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Autore: Lady Snape    28/05/2008    2 recensioni
Liberamente ispirata alle "Metamorfosi" di Ovidio, all'episodio contenuto nel libro VI: la metamorfosi di Filomela, Procne e Tereo. Storia di sangue e famiglia.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giro

Giro. Giro. Giro.

Io, Procne, non posso fare altro che girare in tondo in questo piccolo spazio. La parola non mi appartiene più, sfuggita dalla mia bocca con la mia lingua in un getto di sangue.

Giro. Giro. Giro.

Attendo una mano pietosa ad alleviare la mia pazzia. Pazzia completa. Pazzia distruttrice.

Da regina a schiava, da donna a essere informe, non più umano nell’aspetto e nella mente.

Figlia di re, data in sposa a un mostro, un orrore sputato dall’Ade. Chiunque penserebbe che essere nata da una stirpe antica e essere andata in sposa al figlio di Ares sia un grande vanto. Sciocco chi lo pensa! Il mio destino si è sciolto in mille lacrime, in lacrime e sangue.

Tereo, questo il nome dell’aguzzino, mi prese in moglie con mille onori. Mille giorni mi attesero, ma il mio talamo non fu presenziato da Imeneo, non ci fu il canto nuziale degli dei, le Grazie, Algaia, Eufrosine e Talia odiarono il mio matrimonio e Era non posò lo sguardo su di me.

Le Erinni, sì, forse solo loro accettarono di presiedere il mio sposalizio per versare veleno dentro i nostri calici.

Oltre la mia vita, anche quella dell’amata sorella hanno richiesto. Filomela, dolce e piccola fanciulla, gioia dei miei pensieri, unico appiglio rimasto, fosti ingannata con la menzogna della mia morte, fosti convinta così dalle lacrime di Tereo a prendere il mio posto come regina. Dalla prima volta che il suo sguardo si era posato sul tuo corpo eri rimasta impressa come un marchio, nel fuoco, col fuoco. Povero mio dolce affetto, non sapevi quale inganno si celava sulla nave che ti avrebbe portato nella tua nuova partia.

Quale figlio di Ares, Tereo sterminò la scorta fornita da nostro padre da solo. La buttò giù dalla nave senza alcun tipo di pietà. In fin dei conti non l’ha avuta per me e nemmeno per un fiore come te.

Ti prese, ti prese brutalmente senza preoccuparsi di ferirti. Piccola sorella, violentata da quella mano di sangue.

Il turpe Tereo ti prese in moglie, contravvenendo alla legge degli dei, diventando bigamo e tu hai vissuto ancora nel terrore.

Ho intessuto il tuo abito nuziale con una trama di porpora. Non ho lingua, ma avevo ancora il cuore di comunicarti il tuo destino e di svelarti il mio. Filomela, tu hai accolto il mio messaggio, come quando eravamo bambine e riuscivano a raccontare i nostri segreti nel silenzio degli sguardi.

Ho intessuto il velo nuziale con un messaggio di vita. Ho intessuto i nostri destini e per noi e la nostra liberà hanno sofferto e pagato Tereo e il frutto della mia unione, perché non c’è sofferenza più grande che vedere i propri figli morti. Ito, mio figlio, è morto per mia mano ed è stato il prezzo che Tereo ha pagato per le sue empietà.

Giravo, quando colto il messaggio sul velo, sei venuta da me. Mi hai trovata. Calde lacrime hanno bagnato il tuo bel viso, vedendomi così folle, così persa in trame e orditi empi.

Io sono stata la mente e il braccio della mia vendetta, della mia rivalsa sull’orrore di quel maschio scellerato.

Con una spada ho trafitto il fianco di Ito, nonostante la sua piccola voce mi chiamasse. “Mamma, mamma!” diceva e le sue braccia, piccole braccia bianche, cercavano di raggiungere il mio collo per abbracciarmi. Non mi vedeva da un anno, ma il mio sguardo e il mio cuore erano induriti e i suoi richiami mi erano indifferenti. Il sangue ha iniziato a sgorgare da quella ferita e sarebbe stata una morte lenta, se Filomela non gli avesse tagliato la gola. Lo sguardo di Ito si è spento con la mia immagine negli occhi.

Da vere sorelle abbiamo agito insieme, io e Filomela. Insieme abbiamo fatto a pezzi Ito. Le sue membra ancora calde sono state gettate in un calderone a bollire.

La sua testa era sul davanzale delle cucine e il suo sguardo seguiva ogni mio movimento. Sì, lui era il mio monito: così somigliante a suo padre, non faceva altro che accrescere il mio odio.

Tereo, tu hai sopportato un dolore per la prima volta. Dopo il lauto banchetto la mia apparizione ti è sembrata indigesta, poco rispetto alla rivelazione crudele che ho fatto. Non avevo voce, ma avevo la testa di Ito: l’ho lanciata verso di te con un ghigno di vittoria e tu hai compreso quale era stata la pietanza prelibata del tuo banchetto, il banchetto al quale solo tu hai partecipato.

Volevi vomitare, volevi vomitare tuo figlio. Tu eri la sua tomba. Avevi mangiato il frutto della tua carne, il tuo sangue.

Volevi uccidere me e Filomela? Gli dei non hanno voluto. Zeus ha fermato questa carneficina, questa continua vendetta.

Tu, Tereo, hai conservato la tua vocazione alla guerra con quella cresta e quelle piume…”Poù Poù” vai cantando….ci cerchi ancora per ucciderci.

La mia amata sorella è un usignolo: cant, piange per mio figlio, lei che ne ha avuto pietà.

E io? Io non ho un bel canto, io non ho lingua e nella mia pazzia giro sempre in tondo.

Giro. Giro. Giro.

 

   
 
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