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Autore: MAMMAESME    06/01/2014    5 recensioni
Una notte troppo lunga per non essere raccontata ... una rabbia troppo grande per non essere sfogata. Damon: un personaggio troppo bello per non essere raccontato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine Pierce, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo secondo
CREEP
You're so fuckin' special
I wish I was special

But I'm a creep, I'm a weirdo.
(Radiohead)

La ragazzina era ancora molto giovane. I suoi capelli biondi erano raccolti in una coda spettinata, le gambe avvolte in un paio di jeans strappati e una candida maglietta bianca fasciava il suo torace ancora acerbo.
Agganciai i suoi occhi ai miei, in un richiamo ipnotico, e la costrinsi a seguirmi lungo la riva del fiume che scorreva placido sotto il ponte. Nessuno ci avrebbe visti … nessuno mi avrebbe disturbato.
-Shh – le intimai. – Non urlare … non dire una parola. –
La ragazza mi guardò con l’innocenza di chi non ha mai commesso alcun crimine e crede ancora nell’impossibilità che, a Mystic Falls, possano accadere cose crudeli a creature indifese. Un’illusione che avevo già letto molti anni prima negli occhi di Elena, prima che il mondo le si rivoltasse contro, prima che entrasse nel mio mondo.
Elena … sempre Elena … comunque Elena.
Scacciai il suo nome dalla mia mente e mi avvicinai alla fanciulla: cominciava a sentirsi il pericolo, percependo il profondo sgomento che mi attanagliava, uno sgomento inusuale in un vampiro che, come me, era abituato alla brutalità … che aveva vissuto nella brutalità, l’aveva inferta e subita a mani piene.
Ubbidiente al mio comando, la mia nuova vittima non emetteva alcun lamento, ignara di quello che volevo farle … che le avrei fatto.
-Piccola … ho sete … ho solo bisogno di bere … di bere la tua vita … -
Mi avvicinai a quel piccolo corpo indifeso, reso immobile da un comando al quale non poteva disubbidire, e mi avvicinai alla sua gola.
La paura repressa le faceva pulsare la carotide in modo invitante; le passai il dorso delle dita sulla pelle tesa sopra l’arteria e mi avvicinai ferino.
-Durerà solo un attimo, solo un attimo e poi … -
Accostai i miei canini affilati, spostandole i ciuffi di capelli che scendevano lungo il collo e feci per azzannarla.
Profumava di gioventù e di vaniglia.
Invece dei denti, appoggiai al collo la mia fronte, incapace di infierire in una pelle ancora inviolata, di rubare una vita ancora inconsapevole …
O forse le avrei fatto un favore? Fermare i suoi giorni prima che diventassero notti, lasciare chi i suoi sogni non si trasformassero in incubi, le sue speranze in disillusioni?
Ma quando mai mi ero fatto tali e tante seghe mentali?
Io ero Damon Salvatore, quello cattivo … il mostro … io non badavo a certo a chi azzannavo, al perché: ero un predatore, un assassino … un traditore.
Eppure, quella pelle bianca era una barriera impenetrabile, un veto assoluto che non potevo violare.
Guardai ancora negli occhi la ragazza senza nome e le sussurrai di scappare, di dimenticare.
Maledicendo la mia debolezza, mi sedetti sulla riva del fiume e cominciai a lanciare sassi nella corrente.
Non potevo essere come Elena avrebbe voluto …
Non potevo tornare ad essere quello che  io avrei voluto …
Ero bloccato in un limbo, con un piede nella melma del passato e l’altro in bilico nel vuoto.
… e questo mi consumava.
Mi faceva sentire spezzato, rotto, inceppato … una pistola carica con la polvere da sparo bagnata … un’arma inutile.
Quando la luce nel cielo prese i colori del sangue che tanto bramavo, mi alzai, rassegnato a tornare sui miei passi.
Dentro di me mi augurai che tutta la faccenda di Katherine fosse finita, in qualsiasi modo. Volevo tornare a casa, prendere una sacca di sangue e chiudermi in camera, per cercare una qualsiasi soluzione a quella situazione di stallo.
Avvicinandomi al pensionato, vidi che tutte le luci erano spente, ad eccezione della fiamma del camino, che colorava di rosso le finestre del soggiorno: pochi ceppi si erano trasformati in braci roventi, senza più fiamma.
Facendo il giro dal retro, entrai e mi recai verso il frigorifero che conteneva le sacche di sangue.
Ne afferrai a caso e mi diressi in camera mia, silenzioso e fulmineo, sperando di non incontrare nessuno.
La casa sembrava deserta, e nessun rumore indicava una qualunque presenza.
Entrai nella mia stanza e chiusi la porta, spingendola con la schiena.
Sentii subito la sua presenza, la sentii nonostante trattenesse il respiro per non farsi scoprire.
-Sei ancora qui? – domandai all’ombra seduta sul letto.
-Dove altro dovrei essere? –
- In qualsiasi altro posto …
- L’unico posto dove vorrei essere è qui con te … -
- L’unico posto dove non dovresti essere è qui con me … Elena, per favore, non rendere tutto più difficile –
- Damon, non è difficile … anzi è facilissimo: io ti amo e voglio stare qui con te! –
- Elena, non è difficile … anzi è semplicissimo: io ti amo e non ti voglio qui con me! –
Lei si avvicinò silenziosa e posò la sua mano sulla mia guancia, un gesto che usava fare ogni volta che voleva entrare in connessione con i miei pensieri.
-Damon … -
Se le avessi permesso di proseguire, tutti i miei propositi per la salvezza della sua essenza, per lasciare integra la sua anima, si sarebbero volatilizzati come piume di un cuscino rotto.
Richiamai tutta la mia cattiveria … e non fu difficile: rivolsi verso di lei tutta la rabbia che avevo contro me stesso.
Le presi le mani e la scaraventai contro il muro, tenendole i polsi in una morsa ferrea, bel sollevati sopra la testa.
La schiacciai col mio corpo contro la parete fredda.
-Cosa vuoi, Elena? Una scopata d’addio? –
La girai con violenza, tirandole i capelli per farla inclinare la testa all’indietro. Lei non emise un suono.
-In fondo cos’altro abbiamo avuto nella nostra splendida estate? Cos’altro volevi da me se non uno stallone pronto a soddisfare ogni tua voglia? –
In un impeto di ribellione, Elena cercò di voltarsi per guardarmi in viso.
-Sicuro, Damon: raccontatela e credici! – disse sarcastica.
-Beh … adesso sono disposto a darti solo questo … e solo per un’ultima volta, se proprio insisti … -
-Vai al diavolo … -
- Io sono il diavolo! –
Accecato dalle bestialità che stavo dicendo e dalla brutalità con cui stavo trattando la persona più importante della mia intera esistenza, lasciai che il mostro riaffiorasse e, dimenticando che Elena era un vampiro, affondai i miei denti nella sua giugulare.
Elena emise un debole lamento, tentando di liberarsi dalla morsa dei miei denti: tutto il dolore che c’era tra noi aveva annullato ogni possibile estasi che lo scambio di sangue procurava ai vampiri.
-Lasciami … - imprecò.
Il suo sangue scese nella mia gola, graffiandomi dentro.
Mi separai da lei e la scostai, spingendola in mezzo alla camera.
-Allora … scopiamo o no? – grugnii guardandola assatanato, senza un briciolo di umanità nella voce.
- Vai a fa ‘n culo, Damon … fottiti tu! Non sono disposta a farmi insultare … non sono disposta ad essere la tua valvola di sfogo: sei furioso con te stesso? Va bene: se vuoi il mio aiuto, non hai che prendertelo … se vuoi ferirmi, puoi farlo … ma non ti permetto di umiliarmi … non ti permetto di umiliare il nostro amore … non ti permetto di infangare l’uomo che amo!  Vuoi che me ne vada? Ok … se la mia presenza ti urta … se il tuo amore è tanto fragile da crollare alla prima difficoltà … me ne vado. –
Così dicendo, aprì l’armadio e cominciò a togliere le sue cose, raccogliendo i suoi indumenti dalle grucce ... dai cassetti … dal pavimento.
Con la manica della maglia asciugava le lacrime che non riusciva a trattenere.
Se ne stava andando.
Stava raccogliendo le sue cose …
Stava infilando in una borsa i suoi vestiti … quella camicia da notte che le avevo tolto tante sere fa … il reggiseno appeso al bordo del letto … quello della prima volta …
Gli indumenti, lasciati per giorni sopra al pavimento, erano i testimoni dei nostri abbracci, della voglia di sentire la pelle sotto la pelle: non riuscivo a sopportare di vederli inghiottiti dal cuoio della valigia …
Incapace di fermarmi, volai verso di lei e le afferrai la vita da dietro, trattenendola come se stesse per crollare in un burrone.
-Fermati, ti prego ... – le sussurrai.
- Lasciami! – protestò, cercando di liberarsi dalla mia presa.
- Un attimo … un attimo solo … fermati. –
Lei divenne una statua, i pugni chiusi e i muscoli tesi.
Senza cambiare posizione, appoggiai il mento sulla sua spalla.
-Elena … quando lo capirai che lo faccio per te? –
- Vigliacco! –
- Non vuoi capire! Lo capiscono tutti … lo hanno capito tutti … solo noi siamo stati ciechi davanti all’evidenza … ma io ti amo e non posso trascinarti ogni volta nelle mie battaglie contro un passato che presenta il conto delle mie malefatte … -
- Vigliacco! –
- Io andrei nel fuoco per te … io, per te, sto andando all’inferno … -
- Tu sei solo un gran vigliacco! Oh, certo … quando devi fare l’eroe, quando ti devi prendere una freccia al mio posto … uccidere qualcuno per salvarmi … quando devi compiere un gesto plateale, sei in prima linea … ma quando ti si chiede un impegno costante … quando ti si chiede di combattere le piccole battaglie quotidiane … scappi!
- Ma … io … -
- Tu sei un bastardo … testosteronico … maschio del cazzo! – era furibonda.
Si liberò dalla mia presa, ormai debole, e mi guardò dritto in faccia.
-Tu mi hai detto che non puoi cambiare? Beh … notizia dell’ultima ora: sei già cambiato! E non per me … non per tuo fratello … ma perché tu hai voluto cambiare, tu hai voluto disseppellire quella parte che avevi sepolto, per poter tornare ad amare, per poter tornare ad essere felice … -
- Ti sembro felice? – urlai. –Ti sembro rinato? Sono l’ombra di me stesso, divorato dai sensi di colpa per quello che ho fatto, che ti ho fatto … che sicuramente ancora farò! –
- Che cosa vorresti fare, allora? Spegnere tutto un’altra volta e lasciarmi nell’angoscia? Lasciarmi senza amore? –
- Dovrei … vorrei … -
- E allora fallo, vigliacco … fallo e seppellisci ancora una volta quella meraviglia che si nasconde dietro muri di cartone … fallo e fai decomporre la persona che amo e che amerò per sempre. –
- Quella persona non esiste! È solo la proiezione dei tuoi desideri! Io sono …-
- Bla bla bla: io sono un mostro … io non posso cambiare … io ti farò del male … bla bla bla … Damon! Forse non te ne sei accorto, ma sono diventata una donna … una vampira. Ti ho visto … ti conosco … e ti ho amato, ti amo, per come sei. Quante altre volte dovrò ripetertelo. Ma tu non  vuoi sentire, non mi vuoi ascoltare: è molto più semplice costruire una barriera e continuare a recitare la parte del cow boy solitario, senza impegni e senza legami … e questo mi delude più di tutti i tuoi omicidi … delle tue barbarie sanguinose, del tuo passato oscuro. –
Le sue parole mi ponevano di fronte ad uno specchio ...  ogni velo stava cadendo e mi vedevo nudo ... indifeso.
Davvero aveva ragione lei?
Davvero stavo, ancora una volta, distruggendo per il timore di venire distrutto?
Una cosa era certa: se avessi permesso al tempo e a Elena di lasciarmi mentre ero spoglio di ogni difesa, mi sarei disintegrato.
Una cosa era sicura: se avessi permesso al tempo e alle mie colpe di ferire Elena, sarebbe stata la mia condanna alle fiamme eterne.
Perché?
Perché doveva essere tanto difficile?
Perché amare era così difficile?
Mi sedetti sul pavimento, la schiena appoggiata al letto.
Elena era ancora immobile di fronte a me, il viso sfatto dalle troppe lacrime e dalla frustrazione.
Fissavo vacuo le punte dei suoi piedi.
Silenzio.
Che cosa eravamo lei ed io?
Un uomo e una donna che non avrebbero dovuto incontrarsi mai … che, in un mondo normale, non si sarebbero mai incontrati.
Invece, siamo scivolati in una storia contro cui niente e nessuno ha potuto nulla: noi contro il destino … noi contro l’universo … noi contro tutti.
La nostra era una relazione nata sotto la maledizione di una cometa, rubata a un altro amore, combattuto da antichi malefici; una storia fatta di piccole schegge infilate nel cuore … di quelle che ti mozzano il fiato.
Una storia mai uguale, diversa ogni giorno, ogni giorno più vera, coinvolgente avvolgente … spaventosa.
Io sono quello sbagliato.
Troppo diverso … troppo perverso … troppo debole.
Eppure …
Pur vedendo il baratro, lei mi è venuta incontro … io le sono andato incontro …
Impossibile fermarsi … impossibile non sentirsi … non amarsi.
Ogni volta che abbiamo tentato di combatterci erano lacrime e sofferenza … ogni volta che tentavamo di eluderci, ci sentivamo inesorabilmente attratti …
Lei soddisfaceva il mio bisogno di abbandono, la mia voglia di lasciarmi andare per quello che sono … per come sono … con ogni mia sfumatura, senza maschere o camuffamenti.
Per quanto tempo avremmo potuto proseguire senza ferirci a morte?
Per quanto tempo avrebbe sopportato il mio passato di violenza e sangue?
Per quanto tempo avrei potuto sopportare di vederla accettare l’inaccettabile?
Sentii il corpo di Elena scivolare accanto al mio.
Sentii le sue mani afferrare la mia testa, portarla sul suo seno: cominciò a cullarmi, come con un bambino impaurito … come con un uomo perso e ritrovato, graffiato dai rovi di una foresta insidiosa.
Affondai la mia disperazione nella sua carne morbida e lasciai che le sue dita tra i miei capelli scompigliassero i miei pensieri.
E rimanemmo così … ad aspettare il mattino.

“In fondo a quest’oggi c’è ancora la notte
in fondo alla notte, c’è ancora … c’è ancora …”
F.G.
  
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