki incrociando le braccia con superiorità.

Il nonno del ragazzo si avvicinò a Soun: “Mi dispiace se in qualche modo vi abbiamo creato problemi. Domani ripartiremo per la foresta”
“Ma che dice, voi non c’entrate nulla; restate pure a far compagnia ad Akane, ne ha bisogno adesso” 
“E’ vero” aggiunse Genma  “vedrete che mio figlio non starà via per molto”
“Vi ringrazio per l’ospitalità ma purtroppo dobbiamo andare. Gli animali della foresta diventano indomabili se stiamo via a lungo, ma…..se vuole, Shinnosuke può restare” disse voltandosi verso il nipote.
 “Io, veramente….non saprei….”. Imbarazzato, il ragazzo volse uno sguardo colpevole in direzione della piccola Tendo.

Di tutti quei discorsi Akane percepiva solo un lontano ronzio. Ranma se n’era andato e questo era l’unico pensiero che riempiva la sua mente che, in questo momento, era vuota come la sua anima. In piedi e immobile, accanto al tavolo da pranzo, sembrava quasi ipnotizzata mentre fissava la tv senza in realtà vederla.

“Akane…?” chiamò Soun
Lei sussultò. “Sì?!”
“Vuoi che Shinnosuke resti?”

Akane  non comprese subito la domanda. Le veniva chiesto di decidere le sorti di Shinnosuke. Perché? Cosa c’entrava adesso?
Strinse i pugni lunghi fianchi: “Sì, non c’è problema”. Si voltò e si incamminò verso la sua stanza.
“Scusatela, è molto scossa” la giustificò il signor Tendo
Nabiki battè in uno schiocco le mani. “Bene…mangiamo?”. Seguì per ultima il gruppo che si accomodava a tavola e prima di sedersi volse un ultimo sguardo triste e preoccupato verso il corridoio buio della casa, in direzione della camera della sorella.
 *Cognato, ma che cosa mi combini!?*

 
******************************************
 
Ranma camminava a capo chino tra le strade di Nerima nell’aria fredda della sera, portando sulle spalle il suo grosso zaino da viaggio. La luce bianca dei lampioni proiettava la sua ombra lungo la via mentre pensieroso ma deciso, continuava a passo svelto verso la sua meta. Probabilmente stava sbagliando ad andarsene così, senza dare alcuna spiegazione, ma temeva che gli altri non avrebbero compreso la ragione del suo viaggio. In un modo o nell’altro Akane l’avrebbe convinto a non partire più; gli avrebbe dato dello stupido e forse tirato anche una bastonata in testa ma più di ogni altra cosa, l’avrebbe guardato con quegli occhi e allora sì, che rinunciare pur di non starle lontano, sarebbe stata la soluzione più facile. Invece lui doveva andare; Shinnosuke gli aveva aperto gli occhi. Akane si stava facendo grande e stava diventando ogni giorno più bella e prima o poi anche lei avrebbe desiderato un fidanzato a tutti gli effetti, come tutte le ragazze della sua età, ma per il momento lui non era ancora in grado dargli questo.

*Quella stupida….. poteva rifiutare l’appuntamento!* pensò  irritato *Da quando in qua quel maschiaccio  è carina con i ragazzi?* Rivide davanti a sè l’immagine di Shinnosuke che cingeva Akane con un braccio e la rabbia lo investì nuovamente oscurandogli la vista.
“Ahi!!” esclamò una donna in kimono che aveva appena svoltato l’angolo; era finita con il sedere per terra spinta all’indietro dal passante che camminava nella direzione opposta alla sua.
Ranma l’aiutò a rialzarsi: “Oh, mi scusi signora, non l’ho vista. Ma….mamma, sei tu! Scusami, ero sovrappensiero…” aggiunse grattandosi i capelli dietro la testa.
La signora Nodoka si battè  il kimono in più punti cercando di ripulirsi. Scrutò il figlio e con un tono tra il preoccupato e l’ansioso chiese: “Ma Ranma, stai partendo?”
Prima che il ragazzo avesse il tempo di rispondere la donna aggiunse: “ Vieni un attimo a casa, ti darò delle cose da mangiare per il viaggio”
“D’accordo” rispose lui e seguì la madre senza alcuna possibilità di replica.

Ranma si accomodò in casa e si mise seduto intorno al basso tavolo  di legno massello; Nodoka versò il tè nelle due tazze di ceramica bianca finemente decorate da piccoli sakura rosa, gli si accomodò di fronte e spinse la tazza verso il figlio sorridendo dolcemente.
“Sono contenta di averti qui. Mi vieni a trovare così poco spesso”
Ranma si guardò le mani impacciato. “Hai ragione, mi dispiace”  
“Non ti preoccupare figliolo. In fondo sei sempre occupato con gli allenamenti, la scuola e poi…..” fece una pausa prendendo un sorso di tè, “…a casa Tendo c’è la piccola Akane!” aggiunse sorridendogli in modo complice.
Ranma guardò il contenuto della sua tazza con aria triste.
“Cosa c’è Ranma? Avete litigato di nuovo?”
“No…non è questo. Bè sì, in realtà litighiamo sempre, è impossibile andare d’accordo con quel maschiaccio….”
“Ranma!! Non dovresti parlare così della tua fidanzata” lo rimproverò
“Lei non è la mia fidanzata, è papà che ha…..”
Ma la madre non lo lasciò finire. “Sì, all’inizio forse era così, ma puoi dire la stessa cosa anche adesso?” chiese guardandolo dritto negli occhi.

Ranma non rispose, ma si limitò a reggere per pochi istanti il suo sguardo accusatorio. Fece un respiro profondo e cambiò argomento volgendo gli occhi verso l’ikebana che sua madre aveva sapientemente composto: cinque piccoli fiori gialli e arancioni alla base di due rami che si attorcigliavano formando una spirale.
“Sto partendo per la Cina, mamma. Voglio tornare nel luogo dove si trovano le fonti maledette. Voglio tornare un vero uomo!” disse con decisione.
La signora si accigliò. “Lasciando Akane da sola con quel ragazzo?” Le pupille di Ranma si dilatarono *Come faceva a sapere* pensò.
“Me l’ha detto tuo padre” spiegò la donna pacatamente come se potesse leggere nei suoi pensieri.
Ranma rispose seccato fingendo indifferenza: “Sai cosa me ne importa di chi le fa compagnia. In fondo è una sua scelta. Se le va bene Shinnosuke, che si fidanzi pure con lui!”. Ma le dita della sua mano sinistra avevano iniziato a tamburellare nervosamente sul tavolo tradendo la sua sicurezza. Bevve un sorso di tè e si schiarì la voce.
“Ma figlio mio, mentre sei via Akane potrebbe anche cedere ai corteggiamenti di un altro  ragazzo.  Qualcuno che invece di chiamarla stupida o vita larga le dicesse delle parole gentili o semplicemente che è molto carina”. Ranma iniziava ad agitarsi; si arrotolò sui gomiti le maniche della sua camicia cinese: improvvisamente sentiva molto caldo.
“Sei proprio certo di quello che stai facendo Ranma?  chiese infine la donna mandando in frantumi quel poco di sicurezza che gli aveva fatto da scudo fino ad ora.
Esasperato, battè una mano sul tavolo facendo vibrare le due tazze. “Adesso non posso dichiararmi, non posso dirle quello che provo. Ci sarà sempre qualcuno che mi prenderà in giro davanti a lei per il mio aspetto femminile ed io questo non lo sopporto. Io voglio essere un vero uomo per Akane, non un fidanzato a metà!”
Nodoka sorrise, compiaciuta della sincerità e della virilità mostrata dal figlio; gli accarezzò il dorso della mano che era rimasta sul tavolo un attimo prima che lui la ritraesse paonazzo in volto.
“Sai Ranma” confidò Nodoka “mi ricordi tanto tuo padre”.
“ Cos…??? Quel buono a nulla, mangia pane a tradimento?” chiese disgustato
“Anche lui era terribilmente timido, proprio come te” rispose annuendo.
Ranma arrossì ancora di più tanto che del fumo era iniziato a uscire dalle sue rosse orecchie
“Ricordo che più volte tentò di dirmi quello che provava, ma senza alcun risultato” ammise ridacchiando. “Io sapevo che nutriva dei sentimenti per me, ma volevo che me li dichiarasse apertamente. Fino a che un giorno, il figlio di un amico di mio padre, che era anche uno dei miei migliori amici, mi chiese in sposa. Bè, indovina un po’? Tuo padre trovò il coraggio di dirmi che mi amava, proprio quando stava per perdermi”
Ranma ascoltava imbarazzato ma incuriosito. Non sapeva nulla della storia d’amore tra la madre e il padre.
“Forse la colpa è anche un po’ mia” continuò la donna “ Non dovevo permetterti di crescere solo con lui, senza una presenza femminile. Non ti ho potuto insegnare nulla e il tuo essere così COMPLETAMENTE INCAPACE con le donne è anche una mia responsabilità”
Ranma piegò il lato sinistro della bocca in una smorfia risentita e fece per alzarsi.
“Ora è meglio che vada” disse dirigendosi verso l’ingresso della casa. “Prima m’incammino e prima ritornerò”
Aprì la porta di carta di riso facendola scorrere verso destra. Nodoka gli mise una mano sulla spalla.
“Buona fortuna Ranma. E non dimenticare….” disse al ragazzo che si era già incamminato lungo la via “lontano dagli occhi lontano dal cuore”
*Non ti preoccupare mamma. Akane non mi dimenticherà, ne sono certo o quasi…..*
 
*********************************
 
“Maledizione, ma è tardissimo!” urlò Akane guardando la sveglia con occhi sgranati.
Balzò giù dal letto ed iniziò velocemente ad indossare la divisa scolastica. Chiuse la porta della camera e si mise a correre per il corridoio dritta verso la stanza degli ospiti.
*Quel pelandrone, starà ancora dormendo* pensò tra sé seccata. Spalancò la porta della camera di Ranma con forza, pronta a svegliare il ragazzo in malo modo come faceva da sempre, ma nella stanza trovò solo un panda che ronfava rumorosamente e accanto un letto ancora disfatto.
La sua carica adrenalinica si spense e con un’espressione profondamente delusa richiuse lentamente la porta. Scese le scale di casa reggendosi alla balaustra; improvvisamente si sentiva priva di forze e avvertiva la necessità di sorreggersi a qualcosa. Sull’ultimo gradino qualcuno le si parò davanti.

“Buongiorno Akane!” esclamò radioso Shinnosuke
“Ah buongiorno, già in piedi a quest’ora?” chiese stupita. Si era quasi dimenticata che il ragazzo aveva deciso di fermarsi ancora un po’ da loro.
“Veramente io sono abituato a svegliarmi all’alba”  
“Mi ha anche accompagnato a fare la spesa e aiutato a portare le borse” cinguettò felice Kasumi intenta a portare i sacchetti in cucina
“Direi che ci abbiamo guadagnato” aggiunse Nabiki sgranocchiando un biscotto.
“Nabiki!…” Akane la fulminò con lo sguardo. “Non mi fermo a fare colazione Kasumi sono in ritardo”
La sorella maggiore uscì dalla stanza accanto. “Va bene, ma prendi almeno il pranzo” e le porse il bento avvolto in un fazzoletto rosso.
 
***********************
 
Akane camminava a passo svelto lungo la strada che costeggiava il fiume, reggendo nella mano destra, la cartella che tante volte aveva scaraventato sulla testa di Ranma.
Era una bellissima giornata di Novembre; il cielo azzurro era sgombro da nuvole e l’aria era pungente. Osservò che il livello del canale si era alzato, probabilmente a causa del forte temporale della notte precedente. Lo sciacquio dell’acqua che scorreva; il calpestio delle sue scarpe sulla via e nient’altro. Mancava qualcosa e lei sapeva cosa. C’era un altro suono che quella mattina non udiva: era il lamentoso cigolio della balaustra di ferro sotto i passi di Ranma. Anche se a volte durante il tragitto che li separava da scuola bisticciavano e non si rivolgevano la parola, Akane sapeva che lui era lì con lei, accanto o qualche passo dietro, perché sentiva quel rumore metallico, che i primi giorni aveva trovato persino fastidioso. *Non può camminare sulla strada come tutte le persone normali?* aveva pensato tre anni fa e mai avrebbe immaginato che un giorno quel rumore le sarebbe addirittura mancato.
Per un attimo ebbe l’impressione di udirlo nuovamente e si voltò di scatto, ma non vide nulla su quella ringhiera verde; era solo il frutto della sua immaginazione. Si fermò e infilò le dita in mezzo alla grata fissando l’acqua che scorreva. Avrebbe fatto tardi a scuola, lo sapeva, ma non le importava. Niente le sembrava più importante da quando Ranma se ne era andato.
Ripensò al pomeriggio precedente, quando il ragazzo le aveva accarezzato delicatamente la guancia. Se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire i brividi che l’avevano percorsa in tutto il corpo e il calore che emanavano le sue dita. *Perdonami* le aveva detto.  Solo adesso aveva compreso il significato di quella parola. Le stava chiedendo scusa perché stava partendo e non perché l’aveva toccata. Almeno, questo la rendeva felice.

Udì un suono di un campanello che le si avvicinava; si voltò giusto in tempo per vedere la ruota di una bicicletta rossa che frenò la sua corsa ad un soffio da lei: era Shampoo.
“Dov’è Lanma? Oggi non va a scuola? Io voglio chiedele appuntamento”
*Ci mancava solo questa* pensò Akane.  
“Non ho idea di dove sia Shampoo!”. Voltò le spalle alla ragazza e si rimise in cammino verso il liceo Furinkan.
Prepotentemente la cinesina le sbarrò la strada.
“Non è vero! Tu non vuoi dilmelo! Sei velamente cattiva!!” piagnucolò
Akane sbottò stizzita: “E’ partito! Partito!! E non so né dov’è andato né quando tornerà!!
La ragazza adesso la fissava con aria superba e trionfante “Celto! L’hai tlattato così male che ha deciso di andalsene!” e pedalando in fretta se ne andò via lasciando Akane a bocca aperta.
*No, non è così. Non è stata colpa mia* mormorò mentre gli occhi le si riempivano nuovamente di lacrime.
 
******************************
 
“Che giornata difficile!” pensò sospirando mentre camminava verso casa. A scuola non aveva fatto altro che dare spiegazioni a tutti sul perché Ranma non sarebbe venuto più a lezione per un periodo non ben limitato di tempo.

La strada bianca davanti a sé, era cosparsa da un mare di foglie secche che avevano spogliato tutti gli alberi dei viali e adesso scricchiolavano fragranti sotto le scarpe di chi le calpestava ma per Akane quella strada stava per tramutarsi in un inferno. Negli ultimi anni, percorrere quel tragitto, ero diventato molto piacevole; soprattutto quando Ranma, decideva di farle compagnia e non scappava a mangiare nei locali di Ukio e Shampoo.
Camminavano senza fretta uno accanto all’altra raccontandosi quello che era accaduto a scuola e ridevano in modo complice di qualche aneddoto divertente su Kuno o il Preside. Pensò con nostalgia alla sua risata. Ranma non era un tipo che rideva tanto spesso ma quando lo faceva, rideva di cuore e il suono della sua voce era davvero bello. Sospirò ed alzò gli occhi al cielo mentre nella sua mente vagavano i ricordi delle loro continue battaglie verbali, quel prendersi costantemente in giro: un gioco fatto di sguardi, offese, rossori e parole non dette che era solo loro e che agli occhi di uno sconosciuto potevano sembrare litigi infantili ma che per Akane e Ranma, rappresentava tutto il loro mondo, tutto il loro volersi bene, appartenersi e forse….amarsi.
Non voleva piangere di nuovo. Stava diventando una piagnucolona ultimamente, pensò ferendosi nell’orgoglio. Ma proseguendo a passi sempre più svelti verso casa, avvertiva che il nodo che le si era formato in gola, le stava facendo sempre più male e più si tratteneva più le doleva. *Sii forte Akane Tendo* si disse e cominciò a correre per chiudere la dolorosa distanza che la separava da scuola a casa nel più breve tempo possibile.
Il vento le sferzò il viso e le fece socchiudere gli occhi. Strinse più forte il manico della cartella per non farla cadere in quella corsa che era diventata furiosa e che fu interrotta bruscamente dall’impatto con un corpo alto e forte.

“Oh, mi scusi” disse inchinandosi in avanti a capo chino.
“Akane, dove vai così di fretta?”
Il suono di quella voce sciolse il dolore che le aveva imprigionato la gola e come un fiume in piena calde lacrime cominciarono a scorrere lungo le sue guance senza alcuna possibilità di arrestarsi.
“D…Dottor To…Tofu!” singhiozzò davanti ad una delle poche persone di cui sapeva di potersi fidare.
Lui le poggiò una mano sulla spalla. “Vieni dentro, ti offro una tazza di tè”

Seduta sul lettino bianco da paziente dove tante volte aveva ricevuto le cure del Dottore, pensò tra sé ironicamente, che anche questa volta una parte di lei aveva bisogno di essere curata.
Il Dottor Tofu arrivò con in mano un vassoio con due tazze da tè e dei dolcetti e si sedette su una sedia di fronte a lei. Akane prese tra la mani la tazza e cominciò a sorseggiare la bevanda fumante senza parlare. Adesso si vergognava un po’ per lo stato in cui lui l’aveva trovata.
“Akane, ti va di dirmi che cosa è successo?”
Lei non riuscì a rispondere subito e senza alzare gli occhi dalla sua bevanda disse:  “Bè vede, il fatto è che in questi giorni è arrivato a farmi visita un mio vecchio amico e dopo qualche giorno, non capisco ancora perché, quello stupido di Ranma ha deciso di partire per un allenamento speciale senza dare spiegazioni a nessuno! ”
“Mmmm…”disse il dottore toccandosi il mento pensieroso  “Bè, sappiamo tutti che Ranma non è mai stato bravo con le parole vero?”
La ragazza annuì tristemente.
“Non ti devi preoccupare, sono sicuro che appena si sarà schiarito le idee ritornerà a casa. Tu piuttosto, non hai niente da dirmi?” chiese riferendosi al pianto disperato di poco prima
Akane arrossì. “In merito a cosa?”
“Penso che tu sappia a cosa mi riferisco, ma conoscendo quanto sei testona te lo chiederò con parole semplici e chiare” aggiunse poggiandole una mano sulla testa e scompigliandole in modo affettuoso i capelli.  Il dottore si schiarì la voce “Akane, ammetti che Ranma ti manca molto?”
Lei alzo la testa punta sul viso:  “Dottore ma che dice! Figuriamoci se può mancarmi un tipo come lui!” esclamò indignata e terribilmente a disagio
Il Dottore si sistemò gli occhiali spingendoli sul naso con il dito indice. “Quindi mi stai dicendo che non provi alcun sentimento per lui, Akane?”
Il cuore della ragazza cominciò a battere furiosamente nel petto. Il dottore la stava mettendo alle strette e la stava facendo morire dalla vergogna. *Probabilmente il mio viso non è mai stato così rosso come in questo momento* pensò mortificata
“Ma che dice? Io non potrei mai, quello …..stupido…maniaco….e insensibile!”
“Akane?!”
“Non è possibile che io mi sia innamorata di lui perché…..Ranma e io, vede…emh, io….io…” disse tormentandosi le mani “Oh Dio, io lo amo!!…ma è impossibileeee!!!!!!!”
Il Dottor Tofue sorrise: “ Ti sorprende tanto? Eppure siete così simili! Dal primo giorno che Ranma venne qui con le prime ferite che tu gli avevi procurato ho subito pensato che foste fatti l’uno per l’altra!
“Davvero Dottore?” chiese guardandolo timidamente
“Certo! Adesso non piangere più e vai a casa. Vedrai che Ranma tornerà presto.”
 
******************************
 
Il sole scompariva lentamente dietro le case mettendo fine a quel malinconico giorno. Era stata una giornata molto particolare per Akane. Una giornata dolorosa ma anche rivelatrice: per la prima volta era riuscita a confessare a qualcuno quello che il suo cuore provava da sempre ma che non era mai riuscito ad esprimere a parole. Adesso si sentiva decisamente meglio, e anche i passi sulla via del ritorno sembravano essere più leggeri. In lontananza, in prossimità del portone di casa, vide una figura ferma che sembrava aspettarla.

 “Akane!”.
“Shinnosuke, come mai sei qui fuori?”
“Scusami, ti volevo aspettare all’uscita della scuola ma non ricordavo la strada e non sono riuscito ad arrivare in tempo” spiegò infelice.
“Oh Shinnosuke!” esclamò Akane sorridendogli amabilmente. “Ma…” si fece di colpo seria…” cosa hai fatto, sei pieno di ferite?”  chiese osservando i tagli e le escoriazioni sul bel viso del ragazzo.
“Ehehe…ho combattuto con Happosai! Il vostro Maestro è davvero un avversario temibile!
“Ma…. perché?” chiese la ragazza preoccupata
“Tuo padre e il signor Genma mi hanno chiesto di provare a fermare le scorribande del vecchio e io ho accettato volentieri. Vorrei sdebitarmi in qualche modo per la vostra ospitalità”
Akane alzò gli occhi al cielo. *Povero Shinnosuke! Quei due buoni a nulla l’avevano incastrato proprio per bene* pensò sconsolata
“Vieni, entriamo in casa che ti aiuto a medicarti”

La ragazza versò  il disinfettante sul batuffolo di cotone, avrebbe voluto che lui non la fissasse in quel modo perché la metteva molto a disagio. Erano seduti a gambe incrociate sul pavimento di legno della palestra, uno di fronte all’altra. Akane alzò lo sguardo, di nuovo quei maledetti occhi blu e iniziò a tamponargli il viso.

“Ahi” si lamentò lui socchiudendo gli occhi
“E dai Ranma non dirmi che ti fa così mal…” Akane s’interuppe subito, rendendosi conto di quello che aveva appena detto.
Shinnosuke la fissò in silenzio, con un’espressione offesa.
“Non sono Ranma” disse serrando le labbra
Akane era mortificata. “Lo so Shinnosuke, mi dispiace, sai è ……è l’abitudine” disse cercando di scusarsi
Il ragazzo si alzò per smorzare la tensione e dandole le spalle si diresse verso casa.
”Non ti preoccupare, ci vorrà solo un po’ di tempo” aggiunse con un tono pacato
Akane lo guardò andare via corrucciando la fronte. *Un po’ di tempo, per cosa?* 
 
  
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