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Autore: Ellaa    06/01/2014    6 recensioni
"Con te, è sempre il posto sbagliato al momento sbagliato" disse Jo, con un sorriso appena accennato sulle labbra.
Dean alzò lo sguardo, guardandola per una manciata di secondi. "Non è colpa mia. Smettila di incolparmi per ogni cosa" si lamentò.
"Invece, ti sbagli. È colpa tua, è sempre stata colpa tua. La tua tempistica ha sempre fatto schifo, non provare a negarlo. Tu sai benissimo che ho ragione, ma sei troppo orgoglioso per poterlo ammettere. Perciò, pensaci bene. Perché se deciderai di uscire da quella porta, di fare quello che ti hanno chiesto senza di me, io non ti rivedrò più, Dean. Sappiamo entrambi che non torneremo indietro".

Ancora una volta, tutto sembra essere contro di loro. Ancora una volta, Jo e Dean, si trovano ad affrontare un nemico troppo grande. Il destino.
E quando è il destino a sbarrarti la strada, non puoi fare altro che piegarti al suo volere.
NB: Seguito di 'Someone like me', che potete trovare sul mio profilo. Non è indispensabile averlo letto, per la lettura di questa storia.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Jo
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione, Settima stagione
Capitoli:
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15.
 
Jo scese dall’auto, facendo sbattere con forza la portiera.
Aveva passato l’intero tragitto a discute con Dean. Non come la sera prima, niente ultimatum da soap-opera o discorsi su quanto fossero egoisti gli uni con gli altri, ma i loro soliti battibecchi. Quelli che infondo le erano mancati talmente tanto da  doversi sforzare di non sorridere.
Perché infondo, per quanto potessero essere furiosi, entrambi non riuscivano a non sorridere quando erano insieme. Il loro problema era quello di essere troppo simili. Erano entrambi testardi, orgogliosi e non erano di certo quel tipo di persone che amavano esprimere le loro emozioni. Si nascondevano dietro la loro corazza, fatta di sorrisi forzati e l’immancabile sarcasmo che era un po’ il loro marchio di fabbrica.
<< Il tuo ego è come la tua stupidità, Dean >> gli disse, facendo un passo verso l’abitazione che avevano di fronte. << Cresce a dismisura >>.
Il ragazzo le fu subito accanto, con il suo solito sorriso. << Io direi che è più come la mia bellezza >> commentò, stuzzicandola ancora.
Jo alzò gli occhi al cielo, ma non disse niente. Tornò seria, lasciando che la cacciatrice che era in lei prendesse nuovamente il sopravvento.
Erano riusciti a trovare l’indirizzo di quel ragazzo, Matt Miller, ed erano arrivati sul posto il più velocemente possibile. Sam invece, era ancora alle prese con le ricerche sulla loro amica morta, Margaret.
Quella collaborazione stava funzionando piuttosto bene, nonostante la tensione fosse ancora palpabile. Dopotutto, per quanto cercassero di alleggerire e sdrammatizzare sull’accaduto, non potevano fingere che la conclusione alla quale erano giunti non li turbasse. Entrambi comprendevano le posizioni dell’altro, ma non riuscivano a farle combaciare con le proprie.
Tuttavia, anche se lo avrebbe negato fino alla morte, Jo non era per niente felice della scelta di separarsi dai Winchester. Dopotutto, quei due ragazzi, erano diventati la sua nuova famiglia. Certo, era stata lei la prima a prendere le sue cose e ad andarsene, ma non aveva mai pensato a qualcosa di definitivo. Se invece, concluso quel caso, ognuno avesse imboccato la propria strada, difficilmente sarebbero riusciti a tornare indietro. Quello lei lo sapeva benissimo. Così come sapeva che non poteva lasciare che per Dean diventasse un’ossessione tenerla al sicuro. Non faceva bene a lei, così come non faceva bene a lui.
<< Pronta? >> le chiese il ragazzo, prima di bussare alla porta.
Lei annuì, facendogli cenno di procedere.
Non aveva alcun senso pensare a tutte quelle cose in quel momento, non quando avevano un lavoro da fare. Dovevano entrambi restare concentrati, se non volevo rischiare di far uccidere quel povero ragazzo.
Qualche secondo dopo aver bussato, una donna sulla cinquantina aprì la porta.
<< Posso aiutarvi? >> chiese, lanciando ai due un’occhiata perplessa.
Jo sorrise. << Sono l’agente Chase e lui è il mio collega >> disse, tirando fuori il distintivo e facendo un piccolo cenno verso Dean. << Vorremmo parlare con suo figlio Matt. È in casa? >>.
Sentì il cacciatore accanto a lei sbuffare appena, infastidito dalla poca importanza che gli aveva dato.
Si sforzò di non ridacchiare, visto che lo aveva fatto di proposito.
<< Perché cercate Matt? >> chiese allarmata la donna. << È nei guai? >>.
<< No, ma potrebbe esserlo se non ci fa parlare immediatamente con lui >> rispose prontamente Dean, deciso a guadagnarsi anche lui una parte in quella messa in scena.
Il poco tatto era un marchio di fabbrica del ragazzo, ma sembrò essere sufficiente a convincere la donna a farsi da parte e lasciarli entrare.
<< Vado a chiamarlo >> disse, prima di salire le scale e sparire al piano di sopra.
<< Agente Chase? >> chiese Dean, inarcando un sopracciglio, come se vedesse dell’ironia nella scelta del suo cognome.
Lei scrollò le spalle. << Almeno io ho un cognome >> lo beffeggiò, facendogli notare che non gli aveva dato modo di presentarsi.
Il ragazzo sbuffò per l’ennesima volta, ma senza avere la possibilità di rispondere, poiché l’arrivo della signora Miller e suo figlio interruppe quel piccolo battibecco.
Lo sguardo di entrambi si posizionò immediatamente sul ragazzo che non sembrava avere una bella cera. Era pallido, con occhiaie profonde e l’aria di chi era pronto ad un esaurimento nervoso.
<< Matt, se non ti dispiace dovremmo farti alcune domande >> disse Jo, ammorbidendo un poco il tono della voce.
Per qualche strana ragione, quel ragazzo le fece tenerezza. Come se fosse più che sicura che il suo tormento fosse già iniziato da un bel pezzo.
Il ragazzo annuì, accomodandosi sul divano.
Lei e Dean fecero lo stesso.
<< Ti senti bene? >> chiese Jo, prima di iniziare a riempirlo di domande sulla sua amica defunta. << Non sembri in gran forma >>.
Era più che sicura che non le avrebbe immediatamente svelato tutto quello che desiderava sapere, ma un tentativo andava pur fatto. Per quanto assurdo potesse sembrare, aveva l’aria di una persona che moriva dalla voglia di condividere quel peso con qualcuno.
<< Sono solo un po’ stanco >> rispose, vago, mentre distoglieva lo sguardo da quello di lei.
Jo annuì, pensierosa. << Non riesci a dormire? >> chiese, cercando di mostrare un reale interesse per la sua salute.
Scosse la testa, fissandosi nervosamente le mani. << No >> ammise, visibilmente scosso.
Fece per dire qualcos’altro, ma Dean  le tirò una gomitata. << Siamo qui per lavorare, non per giocare al dottore >> borbottò, sottovoce.
La ragazza alzò gli occhi al cielo. << Puoi lasciarmi fare il mio lavoro e chiudere il becco? >> gli sussurrò di rimando, infastidita da quell’interruzione.
<< Fare gli occhi dolci è diventato il tuo lavoro, adesso? >> continuò, con un finto sorriso che mascherava il suo completo disappunto.
<< Dean! >> lo richiamò lei, a voce alta, attirando così l’attenzione del ragazzo e della signora sparita nella stanza affianco.
Si schiarì la voce, cercando di ricomporsi. << Scusate >> disse, senza perdersi in inutili giustificazioni e tornando a posare lo sguardo su Matt. << Hai detto che non riesci a dormire, come mai? >>.
Aprì la bocca, ma la richiuse qualche secondo più tardi, senza dire niente. << Perché all’FBI interessano i miei problemi di sonno? >>.
Dean sbuffò. << Fidati, all’FBI non interessano affatto >> commentò, sarcastico. << Interessano solo a lei >>.
La ragazza gli tirò una gomitata. << Scusalo, è nuovo >> rispose, lanciandogli un’occhiataccia. << Quando interroghiamo una persona è importante per noi sapere quali siano le sue condizioni. Sia fisiche che mentali. Ci serve per capire quanto tu sia attendibile, Matt >>.
<< Oh >> esordì, sorpreso. << Non lo sapevo >>.
Jo accennò un sorriso. << Non importa, a quanto pare, non sei l’unico >> lo rassicurò, senza riuscire a nascondere il dissenso per quella piccola interruzione.
Dean era impossibile. Aveva quasi dimenticato quanto potesse risultare infantile in certe situazioni.
<< Perché non parliamo un po’ della tua amica Margaret? >> chiese il cacciatore, rubandole la scena.
Si sarebbe opposta, lo avrebbe rimproverato e avrebbe continuato con la sua tattica, se non fosse stata per l’espressione del ragazzo. Il viso di Matt infatti si rabbuiò improvvisamente, come se quella domanda lo avesse fatto andare completamente nel panico.
Dean aveva sicuramente fatto la domanda giusta. Quel ragazzo nascondeva qualcosa, quello era palese. Il problema era riuscire a farsi raccontare tutto nel minor tempo possibile. Ogni secondo sarebbe stato prezioso. E non solo per salvare la sua vita, ma anche la loro.
<< Margaret è morta >> rispose, dopo qualche minuto, visibilmente a disagio. << Si è tolta la vita >>.
<< Perché? >> chiese il cacciatore, senza dargli tempo di riprendere fiato.
Jo non disse niente, lasciandolo fare.
Non approvava il suo modo fin troppo diretto, ma sapeva che era un cacciatore in gamba. Era più che sicura che sapesse cosa stesse facendo, anche se molto probabilmente se lo sarebbe tenuto per sé. Non voleva dare la possibilità al suo ego di crescere ancora di più.
<< Io n-non lo so >> balbettò, spostando lo sguardo sul pavimento.
<< Credi davvero che saremmo venuti fin qui se non fossimo stati sicuri che ci fosse dell’altro, Matt? >> continuò Dean, con grande teatralità. << Che ne dici di dirci tutta la storia? Quella vera, questa volta >>.
La ragazza cercò di nascondere un sorriso, palesemente colpita dal suo modo di fare.
Matt invece, sembrò decisamente meno entusiasta. Anzi, nascose il viso tra le mani, disperato.
<< Eravamo solo dei ragazzi! >> sbottò, mentre alcune lacrime gli rigavano il viso. << Noi non volevamo... >>.
Dean e Jo si scambiarono un’occhiata d’intesa, felici di essere riusciti a farlo crollare. Non ci avevano nemmeno impiegato troppo tempo.
<< Che cosa? >> chiese lei, con la stessa gentilezza che aveva usato poco prima.
Matt alzò lo sguardo, gli occhi ricoperti di lacrime. << Doveva essere solo uno scherzo! Non..io non lo sapevo. Non sapevo che Margaret fosse innamorata di me. Non me lo aveva mai detto! >> scosse ripetutamente la testa, come a voler allontanare quei ricordi. << Dylan le aveva mandato dei messaggi, spacciandosi per me. Le aveva fatto credere che provassi qualcosa per lei e poi le aveva dato appuntamento alla piccola casa di campagna che usavamo durante le vacanze. Quando Margaret è arrivata li e ha scoperto che era stato solo uno scherzo è scappata via in lacrime. E il giorno dopo un poliziotto ha bussato alle nostre porte per dirci che si era tolta la vita! >>.
Nella stanza calò il silenzio, gli unici rumori udibili erano i continui singhiozzi di Matt che di tanto in tanto lo facevano sussultare.
<< Per questo non riesci a dormire >> osservò, spezzando per prima quel silenzio carico di tensione. << Margaret è tornata per vendicarsi >>.
Il ragazzo sgranò gli occhi, come se quelle parole fossero uscite dalla bocca di una pazza. E, in parte, non poteva nemmeno dargli torto.
<< Dobbiamo chiamare Sam e avvisarlo >> continuò, ignorando la reazione del ragazzo. << Deve trovare il corpo e bruciarlo >>.
Dean annuì pensieroso, passandosi una mano tra i capelli. << E dovremmo anche prepararci, sono sicuro che la sua amica gli farà una bella visita questa notte >>.
Stavano ragionando a voce alta, ignorando completamente il posto e le persone che avevano intorno. Erano passati alla fase dove si preparavano ad agire. A quella che molto probabilmente avrebbe messo una volta per tutte la parola fine a quella storia.
<< Ma di che diavolo state parlando? >> urlò Matt, alzandosi velocemente dal divano. << Voi siete pazzi! Non siete dell’FBI, siete dei malati! >>.
Dean alzò gli occhi al cielo, scocciato. << Siediti, ragazzino >> lo rimproverò. << O giuro che lascerò che quel fantasma ti uccida come ha fatto con i tuoi amici >>.
L’espressione del ragazzo mutò una seconda volta, come se Dean gli avesse appena dato un pugno in pieno stomaco. << I miei amici sono morti? >> chiese, incredulo.
Jo annuì, dispiaciuta per il modo in cui aveva ricevuto quella notizia. << Secondo la polizia si sono suicidati. Morti entrambi nelle loro vasche da bagno, come Margaret >>.
Nonostante quella notizia avrebbe dovuto far cadere le sue difese, Matt si stava rivelando piuttosto difficile da convincere.
<< I fantasmi non esistono! >> sbottò, allargando le braccia. << Margaret è morta, non può aver ucciso nessuno! >>.
Dean, accanto a lei, alzò gli occhi al cielo. << Adesso gli tiro un pungo >> borbottò, sottovoce.
Lei invece cercò di mantenere la calma. Era comprensibile che non tutti credessero ai fantasmi o ai mostri sotto al letto. Anzi, era giusto che fosse in quel modo.
<< Matt, allora come spieghi quello che ti sta succedendo? >> gli chiese, cercando di usare la razionalità a suo favore. << Lo hai ammesso anche tu. So che può sembrare assurdo, ma devi crederci. Noi siamo qui per aiutarti, lasciaci fare il nostro lavoro >>.
Sapeva che Dean non approvava i suoi metodi gentili, ma non se ne preoccupò. Era quello il modo in cui era abituata a lavorare. Prima di prendere a pugni qualcuno, cercava di usare quel minimo di pazienza che le avevano dato.
Entrambi si voltarono appena, quando sentirono la signora Miller entrare nel soggiorno. Aveva l’aria turbata, ma guardava in direzione del figlio con un leggero sorriso sulle labbra.
<< Lascia che questi due ragazzi ti diano una mano, Matty >> gli disse, dolcemente. << Fallo per me >>.
Sul viso del ragazzo, e anche sul loro, si dipinse un’espressione sorpresa.
<< Tu gli credi? >> chiese, quasi incredulo.
La donna annuì. << Si, gli credo >>.
Accanto a lei Jo sentì Dean sbuffare, sorpreso. << Ci crede >>.
Lei alzò gli occhi al cielo, senza dire nulla. C’erano delle volte in cui le sembrava di avere a che fare con un vero e proprio bambino.
Anche Matt si lasciò ad andare ad un sospiro, ma carico di rassegnazione. << E va bene, vi credo >> si arrese, lasciandosi cadere nuovamente sulla poltrona. << Che devo fare? >>.
Dean sorrise. << Chiudere la bocca e lasciarci lavorare >>.
Jo gli lanciò un’occhiataccia. << Anche tu faresti meglio a chiudere la bocca >> lo rimproverò. << Chiama Sam e aggiornalo. Io penso al resto >>.
Il cacciatore si alzò dal divano, infastidito. << Smettila di dirmi cosa devo fare >> brontolò, mentre si allontanava per eseguire gli ordini che Jo gli aveva rifilato.
<< E tu smettila di fare l’idiota >> aggiunse lei, tornando a concentrarsi sul ragazzo che aveva davanti.
Sarebbe davvero stata una lunga giornata, di quello che ne era più che sicura.
 
 
 
 
Dean aveva appena chiuso la conversazione con suo fratello. Si era assicurato che stesse bene e poi gli aveva praticamente servito tutte le informazioni su un piatto d’argento, compreso il luogo in cui era stata sepolta Margaret. Per sua sfortuna i suoi genitori avevano scelto un cimitero non nelle vicinanze, perciò ci sarebbero volute delle ore prima di raggiungere la destinazione.
Quello voleva dire che dovevano cercare di tenere in vita quel piagnone di Matt, nella speranza che la situazione non gli sfuggisse completamente di mano.
Mentre lui si era apprestato ad informare suo fratello, Jo era passata alla parte pratica. Stava ricoprendo porte e finestre di sale e aveva sistemato diversi oggetti in ferro in ogni angolo della casa.
Doveva ammettere che la biondina sapeva il fatto suo, ma ovviamente non le avrebbe mai fatto i complimenti. Sapeva che era l’ultima cosa di cui aveva bisogno. Quella ragazza aveva il difetto di lasciarsi prendere troppo la mano. Era spericolata, talmente tanto da rischiare di sottovalutare il pericolo. E quello non andava bene.
Lasciò il soggiorno ed entrò nella cucina, deciso a trovarsi anche un lui qualcosa di utile da fare. Tuttavia, i suoi piani furono mandati a monte dalla signora Miller e dalla sua eccessiva gentilezza.
La tavola da pranzo brulicava di cibo, tanto che dovette strofinarsi gli occhi per assicurarsi che quella non fosse solo una sua stupida fantasia.
<< Ho pensato che voi ragazzi poteste avere fare >> si giustificò, accorgendosi dello sguardo esterrefatto del ragazzo. << Ho preparato anche una crostata alle mele. La mia specialità >>.
Inutile dire che il suo cervello aveva completamente smesso di funzionare alla parola crostata. E il brontolio del suo stomaco strappò un sorriso alla signora.
Era terribilmente affamato.
<< Lei è fantastica >> le disse, prima di lanciarsi verso la crostata e prenderne una grossa fetta.
Dopo di che, mentre si ingozzava, spostò lo sguardo verso il soggiorno alla ricerca di Jo.
<< È andata di sopra con Matty >> disse la signora Miller, intuendo chi stesse cercando.
Dean sbuffò appena, cercando di mascherare il suo disappunto. Non gli piaceva l’idea di lei al piano di sopra con quel tipo. Aveva visto come la guardava e Jo con quella sua ritrovata gentilezza di certo non lo scoraggiava.
Quello era dannatamente ingiusto. Con lui non era mai gentile. Anzi, non faceva altro che trattarlo male.
<< Da quanto tempo state insieme? >> chiese la donna, con un sorriso.
Dean per poco non si strozzò. Si dovette dare due forti colpi sul petto per riuscire ad ingoiare quell’ennesimo boccone.
<< No >> rispose, frettolosamente, nel tentativo di chiarire immediatamente quell’insinuazione infondata. << Figuriamoci..è solo una collega >>.
In realtà, Jo era più di una collega e lui lo sapeva bene. Era della famiglia, era una di loro. Si era guadagnata quel titolo dalla prima volta che l’aveva incontrata alla Roadhouse. Per quanto cercasse di negarlo a se stesso, quella ragazza ormai faceva parte della sua vita.
La donna annuì, con un lieve sorriso in volto. Non disse niente, ma non ce ne fu bisogno. Poteva benissimo leggerle in faccia quanto poco sembrava credergli, ma decise che non gli importava.
Si alzò dalla sedia sulla quale si era seduto, andando verso una piccola vetrina nel soggiorno. Odiava non avere nulla da fare, perciò decise di curiosare un po’ in giro, in modo di evitare di salire al piano di sopra e controllare cosa stesse combinando Jo.
I suoi occhi si posarono sulle miriadi di foto che facevano da ornamento. Ne prese una tra le mani, osservandola distrattamente.
<< Larry, mio marito >> spiegò la donna, spuntando alle sue spalle. << Ci ha lasciati parecchio tempo fa >>.
Dean si morse un labbro, rimettendo immediatamente la foto al suo posto, come se si fosse sentito colpevole di aver violato un territorio troppo intimo.
<< Mi dispiace >> disse, infilandosi le mani in tasca, come a volersi imporre di non ficcare più il naso in questioni che non lo riguardavano.
La signora però si limitò a sorridere, senza staccare gli occhi dalla foto del marito. << Ne abbiamo dovute passare tante, prima di poter stare insieme >> sussurrò, come se la sua mente fosse andata a ripescare un ricordo lontano. << Stavamo per rinunciare, ma quando ami qualcuno non puoi lasciartelo scappare per sempre >>.
Quelle parole lo misero completamente a disagio. Dean non era assolutamente il tipo di persona che riusciva ad ascoltare discorsi simili senza volersi scavare una buca e infilarci dentro la testa. Non era mai stato un tipo sentimentale e odiava qualunque cosa si avvicinasse a quel genere di cose. Ma più di ogni altra cosa odiava quando quei discorsi lo colpivano. Come se indirettamente si sentisse tirato in causa. Il che non era nemmeno giusto. Lui non aveva mai provato niente del genere. Non era quel tipo di persona che poteva fermarsi e permettersi di provare qualcosa per qualcuno. Non con la sua vita, non con il suo modo di essere.
<< Tutta quella fatica e poi un incidente d’auto me l’ha portato via >> la donna scosse la testa, come a voler sottolineare quanto la vita sapesse essere crudele. << Dopo la sua morte, ho continuato a vederlo e a parlargli per anni. Non so se fosse davvero lui, ma in quel momento avevo bisogno di credere che lo fosse >>.
Dean abbozzò un mezzo sorriso. << Per questo ci ha creduto quando abbiamo parlato di fantasmi >> concluse, sorpreso di aver prestato tanta attenzione.
Un sorriso malinconico si dipinse sul volto della donna. << Non si inventano storie di fantasmi per spaventare i bambini. Credo che le persone lo facciano perché in fondo anche loro hanno bisogno di credere che nessuno se ne vada per sempre >>.
Il ragazzo rimase in silenzio, ad osservare un punto indefinito davanti a sé. Un cacciatore era sicuramente l’ultima persona alla quale fare un discorso del genere. Non si era mai posto domande simili, interrogativi di quel genere. Anche a lui quelle storie erano state raccontante da quando era bambino. Anche lui era cresciuto ascoltando racconti di mostri e fantasmi, ma affinchè potesse ucciderli.
<< Non fartela scappare, ragazzo >> continuò la donna, con un sorriso materno in volto. << La guardi esattamente come Larry guardava me >>.
 
 
 
<< Direi che abbiamo finito >> esordì soddisfatta Jo, dopo aver cosparso del sale davanti all’ultima finestra della stanza di Matt.
Sapeva che quello non sarebbe stato sufficiente ad impedire allo spirito di entrare e provare a prendersi la vita del ragazzo, ma sperava almeno che potesse permettere loro di guadagnare il tempo necessario affinché Sam arrivasse a destinazione e bruciasse le ossa della ragazza.
Matt si mise a sedere sul letto, lanciando un’occhiata perplessa nella sua direzione. << Abbiamo la stessa età >> esordì, scuotendo la testa, come se ci fosse qualcosa di divertente. << Solo che io passo le giornate a guardare la tv, tu invece te ne vai in giro ad uccidere mostri >>.
Jo si voltò verso di lui, inarcando un sopracciglio e scrollando leggermente le spalle.
<< Questo dovrebbe farmi riflettere su quanto sia inutile >> scherzò, con un sorriso di circostanza sul volto.
<< Oppure, dovrebbe farti capire che sono completamente schizzata e che tra i due tu sei quello normale >> rispose lei, riponendo il sale che aveva finito di usare nella sua borsa.
Sapeva che era quella la sua strada, eppure c’erano giorni in cui si chiedeva se non fosse davvero nata con qualche rotella fuori posto. Nessuno sano di mente si sarebbe accontentato di condurre una vita come quella, rischiando continuamente la vita per degli sconosciuti.
Ma a lei piaceva. Quel lavoro serviva a farla sentire viva, la faceva sentire speciale. E se l’essere schizzata era il prezzo da pagare, allora lo avrebbe pagato volentieri.
<< Perché lo fai? >> chiese nuovamente Matt, senza staccarle gli occhi di dosso.
Lei sbuffò appena. Generalmente, avrebbe odiato quel tipo di domande. Lo avrebbe messo a tacere e se ne sarebbe tornata di sotto mettendo fine a quella conversazione ancora prima che potesse iniziare, ma quel ragazzo non era uno dei soliti cafoni che si era sempre ritrovata a dover rimettere in riga. Tuttavia, anche vista la sua leggera simpatia, non si sarebbe comunque lasciata andare a conversazioni a cuore aperto.
<< Diciamo che è una cosa di famiglia >> rispose semplicemente, senza perdersi nei dettagli di quella che era la sua vita. Difficilmente avrebbe capito, le persone non lo facevano mai. Non con lei, per lo meno.
Aveva passato anni e anni a sentirsi ripetere che era solo una ragazzina capricciosa, che vedeva in quel mondo pieno di mostri qualcosa che non esisteva. Ma nessuno si era mai sforzato di capirla, nessuno era mai riuscito a comprendere che il bisogno di cacciare andava al di la di quello che voleva. Era una necessità. La necessità di sentire suo padre ancora vicino a lei.
Erano stati mesi duri quelli che aveva passato. Non avere più il suo coltello, quell’ultimo ricordo al quale si era sempre aggrappata, l’aveva scossa più di quanto volesse ammettere a se stessa. Era stato come perdere tutto una seconda volta. Per quello, in quel momento, più che mai aveva bisogno di cacciare. Perché semplicemente non era ancora pronta a lasciarlo andare.
<< Anche il ragazzo che è con te è della famiglia? >> chiese Matt, dopo qualche secondo di silenzio, allontanandola da quei pensieri tristi.
Jo scrollò semplicemente le spalle, cercando di trovare una risposta a quella domanda.
In un certo senso era vero, Dean faceva parte di quello che restava della sua famiglia ormai sgretolata. Eppure, al tempo stesso, sentiva che non era quella la definizione esatta che gli avrebbe dato. Il loro era sempre stato un rapporto piuttosto complicato, fatto di incomprensione e parole non dette. Era abituata alle discussioni, a scontrarsi con lui per ogni minima cosa, ma la situazione ormai era completamente cambiata.
<< Non proprio >> si decise infine a rispondere, spostando lo sguardo fuori dalla finestra. << Mi sta solo aiutando con questo caso. Nient’altro >>.
Mentì nella speranza di riuscire a mentire anche a se stessa. Perché se negava l’evidenza, forse sarebbe riuscita ad accettare più facilmente la situazione. Finita la caccia, Dean sarebbe tornato ad essere un semplice conoscente. Nulla di più.
<< È così idiota? >> domandò Matt, inarcando un sopracciglio con un lieve sorriso agli angoli della bocca.
Jo lo guardò, corrugando la fronte. << Come? >>.
<< Per lasciarsi scappare una come te, deve esserlo >> rispose il ragazzo con indifferenza, come se avesse fatto una constatazione decisamente ovvia.
Lei rimase a guardarlo, senza sapere cosa dire. Impiegò qualche secondo prima che la sua mente riuscisse a far muovere le labbra, formulando una risposta che finì col sorprendere anche lei.
<< Sì, Dean è un grandissimo idiota, ma non per quello che pensi tu. Quello che c’è al piano di sotto, quello che sta cercando di salvarti la vita nonostante non ti conosca nemmeno, è una delle persone più complicate e contorte che esista su questo mondo. È irritante, testardo,  e la maggior parte delle volte mi fa venire voglia di mettergli le mani al collo e strangolarlo fino a toglierli il respiro >> fece una pausa, scuotendo leggermente la testa. << Ma nonostante tutto è un bravo ragazzo. Farebbe di tutto per le persone che ama perché, a differenza di quello che vuol far credere, ha un cuore grande. So che lui è convinto del contrario, ma se non fosse stato per lui non sarei qui oggi.. >>.
Perché nonostante i loro alti e bassi, nonostante la loro storia fosse un susseguirsi di tragedie, Jo sapeva di dovere a Dean un sacco di cose. L’aveva salvata in diverse occasione e in modi che non tutti sarebbero riusciti a capire. Si era ritrovata sola, senza più niente e nessuno, ma Dean era riuscito a darle qualcosa a cui aggrapparsi per non affondare nuovamente.
Sapeva che erano cose che lui non avrebbe mai compreso e che lei non gli avrebbe mai detto. In realtà, era più che sicura che quei pensieri sarebbero rimasti ben nascosti dentro la sua testa. Il fatto che li stesse esternando ad un perfetto sconosciuto era una sorpresa anche per lei.
Si schiarì la voce, come a voler mettere fine a quel momento di sentimentalismo che si era fatta sfuggire. << Dovremmo tornare di sotto >> convenne, non volendo più tornare sull’argomento Dean.
Matt annuì, alzandosi ed uscendo dalla stanza senza dire una sola parola. Come se neanche lui si aspettasse una simile confessione da parte sua. O forse, semplicemente sperava che tra lei e Dean non ci fosse alcun legame, ma quello non era un suo problema.
 
 
 
Dean lasciò la signora al piano di sotto inventando una scusa piuttosto banale pur di filarsela. In realtà, era sicuro che non sarebbe riuscito a sopportare un’altra lezione di vita. Detestava chiunque provasse ad entrargli in testa, specialmente se quel qualcuno aveva la pretesa di capire il rapporto tra lui e la biondina.
Salì così le scale, fermandosi davanti alla stanza del ragazzo, indeciso se bussare o entrare direttamente. Alla fine, per qualche strana ragione, decise di optare per la prima opzione. Tuttavia, rimase con la mano bloccata a mezz’aria, non appena sentì il ragazzo fare un’osservazione su quanto dovesse essere idiota.
Lasciò cadere il braccio lungo il fianco, mentre un’espressione poco cordiale gli si dipingeva in viso. Chi diavolo si credeva di essere quel moccioso per giudicarlo? Non sapeva un bel niente di lui o di quello che avevano passato per arrivare a quel punto di stallo. 
In quel momento, voleva entrare, spalancare la porta e spaccare la faccia a quel ragazzo senza nemmeno degnarlo di una spiegazione. E forse lo avrebbe fatto, se la voce di Jo non fosse arrivata forte e chiara alle sue orecchie.
La sentì elencare una lunga lista di suoi difetti, tanto che non riuscì a trattenere uno sbuffo di dissenso. Come se lei fosse perfetta.
Tuttavia, fu la seconda parte del suo discorso a sorprenderlo. Perché tutto si aspettava, ma non di sentire quelle parole uscire dalla bocca della ragazza. Specialmente in quel momento, dopo quello che si erano detti al motel.
Stava facendo qualcosa di moralmente discutibile, stava deliberatamente origliando una conversazione privata e ne era consapevole, ma non riusciva ad allontanarsi da quella porta.
Si poggiò invece contro la parete, sospirando appena e lasciando che quelle parole gli rimbombassero in testa per diversi secondi.
Il suo pensiero era sempre stato lo stesso da quando aveva ritrovato Jo. Era consapevole che per quanto ci provasse, per quanto lo volesse, i suoi sforzi non erano mai abbastanza. Jo finiva sempre col farsi del male per colpa sua e lui non riusciva a mai a fare niente per impedirlo. Doveva esserci qualcosa di tremendamente sbagliato in lui, qualcosa che lo portava a sbagliare tutto dal principio.
Non aveva alcun senso che Jo pensasse quelle cose, che fosse convinta del contrario. Cosa aveva fatto per lei se non lasciare che si cacciasse continuamente nei guai?
Quelle parole erano un attacco vero e proprio alla sua sanità mentale. Non poteva aver detto davvero quelle cose. Non proprio quando si era convinto che la cosa migliore per lei fosse allontanarla completamente.
Si scostò dalla parete pochi secondi prima che Jo spalancasse la porta, ritrovandoselo davanti. Per un attimo riuscì a leggere il timore sul suo viso, come se fosse spaventata dall’idea che lui avesse potuto udire quelle parole. Ma durò solo una frazione di secondo, dopo di che la solita espressione indifferente tornò a dipingersi sul volto della ragazza.
<< Volevi qualcosa? >> chiese con indifferenza, inarcando un sopracciglio.
Dean sorrise, sarcastico. << Volevo solo assicurarmi che stessi lavorando, Harvelle >> la canzonò, prima di voltarsi e darle le spalle. << Stai diventando poco professionale >>.
Jo lo affiancò immediatamente, colpendolo al fianco con un braccio. << ‘Sta zitto >> borbottò, lanciandogli una delle classiche occhiate che riservava solamente a lui.
Come se fosse un riflesso involontario, non potè fare a meno di scoppiare a ridere. << Non si fanno gli occhi dolci ai ragazzini. Uno così lo distruggeresti nel giro di due secondi >>.
La ragazza si fermò, incrociando le braccia al petto. << Cosa vorresti dire? >> chiese, come se lo stesse sfidando.
Anche Dean si fermò. Si avvicinò a lei, afferrandole il mento tra le mani. << Voglio dire che non tutti sono collaudati al tuo veleno. I bravi ragazzi non fanno per te >>.
Jo sbuffò, distogliendo lo sguardo e spostandolo da tutt’altra parte. Al contrario di quanto si aspettava però, rimase stranamente in silenzio lasciandogli la possibilità di continuare il discorso.
<< Puoi negarlo quanto ti pare, ma adori chi riesce a tenerti testa >> lasciò la presa intorno al suo viso, per poi abbozzare un sorriso. << Per questo sei pazza di me >> concluse, facendole l’occhiolino, per poi allontanarsi con un’espressione vittoriosa.
<< Ti piacerebbe! >> urlò di rimandò la ragazza perché potesse sentirla.
Dean non si voltò, ma non ce ne fu bisogno. Riusciva già ad immaginare la sua espressione corrucciata e quello sguardo capace di far venire la pelle d’oca.
Era consapevole che quelle parole che le aveva detto solo per provocarla corrispondevano alla verità. Così come sapeva che anche lui, in un modo o nell’altro, adorava il modo in cui quella schizzata dalla chioma dorata riusciva a tenere testa ad uno come lui.


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So di essere in mega ritardo, ma questo capitolo proprio non ne voleva sapere di scriversi.
Originariamente doveva essere ben diverso, ma ormai sono dell'idea che Jo e Dean sono fuori controllo. Quindi, per quello che leggete, prendetevela con loro! Ormai ho perso il potere che esercitavo su di loro..
Detto questo, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento!
Fatemi sapere che ne pensate ;D

Alla prossima!
  
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