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Autore: Alex Wolf    06/01/2014    9 recensioni
Ultima parte della storia di LegolasxElxSauron. Ispirata al film "Il ritorno del re".
Dal 13° capitolo:
"Mi sono sempre chiesto perché amore e sangue avessero lo stesso colore: adesso lo so.
- Alessandro D'Avenia"
« Stai lontano! Stai lontano da me! » Gli ordinai, facendo un passo indietro. I suoi occhi celesti mi guardarono stupiti dal mio comportamento e le sue labbra si socchiusero un poco. « Non voglio farti del male, ti prego. » Lo implorai, e per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii fragile, distrutta e vuota dentro, con le lacrime che minacciavano di scendere. Ma non volevo piangere, perché non volevo mostrarmi debole, non volevo essere debole.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sauron
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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You must go. ‘Cause it’s time to choose.



"E mi hai salvato tante volte da qualche tipo di altra morte"
 
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Davanti ai suoi occhi c’era il trono, il suo trono distrutto proprio da lui stesso. Sauron passò una mano fra i capelli e quando questa ne descrisse la fine l’uomo sospirò: si era dimenticato di averli tagliati. Gli occhi rossi dell’oscuro signore si nascosero sotto le proprie palpebre pesanti. Il corpo gli doleva in più punti, e vari ematomi dall’aspetto non bonario avevano iniziato a colorare la sua pelle di un viola intenso. Scosse il capo e si accarezzò le tempie pulsanti con un pensiero in mente: e ora, cosa sarebbe accaduto ora che il guardiano non era più un pericolo? La verità era che nessuno lo sapeva, forse nemmeno Eleonora. Magari, si disse Sauron riaprendo gli occhi, resterà qui e quando vincerò la guerra regnerà al mio fianco. Non le farò mancare nulla e crescerò loro figlio come se fosse il mio. Una fitta al braccio lo fece distrarre e così dimenticò quelle idee che parevano lontane e intoccabili.
« Beh, non si può dire che non ci abbia visto rosso. » L’ironia di Fanie rimbombò nella sala, alle spalle del fratello. Lui prese un profondo respiro e non si voltò, al contrario si avvicinò  al trono e ne prese fra le mani una grossa lamina. Non aveva dimenticato il matrimonio taciuto che si sarebbe dovuto svolgere, non l’aveva perdonata. Non aveva dimenticato nemmeno il colpo con cui aveva quasi ucciso la ragazza che amava, qualche ora prima. « Sauron, che hai? » Questa volta non c’era ironia nella voce, solo un po’ di risentimento per quella usata prima. Sentì i passi leggeri della ragazza avvicinarsi e poi le sue mani furono a un soffio dalle spalle del fratello prima che le ritraesse.
« Lei come sta? » Domandò solo l’oscuro signore, rigirandosi fra le mani quel pezzo lungo e spesso di  roccia.
« Bene, meglio di prima comunque. Ha qualche acciacco ma è normale. In ogni modo… puoi guardarmi in faccia Mairon? » Sborbottò la bionda. Il re alzò di scatto la testa al suono di quel nome, e gettò a terra la lastra di pietra: le schegge volarono per il pavimento, graffiandolo e rompendo gli altri cocci per terra. Erano così tanti anni che nessuno lo chiamava con il suo vero nome che gli sembrava persino non appartenergli più. In effetti come poteva appartenergli ancora quel nome che significava “l’ammirabile”, dopo così tante cattive azioni? Quel nome l’aveva gettato via quando si era alleato con Morgoth; l’aveva preso e gettato via cambiandolo con quello di Sauron.
« Sauron. Non mi chiamo più Mairon da anni, sorella. » La sua voce uscì più burbera di quello che si aspettava, ma tutta via graffiata da una nota di nostalgia per i tempi in cui serviva Aulë, il suo maestro: uno degli spiriti più potenti fra i Valar. Eh si, lui se le ricordava tutte le loro facce. Si ricordava ogni cosa di loro, e dei giorni trascorsi a imparare e forgiare prima che li tradisse. Si ricordava anche il suo aspetto, che rinacque nella sua mente coperto da uno strato di polvere: un aspetto del tutto diverso da quello.
 
 


°    °
 
 


Fanie attese, finché la voce del fratello non rimbombò fra le pareti di pietra scalfite dalla furia della guardiana. A terra giaceva quello che un tempo era il trono di Sauron, e il pavimento era costellato di crepe e buchi; poco dietro di loro stava ancora l’involucro di pietra, sdraiato a terra grigio e morto, nel quale la guerriera si era ritrovata durante la luna di sangue. Il cuore della giovane elfa batté forte quando il fratello la guardò voltandosi, e per un attimo rivide sotto il rosso che velava le sue iridi quegli occhi grigi che le avevno sorriso da bambina, quando giocavano ancora ignari del futuro che li avrebbe attesi. Dimenticatasi del discorso che si era preparata prima di entrare nella sala prese il volto del ragazzo fra le mani e ne accarezzò le guance con i pollici.
« Eppure, mi manca tanto chiamarti così Mairon; e mi mancano anche i tuoi capelli biondi e i tuoi occhi grigi. Mi manca quello che sei stato. » I suoi occhi azzurri l’osservarono e per un momento lei riuscì a vedere l’animo del fratello vacillare. La sua figura tremò un poco e qualche secondo dopo di fronte al suo esile corpo comparì l’immagine di quello che una volta era suo fratello: un giovane alto e forte, dai capelli corti, ondulati e biondi come il grano e gli occhi grigi e lucenti come le stelle della notte. Fanie socchiuse le labbra e sorrise, ma tutto svanì pochi secondi dopo. Il biondo scomparve e al suo posto apparve il nero, e quel grigio allegro che le ricordava le stelle si trasformò nel rosso che invece le faceva venire in mente la morte. Avvilita, sentì le mani del fratello poggiarsi sulle proprie per allontanarla. Il povero cuore della giovane smise di battere per qualche secondo, consapevole che alla fine quell’essere dai capelli neri non sarebbe mai tornato il fratello che tanto amava. Certo, Fanie lo adorava ma c’erano scelte che non aveva mai approvato: come dichiarare guerra a tutta la Terra di Mezzo. Lasciare mano libera a Saruman e i suoi orchi, e i mannari e gli Uruck-ai, che avevano saccheggiato, ucciso e distrutto villaggi interi sotto il suo ordine.
« Non tornerò indietro, Fanie. Questa è la mia scelta, e non la cambierò. So dove vuoi arrivare sorella, ma non porrò fine a questa guerra. »
« Questa che tu tenti di portare a termine è una pazzia che si è rivelata più distruttiva di quanto pensassi, Sauron! » La bionda elfa fece un passo avanti e strinse con forza il polso del fratello, che gemette di dolore a causa dei lividi che la sorella stava premendo fra le dita. « Poni fine a tutto, dichiara che ti sei arreso. Concludi questa guerra e vieni via con me; cominciamo una muova vita. »
« No. Non posso e non voglio concludere questa guerra così. »
« Perché? » La domanda di Fanie era un grido disperato, quello di un cuore che aveva sopportato troppo per troppo tempo. Quello di un cuore che necessitava di ricominciare una nuova vita assieme alla persona che più aveva amato in tutti quegli anni di vita: suo fratello Mairon, e non quello che era diventato.
« Perché quando Eleonora vedrà quello che ho conquistato resterà con me; quando mi vedrà forte capirà che stando al mio fianco sarà protetta da tutto e tutti. Ma non mi aspetto che tu capisca, sorella, visto che non hai mai amato nessuno. »
« Questo non è vero! » Gridò Fanie, sentendosi ferita e tradita dal suo stesso sangue. « Io ho amato, e amo ancora. Si chiamava Rìnon ed era, è ancora, il capitano delle guardie reali di Thranduil. » Raccontare quella storia le faceva male al petto, al cuore, ai sentimenti ma non le importava ormai di sentirsi così fragile e scoperta, tanto era tutto finito a puttane. « Lo amavo e lui amava me, e Thranduil lo sapeva ma ha deciso comunque che dovevo sposare Legolas. Rìnon mi ha lasciata appena l’ha saputo e poco dopo io sono partita alla ricerca del principe su richiesta del re. Ho visto il mio unico amore cadere a terra e infrangersi come se non fosse altro che vetro, ma sono andata avanti nonostante tutti e, ora,  tu vieni da me con il coraggio di dirmi che non ho mai amato nessuno? » La voce della giovane elfa era tagliente e furiosa, una vena gli pulsava sul collo lungo e pallido, mentre gli occhi rossi erano arrossati e sull’orlo del pianto. « Con che coraggio puoi dirmi una cosa simile? Con quale volto puoi dirmi una cosa simile? Nessuno che ami veramente qualcun altro tenterebbe di distruggere il mondo che ama! »
« Eleonora non ama questo mondo! »
« Lei non ama te come ama Legolas, questa è la verità! » Tutto calò nel silenzio più totale, e gli occhi di Sauron si ridussero a due fessure.
« Ripetilo e giuro che quando saremo sul campo di battaglia ti ucciderò con le mie stesse mani. » La minaccia uscì con un ringhio sibilato dai denti del re di Mordor. Fanie respirò affondo e si avvicinò coraggiosamente al fratello senza staccare il contatto visivo.
« Lei resterà al suo fianco. Morirà per lui e non per te, fratello: questa è la verità. » Scrocchiò le nocche e gli diede le spalle mentre il suo cuore correva a mille. « Ci vediamo sul campo di battaglia. » Ringhiò lei, ma in cuor suo era distrutta. Oltrepassò le porte della sala del trono e non si voltò nemmeno una volta, sebbene avrebbe voluto, per vedere se il fratello fosse rimasto li a guardarla.
 
 


°   °
 
 


« Legolas. » Avevo un nodo in gola quando entrai nella camera in cui lo stavano medicando, a causa mia. Avevo paura che non mi avrebbe più voluto parlare, o guardare in faccia dopo tutto quello che era successo. A testa bassa gli diedi le spalle e chiusi la porta di legno dopo che i due orchi che l’avevano curato uscirono, per poi prendere un bel respiro.
Tanto, prima o poi, dovrò guardarlo in faccia.  Mi dissi. Prendi coraggio e voltati.
Dopo aver strizzato le palpebre e essermi morsa il labbro quasi a sangue tornai a osservarlo. Lui era seduto sul letto, con le gambe divaricate e il mento poggiato sui pugni. Aveva un bell’occhio nero, e il torso nudo era riempito di fasce candide, macchiate qua e la di rosso. Risucchiai le guance all’interno della bocca e le morsi per punirmi del male che gli avevo fatto. I suoi capelli biondi erano gettati dietro le spalle e gli occhi azzurri mi osservavano curiosi. Un leggero lampo li attraversò poco prima che tendesse una mano verso di me. Esitai, restando a osservare le sue lunghe dita ferma in attesa delle mie, poi feci scivolare la mia mano fra esse e queste si incrociarono. Il calore del suo corpo caldo contro il mio congelato mi fece fremere, mentre lui mi tirava a se bloccandomi in mezzo alle sue gambe. Poggiò la mano libera sulla mia coscia e alzò il volto verso di me: sorrideva.
« E’ tutto ok. » Disse, facendo giocare le nostre dita unite fra loro. « Ne ho passate di peggiori, davvero. Questi sono piccoli tagli che guariranno presto, non sentirti in colpa. »
« Non mi sento in colpa. » Gli accarezzai i capelli, tirando una ciocca fuori dal mucchio e rigirandomela fra le dita. Era la prima volta che lo facevo, e dovevo ammettere che era una cosa dolce, non da me; dedussi che dovevo sentirmi davvero in colpa. Lo guardai per qualche secondo, prima che le nostre mani si dividessero e entrambe le sue fossero sulle mie cosce.
« Stai mentendo. » Mi tirò più vicina rinchiudendomi fra le sue gambe e io d’istinto poggiai le mani sulle sue spalle; sentii i muscoli guizzare a quel contatto.
« Non è vero, non sto mentendo. » Le sue mani salirono a solleticarmi i fianchi e io risi; allora il suo volto s’illuminò come mai da quando avevamo intrapreso l’inizio del viaggio. Sinceramente, non ricordavo nemmeno io l’ultima volta che avevo riso dopo tutto quello che era successo. In un attimo mi ritrovai sopra le lenzuola, sotto le mani veloci di Legolas che ancora non davano segno di volermi lasciare andare. Si sporse verso di me e mi lasciò un bacio sulle labbra: fremetti. Era così tanto che non gli davo un bacio, che non sentivo le sue labbra morbide sulle mie. Chiusi gli occhi e alzai la testa chiedendo un contatto maggiore, portando le mie mani fra i suoi capelli scompigliandoli. Lui non si fece attendere e portò il suo corpo su di me; le sue mani smisero di solleticarmi e passarono ad accarezzarmi lentamente, passando sotto la camicia che portavo per sfiorare la pelle nuda. Sinceramente in quel momento non calcolai neppure il fatto che fossimo a Mordor, nella roccaforte del nemico che avremmo dovuto combattere. Era da così tanto che non stavo vicina a Legolas, in quel modo, che pensavo non mi volesse più: ma i suoi baci dicevano il contrario. Forse, dopo tutto, quella era la dimostrazione che dopo tutto quello che avevamo passato – litigate, guerre, incongruenze, partenze, altre litigate – lui mi volesse come prima e io pure. Avevo pensato così tante volte di lasciarlo andare, di lasciare che trovasse qualcuna adatta a regnare al suo fianco ma non mi ero mai fermata a pensare come sarebbe stato per me vederlo effettivamente con qualcuna che non ero io. Forse, certamente ci sarei stata male; ma poi mi bastava toccare le sue labbra per capire che lui non avrebbe voluto nessun’altra e io non avrei mai potuto lasciarlo andare. Con un sospiro leggero lasciò libere le mie labbra e prese a baciare la linea della mia mandibola, scendendo con accurata lentezza sul collo dove si fermò per qualche secondo a succhiare un lembo di pelle. Quando ebbe finito sorrise sulla mia pelle e vi lasciò un bacio, per poi tornare alle mie labbra. Ma io volevo di più. Circondai il suo bacino con le gambe e lo feci voltare di scatto trovandomi sopra di lui. Il giovane sbarrò gli occhi e rise.
Ora ti faccio ridere io, pensai avvicinandomi al suo orecchio. Sapevo che era il suo punto più fragile e debole. Cominciai a baciarne il contro e morsi leggermente la punta; lui ansimò per un secondo, stringendo la presa sulla mia vita. Sorrisi soddisfatta quando il mio nome accompagnò un altro gemito, questa volta dovuto al fatto che avevo iniziato a muovere il bacino. Sorridendo l’elfo prese ad alzarmi la maglia e scoprire la mia pelle bianca, che accarezzava come se fosse fatta di porcellana; eppure ogni volta che mi sfiorava mi sembrava di andare a fuoco. In preda all’eccitazione del momento poggiai le mani sulla stoffa e la tirai via, ignorando completamente le fitte sotto le garze. Incontrai gli occhi del ragazzo e sorrisi, prendendo a sganciarmi pure i pantaloni.
« E’ ora di andare. » La porta si spalancò all’improvviso e Fanie entrò; non appena ci vide arrossì e si coprì gli occhi girandosi di schiena. Io sbiancai completamente, e Legolas si alzò a sedere con ancora me seduta sopra le sue gambe. Affondai il volto nell’incavo del suo collo per l’imbarazzo e con la mano presi a cercare la camicia che avevo gettato da qualche parte sul materasso: quando la trovai mi sembrò di toccare la terra promessa. « Scusate, scusate, scusate. Non volevo… non pensavo. Dio, scusatemi. » Dal tono di voce che usò non seppi dirmi se fossi più imbarazzata io o Fanie, oppure Legolas il cui amico la sotto si era risvegliato da qualche tempo.
 
 


°    °
 
 
« Voi andate, io devo fare una cosa. Arrivo subito. » Cercai gli occhi di Legolas e gli sorrisi leggermente. « Lo prometto. » Aggiunsi alla fine. I due giovani elfi si osservarono e poi si affrettarono a raggiungere il punto in cui i draghi ci aspettavano. Li guardai allontanarsi, mentre le chiome bionde volavano nel vento zolfato di Mordor. Gli diedi le spalle e corsi verso l’entrata della sala del torno, lanciando per un ultima volta un’occhiata ai due per accertarmi che fossero spariti oltre l’angolo. Presi un bel respiro e aprii il portone richiudendomelo alle spalle. I miei occhi si spalancarono nel vedere com’era ridotta quella sala, in cui Sauron era solito rinchiudersi di giorno; i muri erano venati e rovinati, nel pavimento c’erano grossi buchi e il trono in cima al rialzamento era ridotto a un mucchietto di pietre accalcate le une sulle altre. Ed era tutta colpa mia.
« Questo è tutto quello che resta del mio regno. » Sibilò ad un tratto una voce, che si disperse fra l’eco delle mura. M’immobilizzai e mossi solo la testa in cerca della figura del signore oscuro, ma di lui non c’era ombra. « Questo e tu. » Una cortina di fumo si addensò davanti a me e prima che potessi accorgermene Sauron era li davanti a me. Così vicino che riuscivo a specchiarmi nei suoi occhi di fuoco. « Sono così felice che tu sia rimasta qui, con me, e non sia andata via con quell’arpia di mia sorella. » Le sue mani si posarono sulle mie guance e in pochi secondi  le sue labbra furono sulle mie. Aprii gli occhi e poggiai le mani sul suo petto; le sue labbra premevano contro le mie con forza e quando le socchiuse morse il mio labbro con tanta forza da farlo sanguinare. Guaii e lo spinsi indietro, facendo a mia volta un passo indietro. Passai il dorso della mano sulla bocca e quando l’osservai la pelle era macchiata di rosso; lanciai un’occhiata perplessa al ragazzo che a sua volta mi osservava stupito del mio gesto. « Eleonora. » Disse a un tratto, come se in pochi secondi fosse riuscito a capire tutto quello che mi frullava per la testa.
« Non sono venuta per restare. » Annunciai a un tratto, trovando quel pizzico di coraggio in più che mi serviva per raccontargli la verità. La sua mandibola si tese e vidi le sue spalle irrigidirsi, per un momento ebbi paura. « Sono venuta per dirti addio, e questa volta non scherzo. » Trassi un profondo respiro.
« Hai scelto lui, dunque. »
« Ho scelto lui, si e ho scelto di combattere per le persone e le terre che amo. » Abbassai lo sguardo sulle mie mani e osservai le mie dita. « Sai, sei ancora in tempo per porre fine alla guerra se vuoi. Potresti… »
« Io non porrò fine a questa guerra! » Gridò, e con un passo mi raggiunse. « Non porrò fine a questa guerra ne ora ne mai. Io vincerò questa guerra, e quando dominerò su tutta la Terra di Mezzo », strinse la mani attorno alla mia gola all’improvviso e io mi ritrovai a circondare le sue dita con le mie per tentare di liberarmi; lui mi tenne stretta. « Rinchiuderò te e quel tuo piccolo elfo nelle più desolate e introvabili celle e vi torturerò per sempre: tanto siete immortali e l’immortalità è un lungo periodo. Lascerò che i miei orchi si nutrano di voi e se vorranno li lascerò stuprarti, così magari capirai di aver sbagliato fazione. » Mi lasciò andare e io caddi a terra. Portai le mani alla gola e l’osservai allontanarsi; il suo mantello nero ondeggiava alle sue spalle come un’oscura presenza.
« Ma tu non vincerai questa guerra. » Alzai il mento e mi avvicinai alla porta d’uscita. Lui bloccò la sua camminata per voltare il viso nella mia direzione. Non sapevo bene quello da dire, ma sebbene lui mi avesse ferita concretamente e sentimentalmente potevo tentare un’ultima volta a farlo ragionare. « Non potrai nulla contro gli uomini, e il discendente di Isildur. E non potrai niente contro i draghi. Perciò, Sauron, te lo ripeto per l’ultima volta: ferma la guerra e riporta la pace, sei ancora in tempo. »
« Io non fermerò questa guerra! » Urlò, voltandosi verso di me. « Io la vincerò e voi cadrete sotto il mio impero! Tu cadrai e rimpiangerai la tua scelta! » Dalla sua figura si erse una colonna di fumo nero che ben presto si colorò di rosso e prese fuoco. La osservai per qualche istante prima che cominciasse a correre verso di me, come una mandria cavalli imbizzarriti. Le guardai bruciare il loro stesso corpo e cadere sopra di me, senza riuscire a bruciarmi. Infatti, poco prima che crollassero inesorabilmente avevo alzato entrambe le braccia verso l’alto e altre fiamme, le mie, erano riuscite a creare una barriera attorno a me. Quando tutto cessò e le fiamme sparirono lanciai un’occhiata a Sauron.
« Stai per perdere la guerra: perché t ostini a non capirlo? » Mormorai.
« Non è vero, e comunque non è questa la cosa più importante che ho perso ora. »
« Ah, si? E sentiamo, cos’hai perso ora? »
« Ho perso molto di più di una guerra che vincerò: ho perso te. » Strinse i pugni lungo i fianchi e scrocchiò le nocche. Mi morsi il labbro e poggiai una mano sul portone, pronta ad uscire. Lui seguì i miei movimenti e sbatté le palpebre.« Questo non ti invoglierà a restare, vero? »
« Non sono una che si attacca alle sdolcinatezze. » Ammisi fredda, avendo capito a che gioco voleva giocare; pensava realmente che con qualche frase dolce io sarei rimasta? Cerco che non arei restata. « E ora scusami, devo andare. » Uscii dalla stanza appena in tempo: poco dopo una vampata di fiamme scaturì da sotto lo spazio libero della porta. E così stavamo giungendo al termine di tutto: la vera guerra incombeva e io avevo scelto da che parte stare. Speravo con tutta me stessa, però, che Sauron ci ripensasse e non bisognasse arrivare ai ferri; ma in cuor mio sapevo che questo non sarebbe mai successo. Perciò non mi restava che prepararmi a combattere contro l’uomo che avevo amato, a  fianco dell’uomo che amavo.




Peipe, buona befana dalla befana stessa :)
Come sono sentimentale oggi, non trovate anche voi? Anyway, che ne dite di questo capitolo? Spero vi sia piaciuto: mi dispiace Giulia ma come hai potuto vedere la scena del "oltre il bacio" non è stata con Sauron; e no, ragazze, niente gemellini di due padri diversi ( rispondo alle ragazze del gruppo di facebook e whatsupp. ). Peccato però, erano idee carine. Magari una prossima volta.
Ora vi lascio, perché è l'una e io sono K.O.
Notte <3
  
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