Sei andato a letto
ridendo. La risata è tutto ciò che ti è rimasto, e anche quando senti le lacrime
premere sul retro del bulbo oculare, gonfiandolo e costringendolo a uno sforzo
immane, tanto che il sangue ingrossa le venature tingendo il bianco di quelle
due perle – anche allora ridi. Ridi di gusto, mica ti sforzi, non senti altro
che il diaframma contrarsi e ridi, anche se senti acido che dallo stomaco cerca
di risalire con quella risata. Ma tu lo ricacci dentro e continui a ridere tra
le lenzuola, al buio, con la faccia nel cuscino, ridi, soffocando ciò che rimane
di quel tenue pianto nella stoffa ingiallita.
E quando
finalmente il sangue è tornato a defluire, e il respiro ha ripreso regolarità,
ecco girarti supino, guardando oltre il soffitto crepato, mentre assecondando lo
sforzo del tuo cervello, guardi un’immagine sfocata che prende forma e vita,
mentre ricompare di nuovo davanti a te, che ti sorride – che ti accoltella!
Lasci che accada, forse ne hai bisogno. Hai mai vissuto un’esperienza di morte?
Che domande, certo! La senti quella lama, senti affondarla, e senti quel
formicolio diramarsi lungo le gambe, intorpidire i tuoi piedi, e allo stesso
modo le mani che non possono più nulla, che giacciono abbandonate. Ma è morte
apparente, è morte di quella morte che ti uccide tante volte nella vita, che non
dona pace, ma ansia, angoscia, non è fine, ma
Attesa.
Guardi l’orario:
02.37 … sorridi di nuovo, ma stavolta ti contieni. C’è imbarazzo, timore
reverenziale – e chi non ne avrebbe, sei davanti a te stesso! e davanti a se
stessi non si mente più.
“C’è un varco
aperto”
“Sì, sono stato
io”
“Mi hai chiesto
tante armi per tenere lontani gli assalitori: Tutt’attorno ci sono mura da cui
fuoriescono spuntoni arroventati intrisi di veleno liquido volatile, ma in
questo punto c’è un varco aperto, delle dimensioni giuste per far passare una
persona”
“Una e una
sola”
“Perché?!”
Ma è a questo
punto che taci. Non puoi mentire, è vero, ma nessuno ti obbliga a dire la
verità! E poi cos’è la verità, se non una storia che ne rovina una molto più
bella che era la bugia?!
“Una volta dentro
combatterete ad armi pari!”
“Vero. Ed è una
battaglia che m’inebria, mi sta eccitando, mi rende euforico. Più del vino – mi
rende vivo, la aspetto con gioia!”
“Ma è già da un
po’ che quel varco è aperto, e nessuno si è ancora fatto
vivo.”
Guardi l’orario:
le 03.10. Senti le pareti scorrere liquide attorno a te. È il sonno che
sopraggiunge? Come puoi dormire?! Non puoi, vero – è per questo che sei sempre
stanco, e la morte può colpire ancora. Ne senti il peso sul torace, e i respiri
si fanno più profondi, fai fatica a sollevare lo sterno ancora e ancora – ma tu
non riposi, tu aspetti.
Quando riapri gli
occhi è il grigio intorno a te. Anche il sole si è nascosto, ha vergogna anche
lui a farsi vedere con un reietto, perciò manda avanti la pioggia, che di
vergogna non ne ha – si abbatte su tutto senza pietà, e quando non riesce a
entrare da una finestra aperta, si affida al vento suo complice. Il freddo
ammazza, ma tu ne sei immune: fuori è sempre più caldo! Guardi la tua pelle
provata, ruvida di freddo, e i peli sembrano spine in questo momento. Che
spettacolo il corpo umano…
Senti anche un
fastidio all’angolo della bocca. C’è una leggera crosta, è lì che vanno a finire
sempre tutti i tuoi mali. E tu ti alzi vai allo specchio e li gratti via per
vedere sotto di essa il virus che continua a mangiare la tua carne, a gonfiarla
d’irritazione. Ne lecchi via il sangue, t’inebria il sapore di ferro nella
bocca, non hai paura che il virus possa attaccare altre parti del tuo corpo, è
lì che lo hai relegato. Non ha spazio, può mangiare solo qualche pezzetto di
labbro, ché tanto non ti serve. La crosta che copriva i tuoi problemi non c’è
più, ma il posto migliore per nascondere qualcosa è la luce del sole. Se quella
crosta fosse rimasta lì, qualcuno si sarebbe insospettito – non si sarebbe
avvicinato, comunque.
Guardi l’ora, su
un orologio a muro nel posto dove sei. La guardi con un sorriso sornione sulle
labbra, di sfuggita, fra una parola inutile e l’altra. Non riesci a capire bene,
ma non vuoi farti scoprire a guardare un orologio. L’orologio serve a vedere il
tempo che passa, e se ti scoprono in attesa qualcuno potrà fare domande, e tu
non sei uno che mente. Ti nascondi, è vero – sei una cazzo di lucertola – ma non
vorresti mai mentire. Così fai un secondo movimento più tardi, cogliendo il
momento giusto, una battuta, una risata, uno sguardo meno fugace: se ridi non
importa dove va il tuo sguardo.
15.31. Il giorno
non è certo fatto per te. Ti senti sempre stanco di giorno, è una fatica portare
addosso una persona che non sei tu, il te stesso, quello della notte, è più
leggero. Ma chi lavora ha sempre
ragione, e di notte non si lavora, si riflette, e chi riflette non sta facendo
niente in realtà…lo specchio riflette…
La sera ha già un
altro sapore, il tuo passeggero comincia ad alleggerirsi e il whisky ti rende
più forte, ti ingrossa le vene, libera il tuo sangue oppresso durante le ore di
luce. Ma fai attenzione, non puoi perdere lucidità: chi attende deve sempre
essere vigile.
Le 23.42. Torni
dal tuo amante. Riguardi le pagine che hai scritto, ti stupisci. Pensavi di
esserti liberato del veleno trasformandolo in inchiostro come l’acqua col vino.
Eppure tutto ciò che leggi è il diario di uno
psicopatico:
“02.37:
Aiuto!”
“03.10:
Soffoco!”
“15.31: Fa
male!”
“23.42:
Ahahahahahahahahahahah”
La sua risata uccide
Ti ha colto alla sprovvista
Ahahahahah
Non può
passare
Potevi essere libero
Attento
Sangue verde, giallo come pus
Il muro arrugginisce
Il virus che
colpisce
Il veleno continua a evaporare
Nessuno si avvicina
Chi respira muore
Se respira
muore
Il varco è ancora aperto!