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Autore: Oducchan    27/05/2008    3 recensioni
La pittura si allargò sul foglio, imbrattandolo piano piano fino a creare una vasta zona scura. Nera, nera com’era lui. Rimase a fissarla con sguardo atono, quasi vacuo, perdendosi nelle mille sfumature rossobluastre create dalla luce de sole che vi si rispecchiava sopra, e sospirò. Si immerse in quelle sfumature e nei loro significati, tentando disperatamente di perdere il contatto con quella realtà che tanto lo faceva soffrire, ma suoi pensieri lo tennero ancorato al presente, senza che potesse allontanarsi da essi. [basta poco, anche un sorriso, un gesto, una parola. Chi ha detto che i vasi vuoti non possono essere riempiti?chi ha detto che un’insensibile non possa imparare a vivere?] Sai si ritrova a riflettere...
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ink Spot

Dedicata a Dragon Gio, visto che è stata lei a darmi l’ispirazione^^

 

Ink Spot

Macchia d’inchiostro

 

Osservò la tela bianca immacolata, riflettendo sul da farsi; intinse il pennello nell’inchiostro, poi lo fermò a mezz’aria, quasi fosse in cerca d’ispirazione. Chiuse gli occhi con un sospiro, e invece di appoggiarlo cessò di impugnarlo, facendolo cadere nel barattolo, prima di inclinare quest’ultimo per lasciare scivolare una lunga e continua striscia nera.

La pittura si allargò sul foglio, imbrattandolo piano piano fino a creare una vasta zona scura. Nera, nera com’era lui. Rimase a fissarla con sguardo atono, quasi vacuo, perdendosi nelle mille sfumature rossobluastre create dalla luce de sole che vi si rispecchiava sopra, e sospirò. Si immerse in quelle sfumature e nei loro significati, tentando disperatamente di perdere il contatto con quella realtà che tanto lo faceva soffrire, ma  suoi pensieri lo tennero ancorato al presente, senza che potesse allontanarsi da essi.

Era iniziato tutto quando era entrato a far parte di quel gruppo, abbandonando il Root per completare la missione che si sarebbe rivelata la più difficile. Non aveva mai avuto problemi a uccidere qualcuno, ci era stato abituato a forza fin dalla più tenera età ed era cresciuto allenandosi continuamente, sempre fino allo stremo, sempre senza fermarsi neanche quand’era stanco. Gli erano stati spiegati i suoi obiettivi, diventare l’uomo di punta della squadra, tanto da pensare solo macchinalmente senza l’ombra di un sentimento.

[ma anche l’indifferenza era pur sempre un sentimento]

Aveva imparato a muoversi senza emettere alcun rumore, aveva imparato a resistere per ore anche sotto pressione, a pensare in fretta anche in caso di pericolo, a restare perennemente lucido nelle situazioni più disparate. Aveva affinato la sua particolare abilità, diventando un mago con tempera e pennelli, e riuscendo a sfruttarla al massimo nei combattimenti. Aveva imparato a restare impassibile, a non farsi prendere dal panico, a simulare i comuni comportamenti per non destare sospetti in coloro che incontrava. Aveva imparato a non sentire niente, neanche il più piccolo colpo o la più piccola vibrazione emotiva

[ma un contenitore vuoto finisce per sentire tutto quello che accade fuori]

Lui era quello. Una mente, un corpo, una macchina. E il suo compito era quello: uccidere. Ricordava ancora quando gli avevano affidato il libro nero con la lista dei suoi obiettivi. Una lista che si accorciava, veniva aggiornata, si accorciava di nuovo, come una molla, riempiendosi di croci d’inchiostro che andavano a gravare sulla sua anima di ghiaccio. Ogni croce, un passo per la sua consacrazione a insensibile. Ogni morte, un passo per diventare vacuo, etereo. La pelle sempre più fredda, gli occhi sempre più piatti, il sorriso sempre più assente. Fino a quell’ultima fatidica foto: la foto dell’ultimo obiettivo assegnatoli, la foto della sua missione più rischiosa, la foto su cui si stava infrangendo come un cristallo. Così simili nell’aspetto…

[simili perché credete di non sentire niente, e invece sentite tutto…]

E poi…era venuto il team 7. Avrebbe dovuto infiltrarsi tra loro solo per avere una maggiore possibilità di trovare chi cercava. Avrebbe dovuto entrare nel loro gruppo solo per completare il suo compito e la sua crescita nel Root. Doveva essere una missione come tante altre, andava completata con efficienza e poi rientrare a lavoro compiuto per riferire a Danzo di esserci riuscito, di aver eliminato l’ennesimo pericolo per il villaggio. Di essere riuscito a eliminare per sempre qualunque sfumatura potesse avere la sua vita.

E invece tutto era crollato.

Perché improvvisamente gli era parso che tutto quello in cui aveva imparato a credere con una cocciutaggine e una disperazione tali da fargli dimenticare che forse esisteva anche un altro mondo oltre a quello in cui l’avevano rinchiuso, fosse semplicemente ed enormemente imperfetto. E aveva scoperto che quel suo mondo fatto di missioni suicide, allenamenti tartassanti, uccisioni continue, quel mondo asettico dove gli unici colori concessi erano il rosso del sangue e il nero dell’uniforme, quel mondo dove non gli era stato concesso provare niente se non una pallida affezione per una sola persona, era sostanzialmente sbagliato.

[perché sentiva tutto, e come un vaso vuoto sentiva quel che mancava per essere riempito…]

Era entrato in una dimensione fatta di luci, colori, risate, grida, sfuriate, dolore, rabbia, odio, contrasti. Sensazioni. Tante sensazioni, alcune discordanti tra loro come il giorno e la notte, atre così simili da essere sinonime. E per quanto rischiasse in quella galleria di specchi, lui restava ancorato allo specchio offuscato in cui aveva imparato a vivere. Se sei di ghiaccio, se sei di pietra, niente ti può scalfire, niente ti può far male, perché non sai cos’è il dolore, non sai cos’è la gioia, non sai cos’è la rabbia, non sai cos’è l’odio, non sai cos’è l’amore.

Ma Sai era andato a sbatterci contro a una velocità supersonica, tuttavia senza capire in cosa era incappato: non capiva gli enormi sorrisi di Naruto, non capiva le sfuriate di Sakura, non capiva il mistero celato dalla maschera di Kakashi. Non capiva il rossore di Hinata, la sfrontatezza di Ino, l’esuberanza di Rock Lee, la svogliatezza di Shikamaru, la pacatezza di Neji, la fame di Choji, l’energia di TenTen, il legame tra Kiba e Akamaru, e tra Shino e i suoi insetti. Semplicemente non capiva. Ma a ognuno di quei semplici gesti con cui gli altri ragazzi erano abituati a interagire tra loro, lo smilzo ragazzino considerato uno dei migliori agenti in assoluto si sentiva tremendamente fuori posto. Come una macchia nera su un perfetto foglio bianco. E quando davanti ai suoi occhi l’immagine di Naruto, le sue risate, la sua ilarità, la sua cocciutaggine, andavano a sovrapporsi a quella di altri sorrisi, di altre iridi illuminate di luce sbarazzina, di un altro viso, Sai non lo sapeva ma dentro di lui qualcosa si spezzava, ogni volta, creando una crepa che niente avrebbe potuto sanare. Neppure uno di quei disumani allenamenti a cui Danzo lo aveva sottoposto quando il fratello gli era scivolato tra le dita. Neppure uno dei suoi fantastici dipinti in cui tentava di arginare il malessere che aveva cominciato ad assalirlo.

[perché basta poco per incrinare un vaso di vetro…basta poco a sciogliere un muro di ghiaccio…]

Sai non poteva soffrire, non poteva poter soffrire. Aveva iniziato a sei anni ad estraniarsi da tutto quello che lo circondava, mantenendo saldo solo un legame; spezzato anche quello, era lentamente scivolato in quel tunnel dove tutto suonava attutito, proprio come i suoi superiori avevano scelto per lui. Aveva ubbidito agli ordini, smettendo di pensare a quel che faceva, smettendo di pensare a quel che gli mancava, smettendo di pensare a quel che non faceva.

E continuando a non pensare si era intrufolato in quella dimensione così diversa dalla sua, affascinato dal calore che emanava, ed era rimasto intrappolato tra la sua mente fredda e razionale, e quel cuore che forse aveva smesso da troppo tempo di battergli nel petto e che ora gli inviava dei timidi segnali per spingerlo a ricominciare. Per farlo uscire definitivamente da quella vita a metà e per fargli capire che forse c’era posto anche per lui. E lui come uno stupido ci aveva creduto…

[perché chi soffre crede sempre di essere stupido…]

Perché non aveva ucciso Sasuke Uchiha, quando ne aveva avuto l’occasione? Perché al momento di colpire gli erano venute in mente le parole di Naruto con cui descriveva quel loro particolare rapporto altalenante…com’è che si chiamava? Amicizia? Perchè si era ricordato del suo testardo tentativo di escluderlo in favore di un qualcuno che l’aveva tradito? Perché diavolo si era fermato prima di completare quella missione? Perché aveva dubitato di se stesso per un solo attimo, perché si era ricordato di un qualcosa che non avrebbe dovuto ricordare? Di qualcuno che a norma di regola avrebbe dovuto essere sepolto nel più remoto angolo della sua memoria? Di quel qualcuno che sempre più spesso, anche in quei pochi attimi di riflessione, era ritornato prepotentemente nella sua coscienza?

“Basta”. chiuse gli occhi, distogliendoli dalla tempera che continuava a colare, e li strinse forte, come se stesse cercando di scappare da qualcosa che non aveva il coraggio di affrontare. C’era un qualcosa di non ben definito in lui, che si agitava e premeva in cerca di una qualunque via di uscita. Sai non si era mai sentito così strano; neanche le poche volte che si era ammalato o era rimasto ferito si era sentito così scombussolato nel profondo. Sembrava che ci fosse qualche cosa che strisciasse latente nel suo stomaco e che di tanto in tanto, un po’ per dispetto, un po’ per necessità, lo colpiva prepotentemente allo sterno.  Un pulsare sordo, costante, che diventava man mano più soffocante. E Sai non capiva, continuava a dipingere, a leggere e a sorridere.

[perché chi sperimenta la sofferenza crede che ignorandola starà meglio…]

Però il suo sorriso era sempre, costantemente falso, così come gli era stato insegnato. Continuava a combattere con quel suo stile particolare e aggraziato, silenzioso e letale come gli era stato insegnato. Continuava a dipingere in maniera precisa e accurata come gli era stato insegnato. Continuava a non vivere, come gli era stato insegnato, perché per quanto si sforzasse di riprendere il suo battito, il suo cuore ormai si era atrofizzato…

Perché in fondo forse era vero che lui fosse incredibilmente sbagliato…

-Sai! Razza di stupido, cosa stai combinando?-

Preso alla sprovvista, il ragazzo spalancò le iridi, inquadrando un tornado biondo e arancio che si affannava a pulire la macchia che si era allargata per terra

-non dirmi che ti eri addormentato…guarda che pasticcio, hai sporcato tutto il foglio, e pure i pantaloni!- strillò Naruto, allontanando il barattolo, per poi sfilarsi dalle spalle la felpa della sua tuta e gettargliela addosso come una coperta –tieni, asciugati con questa, se Sakura-chan ti vede in quello stato è capace di prendersela con me-

Sai non si mosse, rimanendo irrigidito in quella posizione composta, limitandosi a battere le palpebre vagamente sconcertato

[poi, all’improvviso, succede che chi soffre viene risvegliato dal suo torpore. Il vaso di vetro va in pezzi, si affronta la propria solitudine, e ci si accorge che poi tanto stupidi non si è…]

-io sono sbagliato-

Naruto si fermò immediatamente, lasciando a perdere il danno colorato, e rivolse a lui le sue iridi azzurre :-eh?-

-io sono sbagliato- Sai ripeté la sua affermazione, senza aggiungervi una particolare intonazione, quasi si trattasse di una verità assoluta, di un dato di fatto senza spiegazione e valido a priori –io sono sbagliato, naruto-

Il biondo storse il viso in una buffa smorfia, mentre tentava di interpretare quelle parole

-no che non lo sei! Non sei sbagliato. Sei…particolare. Ma lo siamo tutti, in fondo, no?-

-no. Io sono sbagliato. Tutta la mia esistenza è sbagliata- ribadì il moro, fissando la macchia a terra –voi siete il foglio bianco, io la macchia d’inchiostro. È sbagliato-

Naruto lo fissò attentamente per qualche secondo, tentando di analizzarlo più in profondità con lo sguardo, desideroso più che mai di venire a capo di quell’incognita per lui rappresentata dal nuovo compagno di squadra, ma desistette quasi subito: ancora troppo complicato, per ora

-se lo dici tu….e cosa conti di fare per migliorare la situazione?-

Sai lo guardò negli occhi, le iridi pece impenetrabili. Forse quel biondino scatenato aveva davvero uno strano effetto su di lui, almeno quanto lo avevano sia la ragazzina dai capelli rosa, gentile ma un po’ manesca, Sakura, sia i due maestri che ormai si alternavano nel portarli in missione. Forse Danzo aveva ragione, quel particolare gruppo 7 lo stava davvero traviando. Ma dopotutto, importava qualcosa?

-non saprei…-

-per cominciare, potresti tirarti su di lì e filare a cambiarti, dattebayo! Sei tutto sporco….magari ti passo io qualche vestito, sarebbe la volta buona che il tuo look venisse migliorato un po’. Ti vesti sempre di nero, sembra sempre che tu debba andare a un funerale!-

“un funerale…già, fin’ora ero sempre l’ospite imprevisto. L’assassino” –Naruto, ti ringrazio molto, però non credo che mi vestirò mai d’arancione-

Naruto gli rivolse un ampio sorriso radioso, tendendogli una mano e aiutandolo ad alzarsi

-e chi ha parlato d’arancione? Forza, andiamo prima che arrivi Sakura-chan. Tanto Kakashi-sensei sarà in ritardo come al solito!-

[basta poco, anche un sorriso, un gesto, una parola. Chi ha detto che i vasi vuoti non possono essere riempiti?chi ha detto che un’insensibile non possa imparare a vivere?]

Sai non potè trattenersi dal sorridergli a sua volta, contagiato in qualche modo dalla sua allegria. Tuttosommato, quest’”universo alternativo” gli piaceva molto di più della fredda esistenza in cui Danzo l’aveva relegato.

 

 

Ooooh, eccomi di nuovo qua, con un tema facile facile: Sai. Facile facile? Accidenti se non lo è! Scivolare nella psiche di quell’individuo si è rivelato più difficile del previsto: la trama c’era, ma lo sviluppo è stato un po’ complicato. Ma alla fine ce l’ho fatta! Voi cosa ne dite? Non male, il risultato?

Beh, grazie a tutti coloro che si prenderanno il disturbo di recensire^^ e grazie anche a chi leggerà semplicemente^^

Besos

Vostra wolvie

 

   
 
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