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Autore: miatersicore23    05/01/2014    4 recensioni
AU: Tutti umani! Ambientazione: Londra 1864.
La duchessina Elena Gilbert è cresciuta nelle credenze e nell'educazione dell'alta società di Londra.
Quando riceve in una lettera, la proposta di matrimonio da parte di un giovane e ricco nobiluomo, infatti, ne resta lusingata senza però badare ai suoi sentimenti.
Presto però, senza accorgersi, dovrà avere a che fare con l'amore che nascerà con la persona sbagliata al momento sbagliato.
Dal quinto capitolo:
-Per questo. – le sussurrai staccando di poco le labbra dalla sua pelle per scendere più giù sullo zigomo dove la baciai di nuovo – e per questo. – il mento – per questo – la gola e il mio naso era impregnato del suo odore. Ero completamente assuefatto e quella ragazzina mi stava completamente mandando fuori controllo. Tutto di lei mi attirava sempre di più al suo corpo e alla voglia di tenerlo accanto al mio. Sollevai la testa, deciso a baciare le sue labbra, e non come aveva fatto mio fratello, con l’innocenza di una promessa di amicizia, ma con il puro desiderio che da pochi giorni si era impossessato di me.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alaric Saltzman, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Giuseppe Salvatore, Jenna Sommers | Coppie: Damon/Elena, Katherine/Stefan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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2.
Il nostro primo incontro.
 
(Elena)
 
- Che ne dite del vestito rosso? No, è troppo vistoso. Forse quello lilla con il tulle celeste sarebbe perfetto per un’occasione del genere. – dissi, prendendo dall’armadio l’abito che avevo appena nominato e mostrandolo a Bonnie e a mia zia Jenna.

- Elena sarai comunque bellissima. – provò a calmarmi mia zia, ma in questo momento non c’era niente che mi avrebbe potuto calmare. Infondo dovevo solo incontrare Stefan quel pomeriggio.

Erano trascorsi tre giorni da quando avevamo spedito la lettera contenente la risposta alla proposta di matrimonio e finalmente l’invito era arrivato. Il duca era venuto personalmente a casa nostra, senza nessun preavviso, e ci aveva chiesto se il giorno seguente ci sarebbe piaciuto trascorrere il pomeriggio nella loro villa per un tè. Senza pensarci due volte, io e mia zia avevamo accettato l’invito e ci eravamo fiondate in camera insieme alla mia amica cameriera per scegliere l’abbigliamento che avrei dovuto indossare per l’incontro.

-No zia, deve essere tutto perfetto. Tu stessa pochi minuti fa mi hai rivelato che molto probabilmente, Stefan mi chiederà di persona di sposarlo, domani pomeriggio. Devo essere all’altezza della situazione, e anche tu e Jeremy dovrete essere impeccabili. – l’avvisai.
Sia lei che Bonnie risero davanti alla mia eccessiva agitazione, ma che ci potevo fare? Ero fatta così. Estremamente emotiva e senza dubbio troppo ansiosa di conoscere l’uomo con cui dividerò tutto per il resto della mia vita.

Guardai attentamente le presenti e sperai con tutto il cuore che Bonnie trovasse qualcuno disposto a sposarla, altrimenti sarebbe finita come la vecchia prozia Judith.
Anche Jenna non era sposata, ma nascondeva un segreto che io mi ero ripromessa di mantenere, fino a che non sarebbe stata lei a decidere.

Osservai attentamente il vestito che avevo tra le mani.
- Si. Questo andrà bene. – mormorai tra me e me.

Il giorno seguente, chiesi a Bonnie di stringermi più che poteva il busto. Me lo strinse così tanto che alla fine temetti di dover imparare a non respirare, ma andava bene così. Come avevo già detto: dovevo essere perfetta. Indossai l’abito lilla che avevo scelto il giorno prima e decisi di lasciare i capelli sciolti nella solita acconciatura che portavo sempre, con il classico fermaglio di mia madre, con la speranza che mi avesse portato fortuna. Mi misi un po’ troppa cipria, ma per fortuna il risultato finale non era niente male. Mi osservai in tutta la mia elegante vivacità.

- Siete bellissima. – si complimentò la mia amica.

- Come scusa? – feci io, facendole notare il “voi” che aveva usato.

- Sei bellissima, Elena. – si corresse. – vedrai che farai innamorare perdutamente di te Stefan. A meno che lui non lo sia già. – mi sorrise.
Le strinsi le braccia attorno al suo collo e lei ricambiò l’abbraccio per infondermi maggiore sicurezza, che all’improvviso iniziò a mancare.
Quando arrivai all’ingresso trovai mio fratello Jeremy in uno dei suoi completi da giorno marrone scuro e mia zia che indossava un abito rosso con lo scolla a barca che nascondeva il suo petto e il solito chignon.

Il viaggio in macchina fu troppo silenzioso. Jeremy era sempre stato un ragazzo taciturno, ma spesso io e zia Jenna chiacchieravamo molto. Però io ero troppo agitata per proferire parola. Come avrei fatto di fronte a Stefan? Il giorno prima con il padre avevo cercato di essere il più accogliente e calorosa possibile e, fortunatamente, mi era riuscito bene, facendomi fare bella figura. Allora perché con Stefan non sarebbe dovuto essere lo stesso?

Ricevetti la risposta a quella domanda quando giungemmo davanti alla villa “Maria Salvatore”. Praticamente un palazzo reale in miniatura, ma comunque incredibilmente grande rispetto a casa mia.

Quando uscì dalla carrozza, Stefan prestò il suo soccorso e mi aiutò a scendere, offrendomi la sua mano. Per la prima volta lo guardai dopo tanto tempo. Era cambiato. I lineamenti erano diventati più duri, proprio come quelli di un uomo, il colore degli occhi era più intenso, mentre i suoi capelli si erano leggermente scuriti. Mi sorrise gentilmente e quando scesi dalla carrozza lui si chinò facendomi un baciamano veloce e inchinandosi leggermente.

- È bello rincontrarvi, Elena. – mi disse.
La sua voce. Non era così che la ricordavo. Forse quella sera della festa, la musica confuse parecchio le mie idee, ma adesso che la potevo sentire meglio mi resi conto che la sua voce era dolce e calda. Rimasi confusa e altrettanto imbambolata per qualche secondo. Per fortuna mia zia ebbe la brillante idea di tossicchiare per ridestarmi dai miei pensieri.

- È bello anche per me, Stefan. – senza farlo apposta, rimarcai il suo nome e involontariamente il mio tono di voce si abbassò di non poco.

Mi offrì il braccio e ci incamminammo verso l’ingresso della casa in un austero silenzio. Sembrava che anche Jenna e il duca fossero in completo imbarazzo. “Proprio quando ti serve l’appoggio dei famigliari!” imprecai nella mente.

Attraversammo il cancello di ferro battuto nero e percorremmo tutto il giardino ricolmo i fiori estivi. Era uno spettacolo incantevole, sembrava di essere il paradiso, almeno fino a quando il paradiso stesso non mi cadde addosso.

Un’altra carrozza si fermò davanti all’entrata e un giovane uomo scese da essa. Ormai l’entrata del cancello era lontana, ma riuscivo a scorgere la figura alta e slanciata e la massa di capelli corvini sulla testa. Non riuscì a capire chi fosse, fino a quando quell’uomo non si avvicinò e potei notare i suoi occhi celesti abbinati perfettamente alla sua pelle bianca. Avevo l’impressione di averlo già visto. Quei lineamenti così rudi e simmetrici, quegli occhi così espressivi che esprimevano malizia, quel sorriso strafottente che sembrava ti deridesse … si avevo già visto quell’uomo. Anche lui solo una volta in vita mia, sempre alla festa del mio debutto in società …


(due anni prima, la sera del debutto in società di Elena)


La festa era quasi giunta al termine. I miei poveri piedi erano talmente stanchi che sembrava che stessero reclamando una bacinella di acqua calda per la stanchezza dovuta al continuo ballare. Speravo proprio che mio padre concludesse la serata avvisando gli ospiti del nostro congedo, ma la musica riprese a suonare e io non potei fare a meno di sbuffare. Mi arresi, nell’attesa del prossimo ragazzo che mi avrebbe chiesto di ballare, ma non ci fu nessuna richiesta.

Una mano grande con la presa forte mi trascinò al centro della pista. In meno di due secondi mi ritrovai tra le braccia di un giovane uomo, ma certamente molto più grande di me, che mi guardava con quei suoi occhi che sembravano due pezzi che il cielo aveva donato a lui proprio per colpire al centro del cuore una ragazza. Due occhi del genere dovevano esprimere un’immensa bontà, ma quello che vi lessi io fu solamente un’esagerata ilarità. Seppi, indirettamente che si stavano prendendo gioco di me.

- E voi siete … ? – domandai a quell’estraneo così sfacciato.

- Il vostro sogno più bello. – mi rispose. Ancora troppo sfacciato. Così tanto sfacciato da farmi irritare.

- Preferirei conoscere il vostro nome, signore. – dissi con troppo nervosismo.

- Damon. – e poi niente.

- Damon e poi?

- Il mio cognome non è importante.

- E come pretendete, Damon, che io balli con un perfetto sconosciuto?

- Ma stiamo già ballando. – mi sussurrò.

Non me ne ero accorta. Ero stata troppo distratta dai suoi occhi e da ogni altro singolo particolare del suo volto per rendermi conto che mentre una sua mano teneva la mia, l’altra era appoggiata con fermezza sul mio fianco e il suo corpo mi faceva volteggiare sulle note che riconobbi quelle di un valzer viennese. Il mio preferito. Il mio corpo aveva reagito alla musica, o ai comandi del suo corpo. Feci in modo di discostarmi da lui, ma ciò non fece altro che peggiorare la situazione perché il mio busto andò a sbattere contro il suo e i nostri volti si ritrovarono a così pochi centimetri di distanza e non potei fare a meno di arrossire per l’imbarazzo. Quelle distanze erano … intime.

Ma lui scambiò il mio rossore per qualcos’altro.

- Siete arrossita. – mi soffiò sulle labbra e io percepì inevitabilmente il suo caldo respiro sul mio volto. – questo vuol dire che vi piaccio. –ancora quel sorriso snervante che mi fece perdere il controllo.

- Questo mai. – le dissi dura. – Come potrei mai farmi piacere un essere così maleducato come voi?

- La maleducazione non è la cosa più importante. – liquidò – la bellezza, la sensualità, l’intelligenza … queste sono le doti che una persona deve avere per farsi piacere ad altre. Voi a quanto pare le possedete tutte e tre, Elena, ed è per questo che mi piacete. Mi persi nelle sue parole, che inspiegabilmente mi avevano colpito, e nei suoi occhi calorosi e pieni di allegria. Aveva espresso il piacere che provava per me, quando ci conoscevamo da appena due minuti. Senz’altro un ragazzo sfacciato, ma qualcosa in quelle parole e in quella voce così sensuale mi fece sciogliere e rimasi qualche secondo ad ammirare il suo viso decorato con un sorriso storto, sfacciato anch’esso.

Ero rimasta incantata da esso. Era uno spettacolo che non avevo mai visto. Le labbra così carnose e così vicine alle mie … ma che mi stava succedendo? Non potevo di certo imbambolarmi al primo uomo che passa!

- Potrei essere lusingata dai vostri complimenti, Damon. Peccato che questo complimenti sono per l’appunto “vostri” e in questo caso io mi ritengo assolutamente offesa.

- Siete così sgarbata. – mi rimproverò. Stavo per rispondergli che era stato lui il primo a comportarsi da vero maleducato, ma mi interruppe ancora prima di iniziare. – ed è per questo che mi piacete ancora di più. Siete bella. Il vostro viso è così incantevole. Siete intelligente. Sapete usare le parole con equilibrio e sapete essere tagliente. E siete sensuale. Il vostro vestito risalta le vostre forme e la scollatura è un piacere per gli occhi di ogni uomo presente in questo salone.

Fantastico! Era partito bene con quella serie di complimenti sull’intelligenza e la bellezza. Era stato talmente bravo che io stavo per abboccare al suo amo, ma la sua ultima frase guastò tutto il resto. Lui si accorse della mia faccia, sconcertata e offesa dalle sue parole, e si mise a ridere.

- Non vi ho fatto nessun insulto, anzi. Però vi avverto. Io sono un gentiluomo, qui siamo tutti gentiluomini, ma non vi vestite più in questo modo o la prima persona barbara che incontrerete potrebbe abusare di voi. – disse con un tono divertente. Ma quella frase non aveva nulla di divertente. Mi spaventò, invece.Ripensai all’abito che stavo indossando e forse Damon aveva ragione. Erano pieni di pizzi e merletti color panna, ma la scollatura forse era un po’ troppo esagerata e lasciava vedere troppo il seno. Rabbrividì al fatto che qualcuno, vedendomi mi avrebbe potuto scambiare per una poco di buono e abbassai lo sguardo vergognandomi.

- Stavo scherzando! – esclamò ridendo di nuovo. – siete perfetta così come siete, Elena e … - aveva calcato con forza il mio nome, facendomi rabbrividire, ma questa volta era stata una strana sensazione di piacere, credo.
Avvicinò il suo bacino al mio e un’altra scossa mi percorse per tutta la schiena – vi devo dire la verità: mettete a dura prova la mia buona volontà. Se non ci fosse così tanta gente vi potrei fare mia qui – mi sussurrò in un orecchio con la voce che si era abbassata, diventando roca e seducente – o vi porterei nella prima camera da letto libera e …

- Smettetela! – utilizzai molta potenza per zittirlo, ma dopotutto mi serviva molta forza per riprendermi il mio autocontrollo. Sebbene odiassi quelle parole e il modo così ironico per come me le diceva, qualcosa mi impediva di ragionare con una mente lucida, come se avessi bevuto dello Champagne per tutta la serata. – siete un essere spregevole e nessuno vi da il diritto di prendermi di ballare senza permesso e di dirmi quelle orrendi cose. – lo rimproverai.

- Mi scuso. Forse ho esagerato e vi ho offesa. – ma quelle parole non erano sincere, anzi vedevo ancora tanta strafottenza nei suoi occhi. Inaspettatamente mi posò un bacio veloce e leggero sulla guancia. Cosa che mi lasciò molto stupita, ma non per quello che aveva fatto, dopotutto da un elemento che mi aveva detto delle cose del genere non ci si poteva aspettare altro che un gesto così avventato, ma per la mia totale assenza di resistenza. Non avevo pensato, mentre posava le sue calde labbra sulla mia guancia, che un gesto talmente intimo avrebbe potuto portare scalpore in mezzo a così tanta gente. Non avevo pensato al fatto che lì c’erano tutte le persone che conoscevo, compresi i miei genitori. Non avevo pensato al fatto che io non mi potevo lasciar baciare dal primo che passa, anche se incredibilmente bello e affascinante.

Fatto sta, che intanto la musica era cessata e io non mi accorsi che nonostante ci fossimo fermati, lui mi tenne ancora stretta per qualche secondo di più con il suo sorriso pieno di ilarità e i miei occhi stracolmi di stupore. Cosa che fece nient’altro che aumentare il divertimento del suo gioco.

Non mi diede neanche il tempo di controbattere realmente al suo gesto, magari con un sonoro ceffone, che si dileguò dal mio sguardo, lontano dal mio corpo.

Mi guardai intorno per vedere se qualcuno avesse notato quella scena, ma l’unica persona che ci aveva visto per mia fortuna, o per sfortuna a seconda dai punti di vista, fu mia madre. Non seppi interpretare il suo sguardo,perciò mi avvicinai a lei.

- Chi era quel giovane, cara? – mi chiese. Nella sua voce c’era qualcosa di caloroso, che mi rassicurò e mi fece capire che non era arrabbiata con me.

- Io … non ne ho idea. – le dissi.

- Stai bene? Sei arrossita.

- Davvero? – le domandai sorpresa. – non me ne ero accorta. Istintivamente mi portati la mano sulla guancia sulla quale Damon mi aveva posato il bacio e inspiegabilmente ripensai al bacio come se stesse riaccadendo in quel momento e la guancia su accaldo nuovamente.


 
Era Damon quello che stava davanti a me. Quello strano ragazzo che mi diede quel piccolo bacio quella sera. Non era affatto cambiato. Stessi capelli, stessi occhi, stesse labbra. Sentì un leggero brivido dietro la schiena.

- Damon ce l’hai fatta a venire! – esclamò Stefan che poi si voltò verso di me – Elena, permettetemi di presentarvi mio fratello maggiore, Damon Salvatore.

“Damon Salvatore.” Riprese la mia mente come se fosse stata in uno stato ipnotico. Damon Salvatore? Lui era un Salvatore? Damon era il fratello di Stefan? Dio!

L’imbarazzo cominciò a crescermi dentro. Dovevo restare calma, magari non si sarebbe neanche ricordato di me. Infondo, erano passati due anni. Ma se Stefan aveva memoria di me tanto da chiedermi di sposarlo, perché lui non ne avrebbe avuta altrettanta?

- Miss Elena Gilbert, finalmente ho l’onore di conoscervi. – si inchinò per baciarmi la mano e mentre lo faceva non mi staccò gli occhi  di dosso per un attimo. – mio fratello mi ha parlato tanto di voi!

No, non si ricordava di me. Un senso di sollievo mi fece respirare. Non sapevo il perché, ma in un certo senso avevo l’impressione che se Stefan o il duca sarebbero venuti a conoscenza del fatto che io e Damon ci eravamo già conosciuti, le cose si sarebbero complicate. Ma dall’altro lato mi dispiacque molto del fatto che Damon non rammendasse il mio volto o il mio nome, dopo tutti quei complimenti che mi fece. Ma che stavo pensando? Quelle parole, apparentemente belle, erano dovute dalla sua voglia di scherzare e di deridermi. Non si meritava tutti i miei pensieri su di lui.

- È un piacere. – risposi semplicemente, inchinandomi anche io. Ma non seppi lasciare il contatto che i miei occhi avevano creato con i suoi.
Poi Damon si presentò a mia zia Jenna e a mio fratello Jeremy. Oh, quanto avrei voluto che lì ci fosse stata anche la mamma. Sicuramente avrebbe capito le mie preoccupazioni e avrebbe detto come comportarmi.

Sta di fatto, però, che con l’arrivo di Damon, tutto l’imbarazzo che prima c’era, era svanito. Si, Damon era senz’altro stata una ventata di aria fresca. Con lui, Stefan era diventato più allegro e avevamo iniziato a parlare delle nostre vite. E mentre il duca tratteneva in una conversazione mia zia, Jeremy uscì senza preavviso dal suo stato di letargo a causa di Damon che era riuscito a farlo parlare per più di due minuti.

- Sei davvero stato in America? È fantastico. – esclamò mio fratello, interessato dalle esperienze di vite del maggiore dei Salvatore.

- Si. Sono stato a New York per un mese e poi a Washington per altre due settimane. È stato un viaggio molto interessante, anche sulla nave ho passato dei giorni fantastici. Ma se proprio ci tieni a vedere delle città incantevoli, l’Italia fa al caso tuo. Lì la storia la vivi appieno, soprattutto se stai a Roma. Io ascoltavo la conversazione attentamente e Stefan questo sembrò notarlo.

- Vedo che vi interessa molto di più quello che dice mio fratello – mi disse sorridendo.

- Per … perdonatemi. – ero arrossita, imbarazzatissima – e solo che a sentire la parola Italia, ha catturato la mia attenzione.

- Quindi vi piacerebbe andare in Italia. – si intromise Damon, dopo aver ascoltato la mia frase.

- A mia sorella piace molto la storia. A sempre reputato l’Italia una delle culle più antiche e ha sempre espresso il desiderio di andarci. – gli disse  mio fratello.

- Allora potreste andarci voi e Stefan per la luna di miele. – mi scrutò con quegli occhi maliziosi – vi consiglio anche Venezia. Sono sicuro che una città romantica come essa potrebbe soltanto piacervi. Sapete, il giro sulle Gondole, le passeggiate sui ponti …

Immaginai ancora una volta, come sempre, un mio possibile viaggio nella Penisola e sorrisi all’idea che forse il mio sogno si sarebbe potuto avverare.

- Grazie per il consiglio. – gli sorrisi leggermente. 


Trascorse alcune ore era giunto il momento del tè. La conversazione continuavano spontanee e tra me e Stefan era nata una nuova sintonia tra una chiacchierata e l’altra, a volte interrotte da qualche intervento di Damon, che poteva essere o molto divertente o molto sfacciato.

Alla fine, il momento che attendevo da un’intera giornata si rivelò.

Eravamo seduti su dei divanetti di fronte ad un camino spento nella sala del tè, quando Stefan si inginocchiò dinanzi a me e mi mostrò un anello con al centro un diamante di notevoli dimensioni. Mostrai la mia espressione sorpresa, che per quanto sapessi che quella richiesta mi sarebbe arrivata, non potei fare a meno di renderla vera.

- Elena Gilbert. – mi chiamò per nome – potreste darmi l’onore di sposarmi?Le sue parole sembravano assolutamente sincere. Stefan mi amava e io fino alla fine lo avrei amato ne ero sicura.

- Si. – mormorai. E lui mi mise l’anello al dito.

Adesso era sicuro, io sarei diventata la duchessa Elena Salvatore.


Note Finali:
allora in questo capitolo abbiamo visto il promo incontro tra Elena e Damon, un incontro indubbiamente anormale, soprattutto per quell’epoca. Elena però rimane da un lato affascinata dalle parole di Damon, e dall’altro lato in un certo senso è disgustata perché essendo cresciuta con un educazione che rispettava l’etichetta rimane scandalizzata da simili comportamenti.
Il prossimo capitolo arriverà sicuramente tra meno di una settimana.

Con affetto, Mia <3

 
   
 
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