Nome
autore
(su EFP e sul forum, a meno che non sia uguale): slytherin ele
Titolo
storia: Sudden Presents!
Personaggi:
Draco Malfoy, Blaise Zabini, Theodor Nott, Vincenti Tiger, Gregory Goyle
Rating:
Verde
Genere:
Generale
Avvertimenti/note:
Nessuna
Pairing
(se
presenti): Nessuno
Note
dell'autore: Piccola ff senza pretese, che racconta di un Natale un
po’
particolare, che spero risulti originale…
Sudden
Presents!
Regali,
regali ovunque. Alcuni costosi, altri raffinati, altri ancora erano
cimeli di
famiglia. Per Draco erano solo inutili. Esatto, inutili!
Sin
da
piccolo era abituato ad avere tutto quello che volesse, sembrava quasi
che
bastasse uno schiocco di dita perché la scopa nuova
comparisse o l’album delle
carte magiche fosse completo. Niente che lui volesse gli era mai stato
realmente negato e per questo, i doni non gli facevano più
alcun effetto. Se li
aspettava più per qualcosa di dovuto che per la vera gioia
di riceverli e
scartarli.
Quell’anno,
però, c’era qualcosa di diverso: molti
più pacchi del solito. Era sospettoso,
mentre nella sua camera a Hogwarts si aggirava tra i vari regali, sotto
lo
sguardo attonito di Theodor Nott, che non riusciva a capire il
problema, e
quello annoiato di Blaise Zabini, cui non interessava affatto. Vincent
Tiger e Gregory
Goyle erano seduti, imbambolati come loro solito, in attesa di ordini.
Draco
continuava a girovagare per la stanza, passandosi le mani fra i capelli
e
sbuffando incerto.
Suo
padre
non faceva mai nulla senza un motivo. Perché i regali erano
arrivati al
castello, due giorni prima di Natale, invece di attendere il suo arrivo
alla
villa come ogni anno? Qualcosa non quadrava; i suoi genitori gli
stavano
nascondendo qualcosa, questo era certo.
Prese
il
pacchetto azzurro con nastro argento in cima ad altri cinque di colori
altrettanto sgargianti e lo guardò cupo, come se quella
carta potesse dargli
una risposta. Sbuffò e con un gesto di stizza, degno dei
suoi dodici anni,
sfilò l’ultimo dei regali, facendo cadere
l’intera pila.
I
suoi
compagni lo guardarono stranito, mentre il biondo girava il pacco verde
e
sfilava dal fondo una lettera bianca, che portava lo stemma della sua
famiglia.
Se la rigirò un attimo fra le mani e poi la aprì,
leggendola velocemente.
“
Caro Draco,
per
motivi che non posso spiegarti, quest’anno passerai le
vacanze invernali a
Hogwarts. Mi dispiace avvertirti con così poco preavviso, ma
sono sicura che
passerai un bel Natale comunque, in compagnia dei tuoi amici, Nott e
Zabini. So
per certo che anche loro resteranno al castello a causa di un impegno
dei loro
parenti.
Tuo
padre ti saluta.
Ti
voglio bene.
Tua
madre.”
Draco
scosse
la testa, rileggendo velocemente quelle poche righe. Non poteva essere
vero,
lui non voleva rimanere lì, non gliene importava nulla se i
suoi cosiddetti
amici avrebbero fatto lo stesso. Voleva tornare a casa, rivedere sua
madre,
abbracciarla e bere la cioccolata calda, mentre si sedevano vicino
all’enorme
pino magico addobbato per l’occasione. Voleva appoggiarle la
testa sul grembo,
come faceva da piccolo e sentirle raccontare delle storie che inventava
per
lui.
Non
potevano
chiedergli di rimanere lì; sembrava che il periodo natalizio
fosse l’unico
dell’anno in cui gli era concesso mostrare qualche
sentimento. Persino suo
padre si lasciava andare a qualche carezza.
“Voi
lo
sapevate?” chiese, fulminando Blaise e Theo che lo guardavano
ancora più
straniti del solito.
“Che
cosa?”
domandò Zabini a sua volta, facendo spallucce. “
Che dobbiamo restare al
Castello? E che tu devi rimanerci insieme a noi?”
continuò con un sorrisetto
ironico in volto, facendo infuriare Draco.
“Lo
sapevamo…” s’intromise Theo, quasi a
voler calmare le acque. “Anche a noi, è
giunta una lettera ieri…”
“Senza
tutti
questi doni, però!” aggiunse Blaise, questa volta
stizzito. “I tuoi genitori
almeno pensano a te. Hanno immaginato che saresti stato triste, forse
anche arrabbiato
e ti hanno mandato un centinaio di regali. Dovresti essere felice, sai?
Mia
madre mi ha mandato una spilla… sopra
c’è scritto: il peggior figlio che potevo
avere. Non lamentarti.” Sbuffò il moro,
sistemandosi sulla sedia e tirando
fuori la spilla dalla tasca destra dei pantaloni. “Mia madre
ha sempre avuto un
gran senso dell’umorismo, sapete… e anche una vena
malvagia niente male… le
renderò pan per focaccia, questo è sicuro! Come
sarà contenta, quando si
sveglierà con i capelli pieni di melma…”
“Blaise…”
gemette Theo, schifato dall’amico.
“Non
importa quello che ha fatto, è tua
madre…” Gli rivolse un’occhiata bieca,
scuotendo il capo, rassegnato. Poi si girò di nuovo verso
Draco, che si era
seduto per terra, fissando Zabini con aria annoiata e disinteressata,
mentre si
rigirava fra le mani il pacchetto verde, che non era mai tornato al suo
posto.
“Sono
circondato da menefreghisti…” disse Nott, triste.
“Comunque, sono sicuro che ci
divertiremo tutti insieme, ad aprire i regali sotto l’albero
della Sala Comune…
possiamo mangiare il Tronchetto di Natale che mi ha inviato mia zia e
fare dei
giochi di società e p—“
“Ho
la
faccia di un Grifondoro o di un Tassorosso?” tuonò
Blaise, alzandosi di botto.
“Non ho alcuna voglia di mettermi a fare stupidi giochetti
con voi.” Poi uscì
dalla stanza, sbattendo la porta. Le ultime parole che sentirono,
furono: “un
ci si vede, spero non troppo presto.”
Theodor
ci
rimase male e per un po’ di tempo rimase a fissare il legno
della porta, aspettando
che tronasse.
Poi
si girò
verso Draco, provò a dire qualcosa, ma le idee che gli
venivano in mente gli
sembravano tutte troppo stupide. Avevano ragione entrambi, nessuno di
loro
voleva essere lì, nessuno di loro immaginava che quel Natale
sarebbe stato
così: volevano stare con le loro famiglie, persino Zabini,
che in fondo si
divertiva a farsi scherzi con la madre; ognuno aveva le sue tradizioni. Theo poteva quasi sentire il
profumo del forno a legna della zia, che non permetteva di cucinare il
dolce
agli Elfi, doveva essere lei a prepararlo a Natale, udiva le risa dei
famigliari mentre litigava con i piccoli domestici che chiedevano
perdono senza
motivo e si prostravano ai piedi della padrona.
“Ciao
ragazzi…” disse, alzandosi. Fece un cenno con la
mano a Draco, Vince e Greg.
“Se mi cercate, sarò nella mia stanza ad aprire i
miei due regali da solo e
triste…” In fondo, un po’ ci sperava che
avrebbero cambiato idea.
Il
giorno
dopo, quando si svegliò, Blaise non si accorse neppure che
era la vigilia di
Natale, dove fosse il cambiamento di cui tutti parlavano, lui non
riusciva a
capirlo. Era un giorno come tutti gli altri, buio, triste e con
un’unica meta
da raggiungere: un nuovo maligno modo per vendicarsi. Ebbene
sì, era così che
Blaise passava la maggior parte delle sue giornate, escogitando scherzi
di
cattivo gusto ai danni della genitrice, la quale gli avrebbe risposto
in modo
ancora più violento: era per questo che si preparava in
anticipo. Non avrebbe
saputo dire, quando fosse iniziato questo rito,
forse con la morte dell’ultimo marito, Reginald
Course, che lo aveva
cresciuto per quasi sette anni, gli piaceva quell’uomo e la
sua morte lo aveva
distrutto molto più di quella del suo vero padre.
Fatto
sta
che quella routine non gli dispiaceva, almeno era sicuro se sua madre s
curasse
di lui, che non fosse del tutto indifferente alla sua persone,
altrimenti si
sarebbe limitata a subire; era un modo per ammettere che si volevano
bene che
non fosse sdolcinato e melenso. A Natale erano, poi, ancora
più crudeli: erano
questi i doni che loro si scambiavano e lui non gli avrebbe cambiati
per
nessuna scopa nuova o gioiello costoso, erano soltanto loro.
Decise
che
sarebbe restato tutto il giorno chiuso in camera, tanto Theo era uscito
presto
per andare alla ricerca di qualcuno cui interessi questa festa, erano
state
parole sue e Blaise era scoppiato a ridere.
Non
sarebbe
stato lo stesso, farlo a casa significava avere la sensazione perenne
che
qualcuno ti spiasse e volesse anticiparti, però voleva
mandare avanti il gioco,
non sarebbe stato lui a mollare, non a Natale.
Ghignò,
tirando su il foglio su cui era descritto l’ultimo dono per la madre e sorrise; si era
superato ancora una volta: le
locuste nella vasca da bagno l’avrebbero fatta impazzire.
Doveva solo
assicurarsi di mettere delle protezione decenti a letto, vestiti,
bagno, porte
e tutto quello che lo circondava, prima che la vendetta
arrivasse.
Draco
aveva
passato l’intero 24 dicembre a esaminare i regali ricevuti,
senza scartarli,
con un incantesimo che permetteva di rendere trasparenti alcune parti
degli
oggetti. Si era alzato presto, perché quel lavoro gli
avrebbe tolto un sacco di
tempo. Non si era curato del fatto, che Vince e Greg fossero spariti,
probabilmente
alla ricerca di qualche regalo da sgraffignare: loro non ne ricevevano
mai. Un
po’ gli facevano pena, poveri ragazzi, era certo che si
sarebbero accontentati
di qualunque cosa.
Al
quindicesimo pacchetto, francamente, non ne poteva più. Si
disse, che avrebbe
guardato ancora quello e poi si sarebbe riposato. Puntò la
bacchetta, mormorò
l’incantesimo e rimase basito nel vedere che cosa conteneva.
In quel momento,
un’idea lo illuminò, prese piuma, inchiostro e
carta, iniziando a scrivere.
Era
ormai
giunto il tanto atteso 25 dicembre e Theo si era svegliato, come suo
solito,
verso le otto di mattina, era arrivato ciondolando fino al bagno e si
era
guardato allo specchio. Aveva sprecato un’intera giornata a
cercare qualcuno
che festeggiasse il Natale con lui, si era spinto persino a chiedere al
professor Piton, ma alla fine si era ritrovato triste e solo, senza
neanche un
amico. Sospirò, buttandosi un po’ di acqua gelata
sul volto e si diresse verso
i tre pacchi. Li scartò piano, trovandoci un libro di Cure
Magiche, che
chiedeva da un po’, sorrise felice che suo padre se lo fosse
ricordato, un
braccialetto magico su cui erano incise quattro parole che ruotavano,
quattro
nomi: Timothy, suo padre, Isotte, sua madre, Isabelle, sua sorella e
Leonie,
sua zia Se lo infilò subito al polso, felice come non mai di
averlo ricevuto.
Infine, strappò la carta dell’ultimo pacchetto,
trovandoci un taccuino nero di
pelle, sfogliò la prima pagina, c’era scritto un
nome: Isotte Candrial, il nome
della madre da nubile. Una lacrima scese dai suoi occhi, non si
ricordava molto
di lei, era morta quando era molto piccolo, ma gli faceva piacere
ricevere un
dono tanto prezioso.
Rimase
immobile, stringendo a sé quel piccolo quaderno, fino a che
non sentì bussare.
Si alzò e aprì la porta, trovandosi un pacco con
un biglietto.
Blaise
Zabini non amava il Natale, non voleva regali, non era abituato a
riceverli,
per questo, quando, all’alba delle nove del mattino,
sentì bussare alla sua
porta e ci trovò un pacco con tanto di biglietto
pensò che fosse uno scherzo;
si guardò più volte intorno prima di prenderlo e
portarlo dentro e sedersi su
una sedia, poggiandoselo sulle gambe.
Vince
e Greg
si svegliarono in contemporanea, rimasero un attimo a guadare il loro
capo
dormire e poi si alzarono per sgranchirsi un po’, poteva
sembrare incredibile,
ma quei due erano sincronizzati alla perfezione. Scorsero perfino nello
stesso istante
due nastri colorato sotto i loro letti, si piegarono per prendere
quelli che si
rivelarono, essere due doni e uscirono, in punta di piedi, dalla stanza
per
dirigersi euforici alla Sala Comune. Erano orami le dieci e mezza e,
quando vi
arrivarono, trovarono seduti intorno al grande tavolo, Blaise e Theo,
intenti
ad osservare i rispettivi pacchetti. Si sedettero con loro, poggiando i
loro
pacchetti.
“Che
ti
avevo detto, Theo! Anche loro…” disse Blaise,
continuando a fissare sospetto il
regalo come se stesse per esplodere.
“Strano…”
disse il bruno, sarcastico. “Che dire, almeno non lo
festeggerò da solo… vorrei
sapere chi è stato per ringraziarlo…”
“Apriamoli!”
dissero in coro Vince e Greg. “Così potremmo
sapere chi è stato…” aggiunse Goyle.
“E ringraziarlo!” finì la frase Tiger.
Blaise
e
Theo si fissarono increduli per poi scoppiare a ridere.
“Comincio
io…” propose Theo, quando si fu ripreso. Tolse il
biglietto dalla busta e lo
lesse a mente.
“So per
certo che ti piacerà, sei
stranamente fissato con queste cose… tanto da diventare
inquietante.”
Theo
rise,
scartando il pacchetto e trovandoci un libro su tutte le battaglie dei
maghi
dai tempi di Merlino fino al tempo attuale. C’era anche una
statuetta,
raffigurante Merlino con bacchetta, pronto a scagliare un incantesimo.
Spalancò
gli occhi, davvero felice per il regalo e poi disse.
“Dai
Blaise,
sta a te! Per quanto mi riguarda, sono più che
soddisfatto!”
Blaise
sorrise, prendendo a sua volta la busta, al contrario di Nott, lesse ad
alta
voce le parole.
“Vuoi
combattere tua madre? Vuoi vincere
in quel gioco assurdo che vi divertite a fare? Vuoi davvero farla
arrabbiare?
Questo è il dono che fa per te! Ti pregherei di usarlo solo
su di lei…”
Zabini
fece
spallucce, non riuscendo a comprendere a fondo quelle parole.
Strappò
senza premura la carta rossa, trovandoci dento una Scordartina,
che invece di ricordare a qualcuno che aveva
dimenticato qualcosa come la Scordarella,
unita all’incantesimo Omius
Decidendus
permetteva alla persona che la possedeva di decidere su chi puntarla e
che cosa
fargli scordare. Blaise ghignò, mentre già
immaginava sua madre che non si
presentava al fondamentale appuntamento con il ricco imprenditore
magico che la
corteggiava da più di due mesi. Posò il regalo
con cura, girandosi a guardare
Greg E vince che annuirono e senza leggere i biglietti scartarono i
regali,
trovandoci due draghi magici, uno verde e l’altro marrone,
che invece di
sputare fuoco, sputavano piccoli dolci che s’ingrandivano.
Theo
e
Blaise sorrisero, agguatando le buste e lessero i fogli.
“Per te,
che non hai mai ricevuto un
regalo, ma lo avresti voluto molto più di me… due
regali in uno che puoi volere
di più!”
Si
misero a
ridere tutti e quattro felici, mentre mangiavano il Tronchetto di
Natale di zia
Leonie.
Dalla
sua
stanza, Draco, con in mano, il braccialetto del nonno Abraxas, che
faceva
diventare più buoni, almeno a Natale, così diceva
sua nonna, li sentì gioire e
prese la lettera da sotto il suo cuscino.
“Ricorda,
Draco… qualcosa che non serve o non piace a te,
può far felice qualcun altro…”
Sorrise,
alzandosi e allacciandosi il braccialetto in argento, formato da due
serpenti,
e scese in Sala Comune, dive i suoi amici lo accolsero, facendo finta
di nulla.
Gli sguardi di gratitudine di Theo e Blaise però la dicevano
lunga.
Draco
pensò
che in fondo quel Natale non era stato così brutto: poteva
considerare di avere
un’altra casa, lì, ad Hogwarts, ma non avrebbe
dimenticato Malfoy Manor e la
felicità di sua madre quando lo rivedeva. Avrebbe aspettato
fino a Pasqua, ma
sarebbe tornato a casa. Doveva assicurarsi di comprare dei regali ai
suoi
genitori, se lo meritavano.