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Autore: Harry_Potter992    05/01/2014    5 recensioni
Questa storia inizia con gli avvenimenti che tutti conosciamo. C'è Harry Potter, famoso in tutto il mondo magico grazie alla sua storica cicatrice. C'è Hogwarts, una scuola di magia molto prestigiosa. Il Ragazzo che è Sopravvissuto sta per andarci, e noi sappiamo che cosa gli aspetta.
Ma non c'è solo questo, oh no. Qualcosa è cambiato, o meglio, qualcuno si è aggiunto. Qualcuno che come Harry sta andando a Hogwarts, e inevitabilmente le loro strade si incontreranno.
Cosa accadrà in questo primo anno nella Scuola di Magia e Stregoneria? Leggete e lo scoprirete.
Leggete di Laura e Jasmine, che non sono le solite Mary Sue perfettine-carine-altro pregio a caso.
Leggete di Laura e Jasmine, due ragazze normali che insieme a Harry, Ron, Hermione e agli altri nostri amati personaggi vivranno le avventure che tutti conosciamo.
Leggete questa storia, perchè anche se è nata nella mia testa ... perchè non dovrebbe essere vera?
Dal capitolo 4:
"Harry aprì la porta della Guferia e sentì una voce entusiasta.
-Piccolina mia! Sei bellissimissima! Oh, ma hai visto che carina? Io ti amo! Ti voglio sposare!
Harry entrò e vide Jasmine e Laura. Quest'ultima era l'artefice delle dichiarazioni di matrimonio fatte alla sua civetta."
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Laura e Jasmine: due nomi, una storia '
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Ciao a tutti, lettori e lettrici! Spero che vi piaccia questo primo capitolo. Forse è un po' lungo, ma non sapevo bene come regolarmi ... Ci rivediamo in fondo!


Quel primo di settembre, la stazione di King’s Cross era gremita. Un ragazzo se ne stava ritto in piedi, spaesato, con accanto un carrello su cui c’erano un baule e una gabbia in cui una candida civetta delle nevi sbatteva le ali. Il ragazzo in questione aveva capelli nerissimi, occhi di un verde brillante e, cosa molto curiosa, una cicatrice a forma di saetta sulla fronte.                                                                                                   
Harry ricordò le istruzioni che una signora con i capelli ricci gli aveva dato e, tenendo ben stretto il carrello, corse verso il muro di mattoni tra i binari nove e dieci. Non andò a schiantarsi: si ritrovò in un’altra stazione, gremita come la precedente.                                                                                              
Guardò meravigliato la locomotiva rossa che sbuffava vapore. E così quello era il binario nove e tre quarti. Salì sul treno e si infilò nel primo scompartimento libero che trovò.                                                                                                             
Mentre il treno iniziava a muoversi Harry, con lo sguardo perso fuori dal finestrino, pensò alla strana situazione in cui si trovava. Fino a un mese prima credeva di essere un ragazzo normale, che viveva con i perfidi zii a Privet Drive e subiva ogni giorno i tormenti del grasso e viziato cugino Dudley. Un ragazzo che, come si può ben intuire, avrebbe desiderato una vita diversa, con dei genitori amorevoli, degli amici e, perché no, una stanza tutta sua, invece dello sgabuzzino in cui era stato costretto a stare per i primi dieci anni della sua vita.                                                                               
Ora che aveva compiuto gli undici anni, tutto era cambiato. Un omone con una folta barba, a cui Harry arrivava a stento alla vita, il giorno del suo compleanno gli aveva annunciato come se niente fosse che era un mago. Harry non aveva stentato molto a crederci; in fondo era molto meglio della realtà in cui era costretto a vivere. Perciò aveva seguito Hagrid, il suo nuovo amico, ed era stato ben contento di lasciare gli zii. Loro gli avevano raccontato che i suoi genitori erano morti in un incidente stradale;Hagrid gli rivelò invece che erano stati uccisi da Voldemort, un pericoloso mago oscuro il cui nome tutti evitavano di pronunciare. Lo chiamavano semplicemente Tu-Sai-Chi.                                                                                                               
Era a causa sua che Harry aveva la cicatrice a forma di saetta. Tu-Sai-Chi gli aveva scagliato l’Avada Kedavra, ma l’unico danno che gli aveva fatto era stato lasciargli quella cicatrice. Harry era sopravvissuto all’incantesimo mortale. Ed era proprio per questo che, Hagrid gli aveva detto, era molto famoso tra i maghi.                                                                                                             
E adesso stava andando alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, una scuola di magia molto prestigiosa. Non sapeva bene a cosa stesse andando incontro, ma di sicuro era molto meglio di quello che si lasciava alle spalle.                                                
La porta dello scompartimento si aprì ed entrò un ragazzo con i capelli rossi e le lentiggini. Era uno dei figli della signora riccia a cui Harry aveva chiesto informazioni su come raggiungere il binario nove e tre quarti.                                                                                      
- Quel posto è occupato? - chiese il ragazzo, indicando il sedile di fronte a Harry. - Il treno è pieno zeppo …                                        
Harry scosse la testa e il ragazzo si sedette.  - Sei davvero Harry Potter? - chiese d’impulso.                                      
Harry annuì. - E tu?                                                                                         
- Io mi chiamo Ron. Ron Weasley. - Dopo qualche istante, continuò esitante: - Hai veramente … voglio dire …                                
Così dicendo indicò la fronte di Harry, che si scostò il ciuffo per mostrare la cicatrice. Ron lo guardò fisso fisso.
-Nella tua famiglia siete tutti maghi? - chiese Harry, che ricambiava Ron dello stesso interesse che Ron aveva per lui.               
- Eh … sì, credo di sì. Penso che mamma abbia un cugino di secondo grado che fa il ragioniere, ma non ne parliamo mai. Ho sentito che tu invece sei andato a vivere con i Babbani … come sono?                                                                                                              
- Orribili … beh, non tutti. Mia zia, mio zio e mio cugino sì, però.       
La porta si aprì di nuovo ed entrarono due ragazze. Una aveva  corti capelli castani e occhi azzurro chiaro; l’altra aveva i capelli più lunghi, di un castano più chiaro, e gli occhi marroni. Harry notò che quest’ultima era piuttosto alta per la sua età.                                                                                                  
- Ciao - disse Ron, mentre le due si scambiavano delle occhiate.        
- Possiamo … ehm … sederci qui? - chiese la ragazza dagli occhi azzurri.                                                                                                             
Harry e Ron annuirono. Quella che aveva parlato prese posto vicino a Harry. L’altra si sedette subito accanto a lei. Harry si accorse che le due si scambiavano continue occhiate, quasi ansiose.                                                                                                   
- Io mi chiamo Ron Weasley - esordì il ragazzo, vedendo che le due non aprivano bocca. - E lui è Harry Potter, penso che lo conosciate ...
Le due ragazze si guardarono perplesse e scossero la testa.               
- Ah, allora venite da una famiglia Babbana, come Harry? - fece Ron. Le due si guardarono di nuovo, con aria interrogativa.            
- I Babbani sono persone senza poteri magici - spiegò loro Harry. Gliel’aveva detto Hagrid.                                                                            
- Ah - fece la ragazza con gli occhi azzurri. - Allora sì, veniamo da una famiglia Babbana.                                                                               
 L’altra ragazza giocherellava con il bordo della maglietta, lo sguardo basso, rossa in viso.                                                                        
- Come vi chiamate? - domandò Ron.                                                         
- Laura - rispose la ragazza con gli occhi azzurri.                                  
Quella alta disse qualcosa a voce piuttosto bassa che Harry non capì.                                                                                                                  
- Cosa? - fece Ron.                                                                                   
- Jasmine - ripeté lei, alzando un po’ la voce e avvampando.             
- Sei tutta rossa - le fece notare Ron.  Lei lo guardò, a disagio, alzò appena le spalle e riabbassò lo sguardo, arrossendo, se possibile, ancora di più.
Ron lanciò un’occhiata perplessa a Harry, che rispose con un’alzata di spalle. Nemmeno lui aveva mai visto due persone così timide.
- Siete amiche? - domandò Ron.                                                             
-No, siamo cugine - rispose Laura. Dopo qualche istante chiese a sua volta: -  Anche voi … neanche voi prima sapevate di essere dei maghi? 
 - Harry no, come vi ho già detto - disse Ron. - Io invece vengo da una famiglia di maghi.                                                                                 
Continuarono a parlare per un po’. Veramente erano più Harry e Ron a parlare tra di loro; ogni tanto Laura accennava qualche parola, ma Jasmine era silenziosa e si limitava ad ascoltare e a osservare il paesaggio dal finestrino, lanciando ogni tanto occhiate alla cugina e anche a Ron e Harry, solo quando era sicura che i due non la stessero guardando. Harry e Ron comunque cercavano di inserirle nella conversazione, e giudicarono già un gran risultato quando Laura raccontò della reazione dei suoi genitori di fronte alla lettera da Hogwarts e di quando, poco dopo, una strega era andata a casa sua per spiegare la faccenda.                                                                  
Intorno alla mezza, una donna sorridente aprì la porta. - Qualcosa dal carrello, cari?                                                                          
A Ron si arrossarono le orecchie e borbottò che aveva portato dei panini. Harry comprò un sacco di dolci che non aveva mai visto, e Ron lo guardò con tanto d’occhi quando rovesciò tutto quel bendiddio su un sedile vuoto.                                                                  
- Fame, eh?                                                                                                      
- Da morire - rispose Harry, addentando uno Zuccotto di zucca.         
- Mamma si dimentica sempre che non mi piace la carne in scatola - disse Ron, che aveva scartato i suoi panini.                              
- Facciamo cambio: ti do uno di questi. Dai!                                           
- Ma questo è immangiabile, è tutto secco - disse Ron.                     
- Dai, prendi un dolce - ripeté Harry, che fino a quel momento non aveva mai avuto niente da dividere con gli altri, o meglio, nessuno con cui dividere qualcosa. Era una sensazione piacevole starsene lì seduto con Ron a mangiare tutti quei dolci, dimenticandosi dei panini. Non trovava altrettanto piacevole la compagnia di Laura e Jasmine; non che avesse qualcosa contro di loro, anzi; ma non parlavano tanto.        
- Prendete anche voi dei dolci - le incoraggiò Harry. Loro allungarono la mano, scartando i pacchetti con circospezione.             
- E queste cosa sono? - chiese Harry a Ron, mostrandogli un pacco di Cioccorane. - Non saranno mica delle rane vere?                           
- No. Ma guarda che figurina c’è dentro … si trovano figurine, sai, per fare collezione - si affrettò a spiegargli Ron. - Io ne ho circa cinquecento.
Harry scartò la Cioccorana e prese la figurina. C’era un uomo con una lunga barba argentea e occhiali a mezzaluna sul lungo naso adunco. Sotto c’era scritto: “Albus Silente”.                                                                  
-Allora questo è Silente! - disse Harry.                                                  
- Non dirmi che non hai mai sentito parlare di lui! - esclamò Ron.                                                                                                                
Harry girò la figurina e lesse: “Albus Silente, attuale preside di Hogwarts. Considerato il più grande mago dell’era moderna, è noto soprattutto per aver sconfitto Grindelwald nel 1945, per aver scoperto i dodici modi dell’utilizzo del sangue di drago e per i suoi esperimenti di alchimia, insieme al collega Nicolas Flamel. Silente ama la musica da camera e il bowling”.                                         
Harry rigirò la figurina e vide che il volto di Silente era sparito.       
-Non puoi pretendere che se ne rimanga lì tutto il giorno, no? - fece Ron vedendo la sua aria attonita. - Che c’è? - chiese poi. Laura e Jasmine, infatti, erano rimaste a bocca aperta.                       
- Ehm ... dai Babbani le immagini non si muovono - disse Laura.       
- Ma davvero? Cioè non si muovono per niente? - Ron sembrava molto stupito. - Che strano!                                                                            
- Scusa … cosa vuol dire Gelatine Tuttigusti+1? - domandò Laura. Ron la ammonì: - Con quelle devi fare attenzione. Tuttigusti vuol dire proprio tutti i gusti … puoi trovare quelli più comuni come cioccolato, menta e marmellata d’arancia, ma può anche capitarti spinaci, fegato o trippa. Mio fratello George dice che una volta ne ha trovate alcune alle caccole.                                           
Ron prese una gelatina verde e ne morse un pezzetto. - Bleaaah! Visto? Cavoletti di Bruxelles.                                                 
 Si divertirono molto a mangiare le gelatine. Jasmine era restia ad assaggiarle, ma quando ne trovò una al gusto di cioccolato si rasserenò. Poi Harry la vide sputarne una nella mano.                                                                                                                
- Che cos’era? - le chiese Ron.                                                                                 
- Non lo so … ma faceva schifo - rispose lei, e Ron ridacchiò per la sua espressione disgustata. Jasmine prese a cercare qualcosa tra i dolci, e alla fine si decise a chiedere timidamente: - Non c’è qualcosa al cioccolato?                                                                            
- Le Cioccorane, no? - fece Ron.                                                            
- Che non sia una rana che si muove - precisò Jasmine.                                                                                                                             
-Beh, ci sono questi. - Ron le porse dei Cioccalderoni e gli occhi di Jasmine si illuminarono. Farfugliò un “grazie”.
-Non mangiarli tutti, però - disse Ron risentito, quando vide che Jasmine ne aveva già fatti fuori tre. Lei si bloccò e arrossì, mollando la scatola.                             
Qualcuno bussò alla porta dello scompartimento: era un ragazzo dalla faccia tonda che sembrava in lacrime.                                             
- Scusate, avete mica visto un rospo?                                                                
Quando loro scossero la testa, disse in tono lamentoso: - L’ho perso! Continua a scappare!                                                                        
- Vedrai, tornerà - disse Harry.                                                               
- Sì - convenne tristemente il ragazzo. - Se lo vedete …                     
Quando se ne fu andato, Ron commentò: - Non capisco perché si preoccupa tanto. Se mi fossi portato un rospo avrei provveduto a perderlo il prima possibile. E comunque non sono certo io che posso parlare: mi sono portato il topo Crosta!                                         
- Topo? Che topo? - chiese subito Laura.                                              
Ron tirò fuori un topolino grigio dalla tasca della giacca.                 
- Non serve a niente. Non si sveglia quasi mai. Anche adesso dorme, guardate!                                                                                         
- Ma poverino - disse Laura. - E’ così carino! Posso accarezzarlo?    
- Fai pure - disse Ron, che sembrava sorpreso dalla richiesta. Laura allungò una mano e accarezzò più volte il topolino, che continuava a dormire profondamente.                                                      
- Non capisco cosa ci trovi di carino. Potrebbe essere morto e non ci si farebbe neanche caso - fece Ron. - Ieri ho cercato di farlo diventare giallo per renderlo un po’ più interessante, ma l’incantesimo non ha funzionato. Guardate, vi faccio vedere …             
Tirò fuori la bacchetta magica.                                                                    
- Com’è la tua bacchetta? - chiese Laura. Parve pentirsi della sua domanda e il rossore comparì sulle sue guance pallide.                                                    
- Ehm … frassino, crine di unicorno e … lunga 12 pollici ed elastica. La tua?                                                                                                                    
- Pero, piuma di fenice, lunga 10 pollici e tre quarti, leggermente flessibile - rispose lei. Sembrava interessata alle bacchette magiche. Guardò Harry, e lui, sentendosi chiamato in causa, si affrettò a dire: - La mia è agrifoglio, piuma di fenice, lunga 11 pollici e flessibile.                        
Quando Harry era andato da Olivander,  l’anziano mago gli aveva detto che era molto strano che quella bacchetta avesse scelto proprio lui, perché la sua gemella aveva procurato a Harry la cicatrice a forma di saetta.                                                                         
Harry si rivolse a Jasmine. - E la tua?                                                      
- Ehm … tiglio argentato, piuma di fenice, lunga 14 pollici e mezzo, leggermente flessibile.                                                                 
- Comunque, stavo dicendo - disse Ron. - Adesso provo a far diventare Crosta giallo …                                                                
Aveva appena fatto in tempo ad alzare in aria la bacchetta che la porta si aprì di nuovo. Sulla soglia c’era una ragazza con folti capelli castani che le arrivavano un po’ sotto le spalle, occhi marroni e denti davanti più grandini del normale.                                               
- Qualcuno ha visto un rospo? Neville ha perso il suo - disse in tono autoritario.                                                                                            
- Gli abbiamo già detto che non lo abbiamo visto - disse Ron, ma la ragazza non ascoltava; stava guardando la sua bacchetta.               
- State facendo una magia? Vediamo!                                                       
Si sedette vicino a Jasmine. Ron si schiarì la gola: - Ehm … va bene. Per il sole splendente, per il fior di corallo, stupido topo diventa giallo!
Non accadde nulla. La ragazza chiese: - Sei sicuro che sia un incantesimo, vero? Comunque, non funziona molto bene, o sbaglio? Io ho provato a fare alcuni incantesimi semplici semplici e mi sono riusciti tutti. Nella mia famiglia, nessuno ha poteri magici; è stata una vera sorpresa quando ho ricevuto la lettera, ma mi ha fatto un tale piacere, naturalmente, voglio dire, è la migliore scuola di magia che esista, ho sentito dire … Ho imparato a memoria tutti i libri di testo, spero proprio che basti … E … a proposito, io mi chiamo Hermione Granger, e voi?                                
Tutto questo l’aveva detto quasi senza riprendere fiato.                         
Jasmine e Laura si guardarono, perplesse dalla parlantina di Hermione. Harry si sentì sollevato nel vedere dal viso attonito di Ron che neanche lui aveva imparato a memoria i libri di testo.                                                             
- Io sono Ron Weasley - bofonchiò.                                                           
- Laura Fancy.                                                                                                 
-Jasmine German - mormorò la ragazza.                                               
- Harry Potter - si presentò Harry.                                                           
- Davvero? - disse Hermione. - So tutto di te, naturalmente … ho comprato alcuni libri facoltativi, come letture preparatorie, e ho visto che sei citato in Storia moderna della Magia, in Ascesa e declino delle Arti Oscure e anche in Grandi eventi magici del Ventesimo secolo.                                              
- Sul serio? - chiese Harry, confuso.                                                                      
- Ma santo cielo, non lo sapevi? Io, se fossi in te, avrei cercato di sapere tutto il possibile - disse Hermione. - Sapete in quale Casa andrete? Io ho chiesto in giro, e spero di essere a Grifondoro: sembra di gran lunga la migliore. Ho sentito dire che c’è andato anche Silente, ma penso che anche Corvonero non dovrebbe poi essere tanto male … Comunque, meglio che vada a cercare il rospo di Neville. E voi quattro fareste bene a cambiarvi, sapete? Credo che tra poco saremo arrivati. - E se ne andò.                               
- Qualunque sia la mia Casa, spero che non sia anche la sua - disse Ron.                                                                                                                      
- Che … che cos’è una Casa? - chiese Jasmine.                                            
- A Hogwarts possono smistarti in quattro Case - spiegò Ron. Scaraventò la bacchetta nel baule. - Stupido incantesimo…Me l’ha dato George, scommetto che lo sapeva che era una fregatura.           
 - In quale Casa sono i tuoi fratelli? - gli chiese Harry.                                   
- Grifondoro. Anche papà e mamma sono stati lì. Chissà che cosa diranno se io non ci vado. Non credo che Corvonero sarebbe tanto male, ma pensa se mi mettono a Serpeverde …                                  
- Era la Casa di Voldemort?                                                                        
Ron fissò Harry sbalordito. - Hai pronunciato il nome di Tu-Sai-Chi!                                                                                                                
- Mi viene naturale - si giustificò Harry. - Non sapevo che non si dovesse fare …                                                                                                
- Chi è Tu-Sai-Chi? - domandò Laura, incuriosita.                                 
Ron glielo spiegò, e Laura e Jasmine rimasero molto colpite dal fatto che Harry fosse sopravvissuto a un incantesimo mortale.     
- E allora … le Case a Hogwarts sono tre? - chiese Laura. - Grifondoro, Corvonero e Serpeverde?                                                       
- No, quattro. C’è anche Tassorosso.                                                    
- Ma che differenza c’è tra queste Case?                            
Ron glielo stava appunto spiegando, quando la porta si aprì di nuovo e due gemelli con i capelli rossi fecero irruzione. Harry li riconobbe: erano due dei fratelli di Ron.                                              
- Ehi, non si può stare un attimo tranquilli! - sbottò Ron. - Ah … siete voi.                                                                                                            
- Non preoccuparti, Ronnie, togliamo subito il disturbo - fece uno dei due. - Volevamo solo assicurarci che eri tutto intero. Harry - aggiunse - ci siamo presentati? Fred e George Weasley.                     
- Ehi, Fred! - esclamò l’altro gemello, e indicò Jasmine. I due ridacchiarono. Harry spostò lo sguardo su Jasmine, che era tutta rossa e aveva l’aria di voler sprofondare. Notando il suo turbamento, George le diede una pacca sulla spalla: - Ti è piaciuto lo scherzetto?
- Sì - disse lei incerta, e Fred e George risero più forte che mai.                                                                                                                            
- Sai, a noi piace scherzare - spiegò Fred - e abbiamo visto che eri del primo anno, volevamo farti impaurire un po’. Non te la sarai mica presa, vero?      
- N-no. - Jasmine tentò un sorriso nervoso verso i gemelli.                                                                                                                      
I due sembravano ancora molto divertiti. – Ci vediamo, Ron! – e se ne andarono.                                                                                                        
- Che cosa hanno fatto? - chiese Harry a Jasmine.                                                     
-Hanno … ehm … mi hanno messo davanti all’improvviso un serpente finto, mentre passavo nel corridoio - rispose lei, imbarazzata.                                                  
La porta si aprì di nuovo e stavolta entrarono tre ragazzi. Quello al centro aveva un colorito pallido, i capelli biondi e freddi occhi grigi. Osservò Harry con interesse.                                                         
- E’ vero? Per tutto il treno vanno dicendo che Harry Potter si trova in questo scompartimento. Sei tu?                                               
- Sì - disse Harry, guardando gli altri due ragazzi, che erano alti e tarchiati e avevano un’aria cattiva. Stavano uno di qua e uno di là del ragazzo biondo e sembravano piuttosto guardie del corpo.        
- Oh, questo è Tiger e questo Goyle - fece il ragazzo biondo con noncuranza. - E io mi chiamo Malfoy. Draco Malfoy.                            
Ron diede un colpetto di tosse. Malfoy lo guardò.                                     
- Trovi buffo il mio nome, vero? Non c’è bisogno che chieda a te come ti chiami. Mio padre mi ha detto che i Weasley hanno capelli rossi, lentiggini e più figli di quelli che si possono permettere.                                                                                                           
Il suo sguardo si posò su Laura e Jasmine.  - E voi due? - domandò. - Come vi chiamate?                                          
- Laura Fancy - disse Laura dopo qualche secondo, riluttante, squadrandolo con disprezzo.                                                                      
- Jasmine German - si affrettò a dire Jasmine, con la stessa diffidenza della cugina.                                                                                   
- Non venite da una famiglia di maghi, vero? - chiese Malfoy con disprezzo.                                                                                                             
Le due scossero la testa. Con una smorfia, Malfoy si rivolse a Harry: - Non tarderai a scoprire che alcune famiglie di maghi sono molto migliori di altre, Potter. Non vorrai mica fare amicizia con le persone sbagliate, o peggio, con quella specie di gentaglia? - disse, accennando a Jasmine e Laura. - In questo posso aiutarti io.   
Allungò la mano, ma Harry non la prese. - Credo di essere capace di capire da solo le persone sbagliate, grazie - rispose gelido.
- Io ci andrei piano se fossi in te, Potter - disse Malfoy lentamente. - Se non diventi più gentile, farai la stessa fine dei tuoi genitori. Continua a frequentare gentaglia come i Weasley, queste due e quell’altro Hagrid là, e diventerai né più né meno come loro.
Harry e Ron balzarono in piedi. La faccia di Ron era rossa come i suoi capelli. - Ripetilo!
- Oh, oh, e adesso che fai, ci prendi a pugni? - ghignò Malfoy.              
- Sì, se non uscite immediatamente di qui - intimò Harry con più coraggio di quanto se ne sentisse, visto che Tiger e Goyle erano molto più grossi di lui e di Ron.                                                                               
- Ma noi non abbiamo nessuna voglia di andarcene, vero, ragazzi? Abbiamo finito i dolci e vedo che qui ne avete un bel po’.                     
Goyle fece per prendere le Cioccorane, ma Crosta gli morse il dito. Goyle lo fece roteare, ululando, e quando finalmente Crosta si staccò andando a sbattere contro il finestrino, i tre scomparvero. Forse credevano che sarebbero apparsi altri topi.          
- Che antipatico - bisbigliò Laura alla cugina, mentre si chinava per raccogliere i dolci sparsi a terra. - Che poi il suo nome è buffo, no? Draco … Che razza di nome è?                                            
Jasmine annuì con approvazione mentre l’aiutava.                              
- Che diavolo è successo, qui?                                                                      
Era entrata Hermione Granger, che guardava Laura e Jasmine raccogliere i dolci e Ron prendere Crosta per la coda.                                                     
- Penso che me l’hanno fatto fuori - disse Ron, e Laura fece per dire qualcosa, l’aria terribilmente dispiaciuta, ma lui continuò: - No … è incredibile … si è addormentato di nuovo!                                                                       
Laura si rilassò. Jasmine rise piano.                                                                                             
- Conoscevate già Malfoy? - chiese Hermione.                                                
- Ho sentito dire della sua famiglia - rispose Ron cupo. - Sono stati tra i primi a tornare dalla nostra parte dopo che Tu-Sai-Chi è scomparso. Dissero che erano stati stregati. Papà non ci crede. Possiamo esserti utili in qualcosa? - chiese poi.                                                       
- Dovete sbrigarvi a vestirvi, pare che siamo quasi arrivati. Non avete mica fatto a botte? Sareste nei guai ancora prima di arrivare!                                       
- E’ stato Crosta, non noi - disse Ron guardandola storto. - Ti spiacerebbe uscire mentre ci cambiamo?                                                    
- Va bene … Sono venuta qui soltanto perché là fuori c’è gente che si comporta in un modo molto infantile, e corre su e giù per i corridoi - disse Hermione con voce altezzosa. - A proposito, hai il naso sporco, lo sapevi?                                                                                      
Ron continuò a guardarla mentre usciva.                     

*Angolo autrice*                    
Come vi sembra? Bellissimo? Carino? Fa schifo? Mi raccomando, lasciate taaante recensioni, qualsiasi risposta avete dato alla domanda appena posta!
Questa storia a me piace molto, ci tengo tanto e un po' l'ho già scritta: per la precisione, il primo anno l'ho scritto tutto e il secondo sto quasi per finirlo. Quindi diciamo che ho già scritto i ... due settimi della storia u.u 
Infatti ho in mente un progetto abbastanza ampio, perchè ho intenzione di scrivere tutti e sette gli anni (e magari anche dopo, ma per quello si vedrà). Mi farebbe felice se voi vi uniste a quest'avventura, di sicuro non ve ne pentirete!
Fatevi vivi e fatemi sapere cosa ne pensate.            
Un salutone!             
  
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