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Autore: Saffo    28/05/2008    4 recensioni
Si dice che per conquistare un uomo bisogna prenderlo per la gola. Temari cercherà di destreggiarsi tra libri di cucina, i consigli di Choji e la gelosia, per conquistare Shikamaru.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                               Sapori e Dissapori

 

 

 

A volte si sostiene che per conquistare un uomo bisogna prenderlo per la gola.

Gli si cucina una bella cenetta al lume di candela accompagnata da un buon bicchiere di vino e come per incanto quello, cadrà ai tuoi piedi. “Sine Bacco et Cerere frigescit Venus” sentenziavano i Romani, i primi a costatare il potere afrodisiaco degli alimenti. L’arte della buona cucina non deve essere per nulla sottovalutata, essa acuisce i nostri sensi, coinvolge le nostre emozioni, ha il potere di renderci felici solo anche attraverso un odore.

La società odierna impone il suo modello di bellezza basato su diete inefficaci e prodotti salutisti. Ci mette in guardia dal quinto vizio capitale: La Gola. 

Che poi non è altro che la celebrazione della gastronomia.

 

Temari richiuse il libro di ricette che stava consultando, riponendolo nello scaffale sopra di lei. Rimase violentemente turbata da quelle parole che apparivano più come una minaccia, che come un invito ad acquistare il manuale.

Per fortuna sapeva di non essere una cuoca alle prime armi; Quel discorso avrebbe fatto desistere anche una persona con le migliore intenzioni.

Dovendo nutrire due fratelli maschi, dopo la morte della madre, aveva imparato a cucinare fin da piccola, iniziando prima con i piatti più semplici per poi passare alle pietanze più sofisticate. Tuttavia i suoi sforzi non erano pienamente riconosciuti, dato che Kankuro si ingozzava senza mostrare il minimo interessamento al contenuto della ciotola e Gaara il più delle volte non toccava cibo o si limitava a spiluccare con la forchetta.

Ma a lei questo non interessava più di tanto; I semplici atti  del preparare e cucinare erano diventati una serie di riti e consuetudini che la facevano sentire più vicino allo spirito della madre, la prima persona che l’aveva introdotta ai segreti dell’arte culinaria.

Sentiva in questo modo, di non dimenticarla.

La scelta della ninja di Suna cadde su un libro dalla copertina vistosa intitolato “Le ricette del villaggio della Foglia: tutti i segreti svelati” che pareva esserle d’aiuto visto che si era appena trasferita lì, in qualità d’ambasciatrice. 

Percorse a passi lenti lo stretto corridoio che conduceva alla cassa, facendo attenzione a non urtare  nulla con il ventaglio, indossato a tracolla a mò di zaino.

Il commesso appena la vide arrivare al bancone, assunse un colore porpora e iniziò a farfugliare parole sconnesse, quando i suoi occhi incontrarono inevitabilmente la scollatura generosa della ragazza.

“Ehm, mi scusi” disse Temari, schiarendosi la voce con un cipiglio decisamente irritato “ dovrei pagare solo questo, sa non ho tempo da perdere” sventagliando i soldi sotto il naso di quello “ Il quinto Hokage mi sta aspettando”.

“Certo subito, signorina” rispose il ragazzo sfuggendo al suo sguardo “eccole il suo resto” gli porse in mano gli spiccioli, continuando con aria sognante “Vorrei proprio gustare i suoi manicaretti deliziosi”.  

“Guardi che ho sentito, come vede, sono ancora qui” indicandosi con la mano “Se è possibile, i suoi commenti se li lasci per dopo” s’infervorò la bionda, mente si allontanava verso l’uscita.

Ancora non riusciva a capacitarsi del perché esercitasse una tale attrazione sui soggetti di sesso maschile.

Certo, madre natura l’aveva dotata di un fisco prorompente ed era anche un po’ merito di quello se aveva fatto raggiunto così presto gli alti gradi della carriera ninja. Ma in quanto a carattere, non possedeva di sicuro né la frivolezza di Ino, né la tenera timidezza di Hinata, né il candore di Sakura Haruno. 

Orgogliosa, volitiva e arrogante appena si mostrava per ciò che era realmente, i ragazzi fuggivano a gambe levate. Tranne uno. Shikamaru Nara.

La loro non poteva definirsi una relazione, giacché lui era troppo apatico per impegnarsi seriamente e troppo pigro per dimostrare qualche interesse in più verso di lei, se non quello di tenerla abbracciata mentre osservava le nuvole.

A lei andava bene così. D’altronde non voleva sottoporre a notevole sforzo fisico e mentale quello scansafatiche del suo ragazzo.

Un raggio di sole mattutino la investì in pieno viso, donandole un senso di calore e pace interiore.

L’estate era alle porte, stormi di ragazzini urlanti uscivano dall’accademia ninja giocando a rincorrersi nella piazzola di asfalto rovente. Alcuni, cercavano un po’ di frescura sotto l’ombra dei pini che circondavano l’edificio.  

Temari si ritrovò nel pieno della baraonda dell’ora di pranzo, assalita da un branco di Chunin che la urtarono inevitabilmente, facendole cadere a terra il libro fresco si acquisto.

Imprecando sottovoce, si chinò con movimenti goffi, causati dal ventaglio ingombrante, per prendere il manuale in questione, quando si avvicinò un ombra, piuttosto tonda, che sgranocchiava patatine.

“Vuoi una mano, Tem?” rispose Choji allungandole una mano unta.

“No, grazie, ho fatto da sola” spiegò lei sottovoce, tentando di darsi una pulita “non mi pare tu abbia riflessi molto pronti”

“Oltre che ti ho offerto il mio aiuto, questo è il tuo ringraziamento?” abbaiò il ninja che corrugò la sopracciglia, cercando di assumere un tono offeso.

“Beh, se t’ingozzassi di meno, avresti maggiore scatto e agilità” lo prese in giro l’altra, mentre riponeva il volume nella sua busta.

Choji osservò di sottecchi i movimenti della Kunoichi, rapito dalla copertina sgargiante del libro e dal suo contenuto.

Da buongustaio come era, conosceva a memoria ogni titolo dei manuali di cucina, specialmente se questi includevano la tradizione gastronomica del suo villaggio.

“Pensi di darti all’arte culinaria?” farfugliò con la bocca piena, indicando il sacchetto.

“Ah” fece lei con aria vaga “parli di questo? E’ per i miei fratelli, volevano assaggiare qualche specialità di questa zona” sospirò pesantemente per dare più enfasi al suo discorso “ così ho pensato di imparare”

“Mah, buona idea, non è mai troppo tardi per imparare qualcosa di nuovo sulla cucina” aggiunse con un sorriso, portandosi alla bocca altre patatine

“Guarda, che hai capito?” rispose lei con voce minacciosa “io so cucinare benissimo” si appuntò le mani sui fianchi “devo sfamare due fratelli maschi se non lo sai”

Lui la guardò torvo “ Certo, non mettevo assolutamente in dubbio la tua abilità di cuoca, stavo solo facendo una costatazione!”

Diamine, a volte quella donna riusciva a metterlo davvero in soggezione.

Si studiarono per un breve lasso di tempo, mentre i passanti attorno a loro proseguivano nelle loro occupazioni.

Temari fece per voltarsi e andare via, quando la voce del suo interlocutore la fermò.

“Non è che lo hai comprato per sedurre Shikamaru vero?” sul volto di Choji era comparso un sorrisetto malizioso.

Il corpo della kunochi sussultò per pochi secondi, conscia che quel ciccione purtroppo aveva colpito nel segno.

“Non ho bisogno di questi stupidi sotterfugi per conquistare il mio uomo” disse impettita dopo aver ripreso il suo cipiglio naturale “E poi anche se fosse, tu di cosa t’impicci?” lo beffò, perfida.

“Niente, io volevo solo offrirti il mio aiuto” riprese, alzando le mani in posizione di difesa

“Magari potevo assaggiare in anticipo le pietanze che prepari e darti un consiglio” nella mente di Choji già si prefigurava un’abboffata gratis manifestata dall’espressione da ebete “in fondo sono il suo migliore amico, conosco bene i suoi gusti”

La ragazza lo scrutò con occhi severi, valutando se accettare o no la proposta.

Avrebbe in tal modo guadagnato i pareri di un esperto in materia, rifilandogli un pranzo gratis.

“Affare fatto” esclamò, porgendogli la mano tesa affinché la afferrasse “ma che non si sappia in giro del nostro accordo, altrimenti ti affetto con il mio ventaglio”

 

 

 

Oltre l’accademia dei Ninja, sdraiato sulle colline di Konoha al fresco degli alberi, godendosi un meritato riposo vi era un pigro ragazzo con il codino.

La sua schiena era appoggiata al tronco di una grande quercia e le braccia erano incrociate dietro la testa a formare una sorta di scomodo cuscino. Lo sguardo era fisso su un mazzo di chiavi appoggiate sul petto che si alzavano e abbassavano per il suo respiro regolare.

Un pensiero fisso gli turbinava nella mente e sembrava non dare tregua: quelle erano le chiavi di casa Sabaku.

Temari gliele aveva fatte trovare sotto il cuscino, una mattina, dopo una notte di passione.

Ricordava ancora il bigliettino ingiallito che le accompagnava.

“Visto che abito da sola, queste saranno utili per evitare fastidiose incomprensioni con tua madre”

Benché desiderasse ardentemente usarle, un moto di orgoglio e di vergogna gli sussurrava dal profondo del cuore che non sarebbe dovuto entrare a casa di una fanciulla come un ladro.

“Non credo di assomigliare ad uno scassinatore” rifletté, rigirandosi tra le dita l’oggetto di metallo “Tra le altre cose mi ha invitato lei…..non dovrei essere così titubante”.

Ma quando c’era di mezzo la ragazza dai quattro codini, tutte le certezze di Shikamaru cadevano come un effimero castello di carte.

Lei riusciva a sedurlo solo con uno sguardo. Sapeva come e che cosa poteva fargli perdere la testa , come prenderlo in contropiede anche solo per un bacio dato a fior di labbra.

Forse ne era innamorato.

No, uno come Shikamaru Nara non si innamora.

 

 

 

 

“Allora?” trillò squillante Temari con un mestolo in mano “Che ne dici di questo?”

“Secondo me” rispose Choji, assaporando con finta artificialità la salsa “E’ troppo piccante….ma si può sapere quanto peperoncino c’hai messo?” ingurgitò un bicchiere d’acqua per spegnere i bollori della gola.

“Beh, a Suna si mangia in questo modo” rispose indispettita “Mi sto già pentendo di averti invitato come assaggiatore!”

Il ninja paffuto aveva trovato qualche piccola imperfezione in ogni piatto che gli metteva davanti.

Troppo o poco salato, più zucchero, meno condimento, il suo continuo bacchettarla la stava facendo andare su tutte le furie.

In fondo non stavano ad una gara di cucina. Choji la stava prendendo troppo seriamente.

 “Sei tu che hai chiesto il mio aiuto” riprese lui con fare saputo “So essere molto esigente, quando le circostanze lo richiedono”

“Si, anche troppo, vedo” ribatté la ragazza, mentre scodellava il sugo nella padella “spero che Cry-baby sarà soddisfatto dato che sto sgobbando da circa due ora per lui!”

“Cry-baby? E’ così che lo chiami nei momenti di intimità?” la rimbeccò con fare malizioso

Il volto di Temari si contrasse in una smorfia imbarazzata, sapendo di essere stata colta nel segno.

Aveva coniato questo termine, quando aveva accompagnato all’ospedale Shikamaru, dopo quella missione fallita contro i scagnozzi di Orochimaru.

L’aveva visto piangere e per la prima volta in vita sua mostrarsi debole di fronte ad una donna.

Lei al contrario, non lo aveva deriso, ma in silenzio aveva partecipato al suo dolore, sentendo nel suo cuore un sentimento mai provato prima d’ora.

“Sai credo sia proprio nella sala d’attesa dell’ospedale in cui il tuo Nara si è innamorato di te” affermò deciso Choji, rompendo quel silenzio imbarazzante.

A sentire pronunciare quel nome, lei si portò una mano al cuore, attendendo che lui andasse oltre.

“Dici sul serio? Davvero lui ti disse questo?” le sue labbra tremavano, in preda alla trepidazione.

“Perché ti meravigli tanto?” le domandò il ninja “tu sei riuscita a cambiarlo, non avrebbe mai ammesso la sua fragilità….lui ha visto, nel riflesso dei tuoi occhi, che in quel momento eri l’unica che riuscisse realmente a comprenderlo, che sapeva cosa significasse veramente la sofferenza per la morte di una persona cara”.

Temari rimase sconvolta da quelle parole. Le lacrime si approssimavano alla coda dell’occhio, ma lei prontamente le ricacciò indietro.

“Perché non mi ha mai parlato di una cosa del genere?” sussurrò, stringendo i pugni “Lui, è cosi dannatamente misterioso”

“Dagli tempo Tem, vedrai che si sistemerà tutto” mormorò, mentre con la forchetta infilzava una salsiccia.

 

 

Avendo passato tutto il pomeriggio nell’attuazione del loro piano, quei due avevano perso la cognizione del tempo.

La sera era arrivata velocemente, anche se per colpa dell’estate, il cielo era rischiarato ancora dalla luce solare che filtrava dalle tende ricamate della cucina.

Esausti si erano abbandonati sulle sedie per la stanchezza chi del troppo lavoro, chi per aver mangiato troppo.

La cucina era invasa da pentole accatastate, i piatti e le stoviglie erano sparpagliati in una raggio di dieci metri. Temari restò con gli occhi chiusi ancora per qualche istante, in attesa di recuperare le facoltà mentali.

“Allora quale è il verdetto?” sospirò stancamente, dondolandosi sulla sedia

Choji la guardò di sottecchi, pavoneggiandosi da grande esperto “ Risotto ai funghi porcini, Pollo in salsa piccante e Crema catalana… tutto ovviamente accompagnato da buon vino”

“Mi dai la certezza, che ha Shikamaru piacerà tutto?” inquisì, mentre si sporgeva in avanti

“Hai la parola del più grande assaggiatore di Konoha” rispose, ponendo una mano all’altezza del cuore e l’altra alzata in segno di giuramento “Ah Tem, come si dice?”

Lei ci pensò su, poi disse “ Grazie Choji” dandogli un bacio sulla guancia.

In quel preciso istante la serratura della porta di ingresso di casa Sabaku scattò di colpo, rivelando ai due una figura ben troppo nota.

Shikamaru avanzò con passo lento verso di loro.

Aveva le mani nella tasche dei pantaloni e la luce che filtrava dalla finestra metteva in risalto il suo mento volitivo.

Lo sguardo che posò su di loro li raggelò all’istante.

“Temari, Choji” i suoi occhi si spostavano dall’una all’altro e la sua voce aveva assunto un’inflessione intransigente.

“Nara, non ti aspettavo così presto” la ninja di Suna aveva riacquistato il suo cipiglio di sempre, dopo un attimo di momentanea sorpresa “finalmente di sei deciso ad usare le chiavi che ti ho dato”

“Già, avevo in mente si farti una sorpresa, seccatura, ma vedo che c’è già un altro ospite”  gettò un’occhiata eloquente a Choji “Che cosa stavate facendo?”

“Ma nulla di importante” farfugliò il ninja paffuto, alquanto spaventato “E comunque me ne stavo andando”

“Beh, a me non sembrava” commentò caustico Shikamaru.

“Vieni, Choji ti accompagno alla porta” la risposta di Temari venne provvidenziale, giacchè l’aria si era fatta piuttosto elettrica.

 

 

“Ma si può sapere che ti è preso?” gli urlò lei, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle “ Ti pare il modo di comportarsi in casa mia questo? Sei piombato qui senza avvertirmi e ti metti pure a inquisire me e Choji?” Si appuntò le mani sui fianchi e assunse un’espressione severa.

Per la prima volta si era trovata incapace di reagire innanzi alla diffidenza di un uomo; si sentì sopraffare dalla collera.

“Ti ricordo che sei stata tu a lasciarmi le chiavi di casa” le pieghe del suo volto si contrassero in una smorfia di disappunto “Così potevamo stare un po’ da soli……se poi vengo qua e ti trovo abbracciata al mio migliore amico permetti che la cosa mi crea qualche problema?”

“Abbracciata al tuo migliore amico?” Temari aveva cominciato convulsamente a pulire e a riordinare la cucina per placare l’ira crescente “Choji si era offerto di darmi una mano a cucinare per la cena che ti volevo preparare questa sera! E io lo stavo solo ringraziando!”

Shikamaru restò spiazzato per una manciata di secondi da quella affermazione, mentre i pettorali si sollevavano ansanti. Non credeva che lei si potesse comportare come tutte le ragazze normali, organizzando una serata romantica.

Aveva frainteso tutto e ora si sentiva terribilmente sciocco. Il suo quoziente intellettivo superiore a duecento ancora una volta era andato a farsi benedire, portandosi dietro tutte le migliori intenzioni di passare una notte di passione.

“Hey seccatura” le parole gli uscirono dalla bocca, senza pensarci “ fermati un secondo e guardami” aveva alzato gli occhi per incrociare lo sguardo di lei.

Ma Temari non accennava a placarsi.

Gli dava le spalle, ma si poteva intuire benissimo che negli occhi color acqua marina infuriava una tempesta.

“Come hai potuto dubitare di me? Sei un’idiota Nara!” l’ultima frase uscì più come un borbottio che come un insulto vero e proprio.

Shikamaru, intanto le si era avvicinato e senza farsi notare cercava di assaggiare qualche avanzo, magari lasciato sul fondo di qualche pentola.

“Hai tutte le ragioni per pensarlo, in effetti” rispose con un tono più dolce, gustando un intingolo “Caspita, ma è decisamente ottimo!” la guardò di traverso, aspettandosi qualche reazione.

“Non ci provare Shika!” gridò, mentre gli strappava di mano il mestolo “Dopo tutto quello che hai combinato, questo non te lo meriti affatto!”

“Perché non mi hai mai detto che sapevi cucinare così bene, seccatura?” la beffò, serrandole la vita con le braccia per non farsela sfuggire “Altrimenti ti avrei ingaggiato prima come cuoca!”

Temari, privata di ogni movimento, abbandonò ogni tentativo di ribellione e mise il broncio.

“Allora mi perdoni?” la sua voce si era fatta morbida e sensuale “E dai, non sei mai contenta se non mi fai faticare così!”

Le depose piccoli baci sul suo collo, seguendo la linea dell’orecchio fino all’incavo della spalla.

Lei, decisa a non cedere, faceva leva sulle poche facoltà mentali ancora in funzione, cercando di scansarlo.

“Non puoi fare ogni volta cosi, Cry-baby, non è giusto” la vista si annebbiava, mentre lui le accarezzava la schiena

“Sai irresistibilmente di Cannella, non posso lasciarti andare” sussurrò, benché avesse già la situazione in pugno.

Temari gli cinse le braccia al collo e lo baciò con trasporto, lasciando che le loro lingue danzassero in un gioco senza fine. Riuscì a guidarlo verso la sponda del tavolo, quello in cui poche ore prima aveva cucinato e dove andò a sistemarsi seduta, lasciando che lui le togliesse la casacca.

Non erano mai stati così sconsiderati da farlo fuori dalla camera da letto, ma a certi litigi occorre mettere riparo con ben più solidi trattati di pace.

I loro ansiti e singulti si propagarono per tutta casa, a testimoniare che piccole incomprensioni non possono scardinare un amore saldo come la roccia.

Un amore prepotente che non può aspettare, deve essere consumato come un desiderio impellente da soddisfare.

Esausti si adagiarono sul legno, sdraiati.

“Nara” disse lei ancora ansimante, sistemando la testa sopra i suoi pettorali “un giorno di questi mi farai impazzire”

“E tu seccatura” aggiunse lui subito dopo, chiudendo gli occhi “ Mi farai innamorare”

Gli parve subito dopo sentirla sussurrare: “Troppo tardi”.

 

 

                                                                                            Fine

 

Lo so, lo so, fa schifo.

Purtoppo non riesco a placare la mia sete nello scrivere queste sciocchezze.

Ringrazio in anticipo tutti gli incoscente che si accingeranno a leggere la mia fanfiction. Grazie

                                                                     

                     

  
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