Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: _Trixie_    07/01/2014    13 recensioni
Quando un cuore si spezza, il mondo crolla lentamente in mille, piccoli pezzi, che non sei più in grado di mettere insieme.
Quando un cuore si spezza, non c’è nulla, che possa aiutarti a sopravvivere.
Quando un cuore si spezza, ogni speranza scivola via, lasciandoti impotente e sconfitta.
Ma, forse, quando un cuore si spezza, hai solo bisogno di ritrovarne l’altra metà, anche se questo dovesse significare attraversare quella sottile linea che divide la vita dalla morte.
[SwanQueen, lievi lievi spoiler terza stagione, seguito di “Quattro volte in cui Emma e Regina furono felici e la quinta in cui non lo furono”].
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Daniel, Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'This is your heart, can you feel it?'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
VI. Il Vero Amore di mia madre
 
 
Quel giorno Henry non volle alzarsi dal letto per andare a scuola e Mary Margaret non provò nemmeno ad insistere. Chiuse la porta della stanza del ragazzo, poi tornò nella camera da letto che divideva con David - quella che una volta era stata la camera degli ospiti di casa Swan-Mills - e si lasciò cadere tra le braccia del marito.
«Non avremmo mai dovuto lasciarla andare, David» singhiozzò la donna, il corpo scosso dal pianto.
«Non saremmo mai riusciti a fermarla, tesoro» provò a consolarla l’uomo, nonostante la voragine che aveva nel petto, nel punto in cui avrebbe dovuto esserci sua figlia.
Ormai era passato un anno esatto dal giorno in cui Emma aveva bevuto la Maledizione del Sonno, ma ancora nessuna delle due donne si era svegliata.
Durante i primi tempi, Henry correva ogni giorno, al ritorno da scuola, nella camera di Emma e Regina, aspettando pazientemente che la sua mamma si svegliasse, oppure si recava dritto filato nel mausoleo del sindaco, aspettandosi di trovare vuota la teca della donna.
Il bambino era al settimo cielo, sicuro che fosse questione di ore, prima che il cuore di una delle due donne tornasse a battere.
Mary Margaret e David, comunque, avevano iniziato a temere che qualcosa fosse andato storto fin dai primi giorni, ma le loro speranze erano cresciute all’improvviso quando sia il ciondolo di Emma che di Regina aveva iniziato a brillare e a scottare.
Il signor Gold li aveva informati che quei ciondoli sembravano funzionare da incantesimo di localizzazione e che la maggior intensità indicava la vicinanza delle due donne l’una all’altra. Non seppe spiegare esattamente come questo fosse potuto accadere, dal momento che lui non aveva previsto un tale scopo delle collane, ma non c’era alcun dubbio che le cose stessero così.
Il bagliore continuò a crescere, giorno dopo giorno, con regolarità, fino a quando si spense d’improvviso.
Henry urlò non appena se ne accorse, chiamando Mary Margaret e David e aspettando di vedere gli occhi di Emma, o di Regina, o di entrambe, spalancarsi di nuovo.
Mary Margaret rimase con Emma e Henry, mentre David corse nel mausoleo dei Mills, per tenere d’occhio il sindaco.
Passarono le ore, ma non accadde nulla.
Henry non voleva saperne di allontanarsi dalla stanza di Emma e Mary Margaret riuscì a stento a portarlo a letto quando il bambino si addormentò, contro la propria volontà, stremato dalla stanchezza.
Mary Margaret aveva vegliato sulla figlia per tutta la notte, ma quando, all’alba, David tornò a casa con gli occhi arrossati, la donna capì che nessuna delle due sarebbe mai più tornata da loro.
Fu la prima volta in cui pianse la figlia, in cui pianse quella che a tutti gli effetti era la morte di Emma. Bagnò quel volto giovane con le proprie lacrime e ne baciò le guance, sperando disperatamente che si svegliasse. Se non potevano averle entrambe, almeno avrebbe avuto indietro sua figlia. Ma Emma non aprì gli occhi nemmeno quando fu Henry a baciarne la fronte.
«Non torneranno mai più, non è vero?» aveva chiesto il ragazzino nel silenzio della stanza in cui sua madre era destinata a dormire per l’eternità.
David lo abbracciò e Mary Margaret non aveva idea di cosa rispondere a suo nipote, improvvisamente orfano a causa dell’amore folle che le sue madri avevano condiviso.
 
***
 
Nemmeno quel giorno Henry aveva voluto alzarsi per andare a scuola e Mary Margaret non isistette nemmeno questa volta.
«Due anni, David» sussurrò nel buio della stanza che condivideva con il marito.
«Parlo io con Gold» aveva risposto l’uomo, con voce roca, e la donna aveva annuito, senza trovare il coraggio di dire che non era ancora pronta, che piangeva la morte della figlia da molto tempo, ormai, senza dubbio, ma che ancora non era pronta per quello che avevano dolorosamente deciso di fare.
Una sola lacrima scivolò lungo il voltò di Biancaneve.
David la abbracciò.
«Lo so, amore».
 
I nani avevano costruito una seconda teca, identica a quella di Regina Mills, destinata ad Emma. L’avevano collocata nel mausoleo di Regina, accanto a quella del sindaco. La ragazza sembrava sorridere appena, proprio come la donna accanto a lei. Indossava un vestito bianco e viola, le stesse tonalità della copertina che aveva sotto la testa, a mo’ di cuscino, e che Biancaneve aveva intrecciato per la sua nascita.
Confezionare il vestito che avrebbe indossato per l’eternità, e che Gold aveva incantato allo stesso modo in cui aveva incantato quello di Regina, aveva lacerato ancora di più il cuore di Mary Margaret.
Quel giorno, quando gli abitanti di Storybrooke vennero a salutare Emma per l’ultima volta, Henry aveva gli occhi gonfi e il viso scuro. Si mosse solo per annuire quando Belle e il signor Gold gli consegnarono una seconda collana, con il volto di Emma, e gli chiesero il permesso di posarne una identica, ma con il volto di Henry, tra le mani della ragazza.
A differenza di quanto era accaduto con Regina, le lacrime versate per Emma furono molte e il dolore sembrava aver segnato l’intera cittadina di Storybrooke. Henry, in realtà, parve non accorgersi di nulla, perché tutto quello a cui riusciva a pensare era che aveva perso le sue mamme e che ora sarebbe cresciuto da solo.
La situazione era talmente assurda che quando Neal gli aveva proposto di andare a vivere con lui Henry si era messo a ridere, una risata così dolorosa da squarciargli i polmoni.
Per Henry vivere con suo padre era totalmente fuori discussione, per lui era impensabile lasciare la casa dove era stato cresciuto da Regina e dove era stato davvero felice di avere una famiglia, anche se per poco tempo, con lei e Emma.
E poi, Henry sapeva benissimo che Neal non sarebbe mai stato capace di essere un vero padre per lui. Si volevano bene, come padre e figlio, ma Neal non aveva la minima idea di come crescere un ragazzino e avrebbe finito per essere un male e non un bene per Henry. Non aveva il buon senso o l’autorità di Regina da unire all’affetto paterno e non aveva nemmeno l’innato istinto di Emma a suggerirgli quale fosse la cosa giusta da fare.
Neal lo sapeva, in cuor suo, che Mary Margaret e David sarebbero stati quanto di meglio il bambino aveva per crescere. Comunque, aveva voluto provarci.
 
***
 
Il terzo anniversario dalla morte di Emma, Henry decise di alzarsi dal letto, ma non trovò la forza di uscire di casa. Passò la giornata con Mary Margaret e David, guardando la televisione e giocando a uno strano gioco di carte che i nonni gli avevano insegnato e che sembrava essere molto popolare nella Foresta Incantata.
Alla fine della giornata tornò a letto e strinse tra le mani i ciondoli con i volti di Emma e Regina. Henry iniziò a piangere, come ogni sera.
Le sue mamme gli mancavano terribilmente e gli mancavano sempre di più ogni giorno che passava. Era un dolore che non se ne andava mai, una sofferenza costante, che lui aveva imparato ad ignorare, ma che spesso lo afferrava e lo stringeva senza che lui potesse in alcun modo opporsi.
Era un dolore tanto grande da spaventare Henry, quel genere di dolore che ti porta ad odiarne le  ragioni, qualunque esse siano.
E allora, i singhiozzi di Henry diventavano ancora più violenti, non appena si rendeva conto di quel nuovo sentimento che provava verso Emma e Regina. Si accorse che una parte del suo cuore le detestava, le detestava con ferocia, per essersi amate di più di quanto erano riuscita ad amare lui, il loro unico figlio.
 
***
 
Il quarto anno dopo la morte di Emma, Henry non sarebbe riuscito a dormire neppure volendo. Una manina paffuta gli martellava la testa e gli tirava i capelli, mentre una vocina infantile gorgogliava accanto al suo orecchio.
«Ethel, lascia stare Henry!» sibilò in un sussurro Mary Margaret, aprendo appena la porta della camera del nipote prima di sgusciarvi attraverso per afferrare la figlia, che aveva quasi compiuto un anno.
«Sono sveglio, nonna» sospirò il ragazzo, scostando con attenzione le coperte per permettere a Ethel di gattonarvi sotto e farle il solletico.
Mary Margaret sorrise, raggiunta da David che le cinse il fianco con il braccio. Entrambi guardarono Ethel, la loro secondogenita, e Henry che giocavano nel letto del ragazzo, chiedendosi se l’ombra di quel dolore per la perdita di Emma sarebbe mai passato.
 
***
 
Henry sbadigliò e rotolò nel letto. Come ogni mattina, si alzò e spalancò le tende, guardando il lago che si stendeva sotto la sua finestra.
Ignorò quel dolore martellante e sordo che gli pungeva il cuore, facendolo sanguinare. Erano passati cinque anni. Cinque anni in cui aveva provato in tutti i modi ad eliminare ogni traccia di Emma e Regina dalla sua vita. Ogni tanto, di notte, piangeva ancora in preda agli incubi, ma aveva imparato ad ignorare i fantasmi del suo passato durante il resto della giornata.
Sicuramente, l’essersi trasferito nella Foresta Incantata con i nonni e Ethel, lo aveva aiutato.
Quando Mary Margaret e David avevano proposto di tornare nel loro vecchio mondo, grazie a una piccola pianta di fagioli che era nata spontaneamente nel vecchio campo coltivato dai nani, non tutti gli abitanti di Storybrooke avevano reagito allo stesso modo.
Alcuni, come Leroy e i suoi fratelli, erano entusiasti della nuova possibilità rappresentata dal fagiolo magico: tornare a casa, tornare alle loro miniere, al loro lavoro. Tornare alla normalità in un mondo che conoscevano.
Altri, come Ruby, si erano mostrati titubanti. Lì, a Storybrooke, si erano costruiti una bella vita, una vita niente male, che offriva loro più certezze di quante promesse potesse fare la Foresta Incantata.
Alla fine, dopo settimane di discussioni e dibattiti, che avevano diviso la tranquilla cittadina di Storybrooke come mai prima d’allora, era stato deciso che ciascuno avrebbe scelto secondo la propria coscienza di seguire quelli che a tutti gli effetti erano tornati ad essere sovrani, Biancaneve e David, o rimanere a Storybrooke.
Questa soluzione di compromesso parve la migliore a ciascuno, soprattutto quando il signor Gold propose di aprire, in determinati giorni dell’anno, un portale che collegasse Storybrooke alla Foresta Incantata.
L’antico campo di fagioli ritornò ben presto a germogliare e il giorno della partenza Mary Margaret aveva affidato un fagiolo a Ruby in gran segreto, per i casi di emergenza.
Quelle tra Biancaneve e Cappuccetto non furono, tuttavia, le uniche lacrime versate. Ovunque, a Storybrooke, c’erano amici e famigliari che si salutavano, con la promessa di ritrovarsi un giorno.
Henry, comunque, non aveva mai avuto dubbi riguardo la propria scelta. Vivere nella Foresta Incanta era sempre stato il suo sogno e ora aveva una ragione in più per realizzarlo: dimenticare.
Fu in gran parte a causa della volontà di Henry, infatti, che i corpi di Emma e Regina vennero lasciati nel mausoleo di Storybrooke.
 
***
 
Henry sistemò il giustacuore sul petto prima di uscire dalla propria stanza. Erano passati sei anni e, anche se il ragazzo non si sentiva affatto pronto, Biancaneve aveva insistito tanto per una visita a Storybrooke che suo nipote non era riuscito a negargliela.
Lui, personalmente, non aveva la minima intenzione di andare a salutare le due donne che maggiormente aveva amato nella propria vita e che lo avevano abbandonato, più di una volta e in cento modi diversi. Ma Henry aveva letto, negli occhi di sua nonna, quella muta richiesta di sostegno, colma di un affetto tanto grande, che aveva deciso di assecondarla.
Per Biancaneve e David, Henry sarebbe stato pronto a fare qualsiasi cosa. E anche per Ethel, che in quel momento lo raggiunse camminando incerta sulle sue piccole gambe. Henry la prese in braccio, facendola gorgogliare, e insieme raggiunsero i regnanti della Foresta Incantata, riuniti nella Sala del Consiglio e pronti alla partenza.
«Oh, eccoli, David» annunciò Biancaneve, non appena vide nipote e figlia.
«Scusate, colpa mia» disse Henry, lasciando che sua nonna gli circondasse le spalle con un braccio. Henry era cresciuto molto, in quegli anni, e ora riusciva a guardare Biancaneve dall’alto verso il basso, ma la donna sembrava trovare la cosa divertente e lo reputava un motivo di orgoglio.
«Sei sempre più simile a tuo nonno, Henry» gli diceva spesso.
«Bene, è tutto pronto?» intervenne Leroy, con un fagiolo magico tra le dita.
Il compito di coltivare i fagioli nella Foresta Incantata era stato affidato ai Sette Nani, ma nessuno conosceva l’ubicazione esatta del luogo in cui erano custoditi. Era una questione di sicurezza.
David annuì, avvicinandosi alla sua famiglia e stringendosi a loro. Si afferrarono saldamente l’uno all’altro, mentre Leroy lanciava il fagiolo a terra.
Dopo qualche secondo, i quattro saltarono nel portale.
 
Storybrooke era diventata più tranquilla, dopo la partenza di metà della popolazione, eppure la presenza di un gran numero di creature magiche era ancora in grado di creare qualche trambusto.
La famiglia reale si trovò sul retro del negozio del signor Gold dove Belle, adagiata su una sedia a dondolo, si accarezzava la pancia e leggeva ad alta voce una storia al bambino che portava dentro di sé da circa otto mesi.
Bealfire trovava ancora strano avere una matrigna che aveva circa la sua età, ma vivere accanto a Belle e vedere l’influsso che quella ragazza aveva su suo padre l’aveva ben presto portato a nutrire un affetto sincero per lei. Quando poi aveva saputo della gravidanza, era impazzito di gioia e lui e suo padre avevano fatto fuori la metà delle scorte di alcol del Rabbit Hole.
I rapporti tra i due avevano iniziato a migliorare quando Tremotino si era rifiutato di ritornare nella Foresta Incantata, dove avrebbe avuto il pieno controllo dei propri poteri, e da allora il loro sodalizio era diventato sempre più sincero. Tanto più che Neal sentiva crescere ogni giorno la mancanza di Henry. Ma non poteva tornare in un posto che non aveva fatto altro che causargli dolore.
«Sono arrivati!» gridò Belle, faticando ad alzarsi, non appena vide Mary Margaret, David, il principe Henry e la principessina Ethel.
«Belle!» esclamò Biancaneve, non appena si accorse delle condizioni della ragazza. Le due si abbracciarono, mentre il signor Gold e Neal accorrevano.
Henry si lasciò abbracciare e guardare dal proprio padre pazientemente, apprezzando maggiormente la pacca affettuosa e lo sguardo commosso di Gold. Ormai era un uomo e un principe, non era più un bambino.
Tra una chiacchiera e l’altra, scambiandosi le notizie dei rispettivi mondi, si incamminarono tutti lungo Main Street, salutando conoscenti e fermandosi a scambiare ricordi affettuosi con gli amici. Dividendosi tra la macchina di Neal e del signor Gold, arrivarono infine al mausoleo dei Mills, appena fuori Storybrooke, la vera ragione della loro visita in un giorno come quello.
 
Il volto di Henry era immobile, scolpito nel granito. Teneva per mano la piccola Ethel, e sembrava aver concentrato tutta la dolcezza di cui era capace nel contatto con la piccola, perché, per il resto, i muscoli erano talmente rigidi da fare male.
Non voleva stare in quel mausoleo e ricordare, non voleva guardare il volto delle sue mamme, che avevano giurato di amarlo, e piangere perché non sarebbero mai più tornate da lui.
Era stato un ingenuo, nel credere che Regina potesse amarlo più di quanto amasse sé stessa ed era stato altrettanto ingenuo nel credere che Emma non avrebbe sacrificato ogni cosa in nome del Vero Amore.
La Regina Cattiva e la Salvatrice. Un amore da favola, poco ma sicuro. Peccato che, nelle favole, non raccontino mai di chi viene ferito da quegli amori, che distruggono ogni cosa attorno a sé, che incendiano e bruciano.
Henry quel giorno non pianse, perché lo sapeva che le sue lacrime sarebbero state inutili e che non avrebbero mai spento il fuoco che divorava il suo animo dal giorno in cui, sei anni prima, aveva capito che Regina e Emma erano state pronte a sacrificare ogni cosa, persino il figlio dell’altra, pur di inseguire la speranza di un lieto fine.
 
***
 
Henry spalancò gli occhi. Una luce accecante illuminava la stanza, un calore soffocante lo avvinghiava e ben presto il ragazzo si ritrovò sudato, la camicia da notte incollata al petto.
Stringendo gli occhi per contrastare tutta quella luce, Henry si guardò intorno cercando di capire cosa stesse succedendo. Si alzò dal letto, avvicinandosi al punto in cui sembravano provenire quei delicati raggi luminosi e il calore aumentò.
Riconobbe appena, cercando di farsi scudo con un braccio, un vecchio portagioie di legno.
Fece per allungare la mano per aprirlo e capire che cosa provocasse tutta quella luce e quel calore quando, all’improvviso come era iniziato, tutto finì.
Henry strizzò gli occhi, provando ad adattarli all’oscurità che immediatamente lo avvolse. Attese qualche secondo e quando finalmente le sue pupille si adattarono alla tenue luce lunare, Henry allungò la mano e alzò il coperchio del portagioie.
Dentro, su morbido velluto rosso, due identici anelli di metallo risplendevano appena, mostrando i volti sorridenti di Emma e Regina.
Il coperchio venne chiuso con un colpo secco.
 
 
NdA
Drastico spostamento di scena, ma è di fatto l’unico in tutta la storia, non preoccupatevi, nel prossimo sapremo se Emma e Regina hanno o meno trovato la via di casa :D
 
Ho voluto dare un punto di vista della loro storia leggermente inusuale, quello di Henry che sì, sicuramente sarebbe felice di tanto amore tra le sue mamme, ma forse in questo caso è troppo. Perciò, da una parte abbiamo Emma e Regina con i sensi di colpa a divorarle ( e Daniel che si mangia Regina con gli occhi), alla ricerca disperata di un modo per tornare a casa, mentre dall’altra c’è Henry, che non può fare a meno di accusarle per quello che a lui sembra un abbandono.
Il problema in realtà è solo uno, cioè il diverso scorrere del tempo.
 
Bene, grazie per aver letto e spero che il capitolo non sia stato troppo pesante, a presto!
Trixie :D 
   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: _Trixie_