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Autore: maryku    28/05/2008    5 recensioni
Una mappa. Un tesoro di un pirata di cui si sa poco e niente. Uno spirito che dimora in una sfera. Una nave che solca l'universo. Un nemico misterioso. Akane si troverà a essere la custode della mappa, molti sono gli ostacoli che dovrà affrontare, fortunatamente troverà anceh personaggi di nostra conoscenza pronti ad aiutarla.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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No, non state sognando, e si, finalmente ho aggiornato dopo un mese di assenza. Questo capitolo è stato il più difficile, ho avuto poca ispirazione e tempo per dedicarmici, quindi troverete una marea di errori, vi prego di farmeli notare perchè così posso rendere al meglio questo capitolo. L'ho fatto più lungo per scusarmi della mia assenza e perchè non so quando aggiornerò di nuovo. Mi dispiace ma dovrete aspettare per il 7° capitolo.
Ma passiamo ai ringraziamenti:
Goten: che bello, sei tornata a recensire, grazie. ^^ Spero che ti piaccia anche questo capitolo.
fufy93:Grazie. La scena di Shinnosuke nel capitolo precedente è stata un illuminazione. Non volevo far parlare Ranma e quale modo migliore di far dire qualcosa di divertente allo smemorato?? Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo.
Laila: visto che ho mantenuto la parola che aggiornavo prima di giugno?? Hai proprio ragione per la scena dell'albero maestro, mi piaceva come idea anche se all'inizio era un pò diversa. Dimmi che ne pensi di questo capitolo e non farmi aspettare troppo per l'ultimo di terra inesplorata.
littel:Grazie littel per i tuoi commenti, sono contenta che la storia ti piaccia. Fammi sapere che ne pensi anche di questo capitolo. Akane25:Grazie per i tuoi complimenti. Sono contenta che ti sembri IC... il mio dilemma maggiore è sempre quello, ho paura di andare in OCC. Spero che ti piaccia anche questo capitolo.
Come ultima cosa vi chiedo anche di dirmi se secondo voi sto andando troppo veloce fra Ranma e Akane... a me sembra di correre tantissimo.
E adesso, buona lettura.

Capitolo 6

 

Stava lì davanti alla porta bussando insistentemente. Piccoli e leggeri pugni, ma abbastanza forti per farli sentire. Lasciò perdere e poggiò l’orecchio sulla porta. Niente. Da dentro non veniva il minimo rumore. Erano venti minuti che bussava, ma nessuno era ancora venuto ad aprirgli. Che Ranma fosse affogato dentro la doccia? Era uscito prima perché doveva combattere con qualcuno? O l’aveva rapito Shampoo per farne il suo sposo?

Queste e altre mille domande su dove fosse Ranma vorticavano nella testa di Akane, che se ne stava in piedi davanti all’uscio della stanza del vice-capitano.

Il giorno prima le aveva detto di trovarsi alle 7 sul ponte. Si era svegliata presto, si era fatta un rilassante bagno caldo e si stava sistemando i capelli come non faceva più da molto tempo. Forse per ciò che le aveva detto Ranma il giorno prima. Da allora stava sempre sorridendo e sua sorella non capiva perché.

Senza che se ne accorgesse il tempo era volato e aveva dovuto correre per arrivare in orario. Alla fine aveva ritardato solo di pochi minuti, però si aspettava comunque che Ranma la beffasse. Invece sul ponte c’erano solo Obaba e Kodachi che conversavano. Si era avvicinata e aveva chiesto se avessero visto Ranma. Obaba sbuffò mentre Kodachi prese il suo nastro da ginnastica ritmica urlando ai quattro venti che Ranma era il suo sposo. Dopo che Akane, fra mille ostacoli, le aveva spiegato che aveva un appuntamento con lui lì sopra, la ragazza si era inbufalita ancora di più, avendo frainteso ciò che aveva detto Akane credendo che tra i due ci fosse un appuntamento amoroso, e agitava quel nastro più furiosamente di prima come se fosse una frusta.

Per calmare le acque era dovuta intervenire Obaba fermando Kodachi, anche se Akane non aveva problemi a tenerla a bada, dicendogli di provare a vedere se Ranma stava in camera sua. Lei aveva ringraziato e si era affrettata ad arrivare da Ranma a chiedere spiegazioni per quel ritardo.

Era arrivata davanti alla porta. Adesso erano le 8:30 e di Ranma ancora nessuna traccia. Sarebbe dovuta andare a chiedere a qualcun altro visto che il codinato sicuramente non stava lì, ma aveva creduto possibile il fatto che lui passasse da quelle parti. A saperlo sarebbe rimasta a dormire ancora un po’.

Bussò ancora una volta, ma stavolta più forte di prima. Sentì un cigolio sospetto e balzò qualche centimetro indietro. La porta si era aperta. Akane stava lì a fissare la porta socchiusa sperando che qualcuno da dentro la aprisse del tutto, ma non successe nulla. Si guardò intorno. Nessuno. Prese un profondo respiro e decise di aprirla del tutto.

Appoggiò la sua mano sulla porta e la spinse. Quella emise un altro cigolio peggiore del primo ma Akane non ci badò, troppo stupefatta a guardare ciò che c’era dentro quella stanza.

Era una camera molto più piccola della sua. Obaba gli aveva detto che Ranma non aveva voluto la camera del vice-capitano e tuttora in quella stanza non dormiva nessuno. A destra c’era un grande armadio a un’anta, a fianco una piccola scrivania. Sopra c’erano fogli sparpagliati di galassie e pianeti vari, con due grandi cerchi blu su due pianeti. Uno doveva essere Inos, l’altro non lo conosceva. A sinistra c’era la porta per il bagno. In basso al centro c’era un futon a una piazza dove dormiva beatamente un ragazzo moro con un codino, con la bocca un po’ aperta e la coperta tutta aggrovigliata.

Akane stava fumando di rabbia. Ranma era rimasto beatamente a dormire tutto quel tempo. La doveva far pagare a quel ragazzo una volta per tutte. Come gli era potuto sembrare gentile il giorno prima?

Andò nel bagno guardandosi attorno. Vide un secchio per fare le pulizie messo sotto il lavandino. Ebbe un’idea improvvisa. Forse era un po’ crudele, ma Ranma se lo meritava. Lo prese e aprì il rubinetto dell’acqua aspettando che diventasse più fredda possibile. Appena fu abbastanza fredda mise il secchio sotto il potente getto facendolo riempire del tutto. A quel punto chiuse il rubinetto e andò vicino al futon con il secchio nelle mani. Fece un sorrisino pensando alla faccia che avrebbe fatto Ranma quando gli avrebbe buttato l’acqua addosso.

A quel punto ebbe un attimo di timore. Forse non era la cosa giusta da fare, dopotutto capita a tutti di non svegliarsi la mattina. Gli vennero in mente le sue parole: ‘sei più carina quando sorridi’. Sorrise di nuovo. Ma poi le tornarono in mente tutte le pulizie che aveva dovuto fare. Quel ragazzo doveva comunque pagarla per averla lasciata in balia di Shampoo e il suo ‘lavoretto’ di pulire il ponte, inoltre era strafottente e maleducato. Doveva capire che non poteva sempre comportarsi così.

Senza più esitazioni lasciò che tutta l’acqua cadesse sulla faccia del bell’addormentato facendolo svegliare di soprassalto.

 

Sognava beatamente disteso sul suo futon. Dormire per lui era molto piacevole. Gli piaceva muoversi a mille e neanche nel sonno riusciva a stare fermo. Spesso cambiava posizione, per questo la mattina trovava le coperte tutte spiegazzate.

Stava proprio per girarsi un’altra volta quando sentì un brivido ghiacciato che partiva dalla faccia per andare in tutto il corpo facendolo sobbalzare e spalancò gli occhi dalla sorpresa mentre davanti a lui c’era Akane con un espressione di rimprovero, le braccia incrociate e un secchio in mano.

Ci mise un secondo a capire cos’era successo. Non si era svegliato, come suo solito, e aveva lasciato Akane sul ponte da sola. Sicuramente solo per pochi minuti, ma lei era subito andata su tutte le furie e… un momento. Come aveva fatto ad aprire la porta? Solo lui aveva le chiavi.

“Akane, ma cosa fai? E come hai fatto ad entrare? La porta era chiusa” chiese duramente lui.

Lei rimase sorpresa per qualche secondo, ma la sua risposta non si fece attendere più di tanto.

“E me lo chiedi anche cosa ci faccio qui? Sono venuta perché tu eri sparito. Sono le 9 e tu stavi ancora beatamente dormendo quando dovevi già essere sveglio dalle 7” la rabbia della ragazza era tanta che lui ne rimase sbalordito.

“Non dico quello, mi chiedo come mai tu mi abbia svegliato con una secchiata d’acqua gelida?”  adesso era il turno di Akane di essere sbalordita.

“Ti svegli solo con quelle” disse Akane, con meno convinzione stavolta.

“Ci hai provato a svegliarmi?” chiese.

“Ovvio” la risolutezza di qualche secondo fa era svanita. Avrebbe dovuto dare ascolto alle sue esitazioni e non buttargli l’acqua addosso “Visto che fai tante storie la prossima volta vedi di dare orari che sai di poter mantenere”

“Io sono il vice-capitano. Per quanto ne so, potrei sbatterti nello spazio anche subito per ciò che hai fatto” Akane restò senza parole, ma non per ciò che aveva detto il ragazzo. Ma per il fatto che si era alzato in piedi e aveva solo una piccola canottiera e dei boxer a coprirlo.

“Credo che tu voglia il tesoro del pirata, o sbaglio? Si da il caso che solo io possegga la mappa e sempre solo io sono in grado di chiamare Erika” si fermò un attimo per vedere se le sua parole avevano sorbito l’effetto desiderato. In effetti Ranma non disse nulla.

“Comunque dovresti metterti qualcosa addosso” esclamò duramente girandosi per ritegno.

Ranma si guardò e solo in quel momento notò che era rimasto in boxer. Riuscì a dire un flebile: “Scusa” per il suo vestiario, dopo di che prese il secchio dalle mani di Akane e lo rimise in bagno.

“Vuoi restare qui anche mentre mi cambio?” domandò guardando prima lei poi la porta ancora aperta.

“Ti aspetto sul ponte, ma non rimetterti a dormire o un’altra doccia fredda non te la toglie nessuno” esclamò mentre si dirigeva verso la porta e la chiudeva sbattendola.

Ranma restò a fissare il liscio legno da dove era uscita Akane. Non si aspettava che fosse tanto sfrontata da buttargli addosso l’acqua. A pensarci bene, solo un’altra persona glielo aveva già fatto. Sorrise un po’. Non era affatto male quella ragazza. Era forte e aveva la mappa. Sentiva che non gli stava antipatica, anzi, era molto intraprendente.

Prese l’asciugamano e aprì l’acqua della doccia.

 

Una figura misteriosa si aggirava nella camera di Akane e Nabiki alla ricerca di qualcosa. Qualcosa che gli avrebbe permesso di compiere tutte le sue ambizioni.

Cercava la mappa. Stava mettendo tutto in disordine per quella sfera dorata.

Un pensiero gli baleno nella mente, se Akane portasse sempre con se la sfera? Era un’idea che non aveva preso in considerazione.

Avrebbe dovuto faticare un po’, ma almeno l’avrebbe presa. Avrebbe trovato la mappa e con essa Erika, l’unica in grado di dire dove fosse il tesoro. Il pirata era stato molto furbo. Aveva nascosto il tesoro così bene da non volerlo dire neanche alla sua ciurma. Solo a una persona, ma era morta tempo fa. Adesso c’era solo Erika. Strano che avesse confidato questo segreto a una donna sconosciuta. Ma il punto era un altro, doveva impossessarsi il più in fretta possibile della mappa, solo così avrebbe potuto prendere il controllo dell’imbarcazione.

Le sue continue ricerche stavano andando a vuoto, non riusciva proprio a trovarla. Per la rabbia lanciò il cuscino di Akane sul pavimento. Si fermò un attimo, il cuscino aveva fatto uno strano rumore ovattato. Lo prese infilando la mano all’interno e ci trovò la sfera dorata. Finalmente l’aveva trovata. Ora poteva fare tutto ciò che desiderava e incastrare Akane dandogli la colpa della rivolta della ciurma.

Prese la sfera e cominciò a rigirarla fra le mani, toccando un punto preciso, in modo che la sfera si colorasse di mille colori facendo uscire il solito raggio verde.

Come con Akane, Erika si mostrò in tutta la sua bellezza e pacatezza. Anche in quel momento era trasparente.

Lo spirito si guardò attorno, posando lo sguardo sulla persona che aveva davanti. Un’espressione di disgusto si formò sul suo viso.

“Dov’è il tesoro?” la sua voce serpentina era piena di una smania al potere. Si leccò avidamente le labbra, in un modo che avrebbe dato il voltastomaco a chiunque.

“Non sei tu il custode. Tu non potrai sapere niente da me, nemmeno da Akane, se no non saresti venuto qui a rubare” la sua pacatezza era tale da dare i brividi perfino a quell’essere.

Erika gli mostrò uno sguardo altezzoso poi se ne andò senza aggiungere nessun’altra parola, mentre la figura fissava attontita lo spirito tornare raggi verdi e sparire inghiottito dalla sfera.

Quello spirito maledetto. Aveva fatto un errore enorme, avrebbe sicuramente detto ad Akane chi era e che era venuto a rubare la mappa. Non doveva accadere.

Poi ebbe un illuminazione. Sarebbe stato complicato, ma era già un’idea. Nessuno avrebbe capito l’inganno. Sorrise diabolicamente.

Mise ancora più in disordine di come non era già, ponendo però il cuscino al suo posto. Guardò la sua opera e lanciò la sfera in alto per poi riprenderla al volo. Era un piano geniale.

La figura uscì, accompagnata da una risata roca che rimbombò per i corridoi.

 

Era seduta sul ponte aspettando che arrivasse qualcuno, quel giorno si era svegliata tardi, come tutti del resto. Su quell’imbarcazione molti avevano voglia di dormire fino a tardi e pochi si alzavano all’orario previsto, soprattutto Ranma.

Sakiko lasciò che il pensiero volasse ad Akane, aveva sicuramente trovato Ranma dormiente in camera, l’urlo del ragazzo si era sentito fin là.

Non era un vero e proprio urlo di terrore, piuttosto di sorpresa. Sakiko sorrise. Aveva già notato che a Ranma quella ragazza non dispiaceva. Aveva solo un po’ di timore per lei, Ukyo non era tanto un problema, ma Shampoo e Kodachi sapevano essere molto perfide. Però era da notare che la ragazza aveva già dimostrato di essere molto brava a combattere quella mattina. Aveva assistito per caso allo scontro fra lei e Kodachi. Sicuramente se non fosse intervenuta Obaba Akane se la sarebbe cavata lo stesso.

Scosse un po’ la testa lasciando perdere tutta la faccenda. A che serviva pensarci dopotutto? Grazie a quel momento di distrazione aveva scoperto qualcosa di interessante. Ne avrebbe parlato ad Obaba.

 

Akane camminava dietro a Ranma. Dopo il brusco risveglio non si erano più detti niente. Nessuno dei due voleva essere il primo a scusarsi con l’altro.

Ranma si fermò di botto facendo finire Akane addosso a lui. La ragazza protestò, ma lui aprì una porta e entrò senza dare spiegazioni. Lei lo seguì.

Dentro era molto ampio, il pavimento in legno e anche le pareti. La stanza era quasi vuota, se non fosse per qualche attrezzo buttato a casaccio in un angolo.

“Questa è la palestra, è il luogo dove tutti si possono allenare” Ranma non trasmetteva nessuna emozione.

“Lo sapevo già cos’è una palestra. Piuttosto, con cosa cominciamo la lezione?” chiese la ragazza avvicinandosi agli attrezzi e osservandoli attentamente per vedere se si poteva recuperare qualcosa.

“Cosa cerchi?”

“Qualcosa per allenarci” rispose continuando a fissare gli attrezzi.

“Quelli non servono, ora combattiamo fra noi, devo testare le tue capacità. Fammi vedere qualche calcio o qualche tecnica che conosci” quello di Ranma era quasi un ordine, ma Akane cercò di non farci caso. Voleva imparare.

Un pensiero volò alla mappa. Sperava solo di averla nascosta bene come le aveva consigliato Nabiki. Adesso era inutile pensarci, però, chissà perché, aveva una gran brutta sensazione.

Si mise in posizione d’attacco mentre Ranma stava dritto al lato della stanza, senza spostarsi minimamente. Come mai non si metteva in posizione di difesa? Tese una mano e la invitò ad attaccare. Questo la fece imbestialire. Non credeva che lei gli potesse dare del filo da torcere, ecco la verità. Avrebbe visto quanto poteva essere forte.

Con un ultimo pensiero alla mappa, si lanciò all’attacco.

Pensieri. Sempre gli stessi pensieri. Obaba pensava al suo pupillo, Ranma. Il ragazzo stava

allenando Akane da più di 3 ore ormai, stranamente senza nessuna interferenza esterna, a parte la sua presenza.

Aveva notato quanto il ragazzo si stesse avvicinando ad Akane nonostante nessuno dei due se ne accorgesse. Dicevano di odiarsi, si lanciavano insulti ogni momento da quando si erano conosciuti, eppure lei sapeva che erano fatti l’uno per l’altra. Anche mentre lottavano lui non la feriva minimamente, si scostava semplicemente qua e la dando dei suggerimenti sulle tecniche della ragazza, mentre lei era sempre più arrabbiata perché non riusciva a colpirlo.

Si era divertita quando Akane aveva lanciato il primo calcio e lui si era spostato appena, senza che lei potesse colpirlo. Era seguito un pugno, ma non aveva dato risultati migliori del calcio. Pugni, calci, mosse ripetute, salti, scansate, difesa, attacco… tutto sembrava fondersi e al centro restavano due ragazzi che facevano quasi una danza. Una danza in cui non vinceva nessuno, anche se la vecchina sapeva che se avesse voluto Ranma avrebbe potuto stendere anche subito Akane.

Ormai era quasi ora di pranzo. La vecchia saltellò vicino ai ragazzi per dirgli che andava a controllare alcune cose. Andò verso l’uscita, sempre saltellando sul suo bastone, mentre i due ragazzi continuavano ad allenarsi.

“Possiamo fare un po’ di pausa?? sono stremata” chiese Akane fra un calcio e l’altro.

“Va bene”

La ragazza mandò un lunghissimo respiro mentre si buttava praticamente a terra.

Non le era mai sembrato tanto bello stare seduti a riposare. Quando Ranma le porse un bicchiere d’acqua fresca si stupì del suo gesto, così semplice, ma allo stesso tempo dolce.

“Grazie” disse. Forse l’aveva perdonata per quella mattina.

Svuotò il bicchiere in pochi secondi, bevendo avidamente e lasciando uscire un po’ d’acqua agli angoli della bocca che andarono a finire sulla maglietta già appiccicata alla pelle per il sudore.

“Non mi hai mai parlato della mappa, dove la tieni?” Ranma sapeva perfettamente che non era il momento adatto per fare una domanda del genere, ma la sua curiosità aveva preso il sopravvento su di lui.

Akane strinse il bicchiere ormai vuoto “Perché lo vuoi sapere? Ti ho già detto che senza di me non funziona. Erika apparirà solo su Inos e solo se glielo chiederò io” la risposta fredda di lei fu una risposta chiara del fatto che non volesse parlarne per niente.

“Semplice curiosità” rispose lui, fingendo indifferenza.

Tutti e due stettero zitti per qualche tempo. Nessuno osava dire una parola per rompere quel silenzio pieno di tensione che si era creato.

Alla fine, a romperlo fu Ranma chiedendo ad Akane una cosa inaspettata.

“Ti è dispiaciuto molto che la casa dove vivevi sia stata distrutta??”

Si leggeva chiaramente lo stupore nei suoi occhi nocciola. Non si sarebbe mai aspettata una domanda simile da una persona che aveva reputato insensibile come Ranma.

“Si… Era la mia casa, il locale dove lavoravo, ho lasciato lì dei bellissimi ricordi. Ma sono lo stesso contenta che si siano salvati tutti” la sua voce si era fatta più debole, ma si stupì che parlarne non faceva così male come aveva pensato.

“Parlami un po’ di te Akane”

“Che dovrei dirti??”

“La tua famiglia, ad esempio. Hai altri fratelli o sorelle oltre a Nabiki?”

“Ho una sorella più grande, si chiama Kasumi. È una bravissima cuoca. Ho un padre dalla lacrima facile, a volte è buffo, ma so che su di lui posso contare. Vicino a noi vivevano il dottor Tofu, la signora Nodoka, Shinnosuke e suo nonno. Shinnosuke è da sempre il mio migliore amico, so che su di lui posso contare. Suo nonno è divertente e crede sempre che sta per morire. Il dottor Tofu invece ha una cotta per mia sorella Kasumi… Venivano tutti spesso a mangiare da noi. Soprattutto tua madre…”

“E tua madre??”

“È morta quando ero piccola, ricordo solo il suo sorriso” i suoi occhi erano velati da una tristezza che fece contrarre lo stomaco di Ranma. Non sopportava di vederla così.

“Scusami… non volevo”

“Non fa niente, ormai non ci penso più. E poi Kasumi è stata fantastica, ha mandato avanti la famiglia sempre con un sorriso dolce che mi  ricordava mia madre”

“Dev’essere una persona speciale”

“Molto. Ma adesso parlami di te”

“Bhe, della mia vita non c’è molto da dire. Quando ero piccolo mio padre mi ha portato lontano da mia madre insieme alla mia sorellina per allenarmi, l’altro giorno è stata una delle poche volte nella mia vita che l’ho vista”

“L’ho saputo… tua madre si vanta di avere un figlio molto virile”

“Lei ha delle idee all’antica”

“E poi?? È successo qualcos’altro??”

“Abbiamo cominciato a girare per il pianeta, poi siamo passati all’universo. Mio padre aveva trovato una nave dove potevamo viaggiare tutti insieme, lì incontrammo Obaba. Era un’amazzone che viaggiava per lo spazio in cerca di avventure, una delle ultime. All’inizio ci tenevamo a distanza, le amazzoni non hanno una buona reputazione. Un giorno mia sorella si avvicinò al bordo per giocare, sarebbe caduta giù se Obaba non l’avesse afferrata in tempo. Da quel giorno lei cominciò a guardare i miei allenamenti e quelli di mia sorella con maggior interesse, dandoci dei suggerimenti, fino a quando non decise di allenarci personalmente dopo che mio padre non poté  più in seguito ad un incidente” lo sguardo di Ranma era perso nei ricordi, Akane lo guardava affascinata mentre seguiva il racconto. Non pensava che avesse una storia piena di avventure.

“Non era una buona decisione per lei. Le amazzoni potevano insegnare solo alle ragazze e io non lo sono di certo. Quando venni a sapere che le sue compagne gli avevano mandato una lettera in cui gli avevano proibito di insegnarmi i loro segreti ero già abbastanza grande per capire. Era da qualche anno che mi insegnava. Le chiesi di smettere di farmi da maestra senno si sarebbe messa contro il suo stesso villaggio” Ranma fece una pausa. Chiuse gli occhi e li strofinò con le mani.

“E lei cosa fece??” Akane forse non si era resa conto di essere un po’ frettolosa, ma era così curiosa che non si accorgeva di niente, voleva solo continuare a sentire il racconto.

Lui la guardò e le sorrise. Lei arrossì accorgendosi del suo errore.

“Scusa”

“Lei mi disse chiaramente che sapeva fin dall’inizio di andare contro le sue stesse leggi, ma si era affezionata così tanto a me e a mia sorella che non le importava più. Ma sapeva che se non avesse obbedito ci avrebbero ucciso, a me per primo e successivamente a lei.” Il fatto che avesse continuato il racconto era già una buona cosa, voleva dire che aveva capito la sua curiosità.

“Così scappammo per anni attraverso il cosmo, andando su navi differenti. Nei nostri viaggi insieme a mio padre e mia sorella conoscemmo tanta gente, ma non ci fermavamo mai più di tanto nello stesso pianeta. Quando, un anno fa, mandarono la più valorosa delle loro guerriere che seguì le nostre tracce e ci trovò”

“Chi era??”

“Non ci crederai mai, ma era Shampoo”

“Shampoo??”

“Proprio lei. Mi sfidò e vinsi. Non sapevo niente delle leggi delle amazzoni, quindi mi stupii molto quando lei mi baciò…”

“Ti ha baciato??” Lo sguardo era interrogativo e la bocca leggermente arricciata. Quella espressione piacque molto a Ranma.

“Si, le leggi delle amazzoni sono severe. Se ti sconfigge una ragazza di fuori devi ucciderla per l’onore, se è un ragazzo è degno di diventare il tuo sposo”

“Ma è una cosa senza senso”

“Non per loro. Sono rigidissime su queste regole”

“Ed ecco spiegato il motivo per cui ti sta sempre appiccicata”

“Già. Solo dopo seppi che lei era la nipote di Obaba”

“La nipote di Obaba??”

“Esattamente. Credo che scelsero lei per fare ancora più male ad Obaba, intendo psicologicamente. Dopo decisi di fuggire con Obaba lasciando indietro mio padre e mia sorella. Non avevano mai visto Shampoo e non volevo che accadesse. Avevo paura che volesse ucciderli per ricattarmi. Così, tra una fuga e l’altra, siamo arrivati su questa nave. Il padre dei Kuno, vedendo le abilità dell’amazzone, ha deciso di darle l’incarico di capitano. La ciurma l’aveva già composta lui.”

“Quindi ti sei ritrovato con persone nuove??” Akane lo guardava assorta nelle sua storia.

“No. Molti li conoscevo già. Ukyo era la figlia di un amico di mio padre, nonché mia amica d’infanzia. Avevano fatto un accordo secondo il quale io avrei dovuto sposarla. Shampoo si è fatta prendere conoscendo la sua prima rivale in amore. Mousse era un amico di Shampoo, l’ha seguita fin qui sperando di far breccia nel suo cuore e di sconfiggermi. I fratelli Kuno riconoscevo di fama per i loro grandi possedimenti, non sapevo niente della loro pazzia, anche se non è paragonabile a quella del padre, e come hai visto uno mi ama e l’altro mi vuole uccidere. Sakiko l’ho conosciuta da poco”

“Manca Ryoga…”

“Lui… lui è semplicemente mio cugino”

“Non me lo sarei mai aspettato”

“È l’unico a conoscere mia sorella e mio padre su questa nave, oltre ad Obaba”

“E dire che non avevi nulla da raccontare”

Lui le sorrise. Lei guardò i suoi sconfinati occhi blu, osservandoli attentamente. La loro vicinanza sembrava diminuire molto lentamente. Si guardavano ma nessuno dei due osava muoversi.

Un rumore. Un semplice rumore di qualcosa che si apre. Il rumore del cigolio della porta poco oliata.

Entrambi si allontanarono agli angoli opposti della palestra, rossi in viso. Si girarono a guardare Shinnosuke che si grattava la testa chiedendo al nonno che stava dietro perché fosse in quella nave e lui rispondeva piangendo di avere un nipote troppo smemorato.

“Akane, il pranzo è quasi pronto, vieni?” la testa del dottor Tofu spuntò fra quelle di Shinnosuke e del nonno.

“Ma certo dottor Tofu, vengo subito” la ragazza si alzò con le guance ancora leggermente inporporate.

Ranma fece l’indifferente, anche se camminava stranamente teso, salutando con un cenno i nuovi arrivati e dirigendosi verso la sua stanza.

Akane lo guadò allontanarsi.

“Andiamo??” la voce gentile di Shinnosuke la fece riportare alla realtà. Aveva bisogno di una bella doccia rinfrescante.

“Prima vado a farmi una doccia. Andate voi intanto”

Il dottor Tofu assentì con un movimento della testa.

“Ci vediamo dopo, Akane. Ma prima mi puoi spiegare chi è questo vecchietto che mi sta sempre appresso??” Lei sorrise e diede il bicchiere a Shinnosuke, osservando il nonno che si disperava ancora una volta per colpa di suo nipote.

Si avviò verso la camera pensando alla lotta di prima. Pensandoci bene, aveva imparato che faceva molti errori, tante mosse inutili. Ranma le stava insegnando come combattere e lei doveva esserne all’altezza. Voleva far vedere a tutti che poteva farcela, che era forte.

Mentre camminava le gambe le dolevano. Aveva faticato molto, ma non le importava. Prese le chiavi e aprì la porta per trovarsi di fronte al caos più assoluto. Gli oggetti erano stati buttati a terra, le lenzuola strappate con brutalità, i vestiti stropicciati da mani nervose, ma i cuscini erano perfetti al loro posto.

Akane si avvicinò al suo cuscino. Lo prese in mano. Vuoto. Della sfera non c’era nessuna traccia.

Si maledisse mentalmente più volte. Doveva portarla con se, non lasciarla lì.

Prese la testa fra le mani. Cosa poteva fare adesso?? L’unico motivo per cui era ancora su quella nave era quella sfera dorata con uno spirito dentro. Cos’era lì dentro senza la mappa??

Scosse la testa con forza, premendo forte con le mani. Doveva andare a chiamare aiuto. Doveva andare dal dottor Tofu, lui avrebbe saputo aiutarla.

Uscì di corsa dalla stanza verso la sala da pranzo. Le gambe le facevano male. I piedi gridavano riposo. Ma non si fermò. Doveva continuare a correre.

A un certo punto non ce la fece più e si fermò a riprendere fiato. Mise la mano sulla milza. Faceva male e tirava tantissimo. Fece uno sforzo enorme a non buttarsi per terra a riposare. Chiuse gli occhi nell’illusione che in quel modo avrebbe recuperato le forze.

“Akane, cos’hai??”

La voce di Sakiko sembrava lontana mille miglia. Era distante.

“Sakiko, portala dentro”

Akane aprì gli occhi giusto in tempo per vedere un codino familiare. Aveva la vista annebbiata. Subito dopo sentì delle braccia possenti prenderla e posarla su una sedia.

“Ho già fatto io Obaba”

“Molto bene Ranma. Sakiko, mi faresti il favore di andare a chiamare il dottor Tofu?”

“Subito capitano”

Le voci erano ovattate. La vista cominciava a tornare, ma sentiva che non avrebbe retto allungo  in quelle condizioni e lei doveva assolutamente raccontare cosa le era accaduto.

La sua voce uscì flebile, quasi un sussurro. Ma Obaba riuscì a capirla ugualmente.

“La mappa… rubata… disordine…”

La sua gola si seccò sulle ultime parole e non riuscì più a parlare.

Obaba la fissava seria. Uno sguardo che poche volte era apparso su quel volto millenario. Ranma versò dell’acqua in un bicchiere aiutandola a bere. Lei non aveva la forza di contrastare nulla. Era sconvolta per ciò che era successo ed a una stanchezza fisica si sommava quella psicologica per aver perso un oggetto molto importante.

Sakiko tornò seguita dal dottor Tofu e da Nabiki. L’ultima chiuse la porta dietro di sé.

Entrambi entrarono guardando la ragazza che era diventata pallida. Il dottore di mise a visitarla, facendole prendere un calmante.

Nabiki osservava seria la sorella. Era stata una sua idea nascondere la mappa nel cuscino. Se non fosse stato per la sua insistenza forse ora sue sorella non si sarebbe trovata in quello stato. Si diede dell’incosciente più e più volte. A dispetto delle apparenze, Nabiki Tendo era una ragazza che teneva molto alla famiglia, soprattutto alla piccola Akane. Fissò il dottore che le sorrise. Sua sorella stava riprendendo colorito e stava cominciando a spiegare come aveva trovato la stanza.

Non disse che l’idea di nascondere la mappa era stata della sorella.

“Potevi dirlo a me, l’avrei nascosta meglio. Ma ormai il guaio è fatto. Potrebbe averla chiunque in questa nave scambiandola per una sfera d’oro. Sicuramente vorrebbero farci dei soldi rivendendola”

“Cosa si può fare??” la voce di Akane era stanca, ma aveva ripreso un po’ della vitalità che era solita avere.

“Sakiko ha scoperto un cosa interessante, forse è una pista sbagliata, ma meglio provare”

“Che è successo, Obaba?” Akane notò solo in quel momento che l’unico a chiamarla Obaba in realtà era Ranma, tutti gli altri le davano rispetto chiamandola comandante o capitano. Strano come solo in quel momento se ne accorgesse.

“Un intruso, nella stiva. L’ho visto ieri mentre dormiva beatamente” la voce di Sakiko risuonò nell’aria forte, troppo forte per la testa di Akane.

“Allora andiamo subito” Ranma si alzò di getto dalla sedia aprendo la porta come furia.

“Veniamo con te anche noi” la voce si Shinnosuke era chiara.

“Anche noi abbiamo il diritto di aiutare Akane, d’altronde la mappa era stata affidata a me in precedenza” Akane girò la testa notando Shinnosuke e suo nonno davanti a Ranma.

“Fate come vi pare, basta che vi sbrigate”

Akane si alzò malamente dalla sedia, rischiando di cadere.

“Forse è meglio che resti qui”

“No, ho il diritto di venire dottor Tofu, me lo permette??”

“Va bene. Ma ti aiuterò a camminare”

“Certamente” il dottor Tofu prese Akane per il braccio facendole un po’ da bastone.

Quelli che erano dentro la sala da parnzo per mangiare, si chiedevano dove fossero gli altri, ma tra Ukyo, Shampoo e Kodachi che litigavano, Ryoga che si perdeva anche lì dentro, Kuno che era svenuto per colpa di un sonnifero messo nel piatto dalla sorella e il povero Mousse che scambiava chiunque per Shampoo, quello che doveva essere un pranzo si era trasformata in una litigata.

Perciò in pochi minuti furono davanti alla porta senza interruzioni. La tensione era palpabile. Ranma la aprì lentamente entrando senza timore.

Di seguito Obaba sul suo bastone guardò con attenzione da tutte le parti. Nabiki era critica e non faceva una piega. Shinnosuke era attento, ma aveva sempre quell’aria un po’ spaesata. Il nonnino, anch’esso serio, guardava preoccupato Akane, che avanzava faticosamente aiutata dal dottor Tofu.

Fra le botti contenenti il cibo, si udiva un lieve russare.

Ranma ci girò intorno, togliendone una e mostrando agli altri un ragazzo comodamente addormentato su un futon, sotto le coperte si intravedevano un paio di collant mentre una gamba sporgeva da sotto la coperta. Un braccio era tenuto dietro la testa mentre l’altro fuori dal materasso.

Vicino alla sua mano c’era la mappa.

   
 
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