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Autore: Cabiria Minerva    04/01/2014    1 recensioni
Londra, periodo imprecisato tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo.
Il Blanc Fauve, teatro molto noto, assume una giovane promettente - Miss Potter - per affiancare Mr. Piton, l'esigente cantante. Con la sua innocenza e la sua voce affascinante, la giovane Potter scombussola la vita di Piton quasi senza accorgersene, costringendolo a far luce su un passato misterioso e insinuandosi nei suoi pensieri...
[AU]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily Luna/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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IV.


 

Miss Potter stava descrivendo a Miss Abbott il paesaggio – stupendo, scogliere a picco sul mare gelido, arbusti sparsi tra le rocce, innumerevoli greggi – che aveva potuto ammirare durante un viaggio verso la Scozia quando Mr. Piton era tornato sul palco dopo una breve pausa. Per qualche istante l'uomo sembrò quasi non rendersi conto della presenza delle due giovani – se non per storcere un poco il naso in seguito ad una risatina troppo rumorosa. Poi, all'improvviso, Miss Potter disse qualcosa che attirò la sua attenzione. Un'unica parola che lo congelò dov'era, una mano a mezz'aria e le labbra aperte in un'espressione attonita.

Chiuse gli occhi. Forse aveva sentito male. Si voltò, posando lo sguardo, per la prima volta da quando era entrato, sulle due ragazze.

«Mi dispiace intromettermi nella vostra indubbiamente interessante conversazione, ma potrei chiederle di ripetere il nome del suo paese natale, Miss Potter?»

La giovane gli sorrise e ripeté: «Ayton.», ignara della reazione che quella singola, semplice parola avrebbe causato.

Mr. Piton sbiancò – cosa che molti avrebbero ritenuto impossibile, data la sua già pallida carnagione – e s'irrigidì, distanziandosi inconsciamente di qualche passo dalle due giovani. Gli occhi neri sembravano leggere qualcosa invisibile a tutti, muovendosi quasi febbricitanti.

Ayton. Scozia. Quei capelli. Ayton. Quanti anni erano passati? No. Non era possibile. Eppure, quel viso... Erano passati così tanti anni. Il rosso dei suoi capelli. No. No. No.

«Mr. Piton?» La voce preoccupata di Miss Potter lo riportò al Blanc Fauve.

«Devo andare...» sussurrò, distogliendo lo sguardo, cercando di non incrociare quello della giovane, nel quale avrebbe letto solo confusione. Per la prima volta da anni, Mr. Piton uscì dal teatro nel mezzo della giornata, senza aver portato a termine la tabella di marcia che si era imposto il mattino appena arrivato. Camminò speditamente in direzione del suo appartamento, fermandosi solo per acquistare una bottiglia di whiskey.

Quando tornò al Blanc Fauve, il giorno dopo, i suoi occhi erano contornati da ombre scure e sembrava anche più scontroso del solito, come imparò a sue spese un facchino che, cercando il direttore, era incappato nel cantante e aveva fatto l'errore di porgli una domanda. Malgrado Mr. Piton non avesse detto molte parole, il pover'uomo era fuggito quasi terrorizzato, balbettando a Mr. Silente, incontrato proprio sulla porta, di aver lasciato un pacco nel corridoio dei camerini. Anche i suoi colleghi non ci impiegarono molto a capire che sarebbe stato meglio stargli alla larga, almeno per qualche giorno, almeno finché non avesse metabolizzato qualsiasi cosa lo avesse fatto arrabbiare o indispettire. Solo Miss Potter, forse ancora poco abituata a questo uomo – in fondo, Mr. Piton con lei era sempre stato così gentile, mettendosi a disposizione per aiutarla a migliorare e usando così tante ore per controllare che facesse correttamente i suoi esercizi vocali – lo guardava, in silenzio, cercando di capire perché l'uomo sembrasse voler ignorarla. Beh, non solo lei, in effetti, ma soprattutto lei.

«Mi scusi se la disturbo, Mr. Piton...» azzardò quando molti dei ballerini erano andati a pranzare, chi nel proprio camerino, chi nell'osteria in fondo alla strada. Aveva atteso per alcuni istanti che l'uomo rispondesse o desse almeno segno d'averla sentita, ma lui non si voltò nemmeno a guardarla. «Ho forse fatto qualcosa di sbagliato?»

L'uomo continuò imperterrito con le sue faccende, e Miss Potter lo guardò in silenzio per svariati secondi, interrogandosi sul da farsi. Se, da un lato, il comportamento di Mr. Piton la intimoriva, dall'altro un sentimento di ribellione per questo suo inspiegabile silenzio le impediva di andarsene e di lasciare che l'uomo macerasse nei suoi pensieri iracondi.

Si sedette, facendo così scaturire la prima reazione da molti giorni; probabilmente Mr. Piton aveva immaginato che, ignorandola, la giovane avrebbe recepito un qualche messaggio che l'avrebbe indotta a lasciarlo solo. Evidentemente si sbagliava e, ancora più evidentemente, non aveva ancora capito appieno che, per quanto sembrasse innocua, quella ragazza sapeva essere più testarda di un mulo, come le ripeteva spesso il maggiore dei suoi fratelli. Fu quindi forse la sua falsa convinzione che lo fece vacillare, seppure solo per un istante. Non disse nulla, ma volse lo sguardo su Miss Potter in un misto di irritazione e sorpresa. Fu solo un istante, poi tornò a concentrarsi sulle carte che aveva tra le mani.

Rimasero così, l'uomo in piedi, indaffarato, e la ragazza seduta, in silenzio. Il teatro cominciò a riempirsi nuovamente di chiacchiere e canzoni, di passi e figure di danza. Nessuno si accorse della strana scenetta al lato del palco – o forse nessuno volle intromettersi in quella specie di battaglia fatta di silenzio e braccia conserte. In ogni caso, le prove continuarono indisturbate e, quando la luce cominciò ad aver bisogno del supporto di lampade e candele, il teatro si svuotò lentamente. Ballerini e attori, tecnici e sarte uscirono parlottando, sbadigliando, commentando lo stato delle prove e contando i giorni che mancavano alla prima, lasciando che i due cantanti sprofondassero nel silenzio sempre più spesso del teatro.


 

* * *

 

 

«Devo dedurre che sia capitato qualcosa di grave, Mr. Silente?» Mr. Piton aveva aperto la porta del proprio appartamento con un sorriso tirato ed ironico, come se avesse saputo chi si sarebbe ritrovato davanti ancor prima di vederne i chiari occhi pacati.

«Severus, suvvia! Un vecchio non può semplicemente cercare la compagnia di un amico di lunga data?» Il direttore del Blanc Fauve gli regalò uno dei suoi sorrisi più innocenti che, come sempre, non ingannò Mr. Piton. D'altronde, tra loro funzionava così – Mr. Silente, pacato e sorridente, Mr. Piton, adombrato e tetro, e nessuno dei due che badava veramente a ciò che sembrava. Mr. Silente avrebbe sempre visto un giovane disperato in cerca di redenzione, e Mr. Piton non avrebbe mai sottovalutato quel vecchio che d'innocuo aveva solo l'apparenza. «O devo forzatamente avere secondi fini?» Sorrise nuovamente e Mr. Piton sbuffò, più rassegnato che indispettito.

«No, certo che no.» Si scostò dalla porta per permettere a Mr. Silente di entrare, e lo osservò mentre lasciava cadere il lungo e pesante cappotto vinaccia su una sedia e si accomodava su una delle poltrone davanti al caminetto acceso.

«Hai ancora una bottiglia di quel buon vino francese che ti ho regalato lo scorso Natale?»

«Certo.» Sempre più adombrato in volto, Mr. Piton raggiunse un armadio nell'angolo del salotto, da cui estrasse una bottiglia dall'etichetta anonima, bianca, sporcata solo dal nome del paesello francese da cui proveniva. Ne versò un bicchiere per l'altro uomo e poi, come se avesse avuto un ripensamento, prese un altro bicchiere per sé e riempì anche quello – meglio non essere troppo lucidi quando Mr. Silente decideva di farti visita. Gli porse il bicchiere e lo osservò mentre lo inclinava, studiandone il colore.

«Sai, lo abbiamo scoperto quasi per caso.» Quante volte aveva sentito quella storia? «Passeggiavamo su una spiaggia a ridosso dei campi – non che credessimo veramente che l'aria salmastra potesse essere d'aiuto, però...» sospirò, l'ombra di una speranza ormai morta da tempo sulle labbra tirate. «... e abbiamo notato questo casolare, forse ad un chilometro di distanza, che spiccava nel paesaggio piatto. Era costruito in pietra e anche a quella distanza si potevano vedere chiaramente le piante di rose che si arrampicavano su di essa e il vigneto che partiva da lì accanto e si perdeva nell'orizzonte. Non volevo che Minerva si stancasse, ma eravamo entrambi incuriositi. I proprietari erano molto cordiali. Ci hanno offerto quest'ottimo vino, di loro produzione, e non abbiamo resistito alla tentazione di acquistarne delle bottiglie.» Bevve un sorso, assaporandolo come se il vino contenesse anche gli odori di quella giornata lontana. «Avrei voluto tornarci, portarla a rivedere quei luoghi che l'avevano affascinata, ma come ben sai non è stato possibile...» Sorrise, ma Mr. Piton sapeva bene che la perdita della moglie era una ferita ancora aperta. «Ma non sono certo venuto qui a tediarti con i sentimentalismi di un povero vecchio!» Si scrollò di dosso la tristezza, tornando ad osservare Mr. Piton, ancora in piedi e con il bicchiere intoccato. «Dimmi, come procedono le prove con la tua nuova collega? So che l'hai aiutata molto.»

Mr. Piton s'irrigidì un poco, e dalle sue labbra sfuggì un suono smorzato di irritazione. Ecco il motivo della visita disinteressata di Mr. Silente.

«Abbiamo convenuto che fosse giunto il momento di lasciare che si esercitasse da sola. Le ho dato le basi, ma ora deve far da sé.»

«Ah, certo.» Bevve un altro sorso di vino. «E lo avete convenuto assieme?»

Mr. Piton non rispose.

«Come pensavo.» Sorrise. «Forse dovresti comunicare a Miss Potter la tua decisione, dato che non sembra esserne al corrente. Anche se non credo che le tue motivazioni siano sincere, ragazzo. Non fraintendermi: non metto in dubbio che tu le abbia insegnato molto e che debba esercitarsi anche da sola, ma il tuo comportamento degli ultimi giorni mi fa sospettare che ci sia altro, dietro a questa decisione... O mi sbaglio?»

Mr. Piton lo guardò senza sbatter ciglio.

«Non credere che non sappia che Miss Potter sia rimasta ore ed ore in silenzio in attesa che tu le parlassi.» Il suo tono si era fatto ora più serio, e a Mr. Piton non sfuggì l'accenno di disappunto nella sua voce. «Le persone parlano, e le loro parole arrivano ovunque, persino nel mio ufficio.» Si lisciò la barba, pensoso. «Ora, mi chiedo, quale può essere il motivo per cui il già scontroso cantante del mio teatro è diventato persino più irascibile ed intrattabile, arrivando addirittura ad ignorare completamente l'unica altra cantante, con la quale dovrebbe invece mantenere un rapporto fondamentalmente collaborativo?»

«Miss Potter dovrebbe imparare a cavarsela da sé.» Rispose seccamente Mr. Piton, irritato da questo breve ma preciso resoconto degli ultimi giorni.

«Quindi devo dedurre che quest'atteggiamento non sia dovuto ad altri fattori? Niente di personale, è solo questione di indipendenza lavorativa...» Annuì con fare pensoso. «Bene, perché ho promesso ai suoi nonni materni che sarebbe stata trattata con riguardo, e non vorrei dover mancare alla parola data.»

«Non vedo come questo possa essere un problema mio.»

«Oh, non lo è, se mi assicuri che non ci siano motivi personali dietro a questo tuo comportamento scostante. Più scostante. Puoi farlo? Puoi assicurarmi che un certo discorso di Miss Potter non sia all'origine di tutto ciò?»

Lui sa, realizzò Mr. Piton, ha sempre saputo. Si irrigidì. Mr. Silente lo aveva ingannato, proprio lui che sapeva cos'era successo, che conosceva i rimpianti e le colpe che lo tormentavano.

«Non avevo capito. Mi sembrava così famigliare, ma non avevo capito, era impossibile...» confessò, il velo di scontrosità improvvisamente perso in un alone di confusione. «Stava raccontando ad una delle ragazze di una visita a dei parenti e quando ha detto il nome del suo paese natale...» Bevve del vino, come se volesse sciacquar via ciò che aveva capito.

«Ayton.» disse con calma quasi paterna Mr. Silente.

«Ayton.» confermò Mr. Piton.


 


Buon anno a tutti!
Sì, lo so.. sono tremendamente in ritardo, e me ne scuso! Ho purtroppo avuto un periodo molto stressante e il tempo era quello che era.. spero di riuscire ad aggiornare presto, ora che dovrei avere un po' più di tempo (i primi paragrafi del prossimo capitolo sono già scritti, quindi spero di finirlo in un tempo umanamente accettabile!).
Ringrazio di cuore chi non si fa abbattere dalle mie tempistiche ma anzi non abbandona la nave (non so come mi è uscita questa.. forse è a causa del diluvio che vedo fuori dalla finestra!) e auguro ancora a tutti un buon anno nuovo :)

A presto,
Cabiria Minerva

 

   
 
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