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Autore: CarolPenny    07/01/2014    1 recensioni
[Capitolo 7- Mycroft.]: “Ma se c’era una persona che si potesse dire l’avesse seguito sempre, quello ero io, senza dubbio. Ero rimasto nell’ombra, il più delle volte, a osservare la sua figura crescere e gli effetti devastanti che il suo contatto con il mondo esterno avevano sempre provocato. Il suo innalzamento, e infine anche la sua caduta. Quella sindrome a cui non si era immuni, quando lo si conosceva.
La sindrome di Sherlock Holmes.
Genere: Angst, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiusi la porta del 221 B. La signora Hudson venne immediatamente verso di noi. Sherlock le disse subito che una tazza di the sarebbe stata l’ideale in quel momento e io gli feci eco. 
Lei sbuffò, ma poi disse che sarebbe stata pronta in circa cinque minuti. Noi ridacchiammo e salimmo al primo piano. 
“Incredibile” commentai. 
“Cosa?” chiese lui, accigliandosi. 
“Anderson che ti chiede scusa e tu che eviti di fare battute, o magari di offenderlo.” 
Sherlock si tolse il cappotto e lo buttò sul divano. 
“Com’è che si chiama? Senso di colpa?” rispose. 
“Da parte sua o da parte tua?” 
Fece un sorrisetto strano e prese il violino dalla custodia poggiata sul tavolo. 
Io mi andai a sedere sulla mia solita poltrona, senza neanche togliermi la giacca. Lo sguardo mi cadde subito su una copia del The Sun che era poggiata sul bracciolo e sull’articolo in prima pagina. Non lessi neanche il titolo perché notai immediatamente chi l’aveva scritto. 
“Beh” dissi “Almeno le scuse di Anderson mi sembravano sincere. Non come quelle di un voltagabbana come Simon Coleman…” 
Sherlock si girò verso di me. 
“Simon Coleman?” 
Feci segno con la mano di lasciar perdere e scossi anche la testa. 
“Non è mai stato un grande giornalista.” concluse, per poi accennare qualche nota.
Sorrisi leggermente e mi guardai intorno, ancora incredulo di essere lì. C’erano momenti in cui pensavo fosse solo la mia immaginazione. 
“Ho letto l’ultimo articolo del tuo blog.” riprese subito dopo. 
“Ti è piaciuto?” gli chiesi, gettando la copia del The Sun sul tavolo e poggiando lì anche il cellulare. 
“Sì” e suonò una scala, poi una seconda e poi una terza, aumentando la velocità. 
“Cosa?” 
“Hai sentito, John. Mi è piaciuto.” 
Non so se fossi rimasto più incredulo quando, appena conosciuti, aveva ammesso di non aver apprezzato il mio articolo sulla donna in rosa, o se in quel momento in cui, invece, era rimasto soddisfatto. 
“Anche se avresti potuto fare meglio con il titolo.” 
C’era sempre qualcosa. Lo avrei dovuto sapere. 
“E c'era proprio bisogno di scrivere nel minimo dettaglio di quel pugno sul naso?” 
“Sì!” risposi categoricamente e con orgoglio. Quella era stata la parte migliore del post. Quella che aveva riscosso più successo tra i lettori, visti i commenti. Persino mia sorella, dal letto di ospedale, non aveva evitato di commentare. E avevo anche ricevuto alcune impressioni da parte di Mycroft Holmes. 
Non ce l'avevo più con lui. Non dopo le sue scuse, e dopo aver saputo che dopotutto, il suo piano di 'sorveglianza' aveva funzionato e che più di una volta la mia vita e quella di Mary erano state salvate. Il caso di Harry era stata solo una terribile fatalità. Forze maggiori erano intervenute e nessuno era riuscito a capire che all'interno della giacca di mia sorella, qualcuno del Jim's, a quanto pare, aveva inserito degli esplosivi. 
“Sono sorpreso, però.” disse sempre Sherlock “Pensavo avresti rivelato a tutti come fossi riuscito a sopravvivere dopo il mio salto dal tetto del Barts.” 
Non risposi e mi limitai a sorridere. 
“Ti vedrai con Mary tra mezz’ora, vero?” mi chiese improvvisamente. 
“Sì, perc... no! No, Sherlock, non verrai con noi. Andiamo a cena fuori.” mi resi conto subito dello scopo di quella domanda. 
Si avvicinò repentinamente a me con sguardo falsamente supplichevole. 
“Mary stessa ha accettato che mi occupassi del caso dell’eredità di suo padre, l’hai sentita! Quindi non capisco perché non vuoi farmi parlare con lei.” 
“Perché da quando sei tornato posso contare sulle dita le volte che ho potuto passare del tempo con lei… da solo. Capisci?” 
Sembrò pensarci su. 
“No.” 
Sbuffai. 
“Non possiamo aspettare l’inefficienza di Scotland Yard, sai che posso farcela!” 
Lo guardai alzando un sopracciglio.  
Sbuffai di nuovo e mi arresi. 
“Va bene. Ma Greg dovrà saperlo.” 
“Cosa? Dell’inefficienza dei suoi colleghi?” 
“Sherlock!” 
Si zittì subito e mi voltò le spalle e continuò a suonare. 
“Ma questa sarà l'ultima volta che ti imbuchi ad un mio appuntamento.” continuai. 
“Suvvia, John. Le hai chiesto di sposarla, lei ha accettato, credi ancora si tratti di appuntamento?” 
Non risposi. E comunque, fu sempre lui a parlare. 
“Ci vediamo tra un’ora e mezza da Angelo, a lei andrà bene.” 
“Ho prenotato in un ristorante, e le ho detto di raggiungermi qui tra circa venti minuti.” 
“Non arriverete in tempo. La sua macchina è in panne, in Maddox Street, quindi dovrete prima portarla dal meccanico più vicino, poi ritornare a casa e cambiarvi e poi prendere la metro o un taxi. Non mi pare che il ristorante in cui hai prenotato accetti volentieri i ritardatari, o una persona in più ad un tavolo di ritardatari. Quindi molto meglio andare da Angelo.” 
Aprii la bocca per chiedergli come avesse fatto ma poi mi interruppi, incrociando le braccia al petto. 
“Ti sono arrivati un paio di sms e ho dato un’occhiata al display del tuo cellulare.” disse innocentemente. 
In effetti, non mi ero accorto che il cellulare aveva squillato e mi ero anche dimenticato di attivare la suoneria. Scossi la testa, sorridendo perché dentro di me sentivo che tutto quello mi era mancato e non potevo negarlo. Non era stato facile. Certo che no. Ma dopo la sorpresa e l’incazzatura iniziale mi ero stranamente calmato. Tutto era tornato alla normalità? Non proprio. Sentivo che Sherlock era cambiato, e probabilmente lo ero anche io. Mary mi aveva reso la vita migliore e adesso riuscivo a vedere il ritorno di Sherlock come un elemento aggiuntivo alla mia felicità. Ma soprattutto, anche se forse sarebbe potuto sembrare strano, ero contento che il 221 B non fosse più una casa vuota.

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Questo è il vero finale della storia. Forse non ve lo aspettavate. Probabilmente vi sarebbe piaciuto leggere dell'incontro tra John e Sherlock. Ebbene, non ho mai avuto veramente intenzione di scriverlo. Non perché non volessi esprimere la mia, ma semplicemente perché le dinamiche sarebbero state le stesse, comuni ad altre storie, l'incontro, l'incredulità di John, il pugno in faccia. No, così come per il modo in cui Sherlock è sopravvisuto, voglio che voi lettori abbiate la vostra visione delle cose. Lo so, è un ragionamento un po' strano, ma è così, quindi spero accettiate la mia sincerità.
Avrete notato in questo epilogo qualche riferimento alla 3x01. Sì, mi sono permessa di prendere qualche elemento dalla nuova stagione, ma sappiate che i dialoghi non sono cambiati del tutto (compreso il fidanzamento di John e il matrimonio con Mary che erano già nella mia testa e naturalmente nel canone).
Insomma, io qui vi saluto e vi ringrazio. Vi ringrazio per le letture e per i commenti, insomma, per esserci stati e per avermi accompagnata in questo percorso. Davvero ringrazio singolarmente ognuno di voi.
Poi, ringrazio la mia beta 'Charme', che mi ha aiutata a migliorare, capitolo dopo capitolo e che mi ha saputo sempre consigliare.
E' possibile che possiate ritrovarmi in futuro (a proposito, sto per cambiare nickname in "shmaug").
Intanto, buona settimana.
Un saluto affettuoso.
Carol. p.s. se avete domande, o se dovete fare chiarimenti, sono a disposizione :)

   
 
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