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Autore: LoveEverlack    04/01/2014    1 recensioni
NON CI SONO SHADOWHUNTER, SOLO PERSONE CHE VIVONO VITE NORMALI.
Clary si è appena trasferita dal cugino Magnus e iniziando a frequentare la nuova scuola scoprirà l'amore, persone del suo passato e suo padre, di cui sua madre non ha mai parlato entrerà nella sua vita con il fratello.
[.....]
-Mi chiamo Clarissa Fray, ho sedici anni, mi sono trasferita qui con mia madre e viviamo da mio cugino finchè non troviamo un appartamento-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti e Buon anno.
Inanzitutto volevo spendere due parole su questo capitolo.
Come vedrete le cose inizieranno a farsi più interessanti, scoprirete poi che intendo.
Arriveranno anche Maia e Jordan, Maia lo farà in un modo alquanto particolare, almeno per la sua storia personale.
Ci sarà una parte madre e figlio, non vi dico altro.
La macchina che Jonathan guida mi è stata detta da mio zio, l'ho vista in foto e mi è subito piaciuta.
Premetto che non mi intendo di macchine ma alcune mi piacciono proprio per come sono fatte, poi se devo parlare di cavalli, cilindri etc. vi dico subito che per me è arabo.
questa è la macchina http://cdn.ultimogiro.com/wp-content/uploads/2013/05/Porsche-918-Spyder-foto-2-UltimoGiro.com_.jpg
Detto questo vi lascio al capitolo che spero vi piacerà e vi faccia venir voglia di recensire.
E se volete ho scritto una ff su shadowhunter che ha come protagonisti i personaggi di TVD. Se volete leggerla: http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=2323222&i=1 Lù



Jocelyn guardò la signora davanti a lei rovistare tra i vari fogli che aveva preparato prima del suo arrivo in cerca del contratto che la donna avrebbe dovuto firmare.
Finalmente la donna trovò il foglio che stava cercando, bianco e semplice ma con un seguito di varie scritte che attestavano che Jocelyn Fray avrebbe vissuto in quella casa per tutto l’anno.
Dorothea Smith fidata collaboratrice del proprietario si occupava personalmente di tutte le vendite degli appartamenti e riferiva poi il tutto al suo capo.
-Bene signorina Fray, metta un’ultima firma e l’appartamento sarà tutto suo- Jocelyn annuì firmando quel foglio che Dorothea Smith le stava porgendo in attesa.
Quella signora alquanto simpatica sembrava non vedesse l’ora di vedere quel foglio completato, guardava Jocelyn in attesa che finisse.
-Ecco, grazie mille. Quando potremmo venire io e mia figlia?- Dorothea raccolse i fogli sul tavolo sistemandoli accuratamente e mettendoli nella cartella rossa che posò poi nella borsa di pelle marrone.
Jocelyn nel frattempo aveva raccolto le sue cose, e stava aspettando sulla poltrona in attesa che Dorothea le dicesse cosa fare, andare o no già via.
-Quando vuole può venire ad abitare in questa casa, il primo mese non viene pagato ma partiremo direttamente a fine mese- guardò il calendario dietro di lei -quindi tra due settimane. Buona permanenza- strinse la mano di Jocelyn che rialzatasi si avviò verso l’uscita, in una seconda porta sembrava esserci l’appartamento di Madame Dorothea che viveva lì con suo marito.
Vide di sfuggita una foto di quella donna avvolta in un abito bianco mentre sdraiata su un letto veniva illuminato dal sole di un giorno luminoso, Jocelyn immaginò fosse la mattina del suo matrimonio.
Sorrise ancora una volta alla donna, salutandola prima di chiudersi la porta alle spalle.
Chiamò Clary sentendo però solo la voce preregistrata della segreteria telefonica, sorridendo decise di non disturbare sua figlia e pensò, vista l’ultima chiamata ricevuta, di passare da Luke per informarlo di aver finalmente preso l’appartamento che tanto aspettava, decise di cenare con lui così avrebbe potuto parlargli.
Luke lavorava alla stazione di polizia nel quartiere vicino, insieme a due vice e a un ragazzo che era stato mandato lì da un distretto vicino, era molto bravo a quanto aveva capito.
Doveva chiamarsi Jordan, sempre che la mente di Jocelyn non le giocasse brutti scherzi, facendole ricordare nomi diversi da quelli che le erano stati veramente detti.
 
Dorothea digitò il numero del suo capo con la viva speranza che le rispondesse per non dover poi passare da lui subito dopo per informarlo, odiava particolarmente andare in quella grande casa quando calava la sera.
Suo marito le aveva raccontato delle felici giornata e della luce innaturale che l’ex moglie del suo capo portava quando ancora erano insieme.
Dopo una chiamata andata a vuoto provò una seconda volta tanto per essere sicura che le rispondesse, dopo due squilli sentì la voce nell’altra cornetta risponderle.
-Dorothea buona sera, a cosa devo questa inaspettata chiamata?- Dorothea sospirò non potendo sperare in un accoglienza migliore anche durante una chiamata telefonica.
Il suo capo, Valentine Morgenster tendeva ad assumere un comportamento alquanto stancante in quell’ultimo periodo, ma nonostante tutto Dorothea continuava a volergli bene, infondo era grazie a lui se lei aveva trovato un lavoro stabile e sempre grazie a lui aveva conosciuto Hodge.
-Volevo informarla come da consuetudine che l’appartamento numero 10, lo stesso in cui convivo con Hodge, è stato affittato per un anno. Se vorrà potrebbe passare anche questa volta a salutare i nuovi inquilini- Valentine annuì da dietro il telefono sospirando per la grande cavolata che da un anno aveva deciso di fare.
Si chiedeva ancora perché gli fosse venuto in mente di passare a salutare per il primo giorno le famiglie che affittavano da lui una casa portando poi a loro anche una cesta di benvenuto.
Si diede mentalmente dello stupido, come capitava poche volte, guardò le scartoffie davanti a sé e il telefono nuovamente che non aveva ancora ricevuto una chiamata da Stephen.
-Ok Dorothea ho capito, avvisami quando arrivano e li andrò a trovare il giorno dopo- chiuse la chiamata e chiamò Camille perché comprasse qualcosa che potesse portare.
 
Jonathan stava accompagnando Maia a casa dopo una nuova giornata di lavoro che aveva avuto e una cena passata con Jonathan, il suo migliore amico.
Si, anche a lei sembrava strano avere come amico Jonathan, quel ragazzo antipatico e sicuro di sé il cui padre è niente meno che il temuto Valentine Morgenster.
Eppure era grazie a lui che lei, una ragazza che aveva vissuto per strada aveva trovato un lavoro alla VM YOUNG, l’agenzia fondata da suo padre che dava un lavoro ai giovani.
Infondo Valentine in alcuni momenti non era nemmeno tanto male se sapevi come prenderlo, quando lavorava non si lasciava prendere dai problemi personali e questo a Maia andava bene, infondo non doveva certo vederlo fuori dalle ore di lavoro… quindi non era un suo problema come fosse in realtà.
Salutando un ulteriore volta il suo amico si avvicinò alla porta di legno che i suoi genitori si erano fatti fare sotto consiglio di un ragazzo che a quanto le avevano raccontato aveva un certo gusto per l’arredamento.
-Ciao JC- il ragazzo alzò una mano mentre con l’altro riaccendeva il motore della sua nuova macchina che il padre gli aveva comprato, una splendida Porsche 918 Spyder nera che sfrecciava velocissima e che lo aveva colpito soprattutto per quella sua forma e per quel colore che aveva adorato da subito nell’insieme.
Sfrecciando verso casa sua si ricordò che quella sera non ci sarebbe stato nessuno a cucinare e non volendo perdere molto tempo vista l’ora pensò di passare in pizzeria e comprare due pizze.
Si fermò da Tony, un ristorante italiano che aveva aperto lì qualche tempo prima, e controllando l’ora vide quanti soldi aveva con sé nel portafoglio non volendo usare la carta.
Entrando nella pizzeria la vide meno affollata di quanto gli era stato detto, se non si contavano i proprietari e i camerieri poteva vedere soltanto una famiglia e due vecchietti seduti a mangiare ai tavoli.
Si avvicinò al bancone dove vide una donna dai capelli rossi pagare alla cassa il conto di ben dieci pizze assortite e cercare di portarle fuori traballando un po’.
-Signora le serve una mano?- la donna, che aveva il volto coperto dalle scatole abbassò un po’ le braccia e si affacciò verso Jonathan cercando di vedere il viso di chi le parlava.
Quando lo vide strabuzzò per un attimo gli occhi, sbattendo le palpebre prima di scuotere la testa per scacciare qualche pensiero e annuire alla volta del giovane.
-Mi faresti molto piacere- Jonathan prese parte delle scatole aiutandola mentre lei che riusciva a muoversi meglio gli aprì la porta per farlo uscire.
Jonathan la accompagnò fino a una vecchia macchina un po’ sgangherata che non sembrava nemmeno appartenere a lei... Jonathan aveva occhio per queste cose e riusciva a dire se un oggetto ti apparteneva o no.
-Grazie mille…- il ragazzo si riscosse allungando la mano verso la donna.
-Jonathan- la donna sbatté nuovamente le palpebre prima di guardarsi attorno nervosa.
-Jocelyn Fair… Fray- Jonathan le strinse la mano chiedendole di aprire la porta così che potesse mettere il tutto dentro e lei potesse partire.
-A dire il vero stavo portando queste pizze qui vicino, non ho la macchina- si morse il labbro guardando con uno strano sorriso il ragazzo appena conosciuto.
-Vuole che la accompagni io? Ho già prenotato le pizze e non mi costerà nulla accompagnarla- Jocelyn stava iniziando ad avere dei ripensamenti per aver parlato con quel giovane ragazzo.
E se non fosse lui… era quello il suo pensiero subito dopo averlo conosciuto.
-Beh ecco io…- Jonathan rise posando le scatole sul cofano di quella macchina nonostante non fosse loro.
-Non la mangio mica sa? Bene lo prendo come un sì, mi aspetti qui- Jocelyn annuì pensando a cosa doveva fare realmente, se aspettare o meno.
Non sapeva se quel ragazzo era davvero il suo bambino eppure non voleva allontanarsi da quel ragazzo senza dire nulla, se davvero era suo figlio non poteva farlo, non dopo averlo abbandonato già una volta.
Con le lacrime che tentavano di uscirle aspettò il ragazzo vicino la macchina sperando di aver fatto la cosa giusta e di non aver sbagliato, infondo lui non sapeva chi era e forse non avrebbe nemmeno sofferto.
-Sono pronto andiamo?- Jocelyn annuì prendendo sempre parte di quelle scatole e seguendo Jonathan verso la sua macchina, nera e sportiva ma allo stesso tempo particolare… un bellissimo regalo.
  
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