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Autore: Aki_chan_97    05/01/2014    7 recensioni
Millenni fa un'antica, mostruosa creatura venne imprigionata nelle profondità della terra dal Drago Rosso Cremisi. Egli chiuse la tomba dello sconfitto con cinque sigilli, che vennero in seguito affidati a cinque diversi esseri umani. Essi divennero i custodi dei cinque frammenti di potere del drago, e grazie alla loro presenza la pace poté regnare sovrana sul mondo. Ma mai nessuno, finora, aveva tentato di ricongiungere i segni insieme. Quale minaccia è appena comparsa all'orizzonte? Il Satellite, Neo Domino e il mondo intero rischiano davvero la loro pace? Riusciranno i possessori dei cinque sigilli a scoprire cosa sta accadendo per impedire in tempo il ritorno del demone vendicatore?
(YuseixAki) !!!! DISEGNI 12, 13, 14, E 15 AGGIORNATI !!!!
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Yusei Fudo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*Nello studio buio e incasinato della scrittrice*
 
Io: è un peccato che Aki abbia distrutto la foto, potevo tenerla come ricordo T.T (o ricatto... hehe) comunque, per la gioia di grandi e piccini –come no- il capitolo di oggi sarà molto più lungo :D diciamo che ho accorpato due dei miei capitoli medi per evitare cliff anger XD (il che vuol dire che il resto è in totale fase stesura, e specialmente ora che le vacanze sono praticamente finite significa che il ritmo andrà allentandosi… I’m so sorry ç_ç)
 
Aki: le scene d’azione non sono il tuo forte.
 
Io: lascialo dire ai lettori/recensori questo e_e ah, prima che me ne dimentichi, avrete sicuramente notato che preferisco utilizzare i nomi originali giapponesi rispetto alle traduzioni inglesi, giusto? A voi dispiace? XD
 
Yusei: chiedi ad Aki. Il mio è sempre lo stesso. *alza le spalle*
 
Io: ….naaa, inutile chiedere, l’originale resta l’originale XD mi spiace solo per i gemelli, Rua e Ruka non suonano bene come Leo e Luna, a mio parere :/
 
Yusei: avevi detto anche che dei dialoghi erano stati letteralmente stravolti, giusto?
 
Io: esattamente, bravo che me lo ricordi <3 ad esempio, quando incontri i gemelli la prima volta, o meglio, quando loro ti raccattano letteralmente da terra (Yusei: non ricordarmelo per favore...), nella versione tradotta avevi perso la memoria XD al contrario, nella versione giapponese gli hai detto subito il tuo nome ‘-‘ e potrei fare mooooolti altri esempi :/ tipo il duello con Roman/Rudger, quello era un discorso importante e da lacrime, e invece l’hanno capovolto totalmente T______________T
 
Aki: hanno cambiato alcune frasi anche del nostro primo duello >_<
 
Io: ...duello che qui dentro ricordiamo tutti mooooooooolto bene, vero Yusei? :’)
 
Yusei: *sigh* Ok, ho davvero passato i guai nella prima stagione. No, aspetta, nella seconda sono quasi morto in un incidente con la duel runner *inizia a contare con le dita*, poi sono precipitato nel Momentum dopo il duello con Rudger (Roman) e quasi annegato per colpa di Divine (Sayer). Infine il WRGP... e i Robot per la città... e il duello con Aporia ... e l’Ark Cradle...e Z-one... ok...
 
Io: ce l’hanno tutti con te mi sa x’D e nella mia storia la cosa non cambia ^o^
 
Yusei: Già, grazie ancora...
 
Io: E DI CHE!!! :D Ah già, a proposito di ringraziamenti… Ringrazio tanto Keily_Neko e iridium_senet per le recensioni ed il sostegno, più tutti coloro che hanno deciso di seguire la mia storia come lady_eclisse, Darkan Kuso Dragneel e karter :D (mi auguro che la lista si allunghi <3) poi una cosuccia che avrei dovuto fare già dal primo capitolo…
 
 Disclaimer: la qui presente Aki_chan_97 non possiede Yu-Gi-Oh 5D’s. Primo, questo è un sito di fan fiction, secondo, in caso contrario avrei fatto finire la serie in maniera completamente diversa ewe
 
Detto questo, a voi il capitolo, miei cari ^.^
 
 
POV: Yusei

 
 
Era già passato un giorno e mezzo da quando Aki mi aveva portato in casa sua. La febbre era quasi passata e la ferita stava guarendo, ma non mi permetteva ancora di compiere sforzi. Non ne potevo più, dovevo andare via da lì e raggiungere i miei amici il prima possibile, ma non avevo modo di sapere dove andarli a cercare. Potevo tentare di tornare verso casa, ma cosa avrei fatto se non li avessi trovati? Avevano rischiato la loro vita per me, ed io non avevo nemmeno idea di quale fosse stata la loro sorte. I miei ricordi mi inducevano a pensare che se la sarebbero cavata, eppure non avevo una bella sensazione. Proprio io che mi ero imposto di vivere proteggendo le persone a me più care, non ero stato capace di fare niente, né di difendere me stesso, né di difendere loro. Com’era potuto succedere?
 
Persino con i poteri che -come loro- possedevo, non ero stato in grado di reagire. Strinsi il pugno destro davanti a me. Quanto tempo dovrà passare prima che possa recuperare le forze? In queste condizioni non posso nemmeno stare in piedi a lungo, figuriamoci girare per tutto il Satellite. Che avrei fatto se quel pazzoide si fosse ripresentato? La logica suggeriva che se non potevo affrontarlo, avrei dovuto evitare lo scontro e allontanarmi, ma a che scopo? Sarebbe stata questione di tempo prima che mi avesse catturato. Anzi, non capivo come mai non mi avesse ancora trovato.
 
Aki si era dimostrata molto gentile a prendersi cura di me, ma potevo davvero già fidarmi di lei fino in fondo? Qualcosa continuava a dirmi che lei non era cattiva –ed essendo una ragazza, non credo potesse essere considerata esattamente ‘una minaccia’- ma sarebbe stata una buona idea raccontarle cos’era successo? La cosa più saggia sarebbe stata non coinvolgerla affatto. Tuttavia, la mia sola presenza qui poteva costituire un pericolo per lei. A quel punto, se fosse accaduto qualcosa e lei ci fosse andata di mezzo, non me lo sarei mai perdonato. Che sarebbe potuto accadere se gliel’avessi raccontato? A) poteva farsi una bella risata e continuare a chiedere una spiegazione più veritiera, o B) gettarmi fuori da casa sua. C) credermi e aiutarmi in qualche modo, ma non credevo fosse plausibile.  
 
Eppure mi tornava in mente ciò che mi aveva detto quando le avevo chiesto se non fosse pericoloso per lei abitare da sola: mi aveva risposto che sapeva come difendersi, ma non aveva aggiunto altro. Che intendeva? Non bastava di certo sapersela cavare con i pugni o con la velocità per essere così sicuri di sé qui al Satellite. Un’ipotesi alternativa mi era venuta in mente, ma era alquanto distante dalla realtà. La situazione intera aveva dell’assurdo. Se solo non fossi stato bloccato qui me sarei già andato via…
 
Basta. Prima voglio chiederle di spiegarsi meglio su quanto aveva detto quella mattina. Avevamo parlato durante il tempo che era passato, ma non avevamo aggiunto nulla di quanto non rivelato nel nostro primo dialogo; ora volevo sapere se potevo davvero fidarmi di lei. Era la mia unica, possibile alleata in questa situazione. Mi alzai da dov’ero seduto e andai a cercarla per le stanze. Alla fine fu lei a venirmi incontro, mentre stringeva i suoi guanti tra le mani, forse se li stava per mettere. Aveva addosso un vestito bianco e rosso con una striscia di stoffa bordò attorno al collo, un ciondolo dorato e verde appeso ad una corda nera, delle calze lunghe e nere chiuse da due scarpette bordò che andavano a braccetto con le altre tonalità dell’abito. Il sopra era abbastanza scollato, mentre le maniche erano corte e-
 
Dovevo aver visto male. O almeno, lo speravo con tutto il cuore. Quel disegno sul braccio era inconfondibile: non aveva una forma familiare, ma la posizione, la grandezza ed il colore non mi lasciavano dubbi. Come faceva lei a possederlo? Ero convinto che, per qualche scherzo del destino, appartenesse solo a me, Jack e Crow... ‘chi è questa ragazza? Perché anche lei ha...?’ No, era assurdo... oppure io ero alquanto confuso. Se quel segno era quello che pensavo, allora anche lei doveva possedere qualche particolare abilità... ‘Ora ho capito! Ecco perché mi aveva risposto così! Lei non ha paura dei pericoli del Satellite perché può contare su quei poteri per difendersi! ’ Sembrava sensato, ma allo stesso tempo assurdo...
 
“Yusei, va tutto bene?” mi chiese lei con aria interrogativa. Dovevo essere impallidito a vista d’occhio se se n’era accorta prima che potessi dire niente. Speravo ancora di aver visto male. Mossi qualche passo verso di lei e le presi delicatamente il braccio destro senza dire niente, ma lei lo tolse via da me bruscamente. Aveva cambiato espressione. Era la prima volta che mi guardava così: avevo fatto qualcosa di sbagliato?
 
“Che cos’è quello?” Le domandai, sperando di ricevere risposta. Magari ne sapeva più di me...
 
“U-un tatuaggio… ad ogni modo, non ti riguarda” ribatté lei fredda. ‘So cosa vuoi nascondermi’ pensai, e ne ero sicuro adesso, ma se volevo arrivare a conclusioni concrete dovevo rischiare: forse mi sarei giocato tutta la sua fiducia. Lei stava in allerta, così feci un respiro profondo e cercai di proferire parola nella maniera più calma e rassicurante possibile.
 
“Quello non è esattamente un tatuaggio, vero?”
 
“Perché non dovrebbe?”
 
Esitai.
 
“...Un comune tatuaggio non può illuminarsi.” Non l’avevo visto effettivamente brillare, e questo aggiungeva credibilità alla mia affermazione... in un certo senso. Ops, forse avevo detto troppo, era sbiancata.
 
“Come fai a...?” tentò lei di dire, con un filo di voce. Centro. Per quanto fosse impossibile, avevo avuto la conferma dei miei sospetti. Direi che la sua reazione era più che sufficiente per darle fiducia, no?
 
“Conosco quel segno. E ti dico che non sei l’unica ad averlo”. Lei aprì ancor di più gli occhi e li rivolse al mio braccio, cercando un fondamento alle mie parole; però poi ritornò a fissare me, senza aver raggiunto il suo obiettivo: ovvio, adesso non c’era! Continuava a scrutarmi in attesa di altre parole da parte mia, così continuai.
 
“Adesso non si vede più, ma io ne possedevo uno simile... fino a qualche sera fa. Non ti ho ancora raccontato nel dettaglio cos’era successo prima che tu mi trovassi, e penso che questo sia il momento giusto. Vieni, siediti qui.” Le dissi, battendo la mano una sedia vicino a me. Non avrei voluto rischiare che mi svenisse davanti, dato che la possibilità c’era... Lei, rigidamente, annuì e fece come le avevo suggerito silenziosamente, poi ripresi a parlare.
 
Flashback – due notti prima
 
Era piena notte. Fuori da quelle mura spirava una brezza leggera tra gli edifici diroccati del Satellite, e nubi grigie oscuravano quella poca luce che normalmente sovrastava le strade desolate. Bestiole alate volavano tra i grattacieli decaduti, emettendo rauchi versi che riecheggiavano tra le crepe dei vetri e del cemento freddo sotto di loro.
 
Tutti dormivamo da un po’, ma ad un certo punto il mio segno mi ridestò dal sonno. Ne sentivo il calore, non faceva male, ma questo poteva significare solo una cosa: pericolo. Quella sensazione di luce senza dolore, quel pallido vuoto, era un chiaro presagio. Benché tutto sembrasse tranquillo, sapevo che quella luce cremisi non mi stava avvertendo per nulla.
 
Ignorai lo stordimento del sonno che mi attanagliava e mi rimisi in piedi. Afferrai stivali, giacca e guanti e mi recai nelle camere dei miei amici. Prima che potessi raggiungerli però, passando al centro della stanza più grande, mi arrestai di colpo.
 
Era comparsa un’ombra. Un’ombra proiettata lungo tutto il pavimento di legno.
 
Mi voltai di scatto. Un uomo con un lungo mantello e cappuccio stava accovacciato sulla cornice inferiore della finestra, ma non potevo vedere niente del suo viso, c’era troppa oscurità. Nemmeno la luce del mio segno sembrava emettere abbastanza energia. A dire il vero, quel rossore diffuso aveva creato un’atmosfera abbastanza inquietante.
 
Feci un passo indietro per mettermi in posizione di combattimento: una scarica di adrenalina pervase il mio corpo, i sensi balzarono tutti a mille davanti all’individuo che si era presentato così silenziosamente in casa nostra. Strinsi vicino al mio fianco il pugno destro che iniziava ad emettere un’aura fredda: avevo iniziato a padroneggiarlo bene. Se fosse servito, avrei potuto stenderlo con un colpo solo, ma mi trovavo più a mio agio in difesa.
 
“Chi sei tu, che cosa vuoi?” gli domandai ad alta voce con tono minaccioso. Che poteva volere quel tizio per comparire di punto in bianco sulla finestra? Lui scese sul pavimento che ci separava, avvicinandosi di qualche metro. Ne mancavano ancora altri prima di arrivare a me, ma dovevo continuare a tenere la guardia al limite.
 
“Yusei Fudo, eh?”
 
Pessimo segno. ‘Questo tizio non è uno qualunque. E’ pericoloso. E se sa il mio nome significa anche che sa...’. Mi interruppi cogliendo un suo movimento: stava alzando lentamente una mano... che intendeva fare? ‘Contrattacca, ora!’ Non potevo permettere che terminasse il gesto. Non formulai nemmeno una frase di senso compiuto nella mia mente che il mio corpo agì da solo.
 
Scagliai il pugno destro precedentemente in carica sul pavimento: una spessa protezione ghiacciata era comparsa sul mio braccio, e numerose stalattiti emersero a gran velocità da sotto le travi del terreno. Volevo circondarlo e bloccarlo in modo da renderlo inoffensivo; la parete gelida avrebbe fatto anche da scudo per me nel caso fosse stato armato.
 
Lui improvvisamente ruotò la stessa mano materializzando una strana barriera trasparente verdastra tutt’attorno a sé, come in una sfera, facendola diffondere anche lungo il perimetro della stanza. Questa raggiunse ad angolo il pavimento, e in quell’esatto istante le stalattiti si schiantarono su di essa. O meglio, la oltrepassarono, forse trafiggendola, ma non erano comparse dall’altra parte: era come se fossero finite dentro uno specchio d’acqua verticale. Qualcosa, decisamente, non andava.
 
Davanti a me, sul pavimento, si aprì un varco oscuro della stessa essenza d’energia, e dal suo interno un fulmine azzurro squarciò l’aria davanti ai miei occhi. Mi spostai rapidamente a destra, ma quello fu più veloce di me: una lama di ghiaccio mi sfregiò il fianco sinistro, tagliandolo in lunghezza. Mi sfuggì un breve grido, prima che potessi rendermi conto di cosa era successo. Caddi in ginocchio sul pavimento, sostenendomi con un gomito: il fianco faceva male... tanto male. Non era come il dolore di un pugno o di un calcio che ti lasciava il livido, questo qui era completamente diverso. La cosa che però mi preoccupava adesso era che tutti i miei muri difensivi erano crollati. Mi aveva letteralmente rispedito l’attacco addosso. Aveva “riflesso” il mio ghiaccio contro di me. Quella cosa era come uno specchio, gli attacchi a distanza non avrebbero mai funzionato.
 
Col tempo, avevo appreso che il ghiaccio che creavo, se non era più soggetto al mio controllo, si vaporizzava rapidamente fino a sparire del tutto in una manciata di secondi. Normalmente non era un problema giocare così in difesa e attacco: nessun essere umano poteva fisicamente violare quella barriera per raggiungermi, o evitare i miei colpi in un ammontare di tempo tanto ristretto. Almeno, secondo standard umani. Si poteva sapere chi diamine avevo di fronte?
 
Il sangue aveva fatto presto a bagnare l’intera area della maglia attorno alla ferita. Sentivo i passi del tizio misterioso avvicinarsi a me: dovevo reagire, e in fretta. Dovevo ignorare quella morsa di dolore, rialzarmi e metterlo fuori gioco prima che lo facesse lui. Cercai di voltarmi, ma la mia gola venne immediatamente compressa a terra. Trattenni il fiato irrigidendo i muscoli del collo più che potevo. Cercai di colpirlo, ma lui strinse semplicemente la presa, impedendomi di nuovo di portare a termine ogni tipo di movimento... Di quel passo avrei perso coscienza. ‘No, così non va... avanti Yusei, fa qualcosa!’ Afferrai il suo avambraccio con entrambe le mani, visto che avrei potuto ancora ghiacciarglielo: di solito il gelo faceva abbastanza male agli altri, ma non a me. Lasciai che l’energia scorresse fuori dei palmi delle mie mani, e grandi placche di ghiaccio iniziarono a formarsi rapidamente sulla sua manica.
 
Poi però si incrinarono, e una dopo l’altra caddero come schegge di vetro. Che significava? Prima gli attacchi a distanza, ora quelli ravvicinati. Davvero non avevo speranze di difendermi da quest’individuo? Chi era? Cosa voleva da me? La luce del mio marchio illuminò leggermente il suo volto: due iridi splendenti mi fissavano, in un modo abbastanza inquietante.
 
Ero bloccato sotto il peso del suo ginocchio. Mi stava comprimendo il torace ancora di più, e il fianco faceva male. L’aria iniziava a mancare seriamente... Allungò la mano libera sul mio polso destro –che non riuscivo a muovere, data la mancanza di ossigeno-, e lentamente iniziò a sollevare il guanto e la manica della giacca per rivelare la fonte della luce cremisi. Il segno?
 
“La testa del drago...eccola finalmente...”
 
‘Cosa?’
 
Tutto accadde in un attimo: la sua mano afferrò il mio braccio, e lampi rossi iniziarono a scaturire da sotto la sua presa. Sentii il marchio incendiarsi, era come se mi stesse spezzando quell’osso in due. Non riuscivo nemmeno a liberarlo, a usare calci o pugni, niente, il mio intero corpo era paralizzato da quelle scariche. Il dolore aumentava man mano d’intensità: strinsi i denti con forza, mentre sentivo i muscoli del mio viso irrigidirsi dal dolore. Avrei voluto gridare di nuovo, ma nessun suono sarebbe uscito dalla mia gola stretta. ‘Ho bisogno d’aria...’
 
Poi, stranamente, il mio desiderio venne esaudito, e finalmente tornò ossigeno nei miei polmoni. Ne recuperai quanto possibile tra un colpo di tosse e l’altro; il peso che mi schiacciava si era spostato fino a sparire, e non sentivo più quella ferrea presa attorno alla gola. Dov’era finito? Il braccio era ancora ardente, ma non lo sentivo più stretto. Riprendendo padronanza dei miei sensi, rivolsi lo sguardo nello stesso punto di prima per capire cosa fosse accaduto.
 
...Jack? Crow?
 
“Ehi, tu, che cos'hai fatto a Yusei?!” questo era Crow, senza dubbio. Stava trattenendo mani al collo il mio assalitore, inchiodato a terra vicino alla parete. Il marchio del mio amico brillava intensamente, ma era come se la luce attorno a me, incredibilmente, fosse diminuita... poi capii il perché di quest’impressione. Guardai il mio braccio destro, e con mia sorpresa, mi accorsi che il mio segno era sparito. Lo sentivo ancora bruciare, ma non riuscivo più a scorgere le linee scure del mio simbolo. Ora che ci pensavo, era la prima volta che vedevo il colore della mia pelle uniforme in quel punto. La cosa, però, mi metteva un senso di preoccupazione non indifferente. Il segno era sparito. Che significava? E perché avvertivo ancora dolore al braccio se quello non c’era più? Mi sentivo stranamente debole. Non era solo il sangue però... adesso volevo saperlo anch'io: che accidenti mi aveva fatto? Vidi che anche Jack si era avvicinato al punto in cui ci trovavamo senza dire niente; teneva un pugno chiuso ancora fumante. C’era qualcosa di sbagliato in tutto questo: anche i segni dei miei amici avrebbero dovuto reagire e sentire il pericolo, ma allora perché erano arrivati solo adesso?
 
Controllai il punto dove c’erano le scale che conducevano alle loro camere: quella strana barriera aveva ricoperto tutte le pareti della stanza come per creare una grande scatola, ma in quella zona era ridotta a tante crepe e schegge ricadute a terra; un largo buco rivelava le scale buie, segno che i miei compagni dovevano aver fatto breccia in quella cosa a suon di pugni. Ora era chiaro... non erano arrivati prima per colpa di quella barriera! Ma come aveva fatto lui a materializzare una cosa del genere? Crow l’avrebbe potuta attraversare senza problemi... aveva un tale potere quell'affare?
 
All’improvviso udii una risata. Brividi corsero sulla mia schiena; quella voce era assolutamente inquietante. Volsi ancora lo sguardo verso dove si trovava Crow: stava facendo del suo meglio per tenere quell'individuo incappucciato a bada, però questo sembrava non aver intenzione di restare fermo. Il mio amico non mollava la presa, ma l’altro lo afferrò in una maniera simile a come avevo fatto io prima.
 
“Quanta fretta, Signer! Abbi un po’ di pazienza e arriverà anche il tuo turno!” ‘Signer?! Turno?! Ma cosa...?!’ Cercai di rialzarmi, stringendo i denti, ma mi arrestai di nuovo. Altre scariche di energia illuminarono la stanza, accecandomi per un istante; udii un tonfo sordo dalla parete opposta alla fonte di luce, ma non riuscii capire ciò che stava accadendo finché nella stanza non ripiombò il buio. Finalmente potei rimettere a fuoco qualcosa: il muro era stato fatto praticamente a pezzi, e che Crow giaceva proprio lì sotto, coperto da un nuvolone di polvere.
 
“Crow!!” ‘No, no, così no! Ma perché?’ Lui si muoveva ancora, ma mi sembrava abbastanza stordito. Crow era forte, com'era possibile che fosse stato scaraventato via con tanta facilità?! Possibile che niente avesse effetto contro quell'uomo? –Aspetta, era davvero un essere umano quello? Persi il contatto visivo quando Jack mi si pose davanti dandomi le spalle, stringendo i pugni. Percepii la sua forza innalzarsi a picco, e la stanza aveva già cominciato a riscaldarsi, come di consueto ogni volta che ricorreva ai suoi poteri. Mi auguravo che non causasse un incendio anche questa volta però, era pur sempre casa nostra quella...
 
“Bastardo... chi ti credi di essere?!” ‘Mai fare arrabbiare Jack Atlas’… Una lezione che io e Crow avevamo imparato tanto, tanto tempo fa... ma ora ricorrere alla forza bruta senza riflettere sarebbe stato un errore da parte sua, doveva essere cauto. ‘Speriamo che ci pensi almeno due volte prima di agire...’ Udii di nuovo quella voce che ridacchiava. Non potevo vederlo in faccia, ma potevo sentire benissimo il suo ghigno irritante, sembrava divertito. “Jack non cedere alla provocazione!” gli dissi, fermo dov'ero –anche perché non avevo ancora le forze sufficienti per spostarmi-, però lui sembrava non ascoltarmi. Stava caricando l’attacco, no! Non aveva visto cos'era successo a me, prima? Troppo tardi, le fiamme erano già partite. Male, molto male...
 
“No, Jack! Fermati!!!” inutile, le mie parole, mosse in ritardo, furono vane. Quella colonna di fiamme che ben conoscevo si stagliò dirompente a mezz'aria, dritta conto l’avversario. Mi sembrò un déjà-vu: il tizio incappucciato ripeté lo stesso movimento, e di nuovo comparve rapidamente la barriera di prima. Le fiamme vennero inghiottite in quello specchio senza diminuire di potenza, tutte insieme, per poi ricomparire all'improvviso alla destra del mio amico. Fu tutto troppo veloce perché potessi nemmeno pensare di intervenire: Jack era ovviamente immune al suo stesso fuoco, ma non poteva sottrarsi alla potenza dell’urto delle fiamme. Le lingue di fuoco si abbatterono su di lui in un’esplosione di luce accecante, mentre cercava di opporre resistenza; quella fu più forte, e venne sbattuto con forza a terra.
 
“JACK!!!” Tutto questo era assurdo. Guardai impotente mentre il mio migliore amico cercava di rialzarsi, in un punto non troppo lontano da dove era atterrato Crow... aspetta, dov'era Crow?
Rivolsi lo sguardo in basso: io stavo stringendo ancora il mio fianco con una mano, ma di quel passo avrei perso troppo sangue... no, forse una soluzione c’era: avrei potuto ghiacciare la ferita per bloccare l’emorragia per un po’. Cercai di raccogliere quanta più concentrazione possibile, ma... niente, dai miei palmi non usciva fuori niente. Tentai di nuovo, e alla fine un piccolo e lungo blocco di ghiaccio riuscì a formarsi sulla ferita, quanto bastava per coprirla. Perché c’era voluto tanto? Ero così stanco... che stava succedendo? Sentii altri passi.
 
“Ora finiamo il lavoro, Signer... ” Signer? Di nuovo quella parola... ma che significava? Perché questo caos? Cosa c’era che non andava? Cosa voleva lui da me?!
 
“Tu... chi diavolo sei?” gli chiesi, mostrando i denti. Lui non accennava a fermarsi, continuava ad avanzare verso di me, e io non potevo far altro che provare ad indietreggiare: non potevo attaccare in queste condizioni, e non ero stato in grado di analizzare abbastanza a fondo le sue capacità per poter trovare in lui un punto debole o attuare una semplice contromossa. Lo guardai da dove mi trovavo, piegato su un ginocchio: il fianco continuava a bruciare, e il dolore non mi stava aiutando a restare concentrato. Una goccia di sudore freddo mi scivolò sulla tempia. Si stava avvicinando. Stavolta però riuscii a vedere qualcosa di più del suo volto: due iridi verdi splendevano in quell’ombra, e dei denti chiari si intravedevano in un largo ghigno molto simile a quello di prima.
 
“Il sigillo della testa sarà mio!” disse lui, con uno strano tono. Tutto stava perdendo senso, no, forse non lo aveva mai avuto. ‘Cos'è questa storia? Sigillo? Sta parlando del mio marchio con quella specie di testa di drago? Ma cosa vuole dal mio segno? Se l’è... già preso!’ Allungò una mano, di nuovo, e rapidamente: pensai che anche stavolta mi avrebbe afferrato alla gola, ma quella presa non arrivò mai. Alzai ancora di più lo sguardo e vidi un’altra figura nera aggrappare il mio avversario da sotto le spalle con forza. L’uomo avvolto nel mantello cercava di divincolarsi, ma senza successo. Una sola persona poteva comparire così di soppiatto senza farsi notare, contando che avevo notato la sua assenza già da prima -Crow. Guardai con un certo senso di soddisfazione la faccia di quell’individuo, doveva essersi irritato parecchio.
 
“Smettila di interrompermi tu! Non ho finito con lui!” già, si era innervosito. Però, queste parole mi insospettivano. Non aveva finito? Significava forse che rimaneva ancora qualcosa da “prendermi”? E che altro? Il mio segno non c’era più! O forse stava parlando della mia vita...? ‘No, ti prego no...’ Jack balzò addosso al nemico per dare una mano a Crow; cercavano di immobilizzarlo, o per lo meno, di tenerlo sotto controllo. Il peso e la forza dei miei amici erano notevoli, infatti lui finì in ginocchio, tentando invano di liberarsi. Ad ogni modo era strano, davvero non aveva qualche trucchetto a cui ricorrere adesso?
 
Yusei, questo tizio ce l’ha con te! Tu allontanati, qui ci pensiamo noi!” gridò Jack. ‘Andarmene? No, mai! Non posso lasciarli qui! Non da soli!’
 
“No Jack, non posso lasciarvi-“
 
“Ascolta Jack! Questo qui non è contento finché non ti ammazza, vattene!” stavolta era Crow. Era vero che era pericoloso, ma... No, no, no... non potevo andarmene! Li dovevo aiutare! Perché mai io avrei dovuto scappare e loro no? Che cavolo gli prendeva tutt’ad un tratto? Mi avevano preso per un vigliacco?!
 
“Ma Crow-“
 
“Vattene! Non puoi combattere adesso! Sbrigati!” insisteva Jack. Perché, perché, perché!? ‘Non se ne parla!’ Cercai di rimettermi in piedi, senza mollare la presa sul fianco. Dovetti ricorrere a molte delle mie energie rimaste solo per alzarmi... forse davvero non ero nelle condizioni di combattere, ma come potevo lasciarli da soli in balia di un essere così pericoloso?!
 
“No...” strinsi i pugni dalla frustrazione. Davvero sarei dovuto andar via? Avrei risolto qualcosa? Loro che avrebbero fatto? Notai che i miei amici iniziavano ad avere difficoltà nel trattenere bloccato l’aggressore. Con le forze agli sgoccioli non sapevo quanto sarei stato utile... anzi, avrei finito per creare problemi. Non mi sono mai sentito così impotente...
 
“Yusei, questa volta tocca a noi proteggerti! Fidati di noi, almeno questa volta!“ Spalancai gli occhi. Che stupido…’ Crow aveva ragione. Insistendo così stavo mancando di fiducia nei loro riguardi. Come al solito, avrei dovuto ricordarmi che non ero da solo…Tante volte ci eravamo protetti le spalle a vicenda, tante volte grazie ai nostri legami ci eravamo tolti dai guai, ora non sarebbe stato diverso. ‘E va bene, lascio tutto nelle vostre mani... Non posso proteggervi adesso, dovrete contare sulle vostre sole forze. In bocca al lupo ragazzi, ci vediamo.’
 
“ VAIII!” Le loro voci giunsero all'unisono alle mie orecchie. Ma ormai avevo deciso. Mi ero già avviato verso la porta.
 
Corsi, corsi più che potevo, senza voltarmi. Mossi i primi passi verso direzioni a me familiari, ma poi tutto divenne confuso: era come se fossero comparse nuove strade, all'improvviso, in un labirinto sconosciuto, così vicine al luogo dove vivevamo... Tuttavia dovevo sbrigarmi. Lui poteva essere alle mie spalle, e io non potevo concedermi secondi di pausa. Corsi, corsi, corsi fin dove le mie ultime forze mi concedevano. Il fianco faceva male, era assolutamente insopportabile... Bruciava e mi costringeva a tenere un’andatura non rettilinea. Dovevo ignorarlo finché potevo, dovevo evitare di pensarci e dargli peso, altrimenti mi sarebbe costato tempo e distanza preziosi. In più, pioveva adesso... sentivo dei tuoni in lontananza, e il loro rombo diventava di secondo in secondo più forte. Non mi piacevano i tuoni. Le onde sonore erano così potenti che ridondavano nel mio stesso corpo, tutt'attorno al mio cuore... era una sensazione che non mi faceva sentire a mio agio. Specialmente se sotto la pioggia dirompente c’ero io, fradicio dalla testa ai piedi. Tutto davanti a me stava diventando sfocato... ’Il dolore è solo nella tua testa... non lasciarlo prevalere...’ era una corsa contro il tempo, più di tutto. Dolore o no, le mie gambe stavano iniziando a fare di testa loro. Come una molla che improvvisamente perde elasticità, così esse iniziavano a perdere le forze di portarmi più avanti. Stavo facendo del mio meglio per non fermarmi, eppure tutto mi stava sfuggendo di mano... ‘ancora, ancora... più avanti, forza!’
‘No, basta’. Quella sentenza pronunciata non so dove nella mia testa fu capace di agire da sola su tutto il mio corpo: rallentai fino a fermarmi definitivamente, e crollai subito sulle ginocchia. Tutto aveva perso improvvisamente importanza, tutto... Cercai di non finire faccia a terra sostenendomi con un braccio, senza perdere la presa sul fianco; dovevo riprendere fiato... tanto fiato... il ghiaccio sulla ferita era ormai andato, fatto a pezzi dalla corsa e dall'acqua. Non riuscivo nemmeno a distinguere bene i contorni della mia mano, e piccole aree della mia vista stavano diventando nere... Non ricordavo di aver fatto mai una corsa del genere, anche perché di solito ero più in forze... tutto stava diventando improvvisamente così... distante... stavo per perdere i sensi, ma forse, questa volta era giusto così... avevo esagerato, avevo spinto le mie capacità ben oltre il limite di sopportazione, forse era il minimo che poteva succedermi. Sembrava ragionevole… Attorno a me regnava la confusione più totale, ed io mi sentivo sempre più pesante... un altro rombo di tuono, poi ci fu solo buio.
 
 
 
*Nello studio buio e incasinato della scrittrice*
 
Puntata speciale: tentando di acculturarsi
 
io: ebbene sì gente, finalmente Jack e Crow hanno fatto la loro comparsa XD da qui poi il resto lo conoscete U.U solo, non sappiamo chi sia tale tizio incappucciato, né che fine abbiano fatto i nostri amichetti u.u vabbé, niente spoiler :P
 
Yusei: ...non farmiti offendere...
 
Io: nah, ti conosco troppo bene, non lo faresti lo stesso ^_^
 
Aki: lui no, ma io sì.
 
Jack & Crow: idem.
 
Io: ahahaha, eddai su ^^” sono solo un’innocua ragazzina, non un’assassina ^^” ...non ancora almeno...
 
Yusei: finalmente qui ragazzi...
 
Io: Ah, visto che ora siamo -quasi- tutti, che ne dite di un karaoke? :DDD
 
Tutti: EH?!
 
Io: Yusei, prima tu ^w^
 
Yusei: o__o perché mai dovrei... ghaa! *lo tira per il colletto della giacca*
 
Io: ti spiego subito: hai presente il tuo doppiatore giapponese? Yuya Miyashita! Quello con la voce da sbav *Q* Bene, ho appena scoperto che è un cantante ^_^ *Ave, Wikipedia!*
 
Tutti + Yusei: O_____O
 
Aki: wow, questa sì che è una sorpresa ._.
 
Io: adesso non ha scuse :’3 forza, facci sentire! :D
 
Yusei: scordatelo! *cerca di divincolarsi – a momenti si strozza*
 
Jack: adesso sono curioso u.u
 
Crow: nah, non lo farà mai <.<
 
Io: *continua a tirarlo* sì che lo farà! Vero?! *molla la presa di colpo*
 
Yusei: *si sbilancia e si schianta...   ...addosso ad Aki*
 
Io: *riemerge dalla poltrona dove era finita* SIIIIIIIIIII :’’’D
 
Crow: PFFHHHAHAHAHAHA- *cade tenendosi la pancia*
 
Jack: *si tappa la bocca per le risate* a-almeno è atterrato sul morbido *lacrime*
 
Yusei: *si sposta di colpo da lei* che avete da ridere voi due?! e/////e Scusa Aki, mi dispiace tanto >//////////<
 
Crow: le-le-le mie budella HAHAHAHA *si contorce dal riso*
 
Jack: *è paonazzo dalle risate soffocate*
 
Aki: o////////////o *ancora di pietra*
 
Yusei: Aki...? S-stai bene? *la scuote* Aki?!! Aki!
 
Aki: o///////////o *non risponde*
 
Io: vi ho atterrati tutti in un colpo solo LOL vabbè, non ti è andata tanto male, eh Yusei? :’3
 
Yusei: tu...
 
*la stanza si gela*
 
*cala il silenzio anche da parte di Jack e Crow*
 
Io: ...uops ^^” ...*scappa*
 
 
 
*frena* ah già! Sappiate che ho pubblicato anche dei miei disegni nei capitoli 1, 2 e 3! :D sono scene del capitolo stesso a matita, date un’occhiata se volete XD spero vi piacciano ^^ bye :D

 
 





Evvai, disegno 5! vittoria, alla fine ce l'ho fatta @.@ postato con una settimana buona di ritardo, lo so XD ma capite, sempre la solita storia, SCUOLA.
Vabbé, tornando a noi... la faccia del cattivo è fatta apposta proprio per eludere qualsiasi vostro tentativo di indovinare il personaggio :P c'era un sacco di nero nell'immagine (con quel buio <.<), ho dovuto sfumare un po' tutto, ma spero di non aver reso la scena troppo male XD vabbé, ecco a voi, riconoscete il momento, no? u.u



  
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