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Autore: Mushroom    07/01/2014    4 recensioni
Castiel sta cadendo. Man mano che perde il controllo sulla sua Grazia, Jimmy Novak torna in superficie. Dean non è certo di cosa questo possa significare.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
Capitoli:
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Titolo: Until we fall
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel, Dean/Jimmy Novak
Words: 3927/11.340
Genere: Generale, Romantico
Rating: PG-13/SAFE
Warnings: Alternative Canon – Season seven, Domestic, Minor Character Death, Deancentric, Supportive!Sam
Summary: Castiel sta cadendo. Man mano che perde il controllo sulla sua Grazia, Jimmy Novak torna in superficie. Dean non è certo di cosa questo possa significare.
Capitolo: 1/3

Note: Odio un po' questa storia perché ci ho messo secoli per finirla, perché non è quello che volevo scrivere e perché ha una serie di punti deboli qua e là; also, è stata un parto e non sono riuscita a rileggerla come avrei dovuto. Sento di aver scritto – più che qualcosa che inizia e si conclude – solo una parentesi della vicenda, e difatti ci sono alcune cose che rimangono in sospeso (come il rapporto tra Dean e Cas). È stata scritta prima di tutto per la Maritombola @maridichallenge con il prompt 90: X e Y, insieme da molto tempo, fronteggiano la presenza di Z, per cui provano entrambi attrazione, a cui ho dato un'interpretazione, ehm, molto soggettiva? Poi per il contest "Show me your teeth" indetto da Mrs. Bored con il pacchetto N°4 "I don't need to be fixed".
Also, questa storia non sarebbe qui senza che Chibimuff sopportasse i miei deliri <3
Ultima noticina, l'ho scritta anche come regalo di natale per Alessia, a cui devo ancora quella del compleanno dell'anno scorso.

___________________________________________________


I

While I powder my nose,

He will powder his gums,

And if I try to get close,

He is already gone.

 

Dean non ha la più pallida idea di cosa sta succedendo.

Non è come se la sua vita non fosse già piena di cose strane (ed è un eufemismo, perché quello che fanno per vivere va ben oltre lo strano) ma con questo crede di aver appena toccato nuovi picchi di stranezza.

Sono nel mezzo del Texas, in una tavola calda qualunque ai bordi di un'autostrada qualunque, senza un caso e con la pancia vuota. Sam parla di un fantasma a uno stato di distanza, mentre Castiel lo ascolta con aria vagamente attenta e Dean sta per dare un morso al suo dannato hamburger, perché non mangia decentemente da due giorni e ha fisicamente bisogno di farlo. Ed è lì che succede.

La testa di Castiel si inclina in quella maniera così familiare, come un cane che ha appena sentito uno strano rumore; e poi, con un gesto improvviso, gli strappa il panino dalle mani e lo divora in tre bocconi, senza una sola pausa per respirare. Questa non è una cosa che si vede tutti i giorni. Perché Castiel è un angelo del signore, e l'ultima volta che ha controllato gli angeli del signore non rubavano il pranzo a cacciatori affamati.

Certo, forse in altre circostanze la cosa non gli sarebbe sembrata così allarmante, pensa Dean. Non gli sarebbe apparsa come un abbassamento di tensione in un cavo elettrico, come se qualcosa non fosse per niente a posto. L'unica volta che Dean aveva visto Castiel mangiare c'era di mezzo un'apocalisse e un cavaliere, e l'esperienza non aveva portato niente di buono.

Sam gli lancia un'occhiata di traverso, una di quelle tutte contrariate e preoccupate che lo fanno sempre sentire come se il mondo stesse per crollare e Dean ne fosse l'epicentro. Smette di battere le dita sulla tastiera «Dean» inizia, lentamente, con quel suo tono da c'è qualcosa che non va «Credo che questo non sia Castiel»

Ecco, appunto. Niente di buono.

Castiel – o chiunque sia – alza entrambe le sopracciglia, rivolgendo ad entrambi uno sguardo beffardo prima di allungare una mano verso la birra (sempre di Dean) e buttarla giù. Quella, da sola, è una prova in favore della teoria di Sam.

Dean ha già visto Castiel non essere Castiel, prima in un futuro non realizzato e poi in un vecchio scantinato, con le porte del purgatorio aperte e Leviatani che parlavano con la sua voce. Sa riconoscere quando c'è qualcosa di diverso e preferisce ignorare il brivido freddo che gli percorre la schiena, il modo in cui la sua gola si chiude mentre la persona davanti a lui chiede alla cameriera se ne può avere ancora e almeno altri tre.

Sam gli rivolge un altro sguardo. Il Non Castiel accenna un sorriso divertito «Ovviamente non sono Castiel» dice, e Dean non è per niente sicuro di quale versione abbia di fronte, adesso; se l'amarezza che trasuda da quelle parole sia sempre stata lì da qualche parte, o se provenga da una nuova forma ancora. Non è ben sicuro di volerlo sapere, di voler capire chi è quella persona che tamburella le dita sul tavolo e contrae il viso come se la loro stupidità fosse un peso per l'umanità, sembrando troppo strano e troppo poco aggrottato.

In ogni caso, sapere che quello non è Castiel non gli migliora la giornata, proprio per niente. Al massimo gli fa venire voglia di distruggere qualcosa, tipo subito, e di mandare a puttane tutto e tutti, perché quello non è Castiel, e Castiel se ne è già andato talmente tante volte che, per un piccolo secondo, non è sicuro di poter affrontare anche questo. Poi Sam parla, fortunatamente, perché Dean non avrebbe avuto un briciolo della sua cautela «Come sarebbe a dire che non sei Castiel?»

L'altro, allora, fa un sorriso storto. Inevitabilmente, si sente ancora rabbrividire «Sono Jimmy» risponde, scrollando le spalle e accogliendo con un enorme sorriso la cameriera e i suoi hamburgers.

Sam fa una faccia che è tutta un programma «Jimmy» ripete «Jimmy Novak. Quel Jimmy Novak»

Jimmy annuisce, prendendo un morso di uno degli hamburger e chiudendo gli occhi «Dio» mormora, in una voce che è più di Cas che di Jimmy «Questi mi sono mancati»

Dean ha la gola secca, la consapevolezza che in tutte quelle volte in cui Cas non era Cas c'era stato Jimmy Novak; e che lui se ne era dimenticato. Come se fosse semplice dimenticare di quanto Cas è stato rieducato, perché la sua merdosissima famiglia non poteva permettere che scegliesse di combattere una guerra diversa; della volta in cui era tornato, raccapricciante e imponente, e era stato troppo stupido per capire immediatamente che anche quello non era Cas. Dean l'ha dimenticato. Si dimenticano tutte queste cose quando il tuo migliore amico decide di tradirti.

«Questo cosa significa?»

Jimmy Novak alza gli occhi e sorride. È sottile e Dean non si è neanche reso conto di aver parlato, di aver chiesto e formulato la domanda sbagliata «Dov'è Cas?»

Servo il paradiso. Non servo gli umani. E certamente, non servo te.

«Castiel sta cadendo»

**

Sente Sam trattenere il respiro, gli occhi lievemente spalancati. Dean guarda Jimmy aggredire i propri hamburgers, lasciando loro assorbire l'informazione. Ma non c'è niente da assorbire, qui. Niente di diverso da ciò che Dean sapeva ma non aveva mai avuto il coraggio di affrontare.

Dean sa che Castiel sta perdendo la Grazia, che è come se si stesse sgretolando e i suoi frammenti giacessero dietro ad ogni passo mosso verso l'umanità. C'è sempre stata questa cosa, in Castiel, il rimanere costantemente in bilico tra l'essere una creatura terribilmente potente e spaventosa, e l'essere solo Cas. Per questo non si è sorpreso quando è iniziato lentamente ad accadere. Si tratta di minuzie, dal più piccolo starnuto, al modo in cui lo vede rabbrividire nel mezzo del midwest – stringendosi nel suo trench coat e cercando calore strofinando le mani –, fino a quello in cui prova ad andarsene e non ci riesce (il cuore di Dean perde un battito. Non dovrebbe sentirsi felice).

Qualunque cose gli stesse succedendo, aveva chiuso Castiel in un tetro silenzio. Per questo Dean si era ritrovato a pensare che stesse solo, inevitabilmente, cadendo.

Ma non aveva previsto Jimmy. Anche perché credeva che il povero bastardo fosse morto due apocalissi prima, o che Castiel l'avesse lasciato andare in una specie di meritata eutanasia. Non sa cosa significhi, il fatto che ci sia Jimmy. Non sa se dovrebbe dare di testa o se rimanere calmo e ringraziare che non si tratti di altri mostri, di altre creature da soffocare nel sangue, quindi non fa niente di niente se non guardare Sam agitarsi al suo fianco come se avesse i vestiti cosparsi di polvere pruriginosa.

«Questo cosa significa, esattamente?» Sam gesticola. È sempre un brutto segno, quando lo fa. Significa che non ha la situazione sotto controllo, che presto cercherà un aiuto che Dean non saprà dargli. «Che Cas sta... ?»

Dean non crede di aver mai visto Sam tanto preoccupato per altri che non fossero lui. Non che avessero mai avuto qualcuno – tranne quelle poche, scelte persone – per cui esserlo, qualcuno in cui avere fiducia; e questo scava un piccolo buco nel suo petto.

Jimmy, però, non parla finché non finisce di mangiare, guardandoli con la bocca piena e masticando attentamente boccone dopo boccone «Quello che ho detto» con una punta di divertimento, aggiunge «Sta diventando umano» poi fa una smorfia, lasciando cadere uno sguardo malinconico verso i panini, e il suo volto cambia. Uno sbalzo di tensione, e quando rialza lo sguardo – scuro e blu e penetrante – Dean sa che quello è di nuovo Castiel, anche se il nodo alla gola non se ne va.

Castiel si acciglia, squadra il piatto con gli avanzi di hamburgers, e torna su Dean e Sam «Chiedo scusa per l'incidente» dice, come una fottuta macchina che denota un malfunzionamento. «Non era previsto»

Certo che non era previsto. Se lo fosse stato quel figlio di puttana avrebbe fatto meglio ad avvertire; o a scusarsi; o a ricordargli di star ancora possedendo un altro essere umano.

«Che cosa è appena successo, Cas?» Sam ringhia, praticamente. Dean rimane in silenzio.

«Ho perso il controllo» prende una piccola pausa, allontanando il piatto «Temo potrebbe accadere ancora»

Dean ha mal di testa. Si muove per prendere l'hamburger avanzato da quelli di Jimmy, ma scopre di non volerlo mangiare. Castiel sembra non voler dire nient'altro e Sam continua a battere il piede in modo snervante. Non possono fare finta che non sia successo nulla, anche se qualcosa gli dice che è proprio ciò che Cas sembra desiderare. Sam, d'altro canto, vuole che sia Dean a chiederlo.

«Cas» dice Dean piano, costringendosi a guardarlo negli occhi. Le sue spalle sono tese, perfettamente dritte, e il suo sguardo è tutto meno che gentile. È in grado di riconoscere qualcosa di brutto, qualcosa che non dovrebbe appartenere a Castiel, a un essere così potente e lontano. E invece è tutto lì, palpabile, umano. Dean si sente improvvisamente male, perché Castiel non dovrebbe conoscere quel livello di disperazione «Cosa sta succedendo?»

Castiel si umetta il labbro inferiore e sbatte le palpebre, ma non sembra capire davvero ciò che gli è stato chiesto «Ho sonno» risponde, e Dean pensa che sarà una lunga, lunga giornata.

**

Non sa dire se Castiel si mostri più disgustato dal fatto di aver appena manifestato il bisogno di dormire o all'idea di dover informare i Winchester dell'incidente Jimmy. Ne parla come se dovesse vomitare di lì a poco, e Dean non riesce a decidere se questo lo irriti a morte o meno. Sam, di certo, è molto più propenso all'ascolto di lui.

«Quindi, fammi capire bene» Dean si massaggia le palpebre. L'hamburger è ormai freddo, e la cameriera continua a lanciare sguardi storti al loro tavolo «Man mano che i tuoi superpoteri evaporano, perdi il controllo del tuo bambolotto?»

Castiel contrae la mascella «Tramite, Dean» lo corregge, e lo si può letteralmente vedere far leva su millenni di pazienza. Qualcosa come “Ho partecipato alla distruzione di Babilonia, allora posso sopportare questo povero essere umano” o sul genere.

«E ogni quanto accadrà la cosa del... sì... Jimmy?»

Castiel lo guarda senza battere ciglio. Poi, non senza un certo rammarico, stende le labbra «Non lo so»

Non lo so. Sono solo tre parole, ma questo basta per far saltare qualcosa nel cervello di Dean, perché significa che ci saranno altre volte in cui Castiel semplicemente non sarà più Castiel, senza controllo e senza previsione.

«Jimmy non è abbastanza forte per prevalere a lungo»

Dean annuisce, e non ha bisogno di sapere altro. Decide di non avere più fame – una cosa del genere farebbe passare la fame a chiunque – e così pagano, comprano acqua e snack per il viaggio e caricano Castiel sui sedili posteriori dell'Impala, anche se tutto in lui indica che preferirebbe fare una lavanda gastrica piuttosto che andare con loro. Ma Dean gli apre lo sportello e Castiel lo guarda velocemente, salendo senza opporsi.

Appena cento metri dopo, è già addormentato.

È strano vedere Castiel dormire. Dean lo sbircia dallo specchietto retrovisore, osservandolo come se stesse studiando una particolare forma di vita aliena, e infine trova particolarmente ironico che quella sia la sua vera, prima esplicita forma di umanità.

Sam guarda fuori dal finestrino per un po', lasciando l'Impala immersa nel silenzio. «Non sembravi sorpreso»

Dean prende un piccolo respiro «Per Jimmy? Amico, non pensavo neanche che il bastardo fosse ancora vivo»

Sam mette su un cipiglio, uno simile a quello che metteva da bambino ogni volta che papà spariva, abbandonandoli senza soldi in qualche motel «Non parlo di Jimmy» borbotta, come se fosse ovvio e Dean stesse solo evitando le sue domande, come al solito. Naturalmente è così. «Parlavo di Castiel. Sapevi stesse cadendo. Tu... l'avevi visto»

«Castiel è caduto già altre volte, e poi è tornato con tanto di aureola e piumaggio. Non credo che dovremmo preoccuparci»

A quel punto, Castiel sobbalza e si sveglia tutto d'un tratto. Qualsiasi cosa Sam volesse ribattere muore sulle sue labbra, mentre il Texas inizia a scomparire alle loro spalle e Castiel chiede «Siamo arrivati?»

**

La cosa più drammatica della caduta di Castiel è che avviene lentamente. Da questo punto di vista, la si potrebbe paragonare all'inarrestabile degenerazione di una malattia.

Ci sono dei giorni in cui è lo stesso angelo che ha tirato il culo di Dean fuori dall'inferno, quello che ha visto comparire in un capannone durante una sera d'inverno. Per qualche tempo, Castiel non sembra peggiorare. L'episodio di Jimmy rimane coperto da una patina fastidiosa e preoccupante, che fa sussultare Dean a ogni più piccolo gesto inusuale; ma non si ripresenta, e questo significa che presto sia lui che Sam lo declasseranno di priorità e che tutto tornerà ad essere normale, qualunque cosa normale possa significare. La sera dopo il loro arrivo in Oklahoma, Castiel è di nuovo al pieno delle sue facoltà, e scompare in un battito d'ali.

Dean rimane ad osservare il punto dov'era fino a poco prima, aggrottando la fronte, incerto se credere di essersi immaginato Jimmy o meno. Poi decide di fare finta di niente, mentre Sam ha la straordinaria capacità di chiamare Bobby per ben sei volte nell'arco di due ore, perché – si lamenta – Dean fa finta di niente e Castiel sta cadendo. Nessuna possibilità che lui sappia cosa farci, con un angelo caduto. Bobby gli risponde qualcosa come fottiti, e tutto muore lì.

Il caso dell'Oklahoma si dimostra essere un semplice poltergeist, niente che non possano risolvere in un paio di notti. Una cosa noiosa, anche. La parte più stressante si rivela disseppellire le ossa e reprimere la voglia di urlare a Cas di tornare lì e spiegargli che cazzo stia succedendo.

«Dean, senti, smettila» Sam chiude la zip del suo borsone con uno sbuffo, che probabilmente sarà presto seguito da una faccia piena di pietà «Se sei preoccupato, chiamalo»

«Fottiti, Sam» dice, sentendosi rispondere un «Ma che cosa c'è che non va in te e Bobby? Cerco solo di essere ragionevole!» mentre lascia la stanza, decidendo che ne ha abbastanza di tutto quello. Okay, non sta succedendo niente. Caso chiuso.

Due settimane dopo sono nel Nebraska, Castiel compare nei sedili posteriori e Dean frena così bruscamente da lasciare i segni sull'asfalto.

**

Tornano da Bobby perché non c'è veramente nient'altro che possano fare e perché decidono di dare priorità all'angelo caduto nel retro dell'Impala rispetto alla caccia di un dannatissimo Leprecauno (Bobby dice che è una roba del genere; Dean non gli crede affatto).

Castiel rimane in silenzio tutto il tempo. Ha gli occhi pesti, il viso pallido e quando Dean fa una battuta su quanto stia iniziando a puzzare, riceve in cambio una delle peggiori occhiate della sua vita. Arrivati a Silloux Falls, semplicemente scende dalla macchina e entra aggressivamente in casa.

Sam sbatte gli occhi perplesso, e Dean scappa prima che possa chiedergli qualsiasi cosa.

«Qual'è il problema, ora?» sbotta Bobby, stringendo gli occhi e accogliendo Sam sulla porta «L'angelo sembra appena uscito da un centro di riabilitazione e Dean si comporta come una principessa senza cavaliere»

«Hey!»

«Non fare quella faccia, Dean» grugnisce, alzando le spalle «Fareste meglio a spiegarmi che casino avete combinato»

Dean fa una smorfia. Il punto è neanche loro lo sanno. Si limitano solo a stare dietro ai capricci di Castiel, questo è tutto, e a sperare che Bobby possa avere delle risposte o, in alternativa, del buon Whisky.

«Credo che sia, tipo, arrabbiato» dice Sam, mentre portano le loro cose al piano di sopra. Castiel si è limitato a fare su e giù tra il salotto e la casa, stringendo e aprendo i pugni e guardando tutto e tutti come se fosse sul punto di distruggere l'intera città. Poi il suo viso era diventato scuro e, infine, aveva scelto di sedersi, immobile, sulle scale della veranda. Comportamento molto maturo, per una creatura secolare. In qualche modo, forse Dean può capirlo, e può capire anche quello che cerca di dirgli Sam. Castiel è già caduto, sempre perché qualcosa lo aveva involontariamente strappato alla sua natura angelica. Ma, a parte il recente delirio di onnipotenza divina, questa volta non c'è stato nessun segno, nessun evento che giustificasse una cosa del genere o il modo graduale in cui stava succedendo.

«Dovresti parlargli»

Dean fa una smorfia «Perché io?»

Sam lo guarda come se non potesse credere che glielo stia veramente chiedendo «Perché condividete un legame più profondo» risponde, e Dean gli sbatte la porta della camera in faccia.

**

Dean non ha mai avuto il sonno pesante. Anche prima di quella stronzata dell'inferno, anche prima che suo padre morisse, non è mai riuscito a riposare decentemente. È così fin da bambino, fin dalla morte di sua madre. Rimane a letto e si appisola per un po', ma quando si sveglia – l'orologio segna le due e mezza di mattina – è costretto ad alzarsi con un brutto mal di testa, e scende le scale maturando l'idea che qualcosa stia andando a fuoco.

«Che cazzo stai facendo?»

Castiel gli lancia un'occhiata illeggibile prima di tornare tornare sui fornelli, concentrandosi su una padella con qualcosa di scuro dentro. Tutte queste occhiate incazzate gli stanno facendo saltare i nervi. Dean sbuffa, muovendosi verso il tavolo, lasciandosi cadere sopra una sedia e rimanendo per un po' ad ascoltare in silenzio lo sfrigolio dell'olio.

Castiel ha il trench coat umido, i capelli scompigliati e le spalle ricurve; gli dà la schiena, lasciandolo immerso in un silenzio assordante. Dean lo odia, ora. Odia il fatto che sia proprio in quella cucina, che la sua testa ricordi un Mostrami un po' di rispetto mormorato anni prima da una creatura eterea e diversa da questa qui, da quest'uomo in trench coat che non è in grado di friggere del dannato bacon; che è la stessa che ha combattuto al suo fianco, spingendolo a fidarsi perché è semplicemente quello che fai quando qualcuno si ribella al Paradiso per seguirti. Dean lo odia perché odia il buco nel petto che Castiel ha lasciato quando ha deciso di smettere di essere quell'angelo.

Tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto per te.

Merdate. Dean si alza facendo rumore, anche se sono le due e mezza di mattina. Da' una gomitata a Castiel, togliendogli la padella dalle mani e buttandola nel lavello. Quella roba non si può mangiare, Dio Santo. Si aspetta che qualche specie di ira divina si abbatta su di lui, senza che succeda niente, e apre l'acqua. Castiel guarda lo strato di vapore che si alza dalla padella, stirando le labbra «È mio dovere metterti al corrente dell'odio che provo nei tuoi confronti in questo momento»

Dean sogghigna. Ma che ironia. «Quanto mi dispiace» dice, aprendo una mensola e tirando fuori un altro tegame. E aggiunge, con un tono più freddo di quanto avesse potuto sperare «Vorrei sapere cosa ne pensa Jimmy, invece»

Castiel, sorpresa delle sorprese, fa silenzio. Dean si sposta per aprire il frigo, tirare fuori delle uova e dell'altro bacon, e quando torna per cuocerle Castiel è rimasto immobile, senza dire una parola. Dean evita il suo sguardo, accendendo il gas. Le loro spalle si sfiorano appena.

«Jimmy ti odia» dice Castiel a bassa voce, guardando fisso la fiammella del gas. Dean sobbalza, il cuore che gli schizza in gola con una velocità tale da fargli perdere un respiro. «Indipendentemente dall'avermi buttato via la cena» continua, con questo tono strano, come se stesse valutando bene ogni cosa prima di parlare.

Per qualche motivo, il fatto che Jimmy Novak lo odi non lo sorprende neanche un po'.

«Ma – se questo ti può consolare – l'odio che prova per me è superiore»

Dean non ha niente da dire, niente che possa in qualche modo dissimulare la gravità di quelle parole. Ma, più importante, anche se ci fosse qualcosa non parlerebbe. Castiel sa già che non c'è nulla che possa giustificare l'appropriarsi della vita di un'altra persona, il rubarne fattezze e voce per formare un anello di comunicazione tra divino e terreno, trasformandolo in niente di più – appunto – di un tramite. E non aveva mai pensato che a Castiel questo potesse importare, non fino a quel momento. Jimmy aveva detto : agli angeli non serviva di più per fregarsene di tutto il resto.

Toglie la padella dal fornello, spegnendo il gas mentre ne riversa il contenuto in un piatto. «Che ci fai in cucina alle due di notte, Cas?»

Si sente il rumore di una sedia spostata, il suono gretto della forchetta sulla porcellana. Dean si appoggia alla cucina, prendendo un piccolo respiro, aspettando non sa neanche per cosa. Lui non parlerà, Castiel neppure, e tutto si farà sempre più pesante finché uno dei due non troverà una scusa per andarsene.

«Sai cosa?» dice allora, il suono della forchetta che continua a martellargli nelle orecchie. Ascoltare quello è più facile che ascoltare tutto ciò che vorrebbe urlargli contro in quel momento, tutta la rabbia che gli si riversa in corpo ogni volta che ricorda di non essere stato abbastanza anche per lui «Sembri dannatamente stanco. Posso cederti il letto, se ti serve. In ogni caso, io...»

Il rumore della forchetta si interrompe bruscamente, come se qualcuno l'avesse improvvisamente fatta scomparire «Non sono stanco, Dean» dice, sottile «Però ho fame, e freddo, e sto cadendo. Sto cadendo e non c'è niente che io possa fare per fermarlo, quindi non ho bisogno che tu –» si ferma, e Dean vorrebbe che non si fosse appena voltato verso di lui, che nei suoi occhi – dietro la sottile patina di ira che offusca ogni cosa – non ci fosse paura.

«Vogliamo solo sapere cosa sta succedendo, okay?» Dean deglutisce «E mi spiace se questo ferisce i tuoi sentimenti, ma non me ne frega un cazzo. Ci serve essere preparati»

Castiel stringe gli occhi, e qualcosa di scuro si fa strada in lui. Respira lentamente, inumidendosi le labbra, inclinando la testa in modo di sfida e increspando le labbra in un sorriso grottesco «A cosa?»

«Al vederti perdere sangue fino a morire, perché se sei umano e ti sparano le tue carni non si rigenerano»

Nessuna risposta. Il viso di Castiel muta in una distesa di vuoto, e distoglie lo sguardo «Non succederà»

Interessante. Vederlo prendere accordi con un demone non doveva succedere; vederlo morire in un lago non doveva succedere. Invece è successo, e adesso sono lì, con tutte le conseguenze. Per un po' non dicono niente. Castiel si volta rapidamente, finendo le sue uova, e Dean stinge le dita nel bordo della cucina. Prende un lungo respiro, contraendo la mascella «Ne vuoi parlare?»

Castiel stende le spalle, mentre Dean indugia su ogni piega del suo trench coat, su ogni motivo per cui non vuole avere quella conversazione. Fa male.

«Non è semplice» Castiel sussurra appena «C'è... è complicato da spiegare»

«Anche Crowley era complicato da spiegare»

Castiel tace. Dean si pente immediatamente di quello che ha detto. L'essere arrabbiati non giustifica l'essere meschini. Una parte di lui, la stessa consapevole del modo in cui non riesca più a fidarsi totalmente di nessuno, sa anche che Castiel in quel momento è spezzato, rotto come una stella di vetro che si schianta verso il suolo; ma che, molto spesso, a nessuno importa quanto tu possa essere danneggiato.

«Qualche volta perdo il controllo su Jimmy»

Questa è una cosa che Dean non si aspetta. Sbatte un paio di volte le palpebre, tornando a mettere a fuoco la lurida cucina di Bobby.

«È iniziato nel momento in cui ho sentito la Grazia... scivolare» dice l'ultima parola con incertezza, un'inflessione strana nella pronuncia, simile a quella che avrebbe avuto uno straniero nel tentare di tradurre una parola in un'altra lingua «Non pensavo che sarebbe successo di nuovo.»

«Ma è successo»

Castiel annuisce «Continuerà a succedere. Durante la caduta sono instabile, non riesco ad impedirlo»

Lasciando la stretta sulla cucina, Dean fa involontariamente un passo avanti, come se il suo corpo tendesse verso Castiel. Gli capita continuamente, soprattutto quando non vorrebbe che fosse così.

«La mia Grazia si sta trasformando in anima. È un processo lento».

«È doloroso?»

Castiel stringe le labbra «Come potrebbe non esserlo?» 

   
 
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