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Autore: OliverFlame    07/01/2014    1 recensioni
Quando Adrian Charles Harvey sta per essere giustiziato, non si sarebbe mai aspettato di venir salvato da figure misteriose. Da allora la sua vita cambia completamente. Il ragazzo si ritroverà ad essere parte di un progetto più grande di lui, e non sa dove il suo viaggio lo porterà.
(Scusate, ma non so come aggiustare l'html del testo, quindi sarà più difficile capire quando i personaggi parleranno o quando staranno pensando, mi dispiace.)
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Avevo ancora il respiro affannato e la fronte madida di sudore. Per quanto potesse essere buffo e bambinesco, un sogno del genere era abbastanza per essere chiamato incubo. Mi diressi verso il lavabo e gettai l’acqua sul mio viso che andò a bagnare anche lo specchio e il pavimento lucido. Una volta ripreso colorito indossai il vestito piegato sul comodino. Questa volta era molto meno principesco, senza guanti, ma con spalline che riportavano il simbolo di palazzo. Lucidai con una pezza gli stivali in pelle e poi mi avviai verso l’ingresso. Come sospettavo ad aspettarmi c’erano mia madre e un uomo mingherlino dal naso aquilino. Tirai giù la maglietta e mi sistemai i capelli con la mano. Al piano superiore Denver sembrava non esserci. Il salone era davvero spoglio quel giorno, era rimasto solo un divano in camoscio sul lato sinistro e una pianta decorativa sul destro. Non si vedeva neanche il tavolo della colazione. Porsi la mano all’uomo accanto a mia madre, che oggi si era moderata nel vestire, che la strinse deciso. – Adrian, finalmente sveglio! – Bofonchiò la donna, cercando di mantenere la calma. Si era tirata i capelli dietro, forse per mostrare gli orecchini che aveva fatto forgiare la settimana scorsa. Cambiavano colore a seconda dell’umore, mi aveva detto, tutto grazie alla tecnologia avanzata del palazzo. In quel momento erano color oro e non sapevo cosa significasse. – Quest’uomo è Lloyd, il tuo accompagnatore. Non ti staccare mai da lui, accetta tutti i suoi consigli e fidati di qualsiasi cosa ti dica di fare o meno. Non vogliamo mica che la visita vada male, vero? Oggi avremmo dovuto visitare le zone che ci erano state assegnate. Ero molto teso, non ero mai stato così lontano da casa e, sì, pensavo ancora ad Abbie. All’esterno un Borch era già pronto ad accoglierci con le portiere aperte. Niente a che vedere con il Borch reale che avevamo usato la scorsa serata, ma non ci si potevamo lamentare. Gli interni erano in pelle come la maggior parte dei casi, anche se l’esterno sembrava essere malleabile e poco resistente. Mi chiedevo ancora se era qualcuno a manovrarli… Il cielo era sereno, anche se in lontananza sembravano esserci delle nuvole. Mia madre ci invitò a salire a bordo e poi ci salutò affettatamente quando il Borch fu pronto a partire. Il Borch poteva raggiungere velocità massime inquietanti, e allora mi resi conto che non erano solo chiacchiere che i più utilizzavano per tenere lontano chiunque dalle loro autovetture. Lottai per tenere la posizione senza sbilanciarmi troppo e mi chiedevo come poteva l’uomo alla mia destra sembrare così composto, nonostante il rischio che la troppa velocità ci facesse sbandare fuori dalla strada asfaltata. Lloyd notò la mia faccia contorcersi per trattenere il vomito. – Va tutto bene? – Mi guardava con occhi colmi di pietà, anche se stava cercando di trattenere le risate. ¬– Certo. – Anche se il mio viso testimoniava il contrario. – Se sente il bisogno di vomitare, si trattenga. Oppure potrebbe vomitare nel porta bevande, ma io poi non toccherei più nulla. – No, ce la faccio a trattenermi. Può continuare a bere ciò che vuole. – Mi erano bastati cinque minuti per capire che sarebbe stato il viaggio peggiore della mia vita. Dal finestrino vidi allontanarsi le case grigie che, come ogni mattina, aprivano automaticamente le persiane. Ormai tutta la città era costruita in acciaio con funzionalità meccaniche, che rendeva la casa quasi viva, tranne il nostro castello (a mia madre piaceva l’antico) e la piazza nord, ormai non più frequentata da nessuno. – Non si preoccupi, comunque. A questa velocità raggiungeremo in neanche sei ore la zona x. – Disse senza guardarmi in faccia, come se sei ore di viaggio fossero un lasso di tempo breve. Io non avevo intenzione di rimanere così tanto tempo in quella trappola mortale telecomandata. Eppure non stava scherzando, sapevo che la zona x era molto distante dalla sua capitale. Mi stesi sul sedile, prendendo confidenza con la velocità e cercando di bloccare i conati che ormai si facevano sempre più forti. – Sta perdendo colorito, io considererei l’idea del porta bevande. Ma se mi permette prima mi servo. – Le sue parole mi fecero star male quasi quanto il vomito che ormai aveva trovato strada spianata in gola. Era uno di quei momenti in cui avrei voluto utilizzare la carica di principe, per ricordargli con chi aveva a che fare. Poi fui ripagato dalla sua espressione, quando vomitai nel tanto pronunciato porta bevande. Lloyd non mi rivolse più la parola per qualche ora. Sbuffava quando cambiavo posizione, rischiando di colpirlo con i gomiti, ma nulla di più. Di certo mi sentivo più libero, e anche più soddisfatto, ma il viaggio era una vera e propria tortura. Se l’avessi saputo prima avrei preso dei libri dalla libreria reale per intrattenermi. L’unica mia distrazione era il paesaggio che mi si parava davanti. Avevamo superato diverse praterie, e stavamo abbandonato la strada asfaltata per dirigerci verso un sentiero tracciato sulla terra, che si addentrava nei boschi. Mentre passavamo di lì notai una piattaforma, dove di solito si giustiziavano i traditori e i ribelli che andavano contro il regno. Non avevo mai avuto la possibilità di guardarne dal vivo una, di esecuzione, ma sapevo abbastanza cose al riguardo. Per esempio che era usanza giustiziare con una singola pallottola, dritta in mezzo agli occhi. Che la piattaforma si trovava al confine tra la città e il bosco perché i corpi venivano gettati in pasto alla belve una volta freddati. E che, ai familiari della vittima, spettava un posto in prima fila, senza la possibilità di declinare l’invito. Un po’ crudele come cosa, ma i ribelli si dimezzarono da allora o, meglio, furono attenti al non farsi catturare.
  
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