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Autore: Kirsche    07/01/2014    2 recensioni
Una strana sensazione si faceva strada dentro di lei. Una sensazione che si era annidata nel corso di tutte le vite passate, di tutto l’amore per Thomas che troppe volte nei secoli era stato costretto a finire. Le fece venir voglia di combattere al suo fianco. Combattere per rimanere in vita abbastanza a lungo da vivere la sua vita con lui. Combattere per l’unica cosa davvero buona, potente, nobile; l’unica cosa per cui valeva la pena rischiare tutto.
L’Amore.
Tratta dal mio libro preferito, per la mia amica Selene.
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NESSUNA SALVEZZA
 
Nelle luminose , prime ore del giovedì mattina, un altoparlante si risvegliò crepitando nel corridoio fuori dalla stanza di Selly:
<< Attenzione, Swordcrossiani! >>
Selly si rigirò con un grugnito, ma per quanto cercasse di schiacciarsi il cuscino sulle orecchie, fu poca cosa in confronto al latrato di Randy che si diffondeva dagli altoparlanti.
<< Avete nove minuti esatti per presentarvi in palestra per la valutazione annuale dell’idoneità fisica. Come sapete, non vediamo di buon occhio i ritardatari, quindi siate rapidi e pronti per la verifica delle vostre condizioni di salute. >>
Valutazione dell’idoneità fisica? Verifica delle condizioni di salute? Alle sei e mezza del mattino? Selly si stava già pentendo di aver fatto così tardi la sera prima... e di aver fatto ancora più tardi rigirandosi nel letto, come un’anima in pena.
Proprio nel momento in cui aveva immaginato Tom e Gabbe che si baciavano, Selly aveva cominciato a sentirsi a disagio, quel particolare tipo di disagio che viene dalla consapevolezza di essersi resi ridicoli. Di tornare alla festa non se ne parlava. Poteva solo staccarsi dal muro e dileguarsi verso la sua stanza per cercare di decifrare le sensazioni che provava quando le capitava di essere vicina a Tom, quello che lei come una stupida considerava una sorta di legame.
Si era svegliata con in bocca il cattivo sapore dei postumi della festa. L’ultima cosa a cui voleva pensare era la forma fisica.
Appoggiò i piedi sul freddo pavimento di linoleum.
Mentre si lavava i denti cercò di immaginarsi che cosa si intendesse alla Sword & Cross per “verifica delle condizioni di salute”. La sua mente si riempì di immagini dei suoi compagni che le misero i brividi: Molly con lo sforzo dipinto in faccia impegnata in decine di trazioni, Gabbe che si arrampicava senza alcuna fatica verso il cielo su una fune di dieci mentre. L’unica possibilità di non rendersi ridicola un’altra volta era tenere Tom e Gabbe fuori dalla sua testa.
Attraversò la zona sud del campus fino alla palestra.
Era una vasta struttura gotica: non aveva proprio l’aria di un posto dove andare a farsi una sudata. Mentre si avvicinava, i rampicanti che ricoprivano la facciata frusciarono nella brezza mattutina.
<< Gustav >> chiamò Selly, vedendo l’amico che, in tuta da ginnastica, si allacciava le scarpe su una panchina. Selly diede un’occhiata ai proprio vestiti neri e gli stivali neri e all’improvviso ebbe paura di essersi persa qualche norma di abbigliamento. Ma in effetti, anche gli altri studenti che bighellonavano lì fuori non erano vestiti in modo troppo diverso da lei.
Gustav aveva gli occhi pesti. << Sono a pezzi >> si lamentò.
<< Troppo karaoke ieri sera. Pensavo di rimediare almeno sembrando atletico. >>
Selly rise mentre Gustav si allacciava le scarpe. << A proposito, ma che ti è successo ieri? >> domandò. << Non sei più tornata alla festa. >>
<< Oh >> rispose Selly, evasiva. << Ho deciso di... >>
<< Aaah >> Gustav si coprì le orecchie. << Ogni suono è come un martello pneumatico che mi perfora il cervello. Me lo dici dopo. >>
<< Certo >> ribatté Selly. << Tranquillo. >> La porta a due battenti si spalancò e Randy uscì con un paio di pesanti zoccoli di gomma ai piedi e l’immancabile portablocco tra le mani. Fece segno agli studenti di avvicinarsi, e questi, uno alla volta, le sfilarono davanti per essere assegnati alla propria attività.
<< Todd Hammond >> chiamò Randy, è il ragazzo si avvicinò, con le ginocchia che gli tremavano. Le spalle di Todd era curve come parentesi, e Selly riuscì a distinguergli sulla nuca i segni di una marcata abbronzatura da lavoro nei campi.
<< Pesi. >> ordinò Randy, spingendolo dentro la palestra. << Gustav Schäfer >> vociò subito dopo Randy, costringendo Gustav a premersi di nuovo le mani sulle orecchie. << Piscina. >> stabilì, frugando in una scatola di cartone alle sue spalle e lanciandole un costume rosso.
<< Selene Price >> proseguì, dopo aver consultato il registro. Selly fece un passo avanti. Fu un sollievo sentire la destinazione: << Anche tu piscina. >> Prese al volo il costume. Era slabbrato e sottile come un foglio di carta. Almeno sapeva di pulito. Più o meno.
<< Gabrielle Givens >> chiamò Randy. Selly si voltò: la meno - preferita tra le sue compagne avanzava con passo armonioso in calzoncini e top nero. Era in quella scuola da tre giorni... come aveva fatto a prendersi Tom?
<< Ciaaao, Randy >> disse Gabbe, in un tono così nasale e strascicato che a Selly venne una gran voglia di tapparsi le orecchie come Gustav.
Non la piscina, pregò Selly. Non la piscina.
<< Piscina. >> disse Randy.
Mentre camminava accanto a Gustav verso gli spogliatoi, Selly cercò di non guardare Gabbe, che faceva mulinare sull’indice fresco di french manicure l’unico costume da bagno alla moda di tutto il mucchio. Invece si concentrò sulle pareti di pietra grigia e sui vecchi arredi sacri che ancora li foderavano. Passò accanto a crocifissi di legno intagliati con bassorilievi della Passione.
Una serie di trittici sbiaditi erano appesi ad altezza occhi. Selly si chinò per guardare meglio una grande pergamena scritta in latino chiusa in una teca di vetro.
<< Decorazioni edificanti, vero? >> domandò Gustav, mandando giù un aspirina con un sorso d’acqua.
<< Cos’è questa roba? >> chiese Selly.
<< Storia antica. Le uniche testimonianze di quando in questo posto si diceva Messa, ai tempi della guerra civile. >>
<< Il che spiega perché somigli tanto a una chiesa >> disse Selly, fermandosi davanti a una riproduzione di marmo della pietà di Michelangelo.
<< Come tutto in questo buco d’inferno, anche qui hanno fatto le cose con i piedi. Voglio dire, chi è che mette una piscina in mezzo a una vecchia chiesa? >>
<< Stai scherzando? >> disse Selly.
<< Magari. >> Gustav alzò gli occhi al cielo. << Tutte le estati, il preside si ficca in quella testolina che deve appiopparmi il compito di riarredare questo posto. Non lo ammetterà mai, ma tutta ‘sta roba religiosa lo terrorizza. Il problema è che anche mettendomici d’impegno, non avrei la minima idea di cosa fare con tutto questo ciarpame, o di come liberarmene senza offendere, diciamo, né Dio né nessun altro. >>
<< Potresti metterci le foto segnaletiche degli studenti >> disse Gabbe alle loro spalle.
Selly cominciò a ridere – bella battuta... e strana, come se Gabbe le avesse letto nel pensiero – ma poi ricordò la voce femminile della sera prima, che diceva a Tom: “Non hai che me”. Sell scacciò subito ogni minimo desiderio di contatto con lei.
<< State perdendo tempo! >> gridò l’insegnante di ginnastica apparendo dal nulla. La prof – o almeno Selly pensava che fosse una donna – aveva un ammasso di capelli crespi raccolti in una coda, polpacci come zamponi di maiale e un ingiallito apparecchio “invisibile” sui denti superiori.
Spinse come una furia le ragazze verso gli armadietti. << Nessuno perde tempo dell’ora di Diante! >>
Selly si infilò il costume sformato e aspettò che Gustav uscisse dallo spogliatoio maschile.
Quando si ritrovò immersa nell’umidità della sala che ospitava la piscina, Selly comprese appieno le parole di Gustav.
La piscina era gigantesca, olimpionica, uno di pochi elementi moderni che aveva visto fino a quel momento nel campus. Ma con un certo sgomento capì che non era quello a renderla straordinaria.
La piscina si trovava al centro di quella che una volta era stata una chiesa imponente.
C’era una fila di belle finestre di vetro colorato, con solo qualche pannello rotto, che occupava tutta la parete, fino all’alto soffitto a volte. C’erano nicchie di pietra illuminate dalle candele. Un trampolino svettava là dove una volta doveva esserci stato l’altare. Se Selly non fosse stata cresciuta come atea, se fosse stata credente, molto probabilmente avrebbe pensato che quello era un luogo sacrilego.
Alcuni studenti erano già in acqua, e il fiatone li faceva sbuffare alla fine di ogni vasca. Ma furono quelli fuori dall’acqua ad attirare l’attenzione di Selly. Molly, Georg e Ilene se ne stavano seduti qua e là sulle tribune che correvano lungo le pareti. Ridevano a crepapelle.
In pratica Georg era piegato in due e la sua risata riecheggiava in tutta la struttura, e Ilene si stava asciugando le lacrime. Indossavano costumi molto più belli di quello di Selly, ma sembrava che non avessero intenzione di avvicinarsi alla piscina.
Selly si mise a giocherellare con il costume sformato. Voleva raggiungere Ilene, ma mentre valutava i pro (possibile ingresso nell’élite) e i contro (la Diante che la rimproverava urlando come una matta) Gabbe si avvicinò al gruppo a passo lento. Come se fosse la migliore amica di tutti. Si sedette accanto ad Ilene e scoppiò subito a ridere anche lei, come se avesse capito lo scherzo, qualunque fosse.
<< Riescono sempre a saltare il giro >> spiegò Gustav fulminando con lo sguardo il gruppetto sule tribune. << Non chiedermi come fanno. >>
Selly rimase sul bordo della piscina, esitando, incapace di sintonizzarsi con le istruzioni della Diante. Guardò ancora Gabbe e il resto della compagnia seduti insieme con quell’aria spavalda, e si ritrovò a pensare quanto sarebbe stato bello se lì con loro ci fosse stato Bill. Se lo immaginava seminudo in un lucido costume nero, che la invitava tra loto con un ampio sorriso, facendola sentire la benvenuta, se non addirittura importante.
E d’un tratto Selly sentì un terribile bisogno di scusarsi con lui per aver abbandonato la festa così presto... era strano, però, dato che non stavano insieme lei non doveva rendere conto a Bill dei suoi spostamenti. Ma allo stesso tempo le piaceva quando lui le dedicava tutte quelle attenzioni. Le piaceva il modo in cui si concentrava su di lei mentre l’ascoltava, quasi che non riuscisse a vedere o sentire nessun altro, le piaceva il suo odore. Profumava di  fresco, come l’aria aperta, come guidare di notte con i finestrini abbassati. Le piaceva il modo in cui si concentrava solo su di lei mentre l’ascoltava, quasi che non riuscisse a vedere o sentire nessun altro. Le piaceva perfino che l’avesse praticamente presa in braccio alla festa, proprio sotto gli occhi di Tom. Non voleva fare niente che potesse spingere Bill a riconsiderare il proprio comportamento nei suoi confronti.
Quando la prof soffiò nel fischietto, Selly trasalì, sorpresa, poi vide con dispiacere che Gustav e gli altri studenti vicino a lei saltavano in piscina. Guardò la Diante per capire che cosa doveva fare.
<< Tu devi essere Selene Price... che arriva tardi e non ascolta mai. >> Sospirò. << Randy mi ha parlato di te. Otto vasche, scegli tu lo stile. >>
Selly annuì e fece aderire le dita dei piedi al bordo della piscina. Aveva sempre amato nuotare. Glielo aveva insegnato suo padre, e una volta alla piscina di Thunderbolt aveva vinto un premio per essere stata la più piccola nuotatrice a spingersi nella parte dove l’acqua era alta senza braccioli. Ma erano passati anni. Selly non si ricordava nemmeno più quando era stata l’ultima volta che aveva nuotato.
La Diante si schiarì la gola. << Forse non hai capito che questa è una gara... e tu stai già perdendo. >>
Era la “gara” più patetica e ridicola che Selly avesse mai visto, ma questo non impedì al suo lato competitivo di venire fuori.
<< E... continui a perdere >> disse la Diante, masticando il fischietto. << Non per molto >> ribatté Selly.
Si tuffò di testa, e sentì la schiena inarcarsi mentre scivolava nell’acqua increspata.
Lasciando che l’irritazione le facesse da propellente, Selly emerse con metà del corpo. Scoprì che il movimento le veniva ancora naturale, e prese a mulinare le braccia in un perfetto stile a farfalla.
Era quasi arrivata in fondo all’ottava vasca, quando riemerse dall’acqua con la testa giusto per sentire la voce pacata di Gabbe dire: << Tom. >>
La sua esaltazione scomparve, come una candela spenta. Selly appoggiò i piedi e aspettò il resto della frase di Gabbe. Per fortuna, non riuscì a sentire altro che un rumore di spruzzi e un attimo dopo un fischio.
<< E il vincitore è... >> disse la Diante con aria sbalordita << Joel Brand. >> Il ragazzino magro con l’apparecchio ai denti della corsia accanto saltò fuori dall’acqua e agitò le braccia per festeggiare la vittoria.
Gustav si fermò accanto a Selly. << Che è successo? Te lo stavi mangiando in un boccone. >>
Selly scrollò le spalle. Gabbe, ecco cos’era successo, ma quando si voltò verso le tribune lei se n’era andata, e così Ilene e Molly. Del gruppo era rimasto solo Georg, immerso nella lettura di un libro.
Selly si era caricata di adrenalina durante la gara ma adesso era così a pezzi che Gustav dovete aiutarla a uscire.
Georg scese dagli spalti. << Sei stata brava >> disse, lanciandole un asciugamano e la chiave dell’armadietto di cui lei aveva perso le tracce. << Per un po’. >>
Selly afferrò la chiave al volo e si avvolse nell’asciugamano. Ma invece di rispondere con un “Grazie per l’asciugamano” o un “Devo essere fuori forma”, il suo nuovo lato impulsivo e bizzarro le fece dire: << Ma Tom e Gabbe stanno insieme o cosa? >>
Grosso errore. Molto grosso. Dallo sguardo di Georg, era chiaro che la domanda sarebbe arrivata diritta a Tom. << Oh, ora capisco >> rise. << Be’, non potrei davvero... >> La guardò, si grattò il naso, le rivolse un sorriso solidale. Poi indicò la porta del corridoio, e seguendo il suo dito Selly vide passare Tom. << Perché non lo chiedi a lui? >>
♦♦♦♦♦♦
 
Selly aveva i capelli ancora bagnati, ed era scalza quando si ritrovò a gironzolare davanti alla porta di una grande palestra attrezzata. La sua prima intenzione era stata filare diritta nello spogliatoio a cambiarsi e asciugarsi; ma il corpo ebbe la meglio sulla sua mente quando intercettò Tom. Era in un angolo e le dava le spalle, e intanto sceglieva una corda dal mucchio aggrovigliato. Ne prese una blu con le impugnature di legno, poi si spostò in una zona libera al centro della stanza. La sua pelle dorata sembrava risplendere, e Selly seguiva rapita ogni suo movimento, sia che ruotasse il collo sinuoso sia che si chinasse per grattarsi il polpaccio scolpito. Era schiacciata contro la porta, e non si accorgeva di battere i denti né che l’asciugamano era ormai fradicio.
Quando lui portò la corda dietro le caviglie prima di cominciare a saltare, Selly fu colpita da un vivido déjà-vu. Non che sentisse di averlo già visto saltare alla corda prima di allora, ma la posizione che aveva assunto le era particolarmente famigliare: i piedi divaricati in linea con i fianchi, le ginocchia appena piegate, le spalle un po’ chiuse in avanti per riempire d’aria il petto. Selly avrebbe potuto disegnarlo.
Fu solo quando lui cominciò a far girare la corda che Selly uscì dalla trance, ma solo per finire diritta in un’altra. Non aveva mai visto nessuno muoversi così. Sembrava quasi che volasse. La corda girava tanto in fretta da scomparire, e i suoi piedi, toccavano terra o no? Si muoveva così rapido che non doveva nemmeno contare tra un saltello e l’altro.
Un sonoro grugnito e un tonfo dall’altro lato della palestra la distrassero. Todd era accasciato ai piedi di una delle funi da arrampicata. Per un attimo le dispiacque per lui, che si guardava le mani piene di vesciche. Fece per voltarsi di nuovo e vedere se Tom se ne fosse accorto, ma un’onda fredda e nera lambì la pelle e la fece rabbrividire. L’ombra la sovrastò piano, gelida e tenebrosa, con i suoi contorni indefiniti; poi, si fece aggressiva, si scagliò contro di lei e la fece indietreggiare. La porta le si chiuse in faccia e Selly rimase da sola nel corridoio. << Ahia! >> esclamò, non perché le avesse fatto male, ma perché le ombre non l’avevano mai toccata prima. Si guardò le braccia nude: le era quasi sembrato che due mani l’avessero afferrata in quel punto, per poi spingerla via dalla palestra.
Era impossibile, si trovava solo nel posto sbagliato, doveva essere stata una corrente d’aria. Turbata, Selly si avvicinò alla porta chiusa e premette il viso contro il piccolo rettangolo di vetro. Tom si guardava intorno, come se avesse sentito qualcosa. Selly era sicura che non si fosse accorto di lei: non aveva l’aria minacciosa.
Pensò di seguire il suggerimento di Georg e chiedere direttamente a Tom come stessero le cose, ma liquidò l’idea in fretta. Era impossibile chiedere a lui. Non voleva far riaffiorare la rabbia sul suo viso.
E oltretutto, qualunque cosa volesse domandargli, sarebbe stato inutile. La sera prima aveva già sentito ammettere che stava con Gabbe. Si avviò verso lo spogliatoio, e solo allora si accorse di non potersene andare.
La chiave.
Doveva esserle scivolata di mano quando era stata spinta fuori. Selly si alzò in punta di piedi per guardare dal vetro: e infatti eccola lì, sul tappeto blu imbottito.
Com’era arrivata laggiù, così vicino a Tom? Selly sospirò e aprì la porta, pensando che se doveva entrare tanto valeva far presto.
Gli lanciò un’ultima occhiata. Tom stava rallentando il ritmo, eppure i suoi piedi toccavano ancora terra a malapena. E infine, con un ultimo leggerissimo salto, Tom si fermò e si voltò verso di lei.
Per un attimo non disse nulla. Lei si sentì arrossire e desiderò con tutta se stessa di non avere addosso quell’orrendo costume da bagno.
<< Ciao >> fu tutto quello che le uscì.
<< Ciao >> ribatté lui in un tono molto più tranquillo. Poi, indicando il costume: << Hai vinto? >>
Selly fece una risata triste e scosse la testa. << Neanche per idea. >>
Tom strinse le labbra. << Ma tu sei sempre stata... >>
<< Io sono sempre stata cosa? >>
<< Cioè, hai l’aria di essere una buona nuotatrice. >> Si strinse nelle spalle. << Tutto qui. >>
Selly fece un passo verso di lui. Erano a meno di mezzo metro di distanza. L’acqua le gocciolava dai capelli sul tappeto come pioggia leggera. << Non stavi dicendo così >> insistette. << Hai detto che sono sempre stata... >>
All’improvviso Tom si finse occupato ad arrotolarsi la corda attorno al polso. << Okay, non intendevo proprio “tu”. Parlavo in generale. In genere ti fanno vincere la prima gara. E’ una regola non scritta di noi veterani. >>
<< Ma neanche Gabbe ha vinto >> ribatté Selly, incrociando le braccia al petto. << Ed è nuova. Non è nemmeno entrata in acqua. >>
<< Non è proprio nuova, è tornata dopo un periodo di... assenza. >> Tom scrollò le spalle, senza lasciar trapelare nulla i ciò che provava per lei. Il suo tentativo di apparire naturale rese Selly ancora più gelosa. Lo osservò mentre arrotolava la corda, le mani rapide quasi quanto i piedi. E lei così goffa, sola, infreddolita ed esclusa da tutto e da tutti. Le labbra le tremarono.
<< Oh, Selene >> sussurrò lui, con un profondo respiro.
Il corpo di Selly si riscaldò all’istante. La sua voce era così intima e familiare.
Avrebbe tanto voluto che ripetesse il suo nome, ma lui si era voltato. Appese la corda arrotolata a un gancio sulla parete. << Devo andare a cambiarmi per la lezione. >>
Selly gli appoggiò la mano sul braccio. << Aspetta. >>
Lui si ritrasse come se avesse preso la scossa, e anche Selly provò la stessa cosa, ma era quel genere di scossa che ti fa sentire bene.
<< Non hai mai la sensazione... >> Selly lo guardò negli occhi. Da quella distanza riusciva a vedere quanto fossero strani. Da lontano sembravano grigi, ma da vicino erano screziati di viola. Selly era sicura di aver già conosciuto in passato qualcuno con gli occhi così...
<< Potrei giurare che ci siamo già incontrati >> disse. << Sono pazza? >>
<< Pazza? Non è questo il motivo per cui sei qui? >> ribatté lui, spostandole la mano.
<< Dico sul serio. >>
<< Anch’io. >> Il viso di Tom non tradiva alcuna emozione. << E per la cronaca >> indicò il congegno con la luce intermittente appeso al soffitto << le spie registrano i molestatori. >>
<< Non ti sto molestando >> si irrigidì lei, mentre si rendeva conto della distanza tra i loro corpi.
<< Puoi dire in tutta sincerità che non sai di cosa sto parlando? >>
Tom scrollò le spalle.
<< Non ti credo >> insistette Selly. << Guardami negli occhi e dimmi che mi sbaglio. Che  non ti ho mai visto prima di questa settimana. >>
Il suo cuore accelerò quando Tom  fece un passò verso di lei e le mise le mani sulle spalle. I suoi pollici sembravano fatti per entrare alla perfezione nell’incavo delle sue clavicole, e Selly avrebbe tanto voluto chiudere gli occhi per assaporare appieno quella sensazione di calore che le dita di Tom le trasmettevano... ma non lo fece.
Tom chinò il capo fin quasi a sfiorarle il naso con il proprio. Selly sentì il suo respiro. Aspirò un pizzico di dolcezza sulla sua pelle.
Lui fece quel che lei aveva chiesto. La guardò negli occhi e disse molto lentamente, molto chiaramente, in modo che fosse impossibile fraintenderlo:
<< Non mi hai mai visto prima di questa settimana. >> 
   
 
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