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Autore: Irissel    06/01/2014    1 recensioni
Sua mamma glielo ripeteva sempre: mai giudicare un libro dalla copertina ed ora Jane Kaylie Moore dovrà cercare di fare quello che le ripeteva. Dopo la morte della madre e del fratello Jane e suo padre si sono dovuti trasferire a Los Angels, lontana da Miami, in una nuova scuola e con dei compagni di classe che sembrano dei teppisti dovrà sopravvivere per un anno. Ma solo perchè una copertina è un pò sgualcita non vuol dire che il libro non sia un buon libro e lo stesso vale con quei teppisti con cui dovrà farti i conti ogni giorno.
Ogni persona ha una storia da raccontare, basta solo fermarsi un attimo per ascoltare.
Genere: Generale, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Mi divertii ad osservarla giocare ma ancora più era bello vedere i ragazzi. Derick e Liam erano entusiasti ogni volta che faceva punto o un bel salvataggio, Ian e i gemelli la incitavano a non mollare ed era strano per me vederli in quel modo, non avrei mai pensato potessero essere dei tifosi sfegatati della pallavolo.
«Ehi Chick, non trovi che sia fantastica?» mi voltai anche se non ne avevo bisogno dato che quella voce l'avrei riconosciuta tra mille.
«Si, è bravissima» sorridere a quegli idioti mi venne spontaneo e mi sorprese ma fui contenta vederli sorridere a loro volta. Erano contenti e non erano sorrisi di circostanza ma sorrisi sinceri ed io ero brava a rendermene conto.
Quel momento di pace e serenità fu però interrotto da alcune ragazze che vollero parlare con me in privato. Non le avevo mai viste ne nei corridoi e nemmeno in mensa, era evidente che non dovevo stargli particolarmente simpatica perchè sembravano arrabbiate quando vennero a chiamarmi.
«Quando Beth finisce, se non sono ancora arrivata, ditele che l'aspetto alla quercia.» passai davanti ai ragazzi e Ian mi prese il polso.
«Stai attenta.» non sapevo se credergli o meno dato che fino a quel momento non si era comportato da brava persona nei miei confronti ma la sua preoccupazione e lo sguardo serio degli altri ragazzi mi inquietò leggermente. Annuii col capo e dopo che mi ebbe lasciato la mano seguii le ragazze fino al retro della palestra dove trovai la ragazza che avevo macchiato, per bene due volte, ad attendermi appoggiata al muro assieme ad altre tre ragazze.
Mi guardò malissimo appena mi vide nonostante fosse stata lei a cercarmi quel giorno.
«Tu sei un disastro ambulante, e non mi stai per niente simpatica ma penso sia giusto spiegarti alcune piccole regole: innanzi tutto io sono Amber Baker e ricorda bene questo nome fino alla fine dei tuoi giorni.» mentre parlava si avvicinava sempre di più a me, ma se sperava di farmi indietreggiare si sbagliava di grosso «sono capo cheerleader della squadra di basket della scuola e presidente del consiglio degli studenti, ho i voti migliori tutta questa massa di ignoranti e sono io che organizzo ogni tipo di manifestazione in questa scuola e per finire tieni giù le mani da Cris altrimenti per te è la fine, lui appartiene a me e solo a me tu resta con quel branco di imbecilli che ti ritrovi come compagni di classe.» era assurdo tutta questa solfa solo per arrivare al problema fondamentale: Cris. Era veramente fuori di testa ma con me non attaccava, io ero la persona più calma al mondo ma nessuno per nessun motivo al mondo doveva minacciarci. Non sapeva chi aveva davanti la ragazza e non doveva permettersi di offendere i miei compagni, solo io ne avevo il diritto.
«Bene, io sono Jane Moore e non mi interessa nulla di quello che fai o chi sei e Cris non è un oggetto e quindi non ti appartiene.»
Le ragazze, mentre stavo parlando con Amber, si erano chiuse a cerchio appena mi voltai le costrinsi a spostarsi o sarebbe stato peggio per loro.
«Jane Moore non sai contro chi ti sei messa.» non le risposi neppure e e dandole le spalle me ne andai via, appena svoltai l'angolo della palestra andai a sbattere contro Ian che per non farmi cadere mi cinse la vita col suo braccio facendomi provare una strana e piacevole sensazione.
«Che volevano?» il suo sguardo era più serio del solito
«Nulla, scusa ma devo andare.» cercai di liberarmi dalla sua presa ma sembrava facesse fatica a lasciarmi  «puoi lasciarmi andare ora» mi guardò ancora e finalmente decise che potevo andare. Solo perchè aveva evitato di farmi cadere o perchè era preoccupato questo non cambiava di certo ciò che io pensavo di loro. Erano idioti e rimanevano tali.
Alla quercia vidi Bethany con la sacca di pallavolo ad aspettarmi e stranamente senza i ragazzi.
«Ciao, scusa ma ho avuto un piccolo impegno.»
«Tutto bene? I ragazzi mi hanno detto che due ragazze ti volevano parlare..» le sorrise cercando di rassicurarla
«Si si tranquilla, nessun problema, a proposito quei delinquenti dove sono?»
«Il giovedi spariscono tutti quanti» delinquenti, molto probabilmente erano a fare qualche disastro per la città, magari oltre ad essere dei pessimi elementi qui a scuola lo erano anche fuori.
«Ma scusa uno non è tuo fratello e l'altro non è il tuo ragazzo? Dovresti sapere almeno dove vanno.»
«Certo che lo so, ma tu, almeno per il momento, non sei tenuta a saperlo.» pensavo fosse mia amica almeno lei ma mi stavo quasi ricredendo.
«Oltre a combinare  guai a scuola li combinano anche fuori? Come fai a stare con gente del genere?Mi sembri una ragazza in gamba e ...» non riuscii a terminare la frase in quanto mi diede uno schiaffò in pieno viso.
«Ti pensavo più matura e meno superficiale, ti credevo diversa ma sei come tutte le altre.» come potevo giudicarli in maniera positiva se per ora non avevano fatto altro che darmi problemi? La vidi andare via con le lacrime agli occhi ma mi rifiutai di seguirla e di chiederle scusa, era evidente che non era normale nemmeno lei.
Andai a casa per farmi un bel bagno perchè ne avevo assolutamente bisogno. Prima quei teppisti che mi sorridono in quel modo, poi Amber che mi minaccia, Ian che mi abbraccia per non farmi cadere ed infine Bethany che mi da un sonoro schiaffo, c'era da diventare matti li dentro.
Il mio programma settimanale non prevedeva nessuna materia da studiare per oggi ma avendo saltato ieri pomeriggio e volendo andare via il prima possibile da quella classe decisi di mettermi sotto bene con lo studio e mi fermai solo a cena quando sentii mio padre entrare in casa con la spesa.
«Jane vieni che ceniamo»
Non parlammo molto ma notai qualcosa di diverso in lui, era chiaramente e visibilmente felice come non lo era da un pò, eravamo qui solo da due giorni ma i primi cambiamenti si notavano, non aveva più le occhiaie e sembrava riuscire a dormire serenamente la notte contrariamente a me.
«Come mai cosi sereno?» sollevò la testa dal piatto
«Mi piace qui a te no?»
«No per niente, per colpa tua sono finita nella sezione peggiore, ho dei compagni teppisti e una ragazza con le sue amiche oche mi odia, perfino l'unica persone che credevo amica mi ha voltato le spalle dandomi della persona superficiale.»
«Ma tesoro un pò lo sei. Lo sei sempre stata.»
«Non è vero»
«Si invece, ti ricordi alle medie, vicino a noi c'era una ragazza della tua età e tu l'hai sempre presa in giro solo perchè non amava il surf?»
«Ma dopo è diventata la mia migliore amica, l'ho conosciuta e ho capito perchè odiava il surf» rischiare d'annegare da piccoli può essere un grande trauma solo che io, stupidamente, l'avevo subito presa in giro ripetendole che non capiva nulla.
«Vero, ma grazie a tua madre. Cosa ti ripeteva sempre?»
«Mai giudicare un libro dalla copertina» era vero, non faceva altro che ripetermelo, mi diceva sempre che ogni uomo ha una storia da raccontare che merita di essere ascoltata.
«Stasera vieni con me»
«Perchè?»
«Ti mostro una cosa»
Finito di cenare, sparecchiai e mi preparai per uscire con mio padre nel suo giro di controllo serale. Controllammo il campo di football, attorno alla scuola, accanto agli spogliatoi, dentro e vicino alla palestra dove oggi giocava Beth a pallavolo ed infine l'ultima palestra che trovammo aperta con la luce accesa al suo interno.
«Papà non dovremmo chiamare il Direttore?»
«No, vieni ma fai attenzione a non farti sentire» 
Entrammo silenziosamente nell'edificio e cercando di fare meno rumore possibile ci mettemmo accanto alla porta che rimaneva parzialmente nascosta nell'ombra e quando vidi chi stava giocando a basket per poco non mi venne un colpo.
«Ma..» mi padre mi sorrise
«Li ho visti per caso ieri e non me la sono sentita di mandarli fuori e dirlo al Direttore. Mi ricordano tanto te e Kevin.»
Il nodo in gola si faceva sempre più grande e le lacrime faticavano a non scendere. Erano cosi diversi dai teppisti che avevo conosciuto in quei giorni, erano loro eppure allo stesso tempo non lo erano, la squadra di Cris era brava ma in questi vedevo passione e voglia di impegnarsi, forse avevano meno tecnica ma più volontà, forse non avrebbero vinto i campionati scolastici ma chiunque guardandoli poteva vedere quanto amore c'era in quello che facevano. Erano perfetti tutti quanti nei loro ruoli. Ian era adatto ad essere il playmaker, aveva un'ottima capacità di palleggio, altezza giusta ed inoltre era adatto a guidare la squadra, Liam  era adatto come centro avendo una notevole prestanza fisica e quindi più adatto a stoppare e prendere i rimbalzi, Seth e Aaron erano rispettivamente ala grande e ala piccola e giocavano dunque ai lati del campo più adatti al gioco uno contro uno ed infine Derick che ricopriva il mio vecchio ruolo di guardia con la differenza che io avevo solo buona velocità e un buon tiro oltre ad una buona capacità di controllo della squadra in mancanza del playmaker che nella squadra era Kevin.
«Forse dovresti provare a conoscerli meglio, non sono santi ma non sono cattivi e poi ho saputo che ci sono gli esami a dicembre e con quelli potresti cambiare classe volendo»
«Già.» un minuto in più in quella palestra e sarei scoppiata in lacrime, faceva cosi male vedere il basket da lontano che dovetti tornare per forza a casa.




Nota autrice.
Non so assolutamente nulla del basket, quindi scusate per gli errori e le cavolate che ho detto e che probabilmente dirò più avanti.
  
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