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Autore: EchoOro    05/01/2014    2 recensioni
Salve a tutti! Questa la mia prima fic e descrive i "missing moments" di un personaggio che amo e stimo molto. :) Spero solo che il mio lavoro vi piaccia, se riceverò critiche positive potrei anche continuare! Mi scuso anticipatamente per ogni eventuale errore. Buona lettura, e fatemi sapere cosa ne pensate!
(Ispirata dalla melodia di "In Noctem" di Nicholas Hooper )
Ps ATTENZIONE SPOILER
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Lily Evans, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily/Severus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Spesso si era chiesto come sarebbe stato quel momento. Sapeva che si sarebbe imposto di rimanere lucido, freddo e padrone di ogni emozione. Ma l‘insonnia dell’ultima settimana testimoniava il suo totale fallimento nel porre freno a quelle inquietudini sopite da anni, che ora trasudavano da ogni poro della sua pelle ammucchiandosi al suolo, bloccandogli le caviglie, infossate come in un terreno melmoso . Nonostante ciò era riuscito a conservare un’espressione di composta indifferenza con i suoi colleghi e, d’altronde, l’aspetto già naturalmente malsano della sua persona gli aveva evitato spiacevoli ed imbarazzanti domande riguardo le profonde borse violacee che gli segnavano gli occhi o la cera estremamente pallida che trascinava con sé.

La Sala Grande crepitava di risate ed il brusio festoso strideva orrendamente con l’ansia pressante annidiata nel suo petto. Sedeva rigido fissando i tavoli delle Case ma non guardando realmente; le luci, le macchie nere delle divise, il cielo stellato vorticavano a rilento, come in uno stato di ebbrezza. Improvvisamente sentì un fastidioso prurito alla sinistra della nuca… Silente lo stava osservando con un lieve sorriso sulle labbra.. Il loro contatto visivo durò qualche istante, interrotto da Raptor che si sporse per versare da bere nel suo boccale. Un’ istante più tardi si udì il cigolare dei cardini delle grosse porte all’ingresso della Sala Grande e lentamente le porte si aprirono. Severus, si accorse, stava trattenendo il respiro con la conseguente spiacevole sensazione di accartocciamento dei suoi polmoni. Si sforzò di prendere un lungo respiro dalle narici per non tossire come uno stupido. Dietro la McGranitt una piccola folla di ragazzini scapicollava per tenere il passo della donna. Era infine giunto il momento. Dopo la sconfitta, dopo la rassegnazione e dopo tutte le pianificazioni, lui finalmente eri lì. Ora varcava la soglia l’unica parte sopravvissuta di Lily Potter.
***
“A-a-arrosto Severus?”Raptor stava facendo fluttuare un vassoio davanti a lui. “No, grazie.” Rispose seccamente Piton. L’unica cosa di cui aveva voglia ora era rinchiudersi nei suoi alloggi il prima possibile per schiarirsi la mente. A seguito dello smistamento un’orrenda nausea gli aveva affibbiato lo stomaco cosicché anche la sola visione del cibo gli era odiosa. Assomigliava tutto a suo padre: dalla punta del piede fino a all’ultimo capello era James Potter in miniatura. Se aveva gli occhi della madre di certo non li poteva vedere da una tale distanza, però qualcosa nella sua andatura riecheggiava Lily. Forse il suo passo incerto nel salire le scalinate fino allo sgabello.
“A-a-allora, Severus, c-come te la p-passi? H-hai condotto q-qualche rricerca negli ultimi tempi?” Come un’eco lontana lo raggiunse una voce a metà tra l’intimorito e l’isterico. Piton non aveva mai creduto che il professor Raptor fosse un personaggio troppo intelligente, ma evidentemente lo aveva alquanto sopravvalutato considerato che l’ insofferenza per la situazione era chiaramente leggibile sul suo volto. Perfino un marmocchio dei suoi avrebbe capito che qualsiasi iniziativa di dialogo era apertamente sconsigliata, e ciò dimostrava che Raptor non aveva appreso neppure le basi della comunicazione.
“Al momento sto studiando le proprietà dell’Agnello Vegetale della Tartaria. Ne è stata insediata una piantagione sperimentale nel nord della Contea del Somerset e questa estate mi sono recato li per osservarle più da vicino.” E detto ciò si verso sul piatto qualche fettina di arrosto, iniziando a becchettare contro voglia la pietanza, pensando che, forse, vedendolo mangiare, si sarebbe scoraggiato a continuare. Non fu così. Raptor decide che anche lui doveva rendere conto dei suoi studi per non essere da meno e così si perse nell’illustrare le sue peregrinazioni estive, raccontando di essere stato chiamato per estinguere una colonia di Allghoi Khorhoi (un’orribile verme gigante) nel deserto del Gobi, impresa che durò all’incirca un mese. Ma a quel punto tutto il sarcasmo di Piton era cotto a puntino e, senza che esso incontrasse qualsiasi forma di resistenza, scivolò ,ardente ,dalla sua lingua: “Interessante. Peccato però, che tu abbia perso tutta l’abbronzatura”. E mentre parlava colse uno sguardo di Harry nella sua direzione. I loro occhi, ne fu certo, s’incontrarono e per un’ istante la mente gli si annebbiò e coem un fulmine trafisse il suo petto, ma solo per un’ istante. Ad ogni modo l’intento di porre fine alla conversazione gli riuscì perfettamente e Raptor  non staccò gli occhi dal piatto per il resto della serata, concedendogli una cena pacifica ed imperturbata.

A seguito della fine del banchetto si accertò che i prefetti svolgessero i loro compiti, dopodiché sparì tempestivamente dalla circolazione per non essere fermato da nessun’altro professore, o peggio da Silente stesso. Non avrebbe sopportato, in quella serata, di confrontarsi con quell’uomo. Aveva la capacità di leggere ogni emozione ed ogni turbamento dell’anima nel viso di una persona e questo senza l’aiuto di complesse magie o della legilimanzia ma solamente grazie al suo spiccato intuito. Ora Piton era certo che avesse colto e registrato ogni sua singola reazione e che probabilmente avesse desiderio di parlarne. Per Silente parlare significava solo accertarsi di avere tutta la situazione sotto controllo, ma questo faceva sentire Severus come un paziente in fase di guarigione dopo una malattia depressiva che ha bisogno di continui monitoraggi. Perciò era meglio fuggire e non farsi più trovare fino all’indomani. Giunto ai suoi alloggi girò la chiave nella serratura e si abbandonò nella poltrona di pelle nera li accanto. 
  
Ora iniziava tutto. Aveva giurato di proteggere il ragazzo, aveva un solo scopo nella vita. Una volta non si sarebbe mai immaginato questo avvenire. E Lily gli mancava, molto, moltissimo, ed ogni volta che calcava la pietra di quell’intrigo di corridoi era accompagnato dai suoi fantasmi. Aveva passato gli ultimi anni a tentare di gestire le lingue infuocate dell’autodistruzione che lo volevano trascinare verso il suicidio. Adesso, aveva l’assoluta necessità di muoversi, agire e rendersi utile. Redimersi. “Expeto Patronum” sussurrò. Una cerva d’argento scivolò fuori dalla punta della sua bacchetta e con meravigliosa eleganza atterrò sul pavimento della stanza, poi leggera si mise a passeggiare per la piccola camera. Piton si alzò, prese un becher che giaceva in un angolo dei suoi scaffali e abbeverò il giglio di un arancione vivo che riposava sul davanzale interno dell’unica finestra. Quel fiore aveva ormai undici anni, lo aveva piantato dopo i funerali di Lily e da allora lo teneva in vita con le sue pozioni come omaggio,come promessa e come ricordo. Ne accarezzò dolcemente i petali,lisci e spessi e immaginò di avere i suoi capelli tra le mani. Ma quello che strinse fu solo l’aria. Gli occhi gli bruciavano, qualcosa stava affiorando bagnandoli le ciglia. Era ormai qualche anno che non piangeva più, prosciugato. La situazione non gli piaceva affatto, vedersi di nuovo debole riportava a galla molto odio verso se stesso, lo stesso odio che non gli permetteva di guardarsi allo specchio o che lo portava a lavorare incessantemente alle sue ricerche per non riflettere. Così decise di mettere fine al tutto. Frugò tra le sue scorte, tirando fuori una boccettina color lillà. La bevve d’un fiato, slacciò il mantello e si lasciò cadere sul letto.  La prima cosa che avvertì fu crescente senso di debolezza, la stanza sfumava…Perdeva solidità…Infine il sonnifero fece effetto, portando Piton in un silenzioso abisso.
  
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