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Autore: cup of tea    07/01/2014    1 recensioni
Inghilterra, 1848. L’istruito e razionale Blaine Anderson viene assunto nella casa del riservato e di ampie vedute signor Hummel, come gestore della biblioteca della sua tenuta nella brughiera. La casa però, nasconde un segreto: ogni tanto si sentono delle urla di donna. Le signorine Rachel, Santana, Brittany e Mercedes saranno le sue colleghe e il Signor Hummel forse più di un semplice datore di lavoro.
Dal capitolo 4:
“Signor Hummel,” cominciò la ragazza, “lei ha davanti a sé un futuro colorato. Vedo del verde… e un'altra sfumatura, più scura e calma. Ma è lontana al momento. Un impedimento. Vedo un impedimento. Come un’ombra che incombe."
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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A SHADOW HANGING OVER
CAPITOLO 7




Il signor Hummel lo lasciò dormire in quella posizione per qualche tempo, ma per l’ora del tramonto si trovò a desiderare che Blaine si svegliasse, perché rimanere fermo così a lungo stava cominciando a creargli qualche problema alla circolazione. Tuttavia, non voleva svegliarlo: era così calmo e tranquillo, nessuna maschera formale sul suo volto, nessuna rigidità nei tratti somatici. Sembrava addolcito, chissà cosa stesse sognando. Ma c’era anche un altro motivo per cui stare lì a sorreggergli il capo non lo infastidiva più di tanto: era la prima volta, da molto tempo, che stava così vicino a un uomo. Con il signor Adam Crawford non era finita bene: erano entrambi attori, entrambi ambiziosi, nessuno dei due disposto a seguire l’altro nei suoi progetti.

Blaine era diverso da Adam: devoto al lavoro, sì, ma anche capace di ragionare con la sua testa, per nulla accecato dalla ricerca del successo e del profitto; e poi c’era qualcosa, sotto tutta quella disciplina e quel rigore, che lo attraeva: era come se ogni rara volta che il bibliotecario gli permetteva di vedere dell’altro, fosse un regalo. Qualcosa di prezioso e concesso a pochi. Era un privilegio, o almeno era così che lo vedeva lui. O forse era semplicemente la sua spiccata intelligenza ad affascinarlo; un’intelligenza piuttosto sexy, a suo avviso.

Adam, invece, per quanto fosse gentile e attento, non era abbastanza. Era tutto lì, nulla da scoprire, nulla da imparare. L’unico aspetto che rendeva la loro storia emozionante era che dovevano tenerla segreta con i loro colleghi, quindi anche solo il baciarsi dietro le quinte era una scossa potente di adrenalina. Ma aveva dovuto ammetterlo, un giorno: “Non ti amo, mi dispiace.” Aveva detto. Il signor Crawford non aveva risposto, aveva semplicemente abbassato gli occhi, si era voltato, e non si era fatto più vivo. Il signor Hummel aveva interpretato quel gesto come la resa di fronte a qualcosa per cui non sarebbe valsa la pena combattere, e quindi che anche Crawford non provasse per lui tutti i grandi sentimenti che entrambi credevano di provare.

Forse Rachel aveva ragione: magari il signor Anderson e lui dovevano concedersi una possibilità.

E se lui non avesse voluto? Aveva accettato l’accordo, no? Sarebbe stata tutta una farsa per far contenta Rachel, nient’altro. Lui non aveva obiettato. Cosa sarebbe successo se d’un tratto avesse cambiato le carte in tavola? Se gli avesse detto: “Ehi, amico, Rachel ha avuto la vista lunga! Mettiamo insieme.” Okay, di certo non avrebbe formulato la sua proposta in un modo tanto volgare, ma il concetto sarebbe stato quello. No, era decisamente pericoloso. Avevano appena cominciato a conoscersi ed ad apprezzare le reciproche qualità: dichiararsi adesso sarebbe stato troppo rischioso; se Blaine non fosse stato del suo stesso avviso il minimo che sarebbe potuto capitare era che la loro amicizia sarebbe finita ancora prima di cominciare davvero.

O forse ne sarebbe valsa la pena?

“Tieni a freno la lingua, Hummel.” Si lasciò sfuggire a voce.

Blaine cominciò a muoversi piano contro la sua spalla, ma il suo respiro era ancora lento e regolare. Probabilmente non aveva sentito niente di quel commento. Il signor Hummel lo guardò, ma da come erano messi riusciva a vedere solo i riccioli scuri del bibliotecario: ora la sua testa era perfettamente incastrata nell’incavo del suo collo e poteva sentire la punta del suo naso appoggiato appena sotto alla sua mascella. Il suo respiro gli sfiorava la pelle, e un brivido lo percorse. Un brivido piacevole, ma del tutto inappropriato rispetto a quanto aveva appena deciso. Doveva svegliarlo, non c’era altra soluzione.

Lo mosse leggermente e Blaine emise un gemito, prima di ridestarsi all’improvviso.

Negli occhi spalancati del bibliotecario, il signor Hummel lesse incredulità, spavento forse, dovuto al ritrovarsi tra le braccia di quello che si supponeva essere solo il suo datore di lavoro.

Lo vide tirarsi su, e annaspare alla ricerca delle parole giuste per scusarsi di una tale mancanza di rispetto. “Signor Hummel, chiedo venia, mi sono assopito e… oh, mi deve scusare, la prego, non accadrà più.” Cosa si diceva per scusarsi con un uomo, fino a poco tempo prima un estraneo, addosso cui si ha dormito così spudoratamente?

“Stia tranquillo, Blaine, è normale, ha dormito poco stanotte. Inoltre, queste sono ancora le sue ferie, e può gestirsele come meglio crede.” Gli sorrise, per rassicurarlo.

“Quanto ho dormito?” Chiese Blaine, per nulla più tranquillo.

“Non molto…” Mentì il signor Hummel.

Blaine si alzò in piedi e guardò fuori dalla finestra. “Non molto, signore? Ma è già notte!”

“Sono solo le diciannove, Blaine, si calmi. Non c’è niente di male nell’aver avuto bisogno di riposo.”

“Ma signore, io… insomma…” Ho dormito su di lei.

Il signor Hummel si alzò a sua volta, e gli si fece vicino, prendendogli una mano. “Le ho già detto di non preoccuparsi. Non è stato un problema, gliel’assicuro.” Il loro occhi si agganciarono.

“Okay”, fu l’unica cosa che Blaine riuscì a dire, in un soffio.

***
 
Tornato in camera sua, Blaine si infrescò con l’acqua del catino. Per qualche ragione, dopo essersi svegliato sul divano con il signor Hummel, era stato colto da un attacco improvviso di caldo e necessitava di abbassare la propria temperatura corporea.

Sentì bussare alla porta mentre si asciugava la fronte e si strofinava i riccioli.

Era Rachel.

“Blaine, la disturbo?” Chiese la ragazza sulla porta.

“Certo che no, Rachel.” Le sorrise. “Mi dica.”

La ragazza trattenne a stento un gridolino di entusiasmo che Blaine non riuscì a spiegarsi. “Venga giù in sala da pranzo. Per le ventuno. Metta il vestito più bello che ha. Non chieda perché.” Rispose.

“Il vestito più bello che ho? Ma li ho tutti uguali…” disse lui, mortificato.

“Oh, avrà di certo qualcosa di più elegante del suo solito abito… uno magari per la domenica, in chiesa.” Insistette lei.

“Io non vado in chiesa, Rachel.”

“Okay, allora magari uno di quando insegnava alla Dalton.” Riprovò lei.

“Io… ascolti, mi dica solo per cosa devo prepararmi.”

“Sssst! Niente domande, era la regola.”

“Io non l’ho mai accettata!”

“Si metta semplicemente l’abito che le piace di più. Lui la aspetterà di sotto.” Tagliò corto allora Rachel, sbrigativa.

“Lui chi? Aspetti! Rachel!” Ma lei era già fuggita giù dalle scale.

Rimasto da solo, confuso, e senza la più pallida idea rispetto a cosa lo aspettasse, aprì l’armadio. Una fila di abiti scuri erano appesi in ordine lungo l’asticella, tutti banali, tutti castigati.

Optò per un paio di calzoni neri da infilare negli stivali alti fino al ginocchio che Rachel gli aveva comprato dopo che si era inzuppato al suo arrivo a Hummel Place, una camicia scura e una giacca con i bottoni. Si guardò nello specchio del comò: non era molto diverso dal solito… quindi afferrò il nastro che Rachel aveva utilizzato per legare insieme gli stivali a mo’ di pacco regalo e cominciò a giocarci. Se lo rigirò tra le mani. Era di un tessuto morbido verde scuro. Gli occhi gli guizzarono nuovamente verso lo specchio. Girò intorno al collo il nastro e cominciò a legarlo come una cravatta a farfalla. Il risultato gli piacque molto e si ritrovò a sorridere da solo davanti alla sua immagine riflessa. Si lisciò un poco i riccioli e prese un bel respiro profondo.

Non aveva idea di cosa lo aspettasse qualche piano più sotto.

Lo scoprì presto.

La sala da pranzo era illuminata da un grande candelabro posto elegantemente su una tavola apparecchiata per due e dal fuoco che scoppiettava nel camino. Di fianco ad esso, il signor Hummel stava in piedi tutto impettito e ben vestito, come al solito, e sulla porta della cucina c’erano Rachel e le cameriere.

“Che cosa significa…? Voi, ragazze, non mangiate con noi, questa sera?” Chiese, quasi in imbarazzo. Sapeva benissimo che cosa significasse: il signor Hummel doveva aver architettato una cena per due a lume di candela per alimentare la loro farsa. Probabilmente, alla fine, il signor Hummel avrebbe detto a Rachel che le cose tra di loro non avrebbero funzionato non tanto perché lui non volesse, ma per colpa dell’altro, Blaine, che non voleva fare uno sforzo. Rachel gli avrebbe creduto, lo avrebbe cercato in camera sua e si sarebbe arrabbiata, e poi lo avrebbero bandito da Hummel Place, e…

Okay, ora stai facendo volare un po’ troppo la fantasia.

“No, Blaine. Stasera io e le ragazze saremo solo le vostre cameriere. Quello che dovrete fare voi, invece, è sedervi, mangiare, chiacchierare e godervi la serata.” Rispose Rachel a nome di tutte.

Blaine guardò il signor Hummel, che rispose facendo spallucce.

***
 
La cena era squisita. Mercedes aveva preparato un pasto da tre portate complete, tutte ugualmente gustose: una zuppa di cavolo per il primo, pollo arrosto e patate di secondo, e una torta con marmellata di arance per dessert.

L’unico neo della serata era il silenzio imbarazzato che si era creato tra i due commensali.

Lo ruppe il signor Hummel. “Non ci sono io dietro a tutto questo.” Ci tenne a precisare.

“Nemmeno io…” Rispose Blaine.

“Allora deduco che siano state le ragazze.”

“Così sembra.”

Beh, pare proprio che l’imbarazzo ci sia ancora.

E anche il silenzio. Si sentiva solo il grande pendolo battere il tempo. Com’era possibile passare da ridere come matti il giorno precedente a quello? Dormire addosso a qualcuno che si suppone essere solo il tuo datore di lavoro potrebbe aver contribuito a quell’impasse?

“Senta, signor Hummel”, cominciò Blaine, stufo di quelle stupide pause lunghe anche intere mezzore tra una frase e l’altra. “Se sono state davvero le ragazze a organizzare tutto, vediamo di goderci davvero la serata, anche per rispetto nei loro confronti e del loro impegno. Va bene?”

“Io… sì, sono d’accordo.”

“Bene, allora.” Si sentì sollevato Blaine. “Dunque…” Cercò di trovare un argomento di conversazione. “La cena era ottima…”

“E’ vero, sì.”

Okay…

“Sta bene, così…” improvvisò allora il signor Hummel, sorprendendo Blaine. “Con quel papillon.”

Oh. “La ringrazio, signore. Anzi, signor Kurt.”

Il signor Hummel parve stupito.

“Sa, a Rachel piace essere chiamata per nome… comincio ad apprezzare anche io questi modi amichevoli. Se non le dispiace la chiamerò signor Kurt, d’ora in avanti.”

Il signor Hummel parve ancora più sorpreso. “Ma certo che non mi dispiace. Gliel’ho chiesto io un mese fa.”

“Lo so, ma ci impiego abbastanza tempo a cambiare abitudini.”

“A me sta bene.” Gli sorrise il signor Kurt. “Purchè tolga anche il “signor”, prima o poi.”

Questa, poi. A Blaine sembrava già alquanto sfrontato chiamare il proprio padrone per nome, figuriamoci eliminarne addirittura il titolo. Però l’idea gli piacque. Rendeva un po’ più vera la visione che aveva avuto qualche giorno prima su di loro come compagni. Blaine, piantala. Lui non ti vede come lo vedi tu. Finirai per farti molto male.

“Ci proverò, signor Kurt.”

Passò qualche altro minuto di silenzio, poi il signor Kurt riprese la parola.

“Blaine, ci ho pensato tanto…”

“Riguardo a cosa? Mi dica.” Gli sorrise di rimando Blaine.

“Beh, riguardo... a noi due.”

Okay, non può essere vero. Questo è un sogno e fra poco mi sveglierò.

Blaine sentì un rumore dietro alla porta, come se le cameriere fossero proprio lì ad origliare ma facessero a gara, allo stesso tempo, per vincere la postazione migliore.

“La ascolto…” Soffiò Blaine.

“Le assicuro che quanto sto per dirle non è frutto di scelte affrettate, né decisioni prese a cuor leggero. Ne ho parlato anche con Rachel, che per fortuna o sfortuna pare tenere a tutti noi più di chiunque altro, ed è stata lei ad aprirmi gli occhi su molte cose. E poi c’è quella profezia di Brittany, e non riesco a smettere di pensarci.”

“Signore, quella potrebbe essere solo una stupidaggine…”

“E se non lo fosse? Ha mai pensato attentamente alle parole?”

Più di quanto lei creda. E più di quanto avrei voluto. Mi sono innamorato di lei, mentre pensavo a quelle parole.

“E a quale conclusione è giunto, Kurt?” Chiese, con il fiato corto e il cuore che esplodeva nel petto.

“Io…” Il signor Hummel gli prese una mano. “Sa, è molto tempo che non faccio discorsi del genere. Anzi, probabilmente non ne ho mai fatti. Ma quello che voglio dirle, sempre che lei sia d’accordo, ovviamente, è che… Rachel potrebbe aver ragione.”

Non mi basta. Devo avere la certezza che quello che mi stai chiedendo sia la mia mano. O qualsiasi cosa si chieda quando un uomo si propone a un altro uomo.

“Signore, non capisco…”

“Blaine.” Riprovò il signor Hummel, ma si sentì qualcuno suonare alla porta.

“Non si interrompa, la prego.” Non adesso!

“Vorrei chiederle di uscire. Può dirmi di no, se crede, ma le prometto che non se ne pentirà.”

Ecco.

Un grande sorriso si fece strada sul volto di Blaine, e, pronto a rispondere di sì, sentì addirittura le lacrime di felicità pungergli gli occhi. Ma fu interrotto prima che potesse dire qualsiasi cosa.

Rachel irruppe nella stanza, con il fiatone.

“Blaine, signor Kurt, vi prego di scusarmi, ma ho appena aperto la porta e un uomo mi ha consegnato questa.” Indicò una busta. “E’ per lei Blaine, ed è molto urgente, così l’uomo mi ha riferito. Avrei aspettato a darvela domani, ma il fatto che sia arrivata così tardi mi fa pensare che non possa aspettare tanto.”

Una busta. Chi poteva essere? Lui non aveva amici, e i parenti che gli erano toccati non lo amavano affatto. E se fosse… no, non può essere lui. Si staccò controvoglia dalla mano del signor Hummel e prese la lettera.

Ebbe un tuffo al cuore.

Aveva studiato troppe ore insieme a Sebastian per non riconoscerne la scrittura.

“S-scusate. Mi serve un momento da solo.”

“Blaine, stai bene?” Chiese il signor Hummel, preoccupato. Cosa poteva esserci di tanto importante per interrompere la loro conversazione? Non aveva ancora ricevuto una risposta, e tanto bastò per fargli pentire di essersi così tanto esposto.

“C-credo di sì… mi serve solo un momento.” Uscì dalla sala da pranzo, diretto alla sua camera, ma non fece in tempo a raggiungerla. Aprì la busta sulle scale e lesse.



 
Pochi minuti dopo rientrò in sala da pranzo vestito con cappello, guanti e cappotto.

“Dove va?” Chiese Rachel, rimasta con le altre insieme al signor Hummel.

“Starò via qualche giorno, un amico ha avuto dei problemi e devo raggiungerlo immediatamente.”

“Parte a quest’ora?! Ma è notte fonda! E’ pericoloso!” Obiettò lei.

Lo sguardo di Blaine si spostò sul signor Hummel. Non era impassibile come se lo era aspettato. Era… visibilmente angosciato. “Il mittente della lettera mi ha assicurato che l’uomo che l’ha consegnata mi accompagnerà in carrozza da lui. Andrà tutto bene.” Cercò di rassicurare tutti  Blaine.

“E il suo lavoro?” Intervenne il signor Hummel. “Le sue ferie finiscono domani.”

“Tornerò presto.” Rimarcò queste due ultime parole per assicurarsi che il signor Hummel le afferrasse, non per il lavoro, ma per la loro storia sfortunatamente neanche cominciata.

Si diresse verso l’uscita.

Dietro di lui, la sua casa, la sua famiglia, i suoi affetti.

Davanti a lui, un amore finito, un tradimento, un criminale in prigione che chiede aiuto all’unico amico che ha.
 
 



********************
La tavola di cup of tea
Okay, tazzine! Eccomi qui. Scusaaaaaaate il ritardo, ma ieri ho dovuto svolazzare su una scopa per distribuire dolci e carbone. Il vostro rientro alla normalità vi ha creato problemi? Dai, dai!
Ad ogni modo, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Direi che qualcosa si è smosso, no?
ZAN ZAN!
Ahahah x) beh, vi ringrazio tutti, anche per la pazienza <3
Siete i migliori!
A domenica prossima <3
Cup of tea
   
 
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