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(gestire un
eventuale contenzioso diplomatico)
“Ciao, Mac.”
Sei ancora in accappatoio, quando
Webb suona alla porta; rientrato in casa tua dal mio appartamento, non
sono
riuscito a combinare nulla, ancora turbato da ciò che era successo con
la birra.
Mi sono buttato sotto la doccia solo cinque minuti fa, ed hai ancora i
capelli
bagnati.
Webb deve apprezzare la tenuta,
perché gli occhi gli si sono illuminati nel vederti. Come lo capisco!
Occorre, tuttavia, togliergli al
più presto strane idee dalla testa.
“Scusami, Clayton, non sono ancora
pronta… sono rientrata tardi… mi vesto immediatamente così…”.
Non mi fa neppure finire la frase.
Entra liberamente in casa tua; ti squadra con l’aria di chi sta per
fare un
banchetto con i fiocchi e ti si avvicina.
“Non importa” il suo fiato ti
stuzzica l’orecchio e sento un fremito, appena impercettibile, che
attraversa
il tuo corpo… non avrà per caso intenzione di baciarti?
“Non c’era in programma nulla di
speciale… possiamo restare a casa, se preferisci” prosegue sempre con
lo
sguardo acceso, mentre si china sulle tue labbra.
Oh no! Non lo preferisco affatto.
Voglio uscire.
Accidenti, cominciamo bene! Come
farò a tenerlo a bada per tutta la sera? E dannazione a me, non potevo
riflettere sulla faccenda da uomo adulto, anziché lasciarmi incasinare
da ciò
che il tuo corpo ha provato di fronte all’alcol, e bardarti come se
fossi una
suora?
Ma forse non sarebbe servito
granché… un bacio, per salutarti, te lo avrebbe comunque dato…
L’unico idiota a non farlo mai
sono io.
Sento le sue labbra sulle tue, la
sua lingua che tenta di schiuderti la bocca… e, inaspettato e
inconcepibile, percepisco
anche un brivido di piacere che attraversa il tuo corpo a quel
contatto… le tue
braccia, guidate dall’istinto, non certamente dalla mia volontà, si
sollevano a
circondargli il collo… il bacio si fa più approfondito e, con la mente
incapace
di governare le sensazioni fisiche che il suo tocco sta provocando in
te,
realizzo che provi piacere a ciò che ti sta facendo.
Solo quando la sua mano tenta di
infilarsi sotto l’accappatoio, solo allora riesco a governare la tua
risposta
fisica (continuo a sperare che si tratti solo di quello, semplicemente
della
tua libido infiammata dai tuoi ormoni, e non si tratti, invece, di
amore) e lo
fermo.
“No, Clay…” gli dico,
sciogliendomi dall’abbraccio e allontanandomi dalla porta. Non ha
neppure
atteso che la chiudessi.
“No?” mi guarda confuso. Non
capisce perché. E questo mi fa star male, poiché significa che sei
solita ad
apprezzare le sue effusioni.
“Perché non usciamo? Ho voglia di
uscire, stasera”, cinguetto con voce mielosa, mentre cerco di prendere
le
distanze.
“Io, invece, ho voglia di te…” ti
sussurra di nuovo all’orecchio, tornando alla carica.
La sua mano è stata rapida e ti ha
afferrato alla vita.
“Clay… ti prego…”
“Vuoi fare la preziosa, stasera?”
Ha gli occhi lucidi; è chiaramente eccitato. Non sopporto l’idea che
tu, in
altri momenti, lo abbia accolto in questo modo, desiderosa di far
l’amore con
lui.
E ancora meno tollero l’idea che
sarei potuto essere al suo posto, ed essere io a baciarti e toccarti
come ora
vorrebbe fare lui e come deve aver fatto molte altre volte.
Credevo che la serata sarebbe
stata difficile per dover tenere a bada un uomo, mentre mi trovo nel
corpo
della donna che lui desidera. Invece, a quanto pare, mi sembra più
difficile
non pensare a voi due assieme.
“No, Clay… ho soltanto voglia di
uscire… di andare in un posticino carino…” cerco di dirgli con voce più
sincera
possibile.
Anche un imbecille capirebbe che
sto mentendo.
E, infatti, Clay comprende al
volo.
“E’ successo qualcosa, Sarah?”
Odio quando ti chiama Sarah. Ha un
modo così viscido di pronunciare il tuo nome.
“Non è successo nulla, ho solo
voglia di uscire.”
Mi trascina sul divano.
“Possiamo uscire dopo…” e il suo
sguardo si sofferma all’altezza del tuo seno che l’accappatoio,
spostandosi,
lascia intravedere.
Dopo COSA?
Non se ne parla proprio.
Mi spiace per lui, ma stasera il
caro Clayton Webb andrà in bianco. L’alternativa è la violenza fisica,
però non
credo che arriverebbe a tanto.
Lo spero, almeno.
Accosto i lembi dell’accappatoio.
Non gradisco affatto che veda i tuoi seni nudi.
Chiariamo meglio il concetto; è
fondamentale a questo punto. Le conseguenze le gestirai tu, semmai.
Avevi
chiesto che uscissi con lui. Non è colpa mia se lui preferisce starsene
in casa
e saltarti addosso. Io il patto l’ho mantenuto.
“Non ne ho voglia, Clayton.”
Bene: tono fermo e deciso.
Assolutamente convinto.
Si ferma. (Fortunatamente).
Ha capito che non stai scherzando.
E neppure io.
Ti guarda con aria indispettita…
accipicchia, se è permaloso! Cosa sarà una volta in bianco?
“Sono settimane che non ne hai
voglia, Sarah.”
Oh, oh! Ma che interessante
notizia!
“Mi spiace…”
“Davvero? Lo hai detto anche
l’altra sera, e quella prima ancora…”
Cerco di essere diplomatico e
salvarti la situazione, nonostante abbia voglia di urlargli che non lo
vuoi più
vedere.
“Sono stanca… il lavoro…”
“Altre volte sei stata stanca. Non
credo che sia questo il motivo”.
“Davvero, Clay…”
“Dov’è Harm?”
Oh questa poi! E perché mai fa una
domanda simile? Che dovrei rispondergli?
Qui. Harm è qui, proprio davanti a
te.
Opto per una soluzione più diplomatica.
“Sulla Seahawk. Perché?”
“Capisco.”
“Che cosa?”
Ci terrei molto a capire anch’io.
“Ogni volta che Harm è via; ogni
volta che discuti con lui… ogni volta che lui ha qualche problema… tu
sei ‘stanca’
”.
Non riesco a trattenere un
sorriso… se le cose stanno davvero così, non devo far altro che
discutere con
te ogni giorno.
“Noto che la cosa ti diverte”.
Immensamente. Ma non glielo lo
posso dire.
Cerco di salvarti la serata, anche
se, in questo momento, mi metterei a ballare tanto sono allegro. Non
con lui,
ovviamente.
“Ti sbagli, Clay. Non mi diverto.
Sorrido perché ho la sensazione che tu sia geloso”.
Più miele di così non chiedermelo.
Avrei voglia di sbatterlo fuori a calci. E non venirmi a dire che è
anche mio
amico. Questa sera è solo un nemico, da abbattere col mio F-14.
Lo vedo addolcire lo sguardo,
conquistato dai tuoi occhioni e dalle tue parole che devono averlo
lusingato, almeno
un pochino. Mi auguro non troppo.
“D’accordo, Sarah. Vestiti e
usciamo…”
Colpito e affondato.
***
Trovo un
attimo di rifugio, in
perfetta solitudine, fuori, all’aperto, sul ponte. Dopo cena, abbiamo
eseguito
l’appontaggio notturno: se durante il giorno avevo paura, di notte ero
terrorizzata. In più temevo che ciò che mi era successo a tavola, ossia
il
desiderare la carne, stesse ad indicare che comincio a perdere memoria
dei tuoi
gesti automatici. E se controllare un istinto famelico mi indispone, ma
tutto
finisce lì, il problema sarebbe ben diverso se accadesse in volo. E’
una
fortuna che abbiamo terminato e che domani rientro a Washington.
Ad ogni modo comincio davvero a
capire perché ti piaccia tanto volare: certe sensazioni si possono
provare solo
lassù; inoltre essere in volo di notte è davvero speciale. Nel tuo caso
forse,
dopo il tuo incidente, non ti piace più come prima; tuttavia, se di
giorno lo
spettacolo è bello, però l’ansia mi assale sempre e fatico ad
assaporare il
momento, di notte, completamente avvolta dal buio, lo spettacolo è
meraviglioso, quasi mistico, e l’emozione trascende la paura.
Skates mi ha lasciato sola; deve
aver capito che ne avevo bisogno per riflettere.
Troppe cose sono accadute oggi.
Troppe emozioni nuove e troppe contrastanti.
Ho bisogno di solitudine, per
assorbire tutto quanto.
Eppure, proprio qui, non mi sento
sola. In questo preciso istante è come se tu fossi con me. Forse perché
diverse
volte abbiamo chiacchierato all’aperto, in mezzo al mare, sotto le
stelle. O
forse perché so che tu adori stare qui, ad osservare gli aerei che
decollano o
che appontano ed essere qui anch’io, nel tuo corpo, mi fa quasi sentire
d’essere tutt’uno con te.
Cosa stai facendo, Harm, in questo
momento?
Sei ancora con Clay? Oppure sei di
nuovo solo?
Mi domando perché ho insistito tanto
affinché uscissi con Clayton; sono settimane che per lui provo
sentimenti
contrastanti e che non desidero più come prima le sue attenzioni. E
credo che
anche lui abbia capito qualcosa. Neppure questa volta è l’uomo giusto.
Perché mi ostino a cercarne uno a
tutti i costi, per provare a dimenticarti?
Non ho ancora capito che mi è
impossibile?
Sapessi quante volte mi sono
domandata se sei tu, l’uomo giusto…
Non so darmi una risposta.
L’unica cosa che so è che il mio
cuore, il mio corpo e la mia mente vogliono te.
Ma, come dicesti tu ormai quasi
tre anni fa, ci sarebbero troppe complicazioni.
E poi continuo a non capire cosa
provi per me.
Un movimento, alle mie spalle, mi
sorprende.
Mi volto e vedo che si tratta
proprio del capitano Melinda Parker, la donna che ha accusato Brian
Ferrell di
molestie sessuali.
“Hai da accendere?” chiede
diretta, sorvolando sulla gerarchia militare. E’ un pilota anche lei e
so che
Ferrell è stato fino a pochi giorni fa il suo RIO.
“Fumavo… ora non più” le rispondo
con lo stesso tono amichevole.
Mi guarda intensamente e posso
osservare nei suoi occhi un lampo malizioso… tira fuori l’accendino e
me lo
porge.
“Mi faresti accendere?”
Credo che ci stia provando.
La fama che l’ha preceduta ha
motivo di esistere. Questa donna non ti ha mai visto prima di oggi
pomeriggio e
si è già lanciata su di te come un avvoltoio. Del resto posso capirla;
conosco
perfettamente le sensazioni che riesci a suscitare in una donna.
Chissà se sa che sei uno degli
avvocati che seguiranno il suo caso? Ancora non sappiamo se accusa o
difesa.
Dovrei dirglielo, per etica
professionale. Ma sono curiosa di scoprire fin dove si spingerà. E
inoltre può
essermi utile per farmi un quadro della situazione. Tanto avrei dovuto
parlarle
domattina, prima di partire. Stiamo anticipando l’incontro solo di
alcune ore.
Anche se dubito che la sua idea d’incontro coincida con quella che
avevo in
mente io per domani.
Si sporge verso di te, per
accendere la sigaretta dalle tue mani, non solo col volto ma con tutto
il
corpo. Mi è praticamente addosso.
E questa donna avrebbe denunciato
uno per molestie sessuali?
Aspira voluttuosa il fumo.
“Vuoi fare un tiro?” La voce è
roca, seducente. Come suoi occhi mentre ti guarda.
E’ una bella donna, niente da
dire. Ti piacerebbe.
O meglio, mi correggo: ti piace.
Me lo sta dicendo il tuo corpo.
“Fumavo il sigaro…”, rispondo,
rifiutando gentilmente con un sorriso.
Grosso errore. Ho scordato che
effetto fa il tuo sorriso al cuore, e non solo, di una donna.
Come una gatta, si avvicina di
più… se l’accarezzassi, farebbe le fusa.
“Come ti chiami?”
O non sa davvero chi sei, oppure è
una scusa per continuare a flirtare.
“Harm…” Forse non dovrei
risponderle. Forse non dovrei darle corda. Ma i motivi li ho già
esposti. E
poi… e poi, accidenti a te, Harmon Rabb, questa donna ti risveglia i
sensi.
Perché il tuo corpo non obbedisce
alla mia volontà, restandosene tranquillo tranquillo?
“Mhm… bel nome. Bello come te…”,
sussurra, sfiorandoti dolcemente una guancia con le dita.
Ti vuole.
E la tua reazione fisica al suo
tocco è… interessante. Non trovo un altro termine per definirla, senza
scadere
nel volgare.
Maledizione a te!
Non mi piace quello che sento in
questo momento: né le sensazioni fisiche che mi stai facendo provare
tu, e
neppure questo groviglio di sentimenti.
Sono gelosa.
Quello che ho provato stamani, ad
osservare Skates mangiarti quasi con gli occhi, è nulla a paragone.
Perché
stamani tu, il tuo corpo, non aveva reagito a Skates.
Mentre ora… reagisce. Eccome se
reagisce.
E’ il suo profumo ad attrarti
tanto? O il suo corpo?
E’ bella, non posso negarlo.
Oppure si tratta della
sfacciataggine con cui ti sta praticamente invitando nel suo letto?
“Non vuoi sapere il mio nome?”
domanda con sguardo languido.
“No…”
“No?”
“No”, ribadisco, convinta. So già
il suo nome.
“Preferisci baciarmi senza sapere
come mi chiamo?”
Oh oh! Devo riconoscere che la
ragazza non perde tempo. Ed è piuttosto sicura di sé. Ancora non
capisco questa
storia delle molestie… Forse avevi visto giusto, quando sostenevi che
qualcosa
non ti quadrava di tutta la faccenda. Tu, forse, ti riferivi a Ferrell,
ma
qualcosa non quadra davvero.
“Sei davvero sicura che ti
bacerò?”, non riesco a trattenermi dal dirle. Peccato che la tua voce,
più che
beffarda, risuoni roca, sensuale… Dannatamente invitante.
“Non ho dubbi…” e procede
immediatamente col dimostrarmi che ha ragione.
Prende il tuo volto tra le mani e
posa le sue labbra sulle tue… il suo profumo mi penetra intenso,
solleticando le
tue terminazioni nervose. Sento le tue labbra che si schiudono, senza
esitazione, benché io non voglia baciarla.
Ma tu, a quanto pare, sì.
Lei geme, soddisfatta, quando la
tua lingua invade la sua bocca e la stringi maggiormente… e io mi sento
proiettata fuori del tuo corpo, come se esso non volesse più la mia
coscienza,
per gestire la situazione esclusivamente a livello fisico. Dall’esterno
ti vedo
baciarla… vedo le tue mani che scorrono sulla sua schiena, a toccare il
suo
corpo…
E ti odio, in questo momento.
Perché ricordo ancora il tuo
sapore e la sensazione meravigliosa di essere imprigionata nel tuo
abbraccio.
Perché posso risentire su di me le tue mani, quell’unica volta in cui
mi hai
baciato stringendomi a te. Perché ricordo ancora tutto di quel bacio
disperato,
della tua bocca sulla mia; di come mi schiudesti le labbra e di come il
tuo
corpo mi voleva…
Ricordo tutto quanto. E odio
l’idea che ora tu stia facendo tutto questo ad un’altra donna.
Non mi soffermo neppure a
riflettere che ci sono io dentro a questo tuo corpo, e non tu. E che
forse, se
ci fossi stato tu, magari –dico magari- saresti anche stato capace di
controllare i tuoi istinti e l’avresti gentilmente respinta.
O l’avresti baciata comunque?
Non lo saprò mai.
E’ la tua reazione fisica a spaventarmi:
è sempre così, per voi uomini?
In fondo si tratta solo di un
bacio. Eppure… ora che sono dentro di te e sento la tua eccitazione, mi
domando
se con me provavi la medesima eccitazione, o meno? Oppure di più?
Devo aver ripreso il controllo
della situazione, perché improvvisamente mi accorgo che hai lasciato le
sue
labbra e ti stai staccando da lei. E a poco a poco, dentro di te, tutto
ritorna
normale.
Forse non è eccitante come
pensavo. O forse sono stata io a farti riprendere il controllo della
situazione… Non oso pensare a quello che ti accade quando il controllo
lo perdi
completamente (quanto darei per provarlo!).
Sapevo che gli uomini si accendono
rapidamente e che, a differenza delle donne,
amano più con i sensi che con la testa o con il cuore.
Ma sperimentarlo dall’interno è
tutt’altra cosa.
“Mi è piaciuto il tuo bacio…”
sussurra lei, sempre invitante.
Come la capisco.
Vorrebbe continuare…
Ma ora è davvero il caso di
chiarire la faccenda.
“Capitano Parker… Melinda… ci
vediamo domattina.”
Mi guarda sorpresa.
“Come sai il mio nome?”
La osservo e poi, deliberatamente,
decido di prendermi una piccola soddisfazione femminile. Simulare di
colpire un
nemico, oggi in volo, deve aver risvegliato il mio lato combattivo.
“So chi sei. Sarò uno degli avvocati
del caso Ferrell”.
S’irrigidisce e immediatamente indietreggia
di qualche passo, come se scottassi.
Perfetto. Quello che volevo.
Colpita e affondata.