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Autore: syssy5    05/01/2014    1 recensioni
Il giorno che cambiò la mia vita non aveva niente fuori dall'ordinario. [...] alzai lo sguardo per incrociare quello di lui; lo odiai fin da quel preciso istante, qualcosa in quell'uomo mi rendeva irrequieta e, contemporaneamente, mi faceva drizzare i peli sulla nuca.
[ Questa storia partecipa al contest ‘Character death contest! (Slash)’ indetto da Dollarbaby sul forum di EFP ]
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Occhi che portano morte

Il giorno che cambiò la mia vita non aveva niente fuori dall'ordinario. Mi ero alzata, puntuale come ogni mattina, e stavo andando al lavoro con la metro. Anche mentre entravo nel mio ufficio non mi accorsi di nulla, nonostante i segnali fossero chiari, avrei dovuto coglierli: il silenzio regnava sovrano e l'ufficio del mio capo era insolitamente chiuso. Non vi feci caso e mi recai alla mia postazione, solo quando vidi quella porta aprirsi, alzai lo sguardo per incrociare quello di lui; lo odiai fin da quel preciso istante, qualcosa in quell'uomo mi rendeva irrequieta e, contemporaneamente, mi faceva drizzare i peli sulla nuca.
Non cercò mai di fare amicizia con me, quindi avrei potuto facilmente vivere tranquilla, ma così non fu. Presi a sognarlo sempre più spesso, compariva in tutti i miei incubi; arrivai persino a non avere più sogni felici, vedevo sempre e solo il suo volto, ogni volta sotto una luce diversa, ma pur sempre inquietante. Iniziai a odiare perfino il momento in cui andare a dormire.
Era diventato un'ossessione e così avevo preso una decisione per porre fine a quella tortura: avrei cercato di farmelo amico; mai scelta fu più sbagliata. In un primo momento temetti fosse restio a passare del tempo con me, invece mi resi conto che era sempre ben disposto e, soprattutto, ci si parlava bene. I miei incubi scomparvero, i momenti più difficili al lavoro divennero i più facili e mi chiesi per quale motivo lui mi spaventasse così tanto; quando lo capii fu troppo tardi.
Uscimmo dal lavoro chiacchierando amabilmente, come facevamo da un po' di tempo, fino alla fermata della metro, prima che le nostre strade si dividessero e lui prendesse una linea diversa dalla mia; quella sera, invece, mi accompagnò fin dentro il mezzo dicendomi che aveva degli affari da svolgere dalle mie parti. Per un attimo sentii quel familiare brivido che avevo sempre prima che diventassimo amici, ma lo scacciai e non vi feci più caso; ci lasciammo sulla porta della mia casa, prima che lui proseguisse per la sua strada.
Salii a farmi una doccia, ne avevo proprio bisogno e non riuscii a rimandare, nemmeno sapendo di avere dell'immondizia da portare fuori. Feci in fretta e mi rivestii per abbandonare due grossi sacchi in strada, dove la mattina seguente sarebbero passati a ritirarli; ma ancor prima di rientrare in casa qualcosa attirò la mia attenzione.
Due occhi luminosi provenienti dal vicolo di fronte alla mia abitazione erano fissi su di me; avrei potuto credere benissimo a un gatto se solo fossero stati all'altezza del terreno. Invece erano ad altezza d'uomo e in quel punto non c'era nulla a cui un felino potesse arrampicarsi, quindi esclusi questa ipotesi. Incuriosita, mi diressi verso quella cosa insolita così lentamente che sembrava camminassi al rallentatore.
Quel viottolo era piuttosto stretto e privo di illuminazione, mi chiesi per quale motivo esistessero ancora strade così in città grandi come la mia. Mi addentrai nell'oscurità, un buio così fitto che difficilmente vedevo oltre al mio naso; tuttavia quegli occhi luminosi parevano allontanarsi da me, ancora non ero riuscita a raggiungerli. Non appena mi venne il dubbio che fosse tutto un frutto della mia immaginazione inciampai in qualcosa, ma non caddi.
Due braccia forti mi sorressero, stringendomi finché non furono certe che potessi reggermi in piedi da sola; feci per ringraziare, ma le parole mi morirono in gola non appena mi voltai per vedere su cosa ero inciampata: era un uomo seduto a terra a gambe divaricate, coi vestiti logori e la testa che ciondolava da una parte. Poteva sembrare un ubriaco addormentato, ma un particolare lasciava intuire che così non fosse: numerose scie di sangue scendevano dal suo collo per imbrattargli i vestiti e mescolarsi con la sporcizia del vicolo.
Stavo per gridare dall'orrore, ma una mano coprì le mie labbra e mi ritrovai nuovamente stretta tra quelle braccia, poi udii una voce, la sua voce. Mi diceva di stare zitta, di far finta di nulla e tornare a casa come se nulla fosse, ma non ci riuscii; credo fossi rimasta scioccata da quella vista, perché, non appena lui mi lasciò andare credendo che avrei fatto la buona, scappai verso la mia abitazione: fu il mio ultimo errore.
Mi fu addosso in un lampo, mi afferrò i polsi e mi inchiodò a una parete; sussurrò un ‘mi dispiace’, poi li sentii: erano denti, quattro canini stavano affondando nel mio collo. Fece male, molto male, ma non potei gridare perché lui mi aveva tappato nuovamente la bocca. Fu quasi come addormentarsi: per primo sparì il dolore, poi le mie gambe si fecero pesanti, tanto da non reggere più il mio peso. Quando chiusi gli occhi ero completamente abbandonata a lui, dato che ogni mia forza se n'era andata, scivolata via da me a lui attraverso il sangue che stava bevendo dalla mia giugulare. Il mio ultimo pensiero tornò a quel giorno normale in cui incrociai il suo sguardo e, seppur per un breve istante, capii che quegli occhi mi avrebbero portata alla morte.



Lo so, lo so, questa non è tra le mie storie migliori, ma non volevo rinunciare il contest e l'ho scritta interamente la notte di Capodanno dopo essere tornata da casa di amici dove abbiamo passato la mezzanotte (ci è saltata la cena causa malanno). Il contest (‘Character death contest! (Slash)’ di Dollarbaby) doveva finire appunto con la morte del protagonista, ma non solo con la scena della morte, motivo per cui ho descritto (velocemente, lo ammetto) un pezzo della vita di questa ragazza; ammetto che la sua fine arriva un po' improvvisa e inaspettata, ma è sempre una storia narrata in prima persona e non ho potuto spiegare i motivi per cui il vampiro smascherato si comporti proprio così, so che pagherò caro questo errore ma mi sta bene.
I font utilizzati sono il mio amato Montague (alternativo: Monotype Corsiva) per il titolo e il solito Cambria per il testo.
Pubblico questa storia come auto-regalo di compleanno (in attesa di ricevere quello di mio marito e dopo aver scartato quelli di qualche amica), sperando di strapparvi almeno un piccolo commento, anche solo per farmi gli auguri. Un saluto e alla prossima storia. ^_^
syssy5

   
 
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