Era la prima volta dopo almeno sei anni che il rintocco assordante della pendola rompeva con il suo rimbombo il silenzio della sala da pranzo; forse perché quella bella famiglia, sino ad allora, era sempre stata tanto felice che aveva animato ogni pasto con le risa e le chiacchierate serene. Ma quel giorno nessuno osava ridere, né parlare, né, quasi , respirare. Quando il suono cessò, nel silenzio generale, si stagliarono unicamente i rumori delle posate graffianti i piatti in porcellana pregiatissima…… "mamma mia sorellina…è tutto un altro mondo qui eh? Il piatto in cui sto mangiando scommetto che vale quanto l’intero arredamento di casa nostra…" Quando si accorse che anche quel piatto lucidissimo che stava fissando era diventato veicolo per amplificare i ricordi dolorosi, la donna, o meglio, la ragazza diventata troppo in fretta donna, chiuse gli occhi. Ogni minima cosa quella sera era anomala: l’espressione freddamente fissa di Ginevra, il capo basso di suo marito che non riusciva a sostenere il suo sguardo, il silenzio dei piccoli, che mangiavano goffamente con gli occhietti lucidi e rispettosi, anche se non troppo coscienti della situazione. Scosse lentamente il capo e scrollò le spalle, quasi volesse privarle di quel macigno, che , sembrava invece cucito violentemente alla sua pelle; chiuse gli occhi sospirando. Una nuova e totalmente diversa versione di sé stessa sembrava averla posseduta da un ora a quella parte, credeva che quelle emozioni, quel dolore, quell’odio, non li avrebbe dovuti mai più provare. Non era una persona triste, non lo era mai stata, aveva sempre un sorriso per tutti, sempre un motivo per poter andare avanti anche nei momenti peggiori, mai una manifestazione di dolenza attraversava i suoi occhi, anche quando questi erano stati testimoni diretti della più grande paura dell’uomo : la morte. Da quando era un medimago l’aveva avuta davanti tante di quelle volte da poter dire di averla conosciuta bene quella dannata vecchia che con il suo velo argenteo in pochi secondi si portava via con sè uomini, donne, bambini, senza avere pietà per nessuno, per niente. Nonostante questo,però, Ginevra ,rimaneva lì, con quel bel sorriso sulle labbra, mentre dentro, un trapano potentissimo, cercava di scalfire il muro che si era faticosamente costruita attorno al cuore, muro che lasciava entrare solo gioia, al dolore aveva già lasciato abbastanza. Per migliaia di volte aveva dovuto dire a parenti disperati che il loro congiunto aveva lasciato questo mondo, e , ogni volta era riuscita a farlo con la sua solita fermezza ed era riuscita, anche, dopo pochi minuti ad andarsene a casa con un sorriso che le illuminava il volto come fosse stata ad ammirare unicorni per tutta la giornata. Le gelava il sangue nelle vene, invece,l’idea di dover parlare con Hermione; era stato terribilmente doloroso ricevere quella notizia, un fulmine a ciel sereno nella sua vita perfetta, e come se ciò non fosse bastato, ecco quella richiesta : "puoi parlare tu con Hermione quando torna?", Neville l’aveva guardata con occhi supplici, a cui lei, nonostante l’annullamento del suo essere, non aveva saputo rispondere di no. Herm era la sua migliore amica, da anni e anni, prima Hogwarts, poi la scuola per guaritori del San Mungo e poi insieme in corsia. … " sei felice Herm?" " lo sono…" " ti si legge dagli occhi…" " lo sai che avevo bisogno che me lo chiedessi… ho paura…" " è normale", Gin agitava la bacchetta facendo apparire dei piccoli boccioli di rosa bianca in mezzo ai folti capelli bruni della sua migliore amica, che , con gli occhioni nocciola lucidi lucidi confessava all’amica le sue paure, paura di essere troppo felice, paura perché la felicità non dura per sempre… << mamma…>> il piccolo Jason tentò di attirare l’attenzione di sua madre, gli sembrava troppo diversa, troppo strana…Ginevra parve non sentire…Draco lo guardò negli occhi grigio azzurri che erano una piccola e più lucida copia dei suoi , scosse la testa proponendo al figlioletto un dolce sorriso paterno che da tempo aveva preso il posto del ghigno semi crudele. Ancora una volta, dopo la vocina flebile del bimbo, nella stanza calò il silenzio. Seriamente preoccupato, Draco si voltò verso sua moglie accarezzandole la guancia rosea e liscia; il calore di quella mano si irradiò sul suo viso, che si piegò leggermente nella direzione dell’uomo che tanto amava; in quel momento Ginevra capì che , come tanti anni prima , si era ritrovata con i pezzi della sua anima distrutta, e che , ancora , come anni prima, ci sarebbe stato lui ad aiutarla a ricostruire.

è il prologo di una ff a cui sto lavorando con dedizione :) mi piace molto come sta vendendo la storia , é vero, come prologo è 1 po' buio e magari anke i prossimi capitoli saranno ambientati in un contesto poco allegro...ma è tutto ai fini della storia...

ditemi se vi è piaciuta come introduzione! consigli sono ben accetti sono le mie primissime pubblicazioni... grazie in anticipo... baci...

P.S. il primo capitolo sarà pubblicato a brevissimo magari stasera, giusto il tempo di risistemarlo...

Blackrose91