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Autore: Alexandra_ph    06/01/2014    4 recensioni
"... Il fatto è che non so spiegarti cos’è successo. Non razionalmente, almeno.”
“Spiegamelo, allora, alla tua maniera irrazionale.”.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-5-

 (gestire un eventuale contenzioso diplomatico)

 

 

“Ciao, Mac.”
Sei ancora in accappatoio, quando Webb suona alla porta; rientrato in casa tua dal mio appartamento, non sono riuscito a combinare nulla, ancora turbato da ciò che era successo con la birra. Mi sono buttato sotto la doccia solo cinque minuti fa, ed hai ancora i capelli bagnati.
Webb deve apprezzare la tenuta, perché gli occhi gli si sono illuminati nel vederti. Come lo capisco!
Occorre, tuttavia, togliergli al più presto strane idee dalla testa.
“Scusami, Clayton, non sono ancora pronta… sono rientrata tardi… mi vesto immediatamente così…”.
Non mi fa neppure finire la frase. Entra liberamente in casa tua; ti squadra con l’aria di chi sta per fare un banchetto con i fiocchi e ti si avvicina.
“Non importa” il suo fiato ti stuzzica l’orecchio e sento un fremito, appena impercettibile, che attraversa il tuo corpo… non avrà per caso intenzione di baciarti?
“Non c’era in programma nulla di speciale… possiamo restare a casa, se preferisci” prosegue sempre con lo sguardo acceso, mentre si china sulle tue labbra.
Oh no! Non lo preferisco affatto. Voglio uscire.
Accidenti, cominciamo bene! Come farò a tenerlo a bada per tutta la sera? E dannazione a me, non potevo riflettere sulla faccenda da uomo adulto, anziché lasciarmi incasinare da ciò che il tuo corpo ha provato di fronte all’alcol, e bardarti come se fossi una suora?
Ma forse non sarebbe servito granché… un bacio, per salutarti, te lo avrebbe comunque dato…
L’unico idiota a non farlo mai sono io.
Sento le sue labbra sulle tue, la sua lingua che tenta di schiuderti la bocca… e, inaspettato e inconcepibile, percepisco anche un brivido di piacere che attraversa il tuo corpo a quel contatto… le tue braccia, guidate dall’istinto, non certamente dalla mia volontà, si sollevano a circondargli il collo… il bacio si fa più approfondito e, con la mente incapace di governare le sensazioni fisiche che il suo tocco sta provocando in te, realizzo che provi piacere a ciò che ti sta facendo.
Solo quando la sua mano tenta di infilarsi sotto l’accappatoio, solo allora riesco a governare la tua risposta fisica (continuo a sperare che si tratti solo di quello, semplicemente della tua libido infiammata dai tuoi ormoni, e non si tratti, invece, di amore) e lo fermo.
“No, Clay…” gli dico, sciogliendomi dall’abbraccio e allontanandomi dalla porta. Non ha neppure atteso che la chiudessi.
“No?” mi guarda confuso. Non capisce perché. E questo mi fa star male, poiché significa che sei solita ad apprezzare le sue effusioni.
“Perché non usciamo? Ho voglia di uscire, stasera”, cinguetto con voce mielosa, mentre cerco di prendere le distanze.
“Io, invece, ho voglia di te…” ti sussurra di nuovo all’orecchio, tornando alla carica.
La sua mano è stata rapida e ti ha afferrato alla vita.
“Clay… ti prego…”
“Vuoi fare la preziosa, stasera?” Ha gli occhi lucidi; è chiaramente eccitato. Non sopporto l’idea che tu, in altri momenti, lo abbia accolto in questo modo, desiderosa di far l’amore con lui.
E ancora meno tollero l’idea che sarei potuto essere al suo posto, ed essere io a baciarti e toccarti come ora vorrebbe fare lui e come deve aver fatto molte altre volte.
Credevo che la serata sarebbe stata difficile per dover tenere a bada un uomo, mentre mi trovo nel corpo della donna che lui desidera. Invece, a quanto pare, mi sembra più difficile non pensare a voi due assieme.
“No, Clay… ho soltanto voglia di uscire… di andare in un posticino carino…” cerco di dirgli con voce più sincera possibile.
Anche un imbecille capirebbe che sto mentendo.
E, infatti, Clay comprende al volo.
“E’ successo qualcosa, Sarah?”
Odio quando ti chiama Sarah. Ha un modo così viscido di pronunciare il tuo nome.
“Non è successo nulla, ho solo voglia di uscire.”
Mi trascina sul divano.
“Possiamo uscire dopo…” e il suo sguardo si sofferma all’altezza del tuo seno che l’accappatoio, spostandosi, lascia intravedere.
Dopo COSA?
Non se ne parla proprio.
Mi spiace per lui, ma stasera il caro Clayton Webb andrà in bianco. L’alternativa è la violenza fisica, però non credo che arriverebbe a tanto.
Lo spero, almeno.
Accosto i lembi dell’accappatoio. Non gradisco affatto che veda i tuoi seni nudi.
Chiariamo meglio il concetto; è fondamentale a questo punto. Le conseguenze le gestirai tu, semmai. Avevi chiesto che uscissi con lui. Non è colpa mia se lui preferisce starsene in casa e saltarti addosso. Io il patto l’ho mantenuto.
“Non ne ho voglia, Clayton.”
Bene: tono fermo e deciso. Assolutamente convinto.
Si ferma. (Fortunatamente).
Ha capito che non stai scherzando. E neppure io.
Ti guarda con aria indispettita… accipicchia, se è permaloso! Cosa sarà una volta in bianco?
“Sono settimane che non ne hai voglia, Sarah.”
Oh, oh! Ma che interessante notizia!
“Mi spiace…”
“Davvero? Lo hai detto anche l’altra sera, e quella prima ancora…”
Cerco di essere diplomatico e salvarti la situazione, nonostante abbia voglia di urlargli che non lo vuoi più vedere.
“Sono stanca… il lavoro…”
“Altre volte sei stata stanca. Non credo che sia questo il motivo”.
“Davvero, Clay…”
“Dov’è Harm?”
Oh questa poi! E perché mai fa una domanda simile? Che dovrei rispondergli?
Qui. Harm è qui, proprio davanti a te.
Opto per una soluzione più diplomatica.
“Sulla Seahawk. Perché?”
“Capisco.”
“Che cosa?”
Ci terrei molto a capire anch’io.
“Ogni volta che Harm è via; ogni volta che discuti con lui… ogni volta che lui ha qualche problema… tu sei ‘stanca’ ”.
Non riesco a trattenere un sorriso… se le cose stanno davvero così, non devo far altro che discutere con te ogni giorno.
“Noto che la cosa ti diverte”.
Immensamente. Ma non glielo lo posso dire.
Cerco di salvarti la serata, anche se, in questo momento, mi metterei a ballare tanto sono allegro. Non con lui, ovviamente.
“Ti sbagli, Clay. Non mi diverto. Sorrido perché ho la sensazione che tu sia geloso”.
Più miele di così non chiedermelo. Avrei voglia di sbatterlo fuori a calci. E non venirmi a dire che è anche mio amico. Questa sera è solo un nemico, da abbattere col mio F-14.
Lo vedo addolcire lo sguardo, conquistato dai tuoi occhioni e dalle tue parole che devono averlo lusingato, almeno un pochino. Mi auguro non troppo.
“D’accordo, Sarah. Vestiti e usciamo…”
Colpito e affondato.

 

 

***

 

 

Trovo un attimo di rifugio, in perfetta solitudine, fuori, all’aperto, sul ponte. Dopo cena, abbiamo eseguito l’appontaggio notturno: se durante il giorno avevo paura, di notte ero terrorizzata. In più temevo che ciò che mi era successo a tavola, ossia il desiderare la carne, stesse ad indicare che comincio a perdere memoria dei tuoi gesti automatici. E se controllare un istinto famelico mi indispone, ma tutto finisce lì, il problema sarebbe ben diverso se accadesse in volo. E’ una fortuna che abbiamo terminato e che domani rientro a Washington.
Ad ogni modo comincio davvero a capire perché ti piaccia tanto volare: certe sensazioni si possono provare solo lassù; inoltre essere in volo di notte è davvero speciale. Nel tuo caso forse, dopo il tuo incidente, non ti piace più come prima; tuttavia, se di giorno lo spettacolo è bello, però l’ansia mi assale sempre e fatico ad assaporare il momento, di notte, completamente avvolta dal buio, lo spettacolo è meraviglioso, quasi mistico, e l’emozione trascende la paura.
Skates mi ha lasciato sola; deve aver capito che ne avevo bisogno per riflettere.
Troppe cose sono accadute oggi. Troppe emozioni nuove e troppe contrastanti.
Ho bisogno di solitudine, per assorbire tutto quanto.
Eppure, proprio qui, non mi sento sola. In questo preciso istante è come se tu fossi con me. Forse perché diverse volte abbiamo chiacchierato all’aperto, in mezzo al mare, sotto le stelle. O forse perché so che tu adori stare qui, ad osservare gli aerei che decollano o che appontano ed essere qui anch’io, nel tuo corpo, mi fa quasi sentire d’essere tutt’uno con te.
Cosa stai facendo, Harm, in questo momento?
Sei ancora con Clay? Oppure sei di nuovo solo?
Mi domando perché ho insistito tanto affinché uscissi con Clayton; sono settimane che per lui provo sentimenti contrastanti e che non desidero più come prima le sue attenzioni. E credo che anche lui abbia capito qualcosa. Neppure questa volta è l’uomo giusto.
Perché mi ostino a cercarne uno a tutti i costi, per provare a dimenticarti?
Non ho ancora capito che mi è impossibile?
Sapessi quante volte mi sono domandata se sei tu, l’uomo giusto…
Non so darmi una risposta.
L’unica cosa che so è che il mio cuore, il mio corpo e la mia mente vogliono te.
Ma, come dicesti tu ormai quasi tre anni fa, ci sarebbero troppe complicazioni.
E poi continuo a non capire cosa provi per me.
Un movimento, alle mie spalle, mi sorprende.
Mi volto e vedo che si tratta proprio del capitano Melinda Parker, la donna che ha accusato Brian Ferrell di molestie sessuali.
“Hai da accendere?” chiede diretta, sorvolando sulla gerarchia militare. E’ un pilota anche lei e so che Ferrell è stato fino a pochi giorni fa il suo RIO.
“Fumavo… ora non più” le rispondo con lo stesso tono amichevole.
Mi guarda intensamente e posso osservare nei suoi occhi un lampo malizioso… tira fuori l’accendino e me lo porge.
“Mi faresti accendere?”
Credo che ci stia provando.
La fama che l’ha preceduta ha motivo di esistere. Questa donna non ti ha mai visto prima di oggi pomeriggio e si è già lanciata su di te come un avvoltoio. Del resto posso capirla; conosco perfettamente le sensazioni che riesci a suscitare in una donna.
Chissà se sa che sei uno degli avvocati che seguiranno il suo caso? Ancora non sappiamo se accusa o difesa.
Dovrei dirglielo, per etica professionale. Ma sono curiosa di scoprire fin dove si spingerà. E inoltre può essermi utile per farmi un quadro della situazione. Tanto avrei dovuto parlarle domattina, prima di partire. Stiamo anticipando l’incontro solo di alcune ore. Anche se dubito che la sua idea d’incontro coincida con quella che avevo in mente io per domani.
Si sporge verso di te, per accendere la sigaretta dalle tue mani, non solo col volto ma con tutto il corpo. Mi è praticamente addosso.
E questa donna avrebbe denunciato uno per molestie sessuali?
Aspira voluttuosa il fumo.
“Vuoi fare un tiro?” La voce è roca, seducente. Come suoi occhi mentre ti guarda.
E’ una bella donna, niente da dire. Ti piacerebbe.
O meglio, mi correggo: ti piace.
Me lo sta dicendo il tuo corpo.
“Fumavo il sigaro…”, rispondo, rifiutando gentilmente con un sorriso.
Grosso errore. Ho scordato che effetto fa il tuo sorriso al cuore, e non solo, di una donna.
Come una gatta, si avvicina di più… se l’accarezzassi, farebbe le fusa.
“Come ti chiami?”
O non sa davvero chi sei, oppure è una scusa per continuare a flirtare.
“Harm…” Forse non dovrei risponderle. Forse non dovrei darle corda. Ma i motivi li ho già esposti. E poi… e poi, accidenti a te, Harmon Rabb, questa donna ti risveglia i sensi.
Perché il tuo corpo non obbedisce alla mia volontà, restandosene tranquillo tranquillo?
“Mhm… bel nome. Bello come te…”, sussurra, sfiorandoti dolcemente una guancia con le dita.
Ti vuole.
E la tua reazione fisica al suo tocco è… interessante. Non trovo un altro termine per definirla, senza scadere nel volgare.
Maledizione a te!
Non mi piace quello che sento in questo momento: né le sensazioni fisiche che mi stai facendo provare tu, e neppure questo groviglio di sentimenti.
Sono gelosa.
Quello che ho provato stamani, ad osservare Skates mangiarti quasi con gli occhi, è nulla a paragone. Perché stamani tu, il tuo corpo, non aveva reagito a Skates.
Mentre ora… reagisce. Eccome se reagisce.
E’ il suo profumo ad attrarti tanto? O il suo corpo?
E’ bella, non posso negarlo.
Oppure si tratta della sfacciataggine con cui ti sta praticamente invitando nel suo letto?
“Non vuoi sapere il mio nome?” domanda con sguardo languido.
“No…”
“No?”
“No”, ribadisco, convinta. So già il suo nome.
“Preferisci baciarmi senza sapere come mi chiamo?”
Oh oh! Devo riconoscere che la ragazza non perde tempo. Ed è piuttosto sicura di sé. Ancora non capisco questa storia delle molestie… Forse avevi visto giusto, quando sostenevi che qualcosa non ti quadrava di tutta la faccenda. Tu, forse, ti riferivi a Ferrell, ma qualcosa non quadra davvero.
“Sei davvero sicura che ti bacerò?”, non riesco a trattenermi dal dirle. Peccato che la tua voce, più che beffarda, risuoni roca, sensuale… Dannatamente invitante.
“Non ho dubbi…” e procede immediatamente col dimostrarmi che ha ragione.
Prende il tuo volto tra le mani e posa le sue labbra sulle tue… il suo profumo mi penetra intenso, solleticando le tue terminazioni nervose. Sento le tue labbra che si schiudono, senza esitazione, benché io non voglia baciarla.
Ma tu, a quanto pare, sì.
Lei geme, soddisfatta, quando la tua lingua invade la sua bocca e la stringi maggiormente… e io mi sento proiettata fuori del tuo corpo, come se esso non volesse più la mia coscienza, per gestire la situazione esclusivamente a livello fisico. Dall’esterno ti vedo baciarla… vedo le tue mani che scorrono sulla sua schiena, a toccare il suo corpo…
E ti odio, in questo momento.
Perché ricordo ancora il tuo sapore e la sensazione meravigliosa di essere imprigionata nel tuo abbraccio. Perché posso risentire su di me le tue mani, quell’unica volta in cui mi hai baciato stringendomi a te. Perché ricordo ancora tutto di quel bacio disperato, della tua bocca sulla mia; di come mi schiudesti le labbra e di come il tuo corpo mi voleva…
Ricordo tutto quanto. E odio l’idea che ora tu stia facendo tutto questo ad un’altra donna.
Non mi soffermo neppure a riflettere che ci sono io dentro a questo tuo corpo, e non tu. E che forse, se ci fossi stato tu, magari –dico magari- saresti anche stato capace di controllare i tuoi istinti e l’avresti gentilmente respinta.
O l’avresti baciata comunque?
Non lo saprò mai.
E’ la tua reazione fisica a spaventarmi: è sempre così, per voi uomini?
In fondo si tratta solo di un bacio. Eppure… ora che sono dentro di te e sento la tua eccitazione, mi domando se con me provavi la medesima eccitazione, o meno? Oppure di più?
Devo aver ripreso il controllo della situazione, perché improvvisamente mi accorgo che hai lasciato le sue labbra e ti stai staccando da lei. E a poco a poco, dentro di te, tutto ritorna normale.
Forse non è eccitante come pensavo. O forse sono stata io a farti riprendere il controllo della situazione… Non oso pensare a quello che ti accade quando il controllo lo perdi completamente (quanto darei per provarlo!).
Sapevo che gli uomini si accendono rapidamente e che, a differenza delle donne,  amano più con i sensi che con la testa o con il cuore.
Ma sperimentarlo dall’interno è tutt’altra cosa.
“Mi è piaciuto il tuo bacio…” sussurra lei, sempre invitante.
Come la capisco.
Vorrebbe continuare…
Ma ora è davvero il caso di chiarire la faccenda.
“Capitano Parker… Melinda… ci vediamo domattina.”
Mi guarda sorpresa.
“Come sai il mio nome?”
La osservo e poi, deliberatamente, decido di prendermi una piccola soddisfazione femminile. Simulare di colpire un nemico, oggi in volo, deve aver risvegliato il mio lato combattivo.
“So chi sei. Sarò uno degli avvocati del caso Ferrell”.
S’irrigidisce e immediatamente indietreggia di qualche passo, come se scottassi.
Perfetto. Quello che volevo.
Colpita e affondata.

  
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