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Autore: LunaMag    05/01/2014    1 recensioni
Grazie alla mia migliore amica ho conosciuto i Fun. Proprio lei mi ha convinta a scrivere una storia su di loro, perchè sto passando un periodo difficile, e distrarmi mi aiuta. In questa storia parlo di una ragazzina di 16 anni di nome Miriam che, a causa del suo spirito ribelle, viene portata fuori dall'italia per passare l'estate in una specie di collegio. Anche lì lei riuscirà a far risaltare il suo spirito, conoscendo nuove persone e divertendosi da matti.
Ovviamente, non mancheranno i problemi e le preoccupazioni.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Jack Antonoff, Nate Ruess, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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All’improvviso sentii il rumore di una chitarra elettrica. Mi svegliai: era la mia suoneria, Big Gun degli Ac/Dc.
Risposi, era Syria.
“Miriam, ma dove diamine sei? Fra cinque minuti inizia la lezione!”
“Si, non ti preoccupare, sto arrivando.” Cercai di essere più tranquilla che potevo, non volevo farle capire che stavo facendo tardi a lezione, un’altra volta. Altrimenti avrei dovuto ascoltare l’ennesima ramanzina dalla mia migliore amica.
Non appena posai il telefono, qualcuno suonò alla porta. Perfetto! Era anche arrivato qualcuno ed io ero completamente nuda!
Svegliai Jack, che in fretta si infilò i boxer e i pantaloni, e si diresse verso la porta, mentre io cercavo di rivestirmi più in fretta che potevo.
Era Nate. Non appena la porta si aprì e vide Jack, a petto nudo, spostò immediatamente lo sguardo verso di me,che stavo finendo di infilare il mio maglioncino. Subito cercò di sopprimere una risatina, mostrando un grande sorriso.
Bene, Nate aveva anche capito che avevamo appena finito di  fare l’amore. Non riuscivo a guardarlo negli occhi, mi sentivo come se avesse scoperto il mio più grande segreto.
Mentre raggiungevo Jack porgendogli la maglietta, le mie guance stavano iniziando a tingersi di un rosso vivo, acceso, simile a quello delle piccole macchie di sangue sulle lenzuola candide di Jack, che si trovavano lì, proprio come prova tangibile di ciò che avevamo appena fatto e della mia verginità perduta.
“Beh vedo che quando i gatti non ci sono, i topi ballano!” Disse in tono provocante Nate.
Volevo finire sotto terra. Jack lo fulminò con gli occhi, dopo di che mi accompagnò in hotel, con l’auto.
Arrivati all’ingresso ci salutammo, ovviamente con un bacio. Avrei voluto marinare le lezioni, avrei voluto Jack ancora tutto per me, non potevo fare a meno di lui, proprio come un uccellino non può fare a meno di volare.
Fu davvero straziante vederlo entrare in macchina e andarsene. Addosso avevo ancora il suo profumo, che in qualche modo, mi aiutò a sentirlo vicino anche se in quegli istanti non poteva esserlo.
Vidi tutte le ragazze nella Hole, quindi le raggiunsi. Arrivai appena in tempo per l’inizio della lezione.
Syria mi guardò, con uno sguardo molto strano. Era un insieme tra compiaciuto (suppongo per il fatto che ero arrivata in orario) e tra il curioso.
A lezione, come di consueto, io e Syria ci sedemmo vicine. Di solito ero io che la disturbavo, parlandole. Questa volta invece, fu lei che iniziò a parlare.
“Com’è andata? Cos’è successo?” Mi disse sorridendo.
“Bene.” Lei mi guardò con un’espressione interrogativa.
“Tutto qui? Sei appena tornata da Jack e questa è l’unica cosa che riesci a dirmi? Su su! Voglio i dettagli!”
“Ehm…come vuoi!” Ridacchiai.
Le spiegai tutto nei minimi particolari e, per fortuna, appena finita la mia esauriente spiegazione, finì anche  l’ultima lezione.
Oramai i giorni a mia disposizione in Russia erano quasi terminati:  il giorno dopo ci sarebbe stata la serata finale, e, ahimè il successivo saremmo partite, per tornare in Italia, in una realtà che per me sarebbe stata del tutto nuova.
Dopo aver cenato, rientrammo in camera per lavarci i denti e per stare un po’ con Lucky, il nostro bel cagnone.
Ma proprio sull’uscio della nostra porta c’erano due ragazzi, i nostri ragazzi.
Io e Jack non eravamo formalmente insieme, ma lo saremmo tornati presto, sicuramente.
Subito facemmo entrare in camera Jack e Nate, nella speranza che Donatina o qualche altra ragazza, non si fossero accorte della loro presenza.
Finalmente potevo abbracciarlo e baciarlo, ancora e ancora. Mi sentivo così sicura tra le sue braccia!
Ci sedemmo tutti insieme nel salottino e Nate si divertì a mettere in imbarazzo Jack, lanciando delle piccole frecciatine su quello che era successo il pomeriggio.
Io continuavo a rimanere in silenzio, e di tanto in tanto riuscivo a perdere il colorito quasi violaceo che avevo in volto.
Fortunatamente, Syria lo prese per mano e lo portò sul suo letto, provocandolo e baciandolo.  Poi, Syria, facendomi una linguaccia, chiuse la porta a scrigno.
Ci sono delle facili ipotesi su quello che quella sera fecero in camera!
Io e Jack avevamo tutto il tempo per stare insieme, ovviamente fino a che non sarebbe arrivato il tempo del coprifuoco,che arrivò più in fretta che mai. Stavo iniziando ad odiare il tempo, che scorreva, proprio come l’olio su una superficie piana.
Tutte le mie scelte erano state dettate dal tempo. Se fossi arrivata in orario a casa, quel giorno di Giugno, non sarei finita il questa specie di collegio, se il tempo in cui Jack era stato fuori casa per accompagnare mio fratello non sarebbe stato molto, non sarei finita in ospedale.
Stavo iniziando a provare sentimenti di puro odio per il tempo, che trascorreva inesorabile davanti ai miei occhi, diventando sempre meno.
Non appena Syria uscì dalla stanza, la presi per mano e la portai in un angolino della camera.
“Syria non è che…beh…Jack potrebbe dormire qui?”
“Certo, anzi ti stavo per chiedere lo stesso per Nate!” Sorridemmo.
Facemmo questa proposta ai ragazzi, che subito accettarono.
Decisi di aprire il divano, così da farlo diventare un letto. Li saremmo stati io e Jack. Invece nella stanza, Syria e Nate unirono i letti, in modo da poter stare insieme con comodità.
Nel preciso istante in cui rimanemmo da soli, Jack si tolse la maglietta, e ci mettemmo sul divano-letto , l’uno accanto all’altra. Poggiai la mia testa sul suo petto, mentre lui  circondò completamente le mie spalle con le sue braccia muscolose.
Mentre parlavamo, iniziai a disegnare con le mie dita, delle piccole onde sul muscolo dei pettorali di Jack, in modo delicato, come se al minimo tocco la sua pelle si sarebbe potuta sgretolare sotto le mie dita. Pian piano il mio dito scendeva, arrivando all’ombelico e poi spostandosi sui fianchi. Nel momento in cui praticai quelle leggere onde sul suo fianco, ebbe un brivido.
Subito dopo quel piccolo brivido, notai che con le mani cercò di sfregarsi proprio in quel punto, che notavo leggermente gonfiato. Io fissai la sua mano, proprio negli istanti in cui la mise lì. Lui mi guardò e arrossì. Cerco di dare  una spiegazione a quel suo atto, in modo goffo e timido.
“Ehm … io .. non voglio che… insomma non voglio farmi prendere dall’emozione!” Mentre parlava notai un lieve rossore spuntare sui suoi zigomi.
Amavo provocare le persone, specialmente se si trattava di Jack, così, dissi:
“Ma tranquillo, non può succedere nulla di male!” Mentre parlavo, il mio dito scendeva sempre più in basso , arrivando fin sotto l’elastico dei suoi pantaloni, riuscivo quasi a toccare la sua erezione e, nel frattempo, notai il viso di Jack diventare sempre più roseo, finchè non raggiunse un rosso fuoco.
Era strano, precedentemente non aveva avuto nessun problema di timidezza con me. Spostai il mio dito, quindi mi sedetti accanto a lui.
“Non mi dire che ti vergogni?” Gli dissi ridendo.
“No, cioè un po’! Ma non è a causa tua, è che non mi sento a mio agio se ci sono altre persone!”  Cercai di non ridere, mi sembrava un po’ strana come cosa, però alla fine chi ero io per giudicare? Ero la prima che era parecchio strana. Parlammo ancora per un po’.
Quella notte non riuscii a chiudere occhio, infatti quando Jack si addormentò, non riuscii a fare altro che fissarlo.
Poi iniziai a pensare a ciò che sarebbe successo dopo la mia partenza. Ci saremmo fidanzati? Ci saremmo potuti vedere? Cosa avremmo dovuto fare per la distanza? Mi sarebbe stato fedele se ci fossimo fidanzati? Mi fidavo cecamente di lui?
Come sempre tutti gli interrogativi riempivano la mia testa durante la notte, mentre tutti dormivano  e, non appena mi accorsi che il sole stava per spuntare, mi diressi verso il bagno, in modo da farmi una doccia, che avrebbe scacciato via tutti i cattivi pensieri che stagnavano nella mia testa.

  
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