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Autore: feyilin    27/05/2008    1 recensioni
Questo racconto è stato scritto da mio padre e parla della vita di una famiglia... particolare
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hurl se ne stava seduto e guardava i piccoli giocare sotto lo sguardo

attento della madre. Il clan di Hurl era costituito da quindici individui

inseriti in una precisa scala gerarchica. Lui era il leadér e subito dopo

altri quattro maschi, i cacciatori, poi tre femmine con i loro cinque

piccoli e due vecchi. In caso di necessità il sacrificio sarebbe cominciato

dal basso. Khan si avvicinò a Hurl e un semplice scambio di sguardi tra i

due fu sufficiente. Si sedettero uno accanto all'altro già d'accordo che

avrebbero cominciato a segnare il territorio solo più tardi. Un cenno di

Hurl e gli altri tre cacciatori si distesero tra l'erba alta su punti

prestabiliti.


Mentre il sole sorgeva pallido sulla foschia che copriva la grande spianata

essi coglievano i colori e gli odori che annunciavano la fine del periodo

delle ombre corte. Presto sarebbe iniziato il periodo delle piogge che se da

un lato avesse evitato loro continui e pericolosi spostamenti dall' altro

avrebbe reso più difficile la caccia. Con la siccità era sufficiente

fermarsi presso una pozza d'acqua e gli animali che per tutto il giorno se

ne stavano nascosti sarebbero venuti da soli, durante la notte, a cacciarsi

nella loro trappola.


Quello, dove ora si trovavano, era il posto che Hurl aveva scelto per

fennarsi.


Una grotta alle loro spalle che avrebbe dato riparo a tutti ed il cui

accesso si mimetizzava bene tra le rocce della parete, quasi a picco, della

montagna l'avevano convinto.


Hurl pensava alla caccia della notte appena trascorsa. Era stata una buona

caccia e per qualche tempo il clan non avrebbe avuto problemi in questo

senso. Hurl e Khan si addormentarono.


Il sole era ormai alto ma quel giorno non scaldava. La foschia rimaneva

regina della pIanura.


La testa di Hurl si alzò di scatto, prima ancora che i suoi occhi si

aprissero. Un odore mai sentito aveva pizzicato quella parte di lui che

anche nel sonno restava vigile. Dal folto gruppo d'alberi alla sua sinistra

uscirono con circospezione tre animali che lui non aveva mai visto. Erano

alti ma camminavano curvi sulle zampe posteriori. Le zampe anteriori erano

provviste di un lungo artiglio. Tutti i cacciatori erano già stesi nell'

erba alta. Hurl emise un suono greve che si confuse tra i molteplici della

pianura ma che non passò indifferente tra gli elementi del clan. Le femmine

e i piccoli entrarono nella grotta mentre un cacciatore si nascondeva vicino

all'ingresso. I vecchi si mossero centralmente, in assoluto silenzio, verso

i nuovi venuti mentre i quattro cacciatori rimasti si spostarono dividendosi

sui due lati. Tutti rimasero perfettamente immobili nell' attesa.


Hurl osservava i nuovi arrivati annusare l' aria. Avevano avvertito la loro

presenza e avanzavano piano guardandosi attorno. Altri due di quegli strani

animali uscirono dagli alberi e avanzarono sulle tracce dei primi. Hurl

sapeva di avere di fronte avversari pericolosi. Comunicavano tra loro con

brevi suoni e con gesti precisi. Si muovevano in modo coordinato ed

avanzavano. Hurl non poteva più aspettare. Doveva approfittare del fatto che

i cinque non si fossero ancora uniti. Questo per loro era un vantaggio. Ad

un suo segnale i vecchi uscirono dall'erba alta e si lanciarono verso gli

intrusi.


La tattica del clan era semplice e fino allora si era rivelata efficace: un

primo attacco al centro e in caso di fuga gli avversari sarebbero caduti in

bocca ai cacciatori sui lati con le forze divise. In caso di resistenza i

cacciatori avrebbero attaccato sorprendendo il gruppo su tre lati per poi

proporsi verso gli altri sempre in superiorità numerica.


Ma accadde qualcosa che Hurl non poteva prevedere e ciò che vide mai gli era

stato raccontato, da nessuno degli anziani che aveva conosciuto. Gli artigli

delle zampe anteriori di quegli strani esseri si staccarono e volarono

nell'aria. Quei due piccoli gruppi divisi tra loro rispondevano come uno

solo e i vecchi del clan furono uccisi ancor prima di poter entrare a

contatto con gli avversari. Un istante dopo i cinque si lanciarono tutti

insieme verso i due cacciatori ancora appiattiti sull'erba, più sorpresi che

spaventati. Hurl emise un alto grido e si lanciò contemporaneamente ai suoi

compagni verso gli avversari. Lui e Khan li avrebbero presi alle spalle

mentre erano impegnati nello scontro con gli altri due cacciatori. Aveva

fatto solo pochi passi quando si rese conto dell'errore. Altri tre animali

uscirono di corsa dagli alberi. La trappola questa volta era scattata per

lui. Hurl era un gran cacciatore, forte, esperto ma cosa avrebbe potuto fare

contro avversari che appena lanciati i loro artigli già li vedevano

ricrescere. Solo, circondato, senti gli artigli dei suoi nemici penetrargli

la schiena e poi il petto. Tre, quattro volte. Cadde riverso e con il suo

sangue se ne andava anche la sua vita ma non era spaventato, non sentiva

dolore. Guardava il cielo, con la bocca aperta, diventare sempre più nero.


Ma quegli strani animali non si fermarono. Eliminare l'ultimo cacciatore fu

una cosa rapida. Entrarono nella grotta e le femmine attaccarono. Un furore

che solo le madri i cui figli siano in pericolo possono avere. Neppure

questo fu sufficiente e dopo di loro anche i cinque piccoli morirono mentre

cercavano riparo dietro una grossa pietra. Tre di quegli strani esseri

giacevano a terra con la gola squarciata ma altri ne uscivano dagli alberi.

Femmine e piccoli, giovani e vecchi. Tutti entrarono nella grotta e mentre

alcuni di loro osservavano ogni anfratto altri accesero un grande fuoco.


Khan stava morendo ma si era trascinato vicino a Hurl. Lanciò un lungo

ululato d'agonia prima di ricadere sul fianco. Il tempo dei grandi lupi

della pianura era ormai prossimo al tramonto.

   
 
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