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Autore: Ciara    08/01/2014    1 recensioni
« Ci saremmo visti comunque a pranzo, non c’era bisogno! » sembrava stesse parlando con un bambino, il tono pacato e dolce, quando lui quella dolcezza non se la meritava.
« Volevo vedere te! » almeno le doveva un po’ di sincerità.
« Volevi vedere me… » ripeté lei. « Posso aprirlo? »
« Certo! »
La osservò armeggiare con il ficco rosso e strappare velocemente la carta d’oro liberando la scatolina che vi era all’interno. Lei estrasse la catenina con il ciondolo a forma di orsetto che era nella scatolina e sorrise. Agli occhi di chiunque sarebbe sembrato un dono infantile, ma non ai suoi occhi.
Lei aveva capito!
« Sempre con me! » la sentì mormorare.
**Storia classificatasi Terza e con tanto di premio speciale "Christmas Air" al contest "Una canzone per Natale - A Merry Harry Christmas" di Emily_Kingston sul forum di EFP**
*La storia partecipa al contest "Qual è la miglior Edita che abbiate mai scritto?" indetto sul forum di EFP da PhoenixQuill*
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Lily Luna Potter, Teddy Lupin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Angolo dell’autrice

Premettendo che è quasi un anno che non pubblico qualcosa, sono abbastanza soddisfatta di questa storia. In primis perché ho sempre desiderato scrivere una Teddy/Lily (che ci posso fare? Mi piacciono…e sono una Canon convinta, legatissima all’IC dei personaggi e tutto il resto….ma sono troppo dolci). Come nota dovrei aggiungere che nella mia testa Teddy ha circa 29 anni, quindi Lily ne ha 20. A mia difesa, per tutti quelli che sostengono che la differenza d’età tra i due sia troppa, ricordo che Remus aveva 14 anni più di Tonks quando si sono sposati (si ero polemica, lo ammetto)!

Procedo con i ringraziamenti che è meglio!

Ringrazio Emily per avermi dato la possibilità di scrivere su di loro, anche se detto tra noi credo di non aver rispettato a pieno il pacchetto scelto, ho infarcito la fic di tante cose, avrei potuto scrivere un manuale di Trasfigurazione se non avessi omesso molti particolari, ehehe!

Infine ringrazio TurningSun che è sempre pronta a sostenermi e ha darmi un giudizio spassionato sui miei lavori, credo di doverle delle scuse per aver lasciato un certa raccolta a raccogliere polvere in giro per casa!

Buona lettura!

Alla prossima

Ciara <3<3<3





 

Tracks in the Snow

 

 I hear the quiet now
Of paper airplanes falling down
 the branches of every tree
Bend like a cathedral over me

Quando i dolci comparvero magicamente al centro del tavolo trasalì visibilmente. Pudding di natale, un enorme tronchetto al cioccolato e panna, frutta candita e… Biscotti al pan di zenzero.

Biscotti al pan di zenzero!

Era una congiura, una dannatissima congiura!

Non era abbastanza il fatto che pensasse a quella ragazza ogni momento?

Sembrava che quella sera fosse stato tutto orchestrato solo per ricordargli ancora la stramaledettissima situazione in cui si trovava: il maestoso albero di Natale in salotto stracolmo di decorazioni rosse e oro, proprio come piacevano a lei, il profumo di vaniglia che impregnava ogni angolo della casa, il suo profumo, vischio ovunque, il collegamento immediato alle sue labbra. Persino il vecchio soprabito di sua nonna gliela ricordava.

Il problema è la tua testa, non tutte queste cose!

Ma i biscotti al pan di zenzero erano seriamente un attentato alla sua sanità mentale.

I suoi biscotti preferiti.

Di lei.

Certo non suoi. Lui a malapena li sopportava.

Teddy, concentrati su quello che ti sta dicendo tua nonna!

Scorpius dall’altra parte del tavolo lo stava guardando preoccupato e sua nonna gli aveva chiesto se si sentisse bene, probabilmente la sua faccia aveva assunto una strana smorfia.

Scosse lievemente la testa.

Suo cugino sollevò l’indice della mano destra indicando il soffitto e, scandendo le parole senza emettere alcun suono, gli indicò una via di fuga.

Studio. Primo piano in fondo a sinistra.

Si alzò e disse: « Con permesso! »

« Ted, tutto a posto? » gli chiesa Astoria.

« Credo di aver esagerato con il filetto, zia. Vado a prendere una boccata d’aria ».

Sua zia annuì leggermente e lui non attese un secondo di più per fuggire da quella sala incredibilmente grande, sontuosa ma con così poco calore umano.

I suoi zii, Scorpius e sua nonna erano fantastici. Se si teneva conto che per anni quella parte della famiglia aveva voltato le spalle a sua nonna, poteva dire ad alta voce che se la cavavano bene con i legami di sangue. Quando era nata quella piccola tradizione aveva seriamente pensato che di lì a poco non sarebbe più esistita una famiglia Black-Malfoy.

E invece…

Se la stavano cavando veramente bene!

Tutto merito di suo cugino!

 Percorse lentamente il tragitto indicatogli da Scorpius, inspirando l’aria fredda del corridoio si rese conto che lì il profumo di vaniglia era molto più lieve che in salotto o all’ingresso.

Aveva bisogno di tranquillizzarsi, qualche minuto da solo e avrebbe potuto godersi il resto della serata con gli altri.

Il fatto era che il periodo natalizio lo rattristava immensamente. Non lo avrebbe confessato a nessuno ma c’erano momenti come la sera della vigilia e la mattina di Natale, quando apriva i regali seduto a terra ai piedi dell’albero, che arrivava ad odiarlo quel giorno.

C’erano tre giorni all’anno che odiava: Natale, il suo compleanno e il compleanno di Victoire.

Respira Teddy, respira!

Percorse velocemente gli ultimi metri che lo dividevano dallo studio e si chiuse la porta alle spalle, strinse forte la maniglia fino a farsi sbiancare le nocche e inspirò a fondo ad occhi chiusi. Ogni volta cercava di essere razionale, di non farsi prendere troppo dalle emozioni, ma non riusciva a capire perché mai avrebbe dovuto festeggiare quando i suoi genitori non erano lì con lui. E lui invece desiderava con ogni cellula del suo corpo che ci fossero.

Accanto a lui mentre scartava i regali sotto l’albero.

Con lui mentre spegneva le candeline sulla sua torta di compleanno.

E il compleanno di Victoire era semplicemente una tragedia: festeggiamenti durante l’anniversario della morte dei suoi genitori. Ridicolo!

Respira Teddy, respira!

Lo studio di Malfoy Manor era silenzioso, il posto perfetto dove rifugiarsi. Le pareti erano ricoperte di librerie in legno scuro, la luce soffusa e il caminetto acceso però non riuscivano comunque a trasmettere calore. C’era sempre qualcosa in quella casa che trasmetteva freddezza e questo probabilmente era una caratteristica che non si sarebbe mai riuscita a nascondere del tutto. Suo nonna gli aveva detto svariate volte che Draco aveva migliorato egregiamente gli ambienti, il tutto era diventato meno opprimente, meno cupo, decisamente più familiare, ma decenni di magia oscura e maghi Purosangue non si cancellano con un Gratta e Netta o eliminando qualche dipinto.

Sopra il camino campeggiava un arazzo con l’albero genealogico dei Malfoy.

Il ragazzo si avvicinò per poterlo osservare meglio. Notò subito che alla parte dei Black a cui era legata Narcissa erano stati aggiunti sua nonna Andromeda, suo nonno Ted e i suoi genitori.

Nati Babbani su un albero genealogico Purosangue.

Draco quando aveva risistemato quella parte del maniero aveva sbattuto certamente la testa.

« E’ spaventoso, non trovi anche tu? » disse suo zio Draco con la solita voce strascicata, era accanto a lui, rigido con le mani dietro la schiena.

Teddy fece un saltò indietro colto alla sprovvista dalla vista dello zio. Quando era entrato non lo aveva notato e ora si ritrovava con il cuore che gli batteva a mille per lo spavento.

Rimasero qualche minuto in silenzio mentre il ragazzo si riprendeva dallo spavento e l’uomo continuava a fissare l’arazzo. Fissava un punto preciso ma era come se in realtà fosse perso in tutt’altri pensieri.

« Se… Se lo trovi spaventoso perché non te ne sei sbarazzato? » chiese curioso Teddy.

« Oh, ragazzo, non credere che non ci abbia pensato! » sogghigno l’uomo. « La sola idea di vedere mio padre infuriarsi mentre guardava l’arazzo prendere fuoco era… Esilarante! »

Teddy aggrottò la fronte non capendo cosa ci trovasse di divertente nel dare fuoco ad un arazzo di famiglia. A lui il pensiero di un Lucius furioso non piaceva affatto.

« Sono… Com’è che dice sempre tua zia? » domandò Draco a se stesso mentre schioccava le dita per richiamare le parole esatte di Astoria. « Antichi retaggi! »

Antichi retaggi.

« Serve a mantenere vive le tradizioni, o qualcosa del genere! »

Suo zio si avvicinò al tavolino da caffè a pochi metri la loro e preparò due bicchieri con giaccio e quello che gli sembrava Whisky Incendiario. Gliene porse uno.

« Hai aggiunto i miei genitori » affermò Teddy.

Suo zio bevve un sorso della bevanda alcolica prima di parlare: « Ho pensato che quello sarebbe stato più che sufficiente per far imbestialire il vecchio Lucius. È una cosa che non si cancella facilmente. Inoltre molti direbbero che loro due da soli valgano molto più di tutto il resto della famiglia ».

Con quel molti il ragazzo non fu del tutto certo che l’uomo si escludesse da coloro che pensavano una cosa del genere.

Negli anni, durante le cene di Natale e i pochi incontri per lo più per le festività e il compleanno di Scorpius, non aveva mai parlato molto con lo zio. Al momento lo trovava molto diverso dal ragazzo presuntuoso e orgoglioso del nome dei Malfoy che traspariva dai racconti di Ron.

Bè, ormai non era più un ragazzo!

« Dovresti essere orgoglioso di loro, sono eroi di guerra » disse amaramente l’uomo.

Teddy era orgoglioso di loro.

Orgoglioso di essere il loro figlio.

Solo… Non sapeva cosa volesse dire essere il loro figlio.

« Lo sono! Vorrei che fossero qui con me. Harry e Ginny sono come dei genitori per me, solo… Non sono loro. Non veramente! »

In quel momento desirò di essere alla Tana a festeggiare con loro.

Loro nonostante tutto erano casa.

Quando Lily gli aveva palato utilizzando più o meno le stesse parole che aveva utilizzato lui, aveva fatto finta di non capire, ma sapeva cosa intendeva.

Desiderare cose impossibili.

Sospirò.

« Hai la fortuna di aver avuto dei genitori ineccepibili » riprese a parlare Draco. Non c’era nessun tono di rimprovero nella sua voce.

« Se tuo padre avesse attentato alla tua vita consapevolmente e svariate volte, non credo diresti una cosa tanto stupida! »

Le labbra dell’uomo erano tirate in un sorriso amaro.

Quella confessione lo colpì come un pugno allo stomaco. Una confessione cruda e personale e una dose insopportabile di rammarico, ecco cosa gli aveva trasmesso.

L’uomo bevve un altro sorso di Whisky Incendiario.

« Piuttosto, a quando il matrimonio la Weasley bionda? »

Aveva cambiato improvvisamente la direzione della conversazione per allontanarsi da quella parte oscura del suo passato. Controbattere su qualcosa che doveva essere più leggero.

« Io e Victoire non stiamo più insieme da un paio d’anni! »

Peccato che non lo fosse.

« E questo è merito o colpa della piccola Potter? »


Down where the river bends, everyone's waiting
But that's not the reason I'm making these tracks in the snow
There's a box in my hands as I go
Wrapped up in scarlet and gold
For you

Teddy si voltò per guardare Draco in faccia, trovandolo però intento ad osservare il fuoco.

Quella era una domanda scottante.

Suo zio quella sera era un continua scoperta, gli sembrava di conoscerlo per la prima volta.

« Ragazzo, lo sanno tutti che quella ragazza stravede per te! »

Quello non era Draco Malfoy, era qualcuno che aveva bevuto la pozione Polisucco e aveva assunto le sue sembianze.

« Perlomeno da quello che dice Scorpius è così » continuò l’uomo.

Scorpius.

Suo cugino, non si sapeva come, aveva la capacità di trasformare le persone che lo circondavano. Era strano a dirsi, ma era veramente buono.

Un bambino solo finché non era entrato ad Hogwarts, dove aveva conosciuto i Potter e i Weasley e aveva desiderato che anche la sua famiglia fosse così chiassosa e ingombrante e… Felice.

Aveva supplicato il padre affinché riprendesse contatti con il resto della famiglia, con Andromeda e tentasse una convivenza civile con Lucius. Ed era nata quella piccola tradizione della cena della vigilia.

Poi i rapporti pian piano erano migliorati, tantoché Narcissa e sua nonna si sentivano regolarmente.

La guerra cambia le persone.

« A quanto pare anche lei non ti è indifferente ».

Lasciare che quell’uomo continuasse a trarre le sue deduzioni in quel modo era frustrante. E imbarazzante. Soprattutto perché lui non stava proferendo parola e se suo zio, con cui parlava a malapena, era andato così vicino alla verità, significava che Lily aveva ragione: non sapeva mentire.

« Lily è speciale ».

Quella più che una confessione era un dato di fatto.

Teddy c’era sempre stato, l’aveva vista crescere, faceva parte del suo mondo in modo indelebile.

« Non è esattamente una dichiarazione d’amore! »

Suo zio lo stava prendendo in giro. E, Dio, se riusciva bene!

« È complicato » cercò di difendersi lui.

« Dì, piuttosto, che è sconveniente! »

Lo sguardo che gli rivolse l’uomo era penetrante.

Certo che era sconveniente! I Potter erano la sua famiglia, assecondare i suoi sentimenti era l’equivalente di una pugnalata nella schiena.

« Mi ha baciato » disse piano il ragazzo.

« Ed è allora che è diventato complicato? »

L’alcol stava rendendo Draco decisamente più disinibito del solito. Più pronto a fare domande, più per curiosità che sincero interesse nei suoi confronti, ne era sicuro.

« Non esattamente ».

Era diventato tutto complicato poco prima che lasciasse Victoire. Quando aveva cominciato a rendersi conto che per Lily non era più solo un amico, quando lui aveva cominciato a vederla come una giovane donna che non aveva nulla da invidiare alla sua ragazza.

Di certo quel bacio non aveva migliorato la situazione.

 

Quella mattina, come da tradizione, in casa Potter si faceva l’albero di Natale.

Era passato per dare una mano, come sempre.

Aveva trovato Ginny in cucina intenta a sfornare gli ultimi biscotti al pan di zenzero da appendere all’albero come decorazioni.

Lily li adorava.

L’aveva salutata, aveva raccontato di come andasse al lavoro, aveva chiesto di Harry e dei ragazzi ed era andato in salone ad assistere la piccola di casa nel suo lavoro preferito.

Passare il tempo con Lily era qualcosa di familiare, gli trasmetteva tranquillità e un senso di appartenenza a quella casa, a quella famiglia, che a volte lo destabilizzava.

Nell’ultimo periodo parlavano meno. Non si confidavano più come una volta.

Da quando lui si era accorto che quella che la ragazza aveva per lui non era più una semplice cotta, ma soprattutto quando si era accorto che la cosa non gli dispiaceva affatto aveva cercato di mantenere una certa distanza. Per proteggersi.

Per non compromettersi.

Dopo la fine della storia con Victoire si era reso conto che Lily stava cambiando in un modo che non aveva mai preso in considerazione.

Stava diventando una donna desiderabile.

Una donna che lui desiderava.

Non solo nel senso carnale del termine.

Di tanto in tanto, mentre sistemavano le decorazioni, la ragazza addentava un biscotto.

« Non mi hai mai detto perché hai lasciato mia cugina » disse improvvisamente la ragazza.

Quello era un terreno insidioso, tutta una dinamica di situazioni che coinvolgevano in parte anche lei.

Perlomeno per Victoire buona parte del motivo per cui si erano lasciati era il fatto che Lily per lui fosse troppo importante.

Più di quanto lei sarebbe mai potuta essere.

Era stato difficile da ascoltare, ancora più difficile da accettare.

« Era diventato tutto troppo abitudinario. C’era solo affetto tra di noi! »

Risposta coincisa, sbrigativa, ma non una bugia.

Col tempo si era convinto che non l’aveva mai amata, mai veramente.

« Sai, da piccola desideravo tanto che tu facessi parte della nostra famiglia » lui si voltò a guardarla non capendo bene cosa intendesse. Lui era di famiglia.

La ragazza scosse la testa leggermente, come a voler correggere quello che aveva appena detto: « Non mi sono spiegata bene! Tu eri di famiglia, lo sei… solo volevo che facessi veramente parte della famiglia, volevo che ci fosse un legame di parentela vero e proprio. Probabilmente desideravo tu fossi veramente mio fratello oltre che il mio migliore amico ».

Incontrare lo sguardo della ragazza a quel punto era stato necessario. Cominciava a intuire dove volesse andare a parare con tutti quei giri di parole e non era sicuro di voler continuare ad ascoltare.

« Quando tu e Victoire vi siete messi insieme ero così felice e… » continuò lei, ma a dispetto delle sue parole i suoi occhi erano terribilmente tristi. « E non vedevo l’ora che vi sposaste perché così saresti stato  di famiglia. A tutti gli effetti! »

Lily afferrò un biscotto a forma di stella e, dopo aver studiato per un paio di secondi quale fosse la posizione più adatta, lo appiccò ad uno dei rami vicino a lui.

« Poi col passare degli anni ho cominciato a desiderare molto di più. Il solo pensiero di te e mia cugina insieme era…rivoltante. Vederti con lei mi toglieva l’aria ».

« Lily…» voleva fermarla.

Doveva fermarla!

Harry aveva fatto così tanto per lui.

Non poteva rovinare tutto.

Non poteva fargli questo.

Non poteva permettersi di perdere l’unica famiglia che aveva. Non dopo aver faticato così tanto per ignorare quello che provava, dopo aver continuato a negare.

Negare, negare, negare.

« Quando mi hai detto che stavate pensando di sposarvi mi sono sentita morire ».

Continuarono a guardarsi per qualche minuto prima che la ragazza riprendesse a parlare.

« Continuo a desiderare troppo ».

Non poté fare a meno di avvicinarsi e tapparle la bocca con la mano.

« Zitta! » disse guardandosi allarmato intorno, come se si aspettasse che qualcuno sarebbe comparso da un momento all’altro. Lei in tutta risposta gli baciò il palmo della mano.

« Lily, ti prego! »

Supplicarla di non andare avanti, di lasciare le cose così come erano.

Perché era troppo difficile.

Le liberò le labbra dalla morsa della mano continuando a guardarla negli occhi.

Continuando a supplicarla.

Lei lo baciò in punta di piedi.

Non poté fare a meno di sostenerle la testa e rispondere a quel bacio che sapeva di biscotto al pan di zenzero.


There's a choir upon the wind
Singing old familiar hymns
And my ears they're playing tricks on me
I can almost hear your harmony

 

Quando se ne era andato da casa Potter quel giorno era passato di fronte allo specchio del guardaroba all’ingresso e si era vagamente reso conto che i suoi capelli erano diventati castano scuro.

Come gli occhi di Lily.

Da quel giorno non li aveva più cambiati.

Aveva evitato ogni contatto per i dieci giorni successivi. Aveva bisogno di tempo per ricomporsi.

Negare, negare. Negare sempre.

« Sono un vigliacco a non volere afferrare questa opportunità? »

La domanda gli era uscita con una tale spontaneità da riuscire a stupire se stesso.

Il solo pensiero di perdere quel luogo che per lui era tutto lo atterriva, era difficile riuscire a descrivere a parole quello che provava.

Piombo al posto dell’aria nei polmoni.

« Sei così concentrato sul pensiero di perdere tutto da non renderti conto che quel tutto che vuoi proteggere sei solo tu! Più che un vigliacco sei un egoista » Draco aveva parlato con durezza. « Desiderare qualcosa con tutto se stessi e provare a conquistarla con ogni mezzo è onorevole, desiderarla e non tentare per paura di farsi male è vigliaccheria. Tu ti sei convinto che continuare a contemplare ti possa bastare. Questo è egoismo ».

Non sapeva mentire nemmeno a se stesso.

« Il fatto che tu sia orfano non ti definisce. La morte non ti definisce. Il pensiero della morte ci inganna perché ci fa dimenticare di vivere! »

 

Aveva appena cominciato a sistemare i suoi regali per la famiglia Potter quando James aveva fatto irruzione in salotto.

« Ciao Teddy! »

« Hey, James! Tutto ok? »

Il ragazzo gli rispose facendo spallucce.

« Pronto per il pranzo di domani? » chiese il moro divertito.

Lui sospirò per la frustrazione. Al pranzo alla Tana ci sarebbe stata anche Victoire, normalmente cercavano di evitarsi il più possibile, ma Natale era Natale.

« Sì, certo! »

« Avanti! Non è una tragedia » cercò di tirarlo su l’altro.

« Tuo zio Bill mi odia! » sospirò lui sconsolato.

« Oh, non ti odia. Deve solo fare la parte del papà iperprotettivo » dicendo questo aveva disegnato delle virgolette per aria con le dita. « Nessuno ti potrebbe odiare. Ti destreggi con abilità tra Weasley, Potter e Malfoy, anche se ti impegnassi non riusciremmo mai ad odiarti! »

Teddy lo guardò negli occhi trovandoci solo sincerità.

Troppa fiducia malriposta.

« Lily è strana questi giorni, ne sai niente? » gli domando James scrutandolo con un certo cipiglio.

Come se sapesse qualcosa.

Come se sospettasse che con il malumore della ragazza c’entrasse lui.

Fece spallucce e continuò a sistemare i regali sotto l’albero.

« Bè allora deve essere un ragazzo! Se non sai nulla nemmeno tu deve essere per forza così! » concluse il moro in tono leggero.

L’atmosfera natalizia faceva brutti scherzi alle persone che lo circondavano. Tutti passavano da espressioni grevi a toni leggeri come se fosse tutto normale.

Odiava il Natale!

Neanche a farlo apposta Lily arrivò in salotto con le calze di tutti i membri della famiglia, lui compreso, pronte da appendere al camino.

Gli rivolse un cenno del capo come segno di saluto e si affrettò a finire il suo lavoro.

Quando appiccò la calza con il suo nome vi sistemò un piccolo orsetto di peluche. Come ogni anno.

Era una loro piccola tradizione.

Quello era l’orsetto con cui giocava da bambino. Glielo aveva regalato quando Lily era partita per il suo primo anno a Hogwarts, così da poter tenere un pezzetto di lui sempre con sé.

Gli aveva promesso che per Natale glielo avrebbe restituito.

E così era cominciato quel passamano.

Per Natale l’orsetto tornava a essere suo e prima che lei ripartisse per la scuola lui glielo riconsegnava. La tradizione era rimasta anche quando aveva concluso gli studi.

« Ancora con quell’orsetto? È solo un giocattolo! »

Il tono canzonatoria di James era più che evidente.

« Quello che è solo un giocattolo per te, può essere un amico per qualcun altro » disse la ragazza esasperata. « Tutto dipende dalla fantasia » continuò picchiettandosi l’indice sulla tempia. « Cosa che, evidentemente, a te è sempre mancata! »

Tra l’altro quell’orsetto era l’unico giocattolo che gli avessero comprato i suoi genitori.

Lei sapeva quanto fosse importante.

James le fece la linguaccia e se ne andò in cucina.

Fu quasi tentato di seguirlo per non rimanere da solo con la ragazza.

« Mi dispiace non essere riuscito a passare prima. Ho avuto… Da fare. »

In tutta risposta la ragazza gli si avvicinò. Nessun segno di rancore nei suoi occhi castani.

« Non hai mai saputo dire le bugie » sussurrò lei mentre gli sistema i capelli che cadevano scomposti sulla fronte. « Mi piacciono i tuoi capelli! » Il respiro caldo che gli sfiorava le labbra e i polpastrelli gelati contro la pelle.

Di riflesso le prese le mani tra le sue e le sfregò per trasmetterle un po’ di calore, proprio come faceva quando era piccola.

« Hai le mani fredde » concentrarsi su qualcos’altro e magari anche lei avrebbe smesso di farlo sentire in quel modo.

Sedotto.

Ogni volta che la guardava. Mentre accavallava le gambe o incrociava le braccia sotto il seno sembrava che lo facesse con l’intenzione di fargli intendere che non era più una bambina.

Si mordeva le labbra come una bambina che aveva combinato un pasticcio.

Era piccola Lily.

E lui era… Vecchio.

« Mi dispiace tanto » non poteva dire altro. Non riusciva a dire altro.

« Teddy, io sono qui che aspetto ».

 

Gli occhi grigi di Draco erano puntati insistentemente nei suoi. Più seri che mai.

« Mi ci è voluto un po’ prima di capire che non sarei riuscito a liberarmi di tua zia tanto facilmente. Lasciarsi amare è… complicato, te lo posso concedere » parlava piano suo zio, come se nemmeno le mura dovessero catturare quelle parole. « Il segreto sta nell’ascoltare il silenzio. È lì che troverai la tua risposta! »

L’uomo gli diede una pacca sulla spalla prima di trangugiare il resto del suo Whisky Incendiario.

Teddy chiuse gli occhi un attimo.

Riusciva a sentire solo la voce di Lily.

Sono qui che aspetto.


Down where the river bends, that's where you're waiting
You are the reason I'm making these tracks in the snow
There's a box in my hands as I go
Wrapped up in scarlet and gold
For you 

 Aveva fatto tutto di corsa con il terrore che se si fosse fermato anche per un solo attimo il poco coraggio che era riuscito a racimolare sarebbe sfumato via.

Aveva detto frettolosamente a sua nonna che aveva dimenticato di portare il regalo di Lily alla Tana quella mattina e che voleva che lo avesse entro mezzanotte; lei era stata comprensiva lo aveva lasciato fare. Aveva salutato sua zia e Scorpius, si era congedato da Narcissa e Lucius ancora più frettolosamente che dagli altri perché lo avevano sempre messo in soggezione e sapeva perfettamente di non andare a genio all’uomo anziano.

Mentre usciva dal salone aveva urtato Draco che stava rientrando in quel momento e lo aveva ringraziato con una forte stretta di mano.

Sperava seriamente che l’uomo avesse inteso quanto gli era stato d’aiuto.

Si era Smaterializzato a casa, aveva messo letteralmente sottosopra la propria stanza per trovare il dono che aveva preparato per la ragazza, impacchettato in carta dorata e con un fiocco rosso, proprio come piaceva a lei.

Quindi si era Materializzato nel giardino della Tana.

Dall’esterno si sentivano le risate e le chiacchere della famiglia riunita, fu immediatamente invaso da un senso di calore e sicurezza che Malfoy Manor non sarebbe mai riuscito a trasmettergli nemmeno tra un milione di anni.

Casa.

Dove c’erano le persone che amava di più al mondo.

Nella sua testa li associava a una sinfonia di note perfette, armoniosamente legate le une alle altre.

Aveva preso un respiro profondo e si era avvicinato al porticato pronto per parlare con quella ragazzina testarda. Pronto ad arrendersi a quella ragazzina testarda.

Poi li aveva visti dalla finestra tutti riuniti intorno al camino. Felici.

E si era immaginato entrare, reclamare quello che, a quanto pareva, era l’amore della sua vita e la sinfonia si era riempita di note stonate.

E la causa era lui.

Solo lui.

Teddy strinse forte in pugni nascosti nelle tasche del cappotto, chiuse gli occhi e inspirò l’aria gelata della sera. Non posso!

Ritornò sui suoi passi prima che qualcuno lo potesse vedere. Di lui sarebbero rimaste solo le impronte sul manto di neve che ricopriva il giardino.

Impronte che sarebbero state coperte da altra neve cosicché nessuno avrebbe saputo che lui era sto lì.

Era appena arrivato al cancelletto della staccionata quando si sentì chiamare: « Teddy! »

Maledizione!

Sentì la porta sbattere e Lily che lo raggiungeva di corsa.

« Teddy, vieni dentro! » la sua voce a pochi passi da lui.

« No! »

Non guardarla, non ora.

« Come….? Perché? »

Si voltò con lo sguardo fisso a terra, puntato sugli stivali della ragazza che affondavano nella neve fino alla caviglia. « Non posso! »

Era sicuro di avere un’espressione sconsolata e sofferente, lo era anche il suo tono di voce.

Lily si avvicinò di un passo con la mano pronta ad accarezzargli una guancia.

Lui si ritrasse di un posso.

Sollevò immediatamente lo sguardo sul volto di lei certo di averla ferita e maledicendosi per quello. I pugni erano sempre più stretti nelle tasche del cappotto per impedirsi di abbracciarla e chiederle scusa.

Perdonarlo per tutta la sofferenza che le stava causando.

La ragazza protese il braccio nella sua direzione con il palmo della mano rivolto verso l’alto, su di esso vi era poggiato il suo regalo. Probabilmente gli era caduto nella fretta di andar via.

« Sei venuto per portarmi questo? »

Annuì semplicemente.

« Ci saremmo visti comunque a pranzo, non c’era bisogno! » sembrava stesse parlando con un bambino, il tono pacato e dolce, quando lui quella dolcezza non se la meritava.

« Volevo vedere te! » almeno le doveva un po’ di sincerità.

« Volevi vedere me… » ripeté lei. « Posso aprirlo? »  

« Certo! »

La osservò armeggiare con il ficco rosso e strappare velocemente la carta d’oro liberando la scatolina che vi era all’interno. Lei estrasse la catenina con il ciondolo a forma di orsetto che era nella scatolina e sorrise. Agli occhi di chiunque sarebbe sembrato un dono infantile, ma non ai suoi occhi.

Lei aveva capito!

« Sempre con me! » la sentì mormorare.

Teddy annuì, poi parlò: « L’ho comprata prima che tu mi baciassi » era sicuro di essere arrossito, anche lei era arrossita. « L’ho presa con l’intento di imprimerti nella mia mente come quella bambina di undici anni a cui avevo dato il mio orsacchiotto per tranquillizzala. Speravo che così la donna che stai diventando sarebbe scomparsa » la sua voce aveva assunto una nota ironica.

Voleva che capisse che il pensiero di lei lo tormentava già da molto tempo.

« Ti ricordi il giorno in cui ho preso la licenza di Materializzazione? » le chiese Teddy.

« Quella sera mi hai portato sul tetto di casa mia! » rispose sicura lei.

Il ragazzo sorrise e continuò: « Mentre guardavamo le stelle ti ho detto che, visto che i miei genitori non c’erano, mi piaceva costellare la mia vita di tante piccole tradizioni; poi ti ho fatto promettere che tutti gli anni, quel giorno, saresti venuta con me sul tetto di casa tua a vedere le stelle. Avevi otto anni ».

Lily annuì e continuò a raccontare al posto suo: « Quando ho preso io la licenza sono venuta da te e ti ho portato sul tetto di casa tua a vedere le stelle. Ti ho detto che quella era…un’altra piccola tradizione e ti ho fatto promettere che ogni anno, in quel giorno, saresti venuto con me a guardare le stelle sul tetto di casa tua ».

Teddy le si avvicinò e le prese il viso tra le mani e le confessò che quasi tutte le sue piccole tradizioni riguardavo lei e la sua famiglia.

« Se io scelgo te… Rischio di perdere tutto » la ragazza provò ad interromperlo ma lui continuò. « Siete tutto quello che ho! »

Lily voltò appena il viso per baciargli il palmo della mano.

« Ti sei già compromesso… Anche se ora scegli di allontanarti, i nostri ricordi e il nostro legame non svaniranno » questo lo disse mentre lo abbracciava. « Credi in me. Credi in noi! »

La strinse forte come se lei fosse tutta la vita e gliela volessero portar via. La strinse sentendo che lei era tutta la vita che poteva esserci per lui.

« Come faccio a dirti di no? » le disse mentre le passava le dita tra i capelli.

« Non farlo! »

Lei rendeva sempre tutto semplice, come se non dovessero mai esserci conseguenze, come se esistessero solo loro.

Di certo per me esiste solo lei.

Le baciò la fronte.

« Ok! » sussurrò.

Quindi scese a baciarle la tempia, la guancia e infine le labbra.

« Ok! »


Down where the river bends, nobodies waiting
But there's still a reason for making these tracks in the snow
Down at the end of the road
I'll clear a place in the snow
Leave this box wrapped in scarlet and gold
For you 

“Tracks in the snow” The Civil Wars

  
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