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Autore: slytherin ele    08/01/2014    0 recensioni
Storiella senza grandi pretese, che parla di un Natale un po' particolare, trascorso tra le mura di Hogwarts... per una volta, Draco non avrà quello che vuole, ma si renderà conto che non è poi una grande tragedia...
FF partecipante al contest "A merry Harry Christmas- Una Canzone Per Natale" di Emily_Kingston
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Gregory Goyle, Theodore Nott, Vincent Tiger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Nome autore (su EFP e sul forum, a meno che non sia uguale): slytherin ele

Titolo storia: Sudden Presents!

Personaggi: Draco Malfoy, Blaise Zabini, Theodor Nott, Vincenti Tiger, Gregory Goyle

Rating: Verde

Genere: Generale

Avvertimenti/note: Nessuna

Pairing (se presenti): Nessuno

Note dell'autore: Piccola ff senza pretese, che racconta di un Natale un po’ particolare, che spero risulti originale…

 

 

 

 

 

Sudden Presents!

 

 

Regali, regali ovunque. Alcuni costosi, altri raffinati, altri ancora erano cimeli di famiglia. Per Draco erano solo inutili. Esatto, inutili!

Sin da piccolo era abituato ad avere tutto quello che volesse, sembrava quasi che bastasse uno schiocco di dita perché la scopa nuova comparisse o l’album delle carte magiche fosse completo. Niente che lui volesse gli era mai stato realmente negato e per questo, i doni non gli facevano più alcun effetto. Se li aspettava più per qualcosa di dovuto che per la vera gioia di riceverli e scartarli.

Quell’anno, però, c’era qualcosa di diverso: molti più pacchi del solito. Era sospettoso, mentre nella sua camera a Hogwarts si aggirava tra i vari regali, sotto lo sguardo attonito di Theodor Nott, che non riusciva a capire il problema, e quello annoiato di Blaise Zabini, cui non interessava affatto. Vincent Tiger e Gregory Goyle erano seduti, imbambolati come loro solito, in attesa di ordini.

Draco continuava a girovagare per la stanza, passandosi le mani fra i capelli e sbuffando incerto.

Suo padre non faceva mai nulla senza un motivo. Perché i regali erano arrivati al castello, due giorni prima di Natale, invece di attendere il suo arrivo alla villa come ogni anno? Qualcosa non quadrava; i suoi genitori gli stavano nascondendo qualcosa, questo era certo.

Prese il pacchetto azzurro con nastro argento in cima ad altri cinque di colori altrettanto sgargianti e lo guardò cupo, come se quella carta potesse dargli una risposta. Sbuffò e con un gesto di stizza, degno dei suoi dodici anni, sfilò l’ultimo dei regali, facendo cadere l’intera pila.

I suoi compagni lo guardarono stranito, mentre il biondo girava il pacco verde e sfilava dal fondo una lettera bianca, che portava lo stemma della sua famiglia. Se la rigirò un attimo fra le mani e poi la aprì, leggendola velocemente.

“ Caro Draco,

per motivi che non posso spiegarti, quest’anno passerai le vacanze invernali a Hogwarts. Mi dispiace avvertirti con così poco preavviso, ma sono sicura che passerai un bel Natale comunque, in compagnia dei tuoi amici, Nott e Zabini. So per certo che anche loro resteranno al castello a causa di un impegno dei loro parenti.

Tuo padre ti saluta.

Ti voglio bene.

                                                                                                                                                                         Tua madre.”

 

Draco scosse la testa, rileggendo velocemente quelle poche righe. Non poteva essere vero, lui non voleva rimanere lì, non gliene importava nulla se i suoi cosiddetti amici avrebbero fatto lo stesso. Voleva tornare a casa, rivedere sua madre, abbracciarla e bere la cioccolata calda, mentre si sedevano vicino all’enorme pino magico addobbato per l’occasione. Voleva appoggiarle la testa sul grembo, come faceva da piccolo e sentirle raccontare delle storie che inventava per lui.

Non potevano chiedergli di rimanere lì; sembrava che il periodo natalizio fosse l’unico dell’anno in cui gli era concesso mostrare qualche sentimento. Persino suo padre si lasciava andare a qualche carezza.

 

“Voi lo sapevate?” chiese, fulminando Blaise e Theo che lo guardavano ancora più straniti del solito.

“Che cosa?” domandò Zabini a sua volta, facendo spallucce. “ Che dobbiamo restare al Castello? E che tu devi rimanerci insieme a noi?” continuò con un sorrisetto ironico in volto, facendo infuriare Draco.

“Lo sapevamo…” s’intromise Theo, quasi a voler calmare le acque. “Anche a noi, è giunta una lettera ieri…”

“Senza tutti questi doni, però!” aggiunse Blaise, questa volta stizzito. “I tuoi genitori almeno pensano a te. Hanno immaginato che saresti stato triste, forse anche arrabbiato e ti hanno mandato un centinaio di regali. Dovresti essere felice, sai? Mia madre mi ha mandato una spilla… sopra c’è scritto: il peggior figlio che potevo avere. Non lamentarti.” Sbuffò il moro, sistemandosi sulla sedia e tirando fuori la spilla dalla tasca destra dei pantaloni. “Mia madre ha sempre avuto un gran senso dell’umorismo, sapete… e anche una vena malvagia niente male… le renderò pan per focaccia, questo è sicuro! Come sarà contenta, quando si sveglierà con i capelli pieni di melma…”

“Blaise…” gemette Theo, schifato dall’amico.  “Non importa quello che ha fatto, è tua madre…” Gli rivolse un’occhiata bieca, scuotendo il capo, rassegnato. Poi si girò di nuovo verso Draco, che si era seduto per terra, fissando Zabini con aria annoiata e disinteressata, mentre si rigirava fra le mani il pacchetto verde, che non era mai tornato al suo posto.

“Sono circondato da menefreghisti…” disse Nott, triste. “Comunque, sono sicuro che ci divertiremo tutti insieme, ad aprire i regali sotto l’albero della Sala Comune… possiamo mangiare il Tronchetto di Natale che mi ha inviato mia zia e fare dei giochi di società e p—“

“Ho la faccia di un Grifondoro o di un Tassorosso?” tuonò Blaise, alzandosi di botto. “Non ho alcuna voglia di mettermi a fare stupidi giochetti con voi.” Poi uscì dalla stanza, sbattendo la porta. Le ultime parole che sentirono, furono: “un ci si vede, spero non troppo presto.”

Theodor ci rimase male e per un po’ di tempo rimase a fissare il legno della porta, aspettando che tronasse.

Poi si girò verso Draco, provò a dire qualcosa, ma le idee che gli venivano in mente gli sembravano tutte troppo stupide. Avevano ragione entrambi, nessuno di loro voleva essere lì, nessuno di loro immaginava che quel Natale sarebbe stato così: volevano stare con le loro famiglie, persino Zabini, che in fondo si divertiva a farsi scherzi con la madre; ognuno aveva le sue tradizioni. Theo poteva quasi sentire il profumo del forno a legna della zia, che non permetteva di cucinare il dolce agli Elfi, doveva essere lei a prepararlo a Natale, udiva le risa dei famigliari mentre litigava con i piccoli domestici che chiedevano perdono senza motivo e si prostravano ai piedi della padrona.

“Ciao ragazzi…” disse, alzandosi. Fece un cenno con la mano a Draco, Vince e Greg. “Se mi cercate, sarò nella mia stanza ad aprire i miei due regali da solo e triste…” In fondo, un po’ ci sperava che avrebbero cambiato idea.

 

 

 

 

 

Il giorno dopo, quando si svegliò, Blaise non si accorse neppure che era la vigilia di Natale, dove fosse il cambiamento di cui tutti parlavano, lui non riusciva a capirlo. Era un giorno come tutti gli altri, buio, triste e con un’unica meta da raggiungere: un nuovo maligno modo per vendicarsi. Ebbene sì, era così che Blaise passava la maggior parte delle sue giornate, escogitando scherzi di cattivo gusto ai danni della genitrice, la quale gli avrebbe risposto in modo ancora più violento: era per questo che si preparava in anticipo. Non avrebbe saputo dire, quando fosse iniziato questo rito, forse con la morte dell’ultimo marito, Reginald Course, che lo aveva cresciuto per quasi sette anni, gli piaceva quell’uomo e la sua morte lo aveva distrutto molto più di quella del suo vero padre.

Fatto sta che quella routine non gli dispiaceva, almeno era sicuro se sua madre s curasse di lui, che non fosse del tutto indifferente alla sua persone, altrimenti si sarebbe limitata a subire; era un modo per ammettere che si volevano bene che non fosse sdolcinato e melenso. A Natale erano, poi, ancora più crudeli: erano questi i doni che loro si scambiavano e lui non gli avrebbe cambiati per nessuna scopa nuova o gioiello costoso, erano soltanto loro.

Decise che sarebbe restato tutto il giorno chiuso in camera, tanto Theo era uscito presto per andare alla ricerca di qualcuno cui interessi questa festa, erano state parole sue e Blaise era scoppiato a ridere.

Non sarebbe stato lo stesso, farlo a casa significava avere la sensazione perenne che qualcuno ti spiasse e volesse anticiparti, però voleva mandare avanti il gioco, non sarebbe stato lui a mollare, non a Natale.

Ghignò, tirando su il foglio su cui era descritto l’ultimo dono per la madre e sorrise; si era superato ancora una volta: le locuste nella vasca da bagno l’avrebbero fatta impazzire. Doveva solo assicurarsi di mettere delle protezione decenti a letto, vestiti, bagno, porte e tutto quello che lo circondava, prima che la vendetta arrivasse.

 

 

 

 

 

Draco aveva passato l’intero 24 dicembre a esaminare i regali ricevuti, senza scartarli, con un incantesimo che permetteva di rendere trasparenti alcune parti degli oggetti. Si era alzato presto, perché quel lavoro gli avrebbe tolto un sacco di tempo. Non si era curato del fatto, che Vince e Greg fossero spariti, probabilmente alla ricerca di qualche regalo da sgraffignare: loro non ne ricevevano mai. Un po’ gli facevano pena, poveri ragazzi, era certo che si sarebbero accontentati di qualunque cosa.

Al quindicesimo pacchetto, francamente, non ne poteva più. Si disse, che avrebbe guardato ancora quello e poi si sarebbe riposato. Puntò la bacchetta, mormorò l’incantesimo e rimase basito nel vedere che cosa conteneva. In quel momento, un’idea lo illuminò, prese piuma, inchiostro e carta, iniziando a scrivere.

 

 

 

 

Era ormai giunto il tanto atteso 25 dicembre e Theo si era svegliato, come suo solito, verso le otto di mattina, era arrivato ciondolando fino al bagno e si era guardato allo specchio. Aveva sprecato un’intera giornata a cercare qualcuno che festeggiasse il Natale con lui, si era spinto persino a chiedere al professor Piton, ma alla fine si era ritrovato triste e solo, senza neanche un amico. Sospirò, buttandosi un po’ di acqua gelata sul volto e si diresse verso i tre pacchi. Li scartò piano, trovandoci un libro di Cure Magiche, che chiedeva da un po’, sorrise felice che suo padre se lo fosse ricordato, un braccialetto magico su cui erano incise quattro parole che ruotavano, quattro nomi: Timothy, suo padre, Isotte, sua madre, Isabelle, sua sorella e Leonie, sua zia Se lo infilò subito al polso, felice come non mai di averlo ricevuto. Infine, strappò la carta dell’ultimo pacchetto, trovandoci un taccuino nero di pelle, sfogliò la prima pagina, c’era scritto un nome: Isotte Candrial, il nome della madre da nubile. Una lacrima scese dai suoi occhi, non si ricordava molto di lei, era morta quando era molto piccolo, ma gli faceva piacere ricevere un dono tanto prezioso.

Rimase immobile, stringendo a sé quel piccolo quaderno, fino a che non sentì bussare. Si alzò e aprì la porta, trovandosi un pacco con un biglietto.

 

 

 

 

Blaise Zabini non amava il Natale, non voleva regali, non era abituato a riceverli, per questo, quando, all’alba delle nove del mattino, sentì bussare alla sua porta e ci trovò un pacco con tanto di biglietto pensò che fosse uno scherzo; si guardò più volte intorno prima di prenderlo e portarlo dentro e sedersi su una sedia, poggiandoselo sulle gambe.

 

 

Vince e Greg si svegliarono in contemporanea, rimasero un attimo a guadare il loro capo dormire e poi si alzarono per sgranchirsi un po’, poteva sembrare incredibile, ma quei due erano sincronizzati alla perfezione. Scorsero perfino nello stesso istante due nastri colorato sotto i loro letti, si piegarono per prendere quelli che si rivelarono, essere due doni e uscirono, in punta di piedi, dalla stanza per dirigersi euforici alla Sala Comune. Erano orami le dieci e mezza e, quando vi arrivarono, trovarono seduti intorno al grande tavolo, Blaise e Theo, intenti ad osservare i rispettivi pacchetti. Si sedettero con loro, poggiando i loro pacchetti.

“Che ti avevo detto, Theo! Anche loro…” disse Blaise, continuando a fissare sospetto il regalo come se stesse per esplodere.

“Strano…” disse il bruno, sarcastico. “Che dire, almeno non lo festeggerò da solo… vorrei sapere chi è stato per ringraziarlo…”

“Apriamoli!” dissero in coro Vince e Greg. “Così potremmo sapere chi è stato…” aggiunse Goyle. “E ringraziarlo!” finì la frase Tiger.

Blaise e Theo si fissarono increduli per poi scoppiare a ridere.

“Comincio io…” propose Theo, quando si fu ripreso. Tolse il biglietto dalla busta e lo lesse a mente.

“So per certo che ti piacerà, sei stranamente fissato con queste cose… tanto da diventare inquietante.”

Theo rise, scartando il pacchetto e trovandoci un libro su tutte le battaglie dei maghi dai tempi di Merlino fino al tempo attuale. C’era anche una statuetta, raffigurante Merlino con bacchetta, pronto a scagliare un incantesimo. Spalancò gli occhi, davvero felice per il regalo e poi disse.

“Dai Blaise, sta a te! Per quanto mi riguarda, sono più che soddisfatto!”

Blaise sorrise, prendendo a sua volta la busta, al contrario di Nott, lesse ad alta voce le parole.

“Vuoi combattere tua madre? Vuoi vincere in quel gioco assurdo che vi divertite a fare? Vuoi davvero farla arrabbiare? Questo è il dono che fa per te! Ti pregherei di usarlo solo su di lei…”

Zabini fece spallucce, non riuscendo a comprendere a fondo quelle parole.

Strappò senza premura la carta rossa, trovandoci dento una Scordartina, che invece di ricordare a qualcuno che aveva dimenticato qualcosa come la Scordarella, unita all’incantesimo Omius Decidendus permetteva alla persona che la possedeva di decidere su chi puntarla e che cosa fargli scordare. Blaise ghignò, mentre già immaginava sua madre che non si presentava al fondamentale appuntamento con il ricco imprenditore magico che la corteggiava da più di due mesi. Posò il regalo con cura, girandosi a guardare Greg E vince che annuirono e senza leggere i biglietti scartarono i regali, trovandoci due draghi magici, uno verde e l’altro marrone, che invece di sputare fuoco, sputavano piccoli dolci che s’ingrandivano.

Theo e Blaise sorrisero, agguatando le buste e lessero i fogli.

“Per te, che non hai mai ricevuto un regalo, ma lo avresti voluto molto più di me… due regali in uno che puoi volere di più!”

Si misero a ridere tutti e quattro felici, mentre mangiavano il Tronchetto di Natale di zia Leonie.

 

 

Dalla sua stanza, Draco, con in mano, il braccialetto del nonno Abraxas, che faceva diventare più buoni, almeno a Natale, così diceva sua nonna, li sentì gioire e prese la lettera da sotto il suo cuscino.

“Ricorda, Draco… qualcosa che non serve o non piace a te, può far felice qualcun altro…”

Sorrise, alzandosi e allacciandosi il braccialetto in argento, formato da due serpenti, e scese in Sala Comune, dive i suoi amici lo accolsero, facendo finta di nulla. Gli sguardi di gratitudine di Theo e Blaise però la dicevano lunga.

Draco pensò che in fondo quel Natale non era stato così brutto: poteva considerare di avere un’altra casa, lì, ad Hogwarts, ma non avrebbe dimenticato Malfoy Manor e la felicità di sua madre quando lo rivedeva. Avrebbe aspettato fino a Pasqua, ma sarebbe tornato a casa. Doveva assicurarsi di comprare dei regali ai suoi genitori, se lo meritavano.

 

 

 

   
 
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