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Autore: ToraStrife    05/01/2014    0 recensioni
Strampalate storie varie.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zen 04
Novantadue minuti di applausi

Tutto il personale del capannone venne radunato nella sala riunioni, uno scarno spazio sistemato alla bell'e meglio con file di sedie di plastica e una decina di altoparlanti disposti in modo da non considerare l'obiettivo di un'acustica perfetta.

Dopotutto, tutta la gente stipata laggiù non lo era certo per sua volontà: quell'ora era pagata, certo, ma la presenza alla conferenza di fine anno era obbligatoria, e le presenze erano garantite da minacciose guardie giurate, armate con tanto di manganello.

Seduti, o in piedi sul fondo, i dipendenti guardavano distrattamente per aria o si concentravano sulle rispettive telefonie mobili.

Un sibilo fastidioso che penetrò irriguardosamente le orecchie di tutti confermò che il noioso discorso del capo, uno straniero in giacca e cravatta, amministratore di chissà quale azienda straniera che aveva rilevato l'ex-proprietario insieme a tutta la folla, iniziasse il discorso.

Un discorso fatto di italiano masticato goffamente, sputacchiando ogni tanto qualche accento tipico della sua amata Berlino.
La nazionalità, tra l'altro, accentuava quella grottesca sensazione, condivisa dai più, di essere agnelli ebrei che ascoltavano il discorso di un ufficiale nazista.
Naturalmente nessuno lo avrebbe mai detto, sarebbe stato un suicidio per la misera carriera.
Là fuori vi erano già mendincanti, poveracci, senzatetto e accattoni, senza un lavoro il destino sarebbe stato quello.
Per lo stesso, identico e comune motivo, tutti preferirono il silenzio durante quello sfoggio di ipocrisia, fatto di pompose parole e reso inascoltabile dal pessimo accento dell'oratore, per non parlare delle audiocasse che fischiavano, quasi facendo le veci del pubblico.

Lo schermo retrostante era uno scorrere di statistiche anonime e grafici impazziti, frasi ad effetto e slogan pubblicitari.
A quei pochi che si interessavano al discorso passava la voglia di ascoltare il resto, una volta capita l'antifona: tanta retorica, tanto falso ottimismo, ma mai una parola su quello che interessava davvero al 'popolo' lavoratore.

Una volta finita l'arringa, il gran dirigente pensò di smuovere la catalessi generale con qualche tocco più vivace.
Lo schermo con le statistiche sparì, e partì il filmato di una regata.
Già l'imprevisto cambiamento, che ai più appariva come i cavoli a merenda, bastò ad attirare l'attenzione generale dei lavoratori.
Una vivace musica rockeggiante, poi, l'immortale We are the Champions dei Queen, destò ancora di più l'interesse.
Si vedevano i vogatori, uniti nel loro tirare avanti e indietro i rispettivi remi, e sulla punta della barca un uomo con il megafono che incitava.

Il dirigente prese a imitare la voce del capovoga.

Il concetto che voleva rappresentare era chiaro: l'azienda è un team, i dipendenti sono i vogatori, il dirigente è il capovoga, e solo lavorando assieme, con il giusto ritmo, si può puntare alla vittoria.

- Noi tutti siamo una squadra. Io e voi siamo compagni! - Urlò entusiasta il capo.

Forse nella teoria che aveva imparato in qualche scuola costosa, questo concetto poteva convincere.
Ma il personale, già provato dai quattro mesi precedenti di lavoro intensivo e straordinario che aveva già succhiato via gran parte del poco tempo libero, non era dello stesso avviso.

Qualche operaio obiettò, coraggiosamente.

- Anche nelle triremi dell'antichità, uno batteva il tempo, e gli altri remavano, e loro erano schiavi!

Un brusio si sparse tra il pubblico, a supportare il dubbio sollevato.

Il dirigente preferì cambiare argomento, e con un bottone cambiò il filmato.

Partì una musica epica, la colonna sonora de Il Gladiatore, per essere precisi, e in tema, apparve il fimato di un'arena e di alcuni gladiatori che si battevano.

- Siamo tutti come gladiatori. Lavoriamo per l'onore e per la gloria.

Lo stesso operaio ribatté di nuovo.

- Chi sputa sangue nell'arena siamo noi, quindi noi siamo i gladiatori. E soprattutto, i gladiatori sono comunque schiavi.

Il dirigente si affrettò di nuovo a cambiare discorso, e filmato: "Cosa vorrei per il nuovo anno", dichiarazioni fatte da alcuni dipendenti intervistati.
Tutto questo mentre, con discrezione, due guardie accompagnavano il presunto sobillatore fuori dalla stanza.

- Vorrei più stabilita nel lavoro.

- Un'azienda più competitiva.

- Orari di lavoro più flessibili.

- Ancora di più? - Commentò qualcuno. - Magari anche le Domeniche?. - Aggiunse tra sé, ma stando ben attento a non farsi sentire.

Il pubblico era più che mai freddo. Erano dichiarazioni improbabili, sembravano più richieste strappate a dei bambini per Babbo Natale.
Poi arrivò quella richiesta.

- Più soldi in busta paga.

Fu un applauso liberatorio. Novantadue minuti di applausi, esattamente come Fantozzi.
Fu l'unico, vero, cenno di vita da parte del pubblico.
L'unico desiderio autentico di tutta la platea.





  
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