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Autore: Paperink    06/01/2014    2 recensioni
Maark Helson, figlio di Atena, non è ancora al corrente della sua vera natura. Pensa di essere un semplice ragazzo con qualche problema d dislessia, ma con un amore profondo verso l'architettura e l'arte. Dopo una gita con la scuola al Metropolitan Museum succederà qualcosa che segnerà definitivamente la sua vita, e sarà costretto a lasciare i suoi cari per rimanere in protezione. Ma la pace non finirà...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atena, Chirone, Gli Dèi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Chapter Two-
 

Lo sguardo di mio padre era pietrificato. Fissava lo stesso punto con aria assente, come se la sua anima venisse risucchiata via da una forza maggiore.
Mi girai intorno, non vedevo nessuno. Per evenienza presi dal set di coltelli uno dei più affilati. Non capivo perché l'avevo fatto, non ero abbastanza esperto, ma soprattutto coraggioso a manovrare un'arma del genere.

BOOM!

Improvvisamente il vaso in corridoio si frantumò producendo un fastidioso rumore. C'era qualcuno e, senza motivo, si stava avvicinando verso di me.
Tenevo il coltello puntato nel vuoto, ma ero troppo preoccupato per avere una presa abbastanza salda da non farlo tremare. Non capivo cosa diamine stesse succedendo, e perché a me.
Qualcosa ticchettava sul pavimento. Erano passi, ma non potevano essere di certo di un essere umano. Avevo questo strano presentimento che avesse intenzione di uccidermi.
Un'ombra. Questa fu la prima cosa che mi fece capire esattamente cos'era. Era animale a grandezza uomo solamente che aveva otto zampe, che picchettavano il pavimento mentre si avvicinavano sempre di più alla cucina. C'era qualcosa di strano nella figura. Due zampe erano più grandi delle altre. Non riuscii bene a capire cosa fossero fino a quando non piombò nella stanza.
Non aveva un corpo di ragno, era Johanna. Aveva il busto nudo appoggiato su queste sei zampe. Le altre due erano le sue braccia. Intrividi i suoi occhi. Erano rossi come il sangue.
-Lurido! Ti sorprende trovarmi così?- tremavo. Il coltello puntato verso di lei pronto ad essere lanciato. C'era solamente un problema, non ne avevo il coraggio. 
-Tu non sei Johanna. Non può essere. Cosa sei? Cosa vuoi da me?-
Johanna scoppiò a ridere. Aveva uno sguardo assassino e una voce spaventosa. Mi fissava continuando a masticare qualcosa nella sua bocca. Non sapevo cosa fosse, ma sembrava che diventasse sempre più grossa.
Lei scattò sul soffitto. Le sei zampe erano abbastanza agili da riuscirla a spostare.. Era così veloce che l'avrei potuta perdere di vista.
-Cosa sono io? Non te l'ha mai spiegato la tua dolce madre...ops! Lei non ha mai potuto farlo, forse perché è troppo orgogliosa di sè per pensare ad un figlio!-
Come faceva a sapere di mia madre? Non riuscivo a comprendere, e tantomeno non capivo il motivo di tanto odio. L'aveva insultata, ma come poteva farlo? Come poteva conoscerla se nemmeno io l'avevo mai vista?
-Cosa ne puoi sapere tu di mia madre? Ti posso dire che sei solamente una delle tante puttanelle che è entrata in questa casa. Non puoi nemmeno avere il diritto di offenderla. E poi stai sbagliando persona. Non so esattamente tu cosa sia, ma hai sbagliato casa. Non vogliamo guai qui...-
Mi guardava con aria affamata. Avevo paura che mi saltasse addosso, da un momento all'altro, e mi uccidesse. 
Si muoveva. Voleva solamente confondermi. Scattava da un lato all'altro della stanza senza nessuno scopo. Solamente all'improvviso successe qualcosa di veramente inaspettato.
Si lanciò verso mio padre, posizionandosi ai suoi piedi. Non sapevo cosa stesse facendo, ma continuavo ad agitare il coltello per spaventarla, ma lei sembrava aspettare il giusto momento per attaccare.
-Ho sempre trovato tuo padre succulento. Per questo non ho inviato uno dei miei figli a cercarvi e sono venuta io di persona. Volevo gustarmi un pranzo con i fiocchi. Non c'è cosa più buona di un essere umano.-
Cominció ad avvicinarsi a mio padre. Dovevo fare qualcosa. Così, istintivamente, le lanciai il cortello per colpirla. Qualcosa di strano accadde. Dalla bocca di Johanna uscì una ragnatela che intrappolò il coltello, che s'incollò al muro.
Ero disarmato, non potevo più fare niente se non che rimanere lì immobile.
-Fai un passo e potrai dire addio al tuo amato Padre. Non sarà una grossa perdita. Questo gran pezzo di uomo mi ha riferito che sei sempre stato il suo peso maggiore. Forse levartelo di torno ti farebbe solo che piacere.-
Rimasi pietrificato. Mio padre gemeva nel bozzolo. Potevo vedere solo i suoi occhi. Lacrimanti e pieni di malinconia. Era vero quello che Johanna disse. Ero sempre stato un intralcio per lui, ed aveva avuto il coraggio di nascondermelo per quindici anni.
-Papà dimmi che non è vero. Non sono mai stato un intralcio per te. Hai sempre detto che eri orgoglioso di avere un figlio come me...-
Cercavo della speranza in tutto ciò, ma sicuramente non ce n'era. Johanna avvicinò la sua testa vicino a quella di mio padre e a morsi stacco il bozzolo che gli ricopriva la faccia.
-Maark non gli credere! Ho sempre cercato di difenderti da creature come lei. Vuole confonderti, ti sta facendo entrare nel suo gioco per ucciderci ad entrambi.-
Johanna gli diede uno schiaffò che gli fece uscire il sangue dalla bocca. Lo guardavo impassibile, non sapevo cosa fare. Ma soprattutto non sapevo cosa pensare
-Stai zitto. Lurido mortale. Se non fosse stato per quella gelosa di tua moglie non sarei qui adesso. Ha sempre provato invidia per me, solo perché ero più abile di lei nella tessitura. L'ho sfidata perché ero sicura di essere superiore, ma non ha saputo accettare la sconfitta e mi ha ridotta in questo modo. E adesso non avrò nessun problema a vendicarmi, ma non direttamente. Mi diverto ad uccidere i suoi dolci figli. Sono così succulenti. Credo che l'intelligenza li addolcisca maggiormente.-
Mia madre l'aveva ridotta così. Tutto, in quel momento, sembrava un terribile incubo. Cominciai a pizzicarmi le orecchie e a darmi dei schiaffi. Volevo risvegliarmi.
-Ahahahaha.- rise maleficamente. -Questo non è uno stupido sogno. È solamente la realtà, e ricordati per sempre di quello che sto per fare. Dì addio al tuo dolce padre.-
Con un colpo secco gli staccò la testa e la inghiottì velocemente. Il corpo restante cadde atterra. Mio padre era morto davanti ai miei occhi. Non potevo permetterglielo.
-Tu, lurido mostro! Tornatene all'inferno!- dissi , mentre cominciai a correre verso l'uscita. 
Cercai di chiudere tutte le porte per rallentarla, e appena fuori al pianerottolo mi fiondai sulle scale.
La sentivo. Saltava da un muro all'altro e l'avevo alle calcagne. Quando arrivai davanti all'uscita, una ragnatela mi intrappolò facendomi rotolare a terra. 
Mi saltò addosso e cercava in tutti i modi di mordermi. La ragnatela era appiccicosa, e lentamente cominciava a espandersi sul mio corpo. Voleva intrappolarmi in un bozzolo. Riuscii ad alzarmi e levarmela di dosso, quando istintivamente le diedi un calcio diretto in faccia che la fece volare di un paio di metri. 
Mi ritrovai sulla Quinta Strada, più trafficata che mai. Non sapevo dove andare, né cosa fare. 
Cominciai a correre, cercando di seminare Johanna. 
La gente mi guardava stranita. Mi girai e la vidi che con le sue zampe cercava di andare il più veloce possibile. Non capivo perché,  ma la gente non si spaventava del mostro che mi stava inseguendo. Nè tantomeno sembrava che la notassero. 
All'improvviso un gruppo di turisti Giapponesi segnò la mia fortuna. Mi riuscii a confondere tra loro e scappai in un vicolo lì vicino.
Rigirai per un altro vicolo, e finalmente mi appoggiai al muro per riprendere fiato.
Avevo troppi pensieri e domande dalla testa che non riuscivo a darmi pace. Non trovavo una spiegazione a tutto ciò. La morte di mio padre, un ragno mezzo donna che mi inseguiva per vendicarsi di mia madre. Caddi a terra, e mi ranicchiai portando la testa alle ginocchia.
Mia madre ha trasformato una donna in ragno solo per gelosia? Per quale motivo l'avrebbe fatto? E soprattutto, chi è mia madre?
Cominciai a ideare che anche mia madre fosse un mostro, ma me ne hanno sempre parlato nel migliore dei modi.


L'avevo seminata. Johanna era scomparsa dalla circolazione. E sinceramente io adesso non sapevo dove andare. Non avevo più una casa, nè una famiglia. Ero un ragazzo senza destinazione che aspettava l'aiuto di qualcuno.
Quando improvvisamente incontrai un ragazzo. Aveva forse due anni in più a me se non di meno. Mi venne vicino e stranamente mi chiese.
-Sbaglio o qualche secondo fa Aracne ti stava seguendo?-
Aracne? Forse intende Johanna, e quello sarà il suo vero nome. 
Io spaventato risposi.
-Se intendi quella specie di mostro mezzo ragno e mezzo donna allora sì! Ma perché me lo chiedi?-
-Non abbiamo tempo. Dobbiamo andare subito a Long Island.-
disse lui con aria preoccupata. Lo guardai e incuriosito chiesi.
-Perché mai Long Island? Cosa c'è di così rassicurante lì? Perchè dovrei fidarmi?-
-Adesso non abbiamo tempo per discutere di fiducia. Ne parleremo più tardi, adesso devo portarti da Chirone il prima possibile!-

 

Prendemmo un taxi e in meno di mezz'ora arrivammo a Long Island. Non capivo perché mi trovavo lì, ma quel misterioso ragazzo sembrava che conoscesse il posto.
Ci trovammo davanti ad una serie di colline, ma noi eravamo diretti verso la più alta. Lì fronteggiava un maestoso pino.
Arrivammo davanti ad un antico arco greco. Erano incise delle lettere sul frontone: Campo Mezzosangue. Riuscii a leggere la scrittura.
Sentii un ramo rompersi dietro di me, ma non ci feci caso. Pensavo che fosse il ragazzo che mi accompagnò fino a lì. Ma poi notai che lui era vicino a me, così mi voltai. Era troppo tardi, perché un simile di Johanna mi fiondò addosso mordendomi la spalla sinistra. 
Sentii i suoi denti spaccare diversi strati della mia pelle. Il sangue caldo aveva un odore pungente e colava dalla mia ferita. Ma un altro liquido freddo stava entrando dentro di me. Il ragazzo con un pugnale trafisse il cuore del ragno, che misteriosamente scomparì in una nuvola di fumo. Stavo perdendo i sensi. Mi ricordavo solamente di aver visto un cavallo con le braccia e la testa da uomo. Sorridevo mentre perdevo i sensi. E sussurrai le mie ultime parole. 
-Questo è solo un brutto incubo!-


Author's Corner
Rieccoci con questo secondo capitolo.
Scusatemi se molte parti assomigliano al libro originale, ma veramente me ne sono accorto solamente adesso. Sicuramente ci saranno molte persone che criticheranno questa fan fiction per questo motivo ma non importa. Le critiche negative fortificano sempre, però badate: MAI GIUDICARE UN LIBRO DALLA COPERTINA.
Nel primo capitolo ho visto molte visualizzazioni però nessuna recensione (D:), immagino che con questo capitolo ne spunterà qualcuno. In questa parte ho deciso di metterci un po' più di combattimento, anche se non lo è del tutto. Ho già pensato all'intera storia, ma per adesso parliamo solo di questa parte. Maark comincia ad incontrare le sue prime insidie, e stranamente con un netto ritardo. Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, e cercherò di aggiornare il prima possibile.
Buona Lettura e attenti ad ogni tipo di Dio che potrebbe tentare di uccidervi,

Marco (Maaruko).

  
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