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Autore: wick_    05/01/2014    1 recensioni
La vita squinternata di Elena si tinge di un altro colore da aggiungere nelle sue sfumature. Questo colore è l’amore. Con un incontro non tanto casuale Alberto e Elena sono costretti a guardarsi negli occhi. Elena è bellissima, lo è sempre stata tuttavia solo da poco riesce a comprendere cosa può fare il suo corpo o il suo sorriso ad un maschietto. Alberto e Francesco, migliori amici da sempre, rovineranno l’amicizia per lei? Considerare la parola ‘amore’ è solo un rischio?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Per il mio cuore basta il tuo petto,
per la tua libertà bastano le mie ali.
Dalla mia bocca arriverà fino al cielo,
ciò ch’era addormentato sulla tua anima. In te è l’illusione di ogni giorno.
Giungi come la rugiada alle corolle.
Scavi l’orizzonte con la tua assenza.
Eternamente in fuga come l’onda. Ho detto che cantavi nel vento
come i pini e come gli alberi di nave.
Com’essi sei alta e taciturna.
E ti rattristi d’improvviso, come un viaggio. Accogliente come una vecchia strada.
Ti popolano echi e voci nostalgiche.
Mi son svegliato e a volte emigrano e fuggono
uccelli che dormivano nella tua anima.
Pablo Neruda.
 
eternamente in fuga come l'onda
 
Otto. Otto giorni. Sembrano niente e invece per me sono anche troppi. Le prime quarantott’ore sono passate con la speranza di un suo messaggio, il terzo ero tentata di scrivere io, ma poi ripensandoci non posso correre solo io! Il quarto e il quinto sono stati quelli più dolorosi, quando capisci di aver fatto una cavolata e non puoi rimediare. Il sesto è stato logorante, rivedevo nella mia testa tutti i minimi particolari per capire se lo sbaglio ero proprio io, lui o la parola ‘noi’. Il settimo e l’ottavo sono stati quei finti indifferenti, quelli dove ripeti a te stessa e a tutti i tuoi amici che non importa che tutto vola via con il vento.
Il buongiorno si vede dal mattino, giusto? Allora non è una buona giornata.
Dimenticare di attivare la sveglia= ritardo a scuola.
Non sapere cosa indossare= nervosismo
Un’anziana signora che decide di irrompere nella strada con il suo Pandino creando una fila lunga chilometri= ritardo a scuola.
Ritardo a scuola+ nervosismo = brutta giornata.
Corro per le scale bagnate di ferro con il pericolo di scivolare solo per entrare qualche secondo prima, con il fiatone tiro la pesantissima porta antincendio e mi avvicino alla cattedra dei ‘controllori’ cioè i bidelli, o meglio IL custode, un uomo che ha superato gli ‘anta’ da quando è nato, con il suo carattere brusco e saccente riesce a farsi odiare da tutti i ragazzi. È basso e in sovrappeso, gli unici capelli che ha in testa sono ormai bianchi, gli occhi sono piccoli e spenti con i suoi occhiali giganteschi riesce a vedere anche l’ultima porta del corridoio.
-Signorina Mariotti, buongiorno – mi saluta beffeggiandomi, scrive qualcosa d’incomprendibile a un occhio umano e continua –Prego si può accomodare accanto allo spilungone- sorrido lievemente e analizzo con lo sguardo fino alla panchina di legno e al presunto spilungone. Ogni male non vien per nuocere, giusto? È un caso che Alberto Fraschini sia seduto su quella panchina e stia sorridendo verso la mia parte, giusto?
Munita dell’indifferenza dei giorni sei e sette, mi avvicino e mi siedo. Squadro un po’ in giro in imbarazzo. Dov’è finita la spavalderia del giorno tre? Ah si l’ho lasciata a casa!
Mi sento osservata e di conseguenza sono impacciata in ogni mio passo. Ammetto che anche io rubo un’occhiata al suo bel viso, ma lo faccio in modo più discreto. Lo starà facendo apposta per potermi prendere in giro? O vuole vedere fin dove posso arrivare prima di lasciargli una mia mano in faccia?
-Poi non mi hai scritto, non sei una così grande fan- sussurra al mio orecchio sorridendo. Il mio primo impatto è di raddrizzare la schiena, chi mai si sarebbe aspettato di iniziare una discussione bisbigliando?
-Potevi anche scrivermi tu- replico divertita, anche se in quella situazione niente è divertente!
 Sogghigna consapevole di aver perso questa battaglia, ha proprio un bel sorriso. I suoi denti sono bianchissimi e le sue labbra sono rosee e carnose, sembrano fatte per essere morse, ai lati della bocca si creano delle piccole fossette adorabili! In confronto il mio sembra il sorriso di un bambino sdentato goloso di dolciumi del ‘800.
-Shii- il signor Biancarti ci richiama abbassando i suoi occhiali nel naso. Giro la testa per non ridergli in faccia ma, così facendo mi ritrovo il bel volto di Fraschini a meno di un palmo; leggermente goffa allontano la mia testa abbassando lo sguardo con la scusa dell’orologio.
-Senti, ti va di farmi compagnia mentre fumo una sigaretta?- mi chiede mentre apre il suo zaino alla ricerca di qualcosa.
-Uhm… certo – rispondo con molta calma e diffidenza.
Ci alziamo ridacchiando, sorvoliamo la cattedra di MisterBidelloAnnuale e sgattaioliamo verso la porta.
-Signorina Mariotti, non creda di fare la furba. La voglio rivedere salire al suono della campana- mi avverte ed io faccio un cenno con la testa.
Scendiamo e ci avviciniamo a una specie di muretto, dove mi siedo.
-Certo che quell’uomo è proprio puntato con te! Io ero con la sigaretta in bocca e non ha detto niente- pronuncia ridacchiando.
-Ha un amore segreto nei miei confronti – faccio finta di pavoneggiarmi
-E chi non avrebbe un amore segreto per te? – Si avvicina buttando il fumo dal naso. Sorrido e poi mi dedico per qualche secondo alla luce che emanano i suoi occhi verdi, sembra quasi potergli vedere dentro di sé, dentro la sua anima. Come scottato, sposta lo sguardo verso l’orizzonte, inalando da quella cicca.
-Beh ha un modo strano di dimostrare il suo amore, mi ha promesso che farà di tutto per mettermi un rapporto sul registro e ogni volta che sono in ritardo, mi fa sedere su quella scomodissima panca – affermo giocando con le ciocche dei miei capelli.
-Ad ogni cosa c’è un lato positivo- mi guarda dritta negli occhi- Se oggi ti avesse fatto entrare in ritardo non avremmo mai parlato e non ci saremmo mai rivisti- dice serio cercando di creare un contatto con i miei occhi
-Hai il mio numero, puoi chiamarmi quando vuoi- ripeto io facendo la figura della perfetta cogliona, ora penserà che io sono pronta a lasciare tutto per correre tra le sue braccia, il che è vero.  Però lui non lo doveva sapere!
-Anche tu puoi chiamarmi quando vuoi- replica  e mi sento sollevata, ora lui penserà che io penserò che lui lascerà tutto per correre da me. Lo so che non lo farà, i ragazzi non sono come noi, non si creano complessi per ogni cosa. Loro sono senza freni come Alice. Parliamo un po’ dei nostri interessi, di quello che ci piace fare e di quello che odiamo. Mi rivela di non essere bravissimo a scuola ed io mi offro di aiutarlo, così ci guadagno: posso ripetere le cose così da non dimenticarle, lo rivedrò spesso.  Lui accetta con il senno di poi .
La campana suona, butta la sua sigaretta per terra e la pesta con la scarpa. Sono ancora troppo intenta a guardare il suo piede che si muove sui resti della cicca per notare che si sta avvicinando.
Se io non avessi girato il collo quel bacio sarebbe atterrato sulla mia guancia ed invece ha colpito proprio le mie labbra. Una vicinanza durata qualche secondo, sia chiaro. Solo che, quei secondi sono stati i più belli di questa vita. Ne rimango totalmente spiazzata tanto che non riesco a capire quello che ha detto fin quando con il braccio non mi tira giù.
Che figura da scema che avrò fatto, penserà che sia una bambina infantile che sogna sin dalla prima elementare di stare accanto a lui. È così, però non voglio che lo sappia.
Saliamo le scale con molta timidezza. Sembriamo due legni che camminano, non abbiamo neanche il coraggio di far incrociare i nostri sguardi.
Arriva prima lui alla porta, la apre ed aspetta che io entro. Lo ringrazio e faccio la fila per aspettare di registrarmi nell’elenco dei ritardatari. Alberto è accanto a me che guarda verso i corridoi che portano alle classi. Mancano solo cinque alunni e potrò sviare da questa imbarazzante situazione, anche se, io non voglio andare via. Voglio continuare a parlare e ridere, quel tempo sotto pur se breve è stato magnifico e poi il bacio, è stato uno sbaglio, un bellissimo sbaglio!
-Ehi Albe – Francesco Grazzi gli batte una mano nella spalla.
-Ehi Ciccio, com’è andata la prima ora? Ha interrogato?- si informa il biondino. Dovrei aggiungermi nella conversazione, ma, non so come, non ho neanche idea di che materia stiano parlando. Che frustrazione.
-Una tortura ha spiegato tutto il tempo. Perché non sei entrato?- Gli chiede, solo ora si accorge della mia presenza ed inizia a sorridermi. Un sorriso sicuro, il suo, ed io invece gli sorrido debolmente. Molti dicono che attraverso degli sguardi e delle espressioni facciali si può capire cosa pensa la gente: vorrei proprio che l’esperto in questo campo venisse qua, a guardare le loro facce, vorrei proprio sapere se mi stanno prendendo in giro con tutti questi sorrisi, se lo fanno per fare vedere la loro splendida bocca o che forse cercano di essere i più fraterni possibile; anche se ne dubito fortemente.
-Il Signor Biancarti non mi ha fatto entrare, così ho deciso di passare il tempo a parlare con Elena- ora posso svenire, il mio sguardo che prima era verso la porta si gira a una velocità inquietante verso i due amichetti. Sa il mio nome e mi ha aggiunto volontariamente a una discussione, devo tenere a freno le mie emozioni, devo rimanere calma. Se avessi davanti a me uno specchio, noterei la mia postura scomposta, i miei capelli arruffati dal vento, la faccia tinteggiata da macchie rosa o bianche dovute dal freddo e delle strane guance che cercano di trattenere uno di quei sorrisi enormi, che ti mettono allegria; farei proprio paura.
-Chi sarebbe?- Risponde Francesco a bruciapelo. Chi potrebbe essere scemo? Tua nonna? Ovvio che sono io! Penso tra me e me, avvolte, sono proprio stupidi.
-Francesco lei è Elena- m’indica–Elena lui è Francesco- lo indica, ci stringiamo la mano e poi Francesco squadra in un brutto modo l’amico mentre io cerco di riscaldarmi dal freddo.
Il Signor Biancarti mi chiama per firmare, ora sono definitivamente libera. Devo solo salutarli.
-Io vado verso la mia classe, è stato bello conoscervi, ciao- li saluto mettendo lo zaino in spalla.
-Aspetta ti accompagniamo- partono in quarta i due ragazzi. Se prima la situazione era lievemente imbarazzante ora, lo è molto di più.
Durante il tragitto scopro che entrami hanno il motorino e che sarebbero felici di farmici fare un giro. Accetto con piacere, anche se so che quel giorno non potrà mai arrivare per molti motivi:
1) Si dimenticheranno di me nel giro di qualche ora, o giorno.
2) I miei non mi permetteranno mai di salirci sopra, anche se è il mio sogno, se poi lo scoprissero perderei ogni cosa, dalla fiducia dei miei genitori alla possibilità di ogni tipo di libertà aggiuntiva ad esempio: tardare la sera, stare in giro con amici più grandi etc.
 
Poichè la mia classe è l’ultima in un angolo cieco ,e come essere esclusi da tutto il corridoio. Dei miei compagni comunque non c’è ombra. Entrambi mi baciano una guancia incitandomi a incontrarci durante la ricreazione.
Ancora scossa giro l’angolo, ad aspettarmi c’è Ginevra con un sorriso lungo 365 denti, non mi ci vuole molto a capire che ha assistito alla scena.
-Ti perdono solo perché sei tu! – mi abbraccia fortissimo.
 
Un’ora e quarantacinque minuti dopo suona la campana della ricreazione, Ginevra mi tira da un braccio costringendomi a scendere nei giardinetti per andare a trovare i miei nuovi amici.
Passando mando un bacio volante ad Alice e Federica intente a ripetere qualche materia . Arriviamo al muretto  posto dedicato fin da sempre ai studenti toghi della situazione. Era l’unione di più ragazzi di diverse classi ed età. Due quinto, uno di quarto, tre ragazze dalla puzza sotto il naso e poi Alberto e Francesco.
Gli ultimi due sono immersi in una nuvola di fumo mentre ridacchiano.
-Senti, che ne dici se andiamo da Anna? – menomale Ginevra la pensa come me!
-Per me va benissimo – rispondo con un peso in meno. Sento che lì immersa tra quella gente avrei solo fatto una brutta figura, meglio evitare.
Salutiamo Alice e Federica con un caloroso abbraccio e poi bacio le guance a Davide e Claudio. Davide è il fratello di  Federica mentre Claudio un loro compagno.
-Elena?- mi chiama Davide – Ti dispiacerebbe abbracciare un attimo Claudio? – continua sghignazzando
-Perché?- chiedo assecondando la pazza idea  
-Elena, non ti allarmare- recupera Alice – Alberto Fraschini e Francesco Grazzi ti stanno guardando in modo strano e penso che vogliano uccidere Claudio- tutti scoppiano a ridere per poi zittirsi dopo neanche cinque minuti
-Divertente vero? – ribatto facendo la finta offesa
-Esilarante- oddio. Sono senza fiato, ho sentito male, vero? Non ho mica Alberto Fraschini alle spalle. Mi giro lentamente verso la voce e beh mi sbagliavo Alberto è in compagnia di Francesco. Che bello, vero?
-Ciao- sorrido baciandogli le guance a entrambi facendo finta di niente. Che gran maleducata che sono!
-Ti aspettavamo prima- ripete Alberto. Oh cavolo intorno a me c’è un silenzio tombale tutti troppo interessati alla nostra discussione.
-Ele, vai a prendermi l’acqua- Ginevra mi da cinquanta centesimi incitando il ragazzo a venire con me.
-Senti scusa, stavo venendo solo che….- verità o menzogna? – Eravate tutti là a parlare e fumare che un po’ mi dispiaceva doverti interrompere- ovviamente scelgo sempre la via di mezzo. Mi fermo in mezzo al parchetto per guardarlo negli occhi.
-Vabbè dai, per questa volta ti perdono, però la prossima volta voglio passare la ricreazione con te!- toglie la mano dalla sua tasca per metterla nella mia guancia e poi tra i miei capelli. Oh cavolo! E adesso che sta facendo questo? Mi vuole seriamente baciare davanti a tutto l’istituto? Ma che è scemo?
-Ehm. Ehm…- ci giriamo verso Francesco che aveva imitato un colpo di tosse, menomale che questo ragazzo ha la stessa utilità del prezzemolo!
-Si?- Alberto alza un sopracciglio come per chiedergli perché lo stava disturbando, certo perché per lui è normale baciare una ragazza che conosci da qualche giorno in mezzo ai giardini della scuola.
-Veronica ti sta bruciando vivo- inizia a ridere- E poi se proprio dovete baciarvi andate da qualche altra parte!- continua. Alberto sposta lo sguardo verso il muretto e fa l’occhiolino, sicuramente a Veronica. Amareggiata, capisco tutta la situazione, sono la scema che deve prendere in giro, la stupida che deve far ingelosire Veronica o direttamente la cretina patentata che sta seriamente buttando all’aria tutti i valori davanti a due bei ragazzi. Oppure Alberto fa lo stronzo facendo rimanere male sia me che Veronica. In tutti i casi non è un buon segno.
Cerco di essere meno brusca nei miei movimenti per non far vedere che sono incazzata nera, ma quando capisci di essere stata presa in giro è proprio difficile! Tolgo la sua mano dai miei capelli e lì saluto con un sorriso tirato per poi evaporare su per le scale.
Nei corridoi non c’è anima viva, manca ancora qualche minuto e la ricreazione sarà finita; corro, una cosa eccezionale per me, verso i bagni. Scelgo l’ultimo mi ci chiudo dentro e inizio a respirare profondamento.
Lo sapevo sono stata una cretina. Una stupida cretina. Una cretina stupita cretina!
Lo sapevo che da gente come loro non avrei potuto ottenere niente. Ricordate i punti per i quali non sarei mai salita su un loro motorino? Ecco quelli, avevo ragione! Che amara tristezza!
Non ho neanche il coraggio di piangere sono là che mi ripeto cretina mentre batto la mano sulla fronte, mentre mi ricordo le mie parole quel maledetto giorno: ‘’ cosa può succedere? Non mi prenderanno in giro!”.
Qualcuno bussa alla porta, quindi tiro lo sciacquone ed esco. Apro la porta e rimango senza fiato
-Cosa ci fai qui?- chiedo con una punta di acidità unita al mio essere imbarazzata ed eccitata al tempo stesso.
-Sei scappata ed io volevo quel bacio- si avvicina a me, ma io indietreggio fino a toccare il muro
-Non puoi farti baciare da Veronica?- la nota acida prevale su di me anche in un momento così romantico, se si può definire. Alberto nel bagno delle ragazze quasi spalmato su di me che mi chiede un bacio, sto sognando!
Lui ridacchia e questo mi rende ancora più alterata. Si sta prendendo gioco di me? Decido di non dire niente, so come vanno queste cose. Io gli chiedo perché ride, lui mi chiede se sono gelosa e bum torno a essere la scema cretina!
-Veronica è come una sorella per me non potrei mai baciarla!- si avvicina a me stuzzicandomi la guancia con dei suoi piccoli baci- E poi sei tu che mi piaci – continua scendendo verso il collo. Chiudo gli occhi perché questa sensazione è bellissima e riesco a riprendermi da questo stato di meditazione solo dopo il suono della campana. Ridacchio spostandolo
-Bene, ma con me non funziona così, non puoi baciarmi . Ci conosciamo da veramente poco. Non puoi bruciare delle tappe solo perchè ti piaccio.- mi avvicino ai lavandini per sistemarmi i capelli. Che grande menzogna, non potevo certo dirgli che io ero cotta persa di lui e mi avrebbe potuto baciare dove voleva!
Lo guardo dallo specchio e noto che è rimasto stupito, non si aspettava che andava a finire così
-Ah si? Okay non brucerò tappe. Siamo amici quindi?- mi chiede scoccando la lingua con i denti con le sopracciglia inarcate verso l'alto
-Si, penso di si – esco dai bagni scappando verso la mia classe, non avrei mai potuto continuare questa discussione in un bagno della scuola.






un ringraziamento di cuore a Caleidoscopio per il bellissimo banner           
  
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