Hurl se ne stava seduto e guardava i piccoli giocare sotto lo sguardo
attento della madre. Il clan di Hurl era costituito da quindici individui
inseriti in una precisa scala gerarchica. Lui era il leadér e subito dopo
altri quattro maschi, i cacciatori, poi tre femmine con i loro cinque
piccoli e due vecchi. In caso di necessità il sacrificio sarebbe cominciato
dal basso. Khan si avvicinò a Hurl e un semplice scambio di sguardi tra i
due fu sufficiente. Si sedettero uno accanto all'altro già d'accordo che
avrebbero cominciato a segnare il territorio solo più tardi. Un cenno di
Hurl e gli altri tre cacciatori si distesero tra l'erba alta su punti
prestabiliti.
Mentre il sole sorgeva pallido sulla foschia che copriva la grande spianata
essi coglievano i colori e gli odori che annunciavano la fine del periodo
delle ombre corte. Presto sarebbe iniziato il periodo delle piogge che se da
un lato avesse evitato loro continui e pericolosi spostamenti dall' altro
avrebbe reso più difficile la caccia. Con la siccità era sufficiente
fermarsi presso una pozza d'acqua e gli animali che per tutto il giorno se
ne stavano nascosti sarebbero venuti da soli, durante la notte, a cacciarsi
nella loro trappola.
Quello, dove ora si trovavano, era il posto che Hurl aveva scelto per
fennarsi.
Una grotta alle loro spalle che avrebbe dato riparo a tutti ed il cui
accesso si mimetizzava bene tra le rocce della parete, quasi a picco, della
montagna l'avevano convinto.
Hurl pensava alla caccia della notte appena trascorsa. Era stata una buona
caccia e per qualche tempo il clan non avrebbe avuto problemi in questo
senso. Hurl e Khan si addormentarono.
Il sole era ormai alto ma quel giorno non scaldava. La foschia rimaneva
regina della pIanura.
La testa di Hurl si alzò di scatto, prima ancora che i suoi occhi si
aprissero. Un odore mai sentito aveva pizzicato quella parte di lui che
anche nel sonno restava vigile. Dal folto gruppo d'alberi alla sua sinistra
uscirono con circospezione tre animali che lui non aveva mai visto. Erano
alti ma camminavano curvi sulle zampe posteriori. Le zampe anteriori erano
provviste di un lungo artiglio. Tutti i cacciatori erano già stesi nell'
erba alta. Hurl emise un suono greve che si confuse tra i molteplici della
pianura ma che non passò indifferente tra gli elementi del clan. Le femmine
e i piccoli entrarono nella grotta mentre un cacciatore si nascondeva vicino
all'ingresso. I vecchi si mossero centralmente, in assoluto silenzio, verso
i nuovi venuti mentre i quattro cacciatori rimasti si spostarono dividendosi
sui due lati. Tutti rimasero perfettamente immobili nell' attesa.
Hurl osservava i nuovi arrivati annusare l' aria. Avevano avvertito la loro
presenza e avanzavano piano guardandosi attorno. Altri due di quegli strani
animali uscirono dagli alberi e avanzarono sulle tracce dei primi. Hurl
sapeva di avere di fronte avversari pericolosi. Comunicavano tra loro con
brevi suoni e con gesti precisi. Si muovevano in modo coordinato ed
avanzavano. Hurl non poteva più aspettare. Doveva approfittare del fatto che
i cinque non si fossero ancora uniti. Questo per loro era un vantaggio. Ad
un suo segnale i vecchi uscirono dall'erba alta e si lanciarono verso gli
intrusi.
La tattica del clan era semplice e fino allora si era rivelata efficace: un
primo attacco al centro e in caso di fuga gli avversari sarebbero caduti in
bocca ai cacciatori sui lati con le forze divise. In caso di resistenza i
cacciatori avrebbero attaccato sorprendendo il gruppo su tre lati per poi
proporsi verso gli altri sempre in superiorità numerica.
Ma accadde qualcosa che Hurl non poteva prevedere e ciò che vide mai gli era
stato raccontato, da nessuno degli anziani che aveva conosciuto. Gli artigli
delle zampe anteriori di quegli strani esseri si staccarono e volarono
nell'aria. Quei due piccoli gruppi divisi tra loro rispondevano come uno
solo e i vecchi del clan furono uccisi ancor prima di poter entrare a
contatto con gli avversari. Un istante dopo i cinque si lanciarono tutti
insieme verso i due cacciatori ancora appiattiti sull'erba, più sorpresi che
spaventati. Hurl emise un alto grido e si lanciò contemporaneamente ai suoi
compagni verso gli avversari. Lui e Khan li avrebbero presi alle spalle
mentre erano impegnati nello scontro con gli altri due cacciatori. Aveva
fatto solo pochi passi quando si rese conto dell'errore. Altri tre animali
uscirono di corsa dagli alberi. La trappola questa volta era scattata per
lui. Hurl era un gran cacciatore, forte, esperto ma cosa avrebbe potuto fare
contro avversari che appena lanciati i loro artigli già li vedevano
ricrescere. Solo, circondato, senti gli artigli dei suoi nemici penetrargli
la schiena e poi il petto. Tre, quattro volte. Cadde riverso e con il suo
sangue se ne andava anche la sua vita ma non era spaventato, non sentiva
dolore. Guardava il cielo, con la bocca aperta, diventare sempre più nero.
Ma quegli strani animali non si fermarono. Eliminare l'ultimo cacciatore fu
una cosa rapida. Entrarono nella grotta e le femmine attaccarono. Un furore
che solo le madri i cui figli siano in pericolo possono avere. Neppure
questo fu sufficiente e dopo di loro anche i cinque piccoli morirono mentre
cercavano riparo dietro una grossa pietra. Tre di quegli strani esseri
giacevano a terra con la gola squarciata ma altri ne uscivano dagli alberi.
Femmine e piccoli, giovani e vecchi. Tutti entrarono nella grotta e mentre
alcuni di loro osservavano ogni anfratto altri accesero un grande fuoco.
Khan stava morendo ma si era trascinato vicino a Hurl. Lanciò un lungo
ululato d'agonia prima di ricadere sul fianco. Il tempo dei grandi lupi
della pianura era ormai prossimo al tramonto.