Angolo
dell’autrice
Premettendo
che è quasi un anno che
non pubblico qualcosa, sono abbastanza soddisfatta di questa storia. In
primis
perché ho sempre desiderato scrivere una Teddy/Lily (che ci
posso fare? Mi
piacciono…e sono una Canon convinta, legatissima
all’IC dei personaggi e tutto
il resto….ma sono troppo dolci). Come nota dovrei aggiungere
che nella mia
testa Teddy ha circa 29 anni, quindi Lily ne ha 20. A mia difesa, per
tutti
quelli che sostengono che la differenza d’età tra
i due sia troppa, ricordo che
Remus aveva 14 anni più di Tonks quando si sono sposati (si
ero polemica, lo
ammetto)!
Procedo
con i ringraziamenti che è
meglio!
Ringrazio Emily per avermi dato la
possibilità di scrivere su di loro,
anche se detto tra noi credo di non aver rispettato a pieno il
pacchetto
scelto, ho infarcito la fic di tante cose, avrei potuto scrivere un
manuale di
Trasfigurazione se non avessi omesso molti particolari, ehehe!
Infine
ringrazio TurningSun che
è sempre pronta a
sostenermi e ha darmi un giudizio spassionato sui miei lavori, credo di
doverle
delle scuse per aver lasciato un certa raccolta a raccogliere polvere
in giro
per casa!
Buona
lettura!
Alla
prossima
Ciara <3<3<3
Tracks in the Snow
I
hear the
quiet now
Of paper airplanes falling down
the branches of
every tree
Bend like a cathedral over me
Quando
i dolci comparvero magicamente al centro del tavolo trasalì
visibilmente.
Pudding di natale, un enorme tronchetto al cioccolato e panna, frutta
candita
e… Biscotti al pan di zenzero.
Biscotti
al pan
di zenzero!
Era
una congiura, una dannatissima congiura!
Non
era abbastanza il fatto che pensasse a quella
ragazza ogni momento?
Sembrava
che quella sera fosse stato tutto orchestrato solo per ricordargli
ancora la
stramaledettissima situazione in cui si trovava: il maestoso albero di
Natale
in salotto stracolmo di decorazioni rosse e oro, proprio come piacevano
a lei,
il profumo di vaniglia che impregnava ogni angolo della casa, il suo profumo, vischio ovunque, il
collegamento immediato alle sue
labbra. Persino il vecchio soprabito di sua nonna gliela ricordava.
Il
problema è la
tua testa, non tutte queste cose!
Ma
i biscotti al pan di zenzero erano seriamente un attentato alla sua
sanità
mentale.
I
suoi biscotti
preferiti.
Di
lei.
Certo
non suoi. Lui a malapena li sopportava.
Teddy,
concentrati su quello che ti sta dicendo tua nonna!
Scorpius
dall’altra parte del tavolo lo stava guardando preoccupato e
sua nonna gli
aveva chiesto se si sentisse bene, probabilmente la sua faccia aveva
assunto
una strana smorfia.
Scosse
lievemente la testa.
Suo
cugino sollevò l’indice della mano destra
indicando il soffitto e, scandendo le
parole senza emettere alcun suono, gli indicò una via di
fuga.
Studio.
Primo
piano in fondo a sinistra.
Si
alzò e disse: « Con permesso! »
«
Ted, tutto a posto? » gli chiesa Astoria.
«
Credo di aver esagerato con il filetto, zia. Vado a prendere una
boccata d’aria
».
Sua
zia annuì leggermente e lui non attese un secondo di
più per fuggire da quella
sala incredibilmente grande, sontuosa ma con così poco
calore umano.
I
suoi zii, Scorpius e sua nonna erano fantastici. Se si teneva conto che
per
anni quella parte della famiglia aveva voltato le spalle a sua nonna,
poteva
dire ad alta voce che se la cavavano bene con i legami di sangue.
Quando era
nata quella piccola tradizione aveva seriamente pensato che di
lì a poco non
sarebbe più esistita una famiglia Black-Malfoy.
E
invece…
Se
la stavano cavando veramente bene!
Tutto
merito di
suo cugino!
Percorse lentamente il
tragitto indicatogli da
Scorpius, inspirando l’aria fredda del corridoio si rese
conto che lì il
profumo di vaniglia era molto più lieve che in salotto o
all’ingresso.
Aveva
bisogno di tranquillizzarsi, qualche minuto da solo e avrebbe potuto
godersi il
resto della serata con gli altri.
Il
fatto era che il periodo natalizio lo rattristava immensamente. Non lo
avrebbe
confessato a nessuno ma c’erano momenti come la sera della
vigilia e la mattina
di Natale, quando apriva i regali seduto a terra ai piedi
dell’albero, che
arrivava ad odiarlo quel giorno.
C’erano
tre giorni all’anno che odiava: Natale, il suo compleanno e
il compleanno di
Victoire.
Respira
Teddy,
respira!
Percorse
velocemente gli ultimi metri che lo dividevano dallo studio e si chiuse
la
porta alle spalle, strinse forte la maniglia fino a farsi sbiancare le
nocche e
inspirò a fondo ad occhi chiusi. Ogni volta cercava di
essere razionale, di non
farsi prendere troppo dalle emozioni, ma non riusciva a capire
perché mai
avrebbe dovuto festeggiare quando i suoi genitori non erano
lì con lui. E lui
invece desiderava con ogni cellula del suo corpo che ci fossero.
Accanto
a lui mentre scartava i regali sotto l’albero.
Con
lui mentre spegneva le candeline sulla sua torta di compleanno.
E
il compleanno di Victoire era semplicemente una tragedia:
festeggiamenti
durante l’anniversario della morte dei suoi genitori.
Ridicolo!
Respira
Teddy,
respira!
Lo
studio di Malfoy Manor era silenzioso, il posto perfetto dove
rifugiarsi. Le
pareti erano ricoperte di librerie in legno scuro, la luce soffusa e il
caminetto acceso però non riuscivano comunque a trasmettere calore. C’era sempre qualcosa
in quella
casa che trasmetteva freddezza e questo probabilmente era una
caratteristica
che non si sarebbe mai riuscita a nascondere del tutto. Suo nonna gli
aveva
detto svariate volte che Draco aveva migliorato egregiamente gli
ambienti, il
tutto era diventato meno opprimente, meno cupo, decisamente
più familiare, ma decenni di magia
oscura e maghi Purosangue non
si cancellano con un Gratta e Netta o eliminando qualche dipinto.
Sopra
il camino campeggiava un arazzo con l’albero genealogico dei
Malfoy.
Il
ragazzo si avvicinò per poterlo osservare meglio.
Notò subito che alla parte
dei Black a cui era legata Narcissa erano stati aggiunti sua nonna
Andromeda,
suo nonno Ted e i suoi genitori.
Nati
Babbani su
un albero genealogico Purosangue.
Draco
quando aveva risistemato quella parte del maniero aveva sbattuto
certamente la
testa.
«
E’ spaventoso, non trovi anche tu? » disse suo zio
Draco con la solita voce
strascicata, era accanto a lui, rigido con le mani dietro la schiena.
Teddy
fece un saltò indietro colto alla sprovvista dalla vista
dello zio. Quando era
entrato non lo aveva notato e ora si ritrovava con il cuore che gli
batteva a
mille per lo spavento.
Rimasero
qualche minuto in silenzio mentre il ragazzo si riprendeva dallo
spavento e
l’uomo continuava a fissare l’arazzo. Fissava un
punto preciso ma era come se
in realtà fosse perso in tutt’altri pensieri.
«
Se… Se lo trovi spaventoso perché non te ne sei
sbarazzato? » chiese curioso
Teddy.
«
Oh, ragazzo, non credere che non ci abbia pensato! »
sogghigno l’uomo. « La
sola idea di vedere mio padre infuriarsi mentre guardava
l’arazzo prendere
fuoco era… Esilarante! »
Teddy
aggrottò la fronte non capendo cosa ci trovasse di
divertente nel dare fuoco ad
un arazzo di famiglia. A lui il pensiero di un Lucius furioso non
piaceva
affatto.
«
Sono… Com’è che dice sempre tua zia?
» domandò Draco a se stesso mentre
schioccava le dita per richiamare le parole esatte di Astoria.
« Antichi
retaggi! »
Antichi
retaggi.
«
Serve a mantenere vive le tradizioni, o qualcosa del genere! »
Suo
zio si avvicinò al tavolino da caffè a pochi
metri la loro e preparò due
bicchieri con giaccio e quello che gli sembrava Whisky Incendiario.
Gliene
porse uno.
«
Hai aggiunto i miei genitori » affermò Teddy.
Suo
zio bevve un sorso della bevanda alcolica prima di parlare: «
Ho pensato che
quello sarebbe stato più che sufficiente per far
imbestialire il vecchio
Lucius. È una cosa che non si cancella facilmente. Inoltre
molti direbbero che
loro due da soli valgano molto più di tutto il resto della
famiglia ».
Con
quel molti il ragazzo non fu del
tutto certo che l’uomo si escludesse da coloro che pensavano
una cosa del
genere.
Negli
anni, durante le cene di Natale e i pochi incontri per lo
più per le festività
e il compleanno di Scorpius, non aveva mai parlato molto con lo zio. Al
momento
lo trovava molto diverso dal ragazzo presuntuoso e orgoglioso del nome
dei
Malfoy che traspariva dai racconti di Ron.
Bè,
ormai non era più un ragazzo!
«
Dovresti essere orgoglioso di loro, sono eroi di guerra »
disse amaramente
l’uomo.
Teddy
era orgoglioso di loro.
Orgoglioso
di essere il loro figlio.
Solo…
Non sapeva cosa volesse dire essere il loro figlio.
«
Lo sono! Vorrei che fossero qui con me. Harry e Ginny sono come dei
genitori
per me, solo… Non sono loro. Non veramente! »
In
quel momento desirò di essere alla Tana a festeggiare con
loro.
Loro
nonostante tutto erano casa.
Quando
Lily gli aveva palato utilizzando più o meno le stesse
parole che aveva
utilizzato lui, aveva fatto finta di non capire, ma sapeva cosa
intendeva.
Desiderare
cose
impossibili.
Sospirò.
«
Hai la fortuna di aver avuto dei genitori ineccepibili »
riprese a parlare
Draco. Non c’era nessun tono di rimprovero nella sua voce.
«
Se tuo padre avesse attentato alla tua vita consapevolmente e svariate
volte,
non credo diresti una cosa tanto stupida! »
Le
labbra dell’uomo erano tirate in un sorriso amaro.
Quella
confessione lo colpì come un pugno allo stomaco. Una
confessione cruda e
personale e una dose insopportabile di rammarico, ecco cosa gli aveva
trasmesso.
L’uomo
bevve un altro sorso di Whisky Incendiario.
«
Piuttosto, a quando il matrimonio la Weasley bionda? »
Aveva
cambiato improvvisamente la direzione della conversazione per
allontanarsi da
quella parte oscura del suo passato. Controbattere su qualcosa che
doveva
essere più leggero.
«
Io e Victoire non stiamo più insieme da un paio
d’anni! »
Peccato
che non lo fosse.
«
E questo è merito o colpa della piccola Potter? »
Down where the river bends, everyone's waiting
But that's not the reason I'm making these tracks in the snow
There's a box in my hands as I go
Wrapped up in scarlet and gold
For you
Teddy
si voltò per guardare Draco in faccia, trovandolo
però intento ad osservare il
fuoco.
Quella
era una domanda scottante.
Suo
zio quella sera era un continua scoperta, gli sembrava di conoscerlo
per la
prima volta.
«
Ragazzo, lo sanno tutti che quella ragazza stravede per te! »
Quello
non era Draco Malfoy, era qualcuno che aveva bevuto la pozione
Polisucco e
aveva assunto le sue sembianze.
«
Perlomeno da quello che dice Scorpius è così
» continuò l’uomo.
Scorpius.
Suo
cugino, non si sapeva come, aveva la capacità di trasformare
le persone che lo
circondavano. Era strano a dirsi, ma era veramente buono.
Un
bambino solo finché non era entrato ad Hogwarts, dove aveva
conosciuto i Potter
e i Weasley e aveva desiderato che anche la sua famiglia fosse
così chiassosa e
ingombrante e… Felice.
Aveva
supplicato il padre affinché riprendesse contatti con il
resto della famiglia,
con Andromeda e tentasse una convivenza civile con Lucius. Ed era nata
quella
piccola tradizione della cena della vigilia.
Poi
i rapporti pian piano erano migliorati, tantoché Narcissa e
sua nonna si
sentivano regolarmente.
La
guerra cambia
le persone.
«
A quanto pare anche lei non ti è indifferente ».
Lasciare
che quell’uomo continuasse a trarre le sue deduzioni in quel
modo era
frustrante. E imbarazzante. Soprattutto perché lui non stava
proferendo parola
e se suo zio, con cui parlava a malapena, era andato così
vicino alla verità,
significava che Lily aveva ragione: non sapeva mentire.
«
Lily è speciale ».
Quella
più che una confessione era un dato di fatto.
Teddy
c’era sempre stato, l’aveva vista crescere, faceva
parte del suo mondo in modo
indelebile.
«
Non è esattamente una dichiarazione d’amore!
»
Suo
zio lo stava prendendo in giro. E, Dio, se riusciva bene!
«
È complicato » cercò di difendersi lui.
«
Dì, piuttosto, che è sconveniente! »
Lo
sguardo che gli rivolse l’uomo era penetrante.
Certo
che era sconveniente! I Potter erano la sua famiglia, assecondare i
suoi
sentimenti era l’equivalente di una pugnalata nella schiena.
«
Mi ha baciato » disse piano il ragazzo.
«
Ed è allora che è diventato complicato?
»
L’alcol
stava rendendo Draco decisamente più disinibito del solito.
Più pronto a fare
domande, più per curiosità che sincero interesse
nei suoi confronti, ne era
sicuro.
«
Non esattamente ».
Era
diventato tutto complicato poco prima che lasciasse Victoire. Quando
aveva
cominciato a rendersi conto che per Lily non era più solo un
amico, quando lui
aveva cominciato a vederla come una giovane donna che non aveva nulla
da
invidiare alla sua ragazza.
Di
certo quel bacio non aveva migliorato la situazione.
Quella
mattina,
come da tradizione, in casa Potter si faceva l’albero di
Natale.
Era
passato per
dare una mano, come sempre.
Aveva
trovato
Ginny in cucina intenta a sfornare gli ultimi biscotti al pan di
zenzero da
appendere all’albero come decorazioni.
Lily
li adorava.
L’aveva
salutata, aveva raccontato di come andasse al lavoro, aveva chiesto di
Harry e dei
ragazzi ed era andato in salone ad assistere la piccola di casa nel suo
lavoro
preferito.
Passare
il tempo
con Lily era qualcosa di familiare, gli trasmetteva
tranquillità e un senso di
appartenenza a quella casa, a quella famiglia, che a volte lo
destabilizzava.
Nell’ultimo
periodo parlavano meno. Non si confidavano più come una
volta.
Da
quando lui si
era accorto che quella che la ragazza aveva per lui non era
più una semplice
cotta, ma soprattutto quando si era accorto che la cosa non gli
dispiaceva
affatto aveva cercato di mantenere una certa distanza. Per proteggersi.
Per
non
compromettersi.
Dopo
la fine
della storia con Victoire si era reso conto che Lily stava cambiando in
un modo
che non aveva mai preso in considerazione.
Stava
diventando
una donna desiderabile.
Una
donna che
lui desiderava.
Non
solo nel
senso carnale del termine.
Di
tanto in
tanto, mentre sistemavano le decorazioni, la ragazza addentava un
biscotto.
«
Non mi hai mai
detto perché hai lasciato mia cugina » disse
improvvisamente la ragazza.
Quello
era un
terreno insidioso, tutta una dinamica di situazioni che coinvolgevano
in parte
anche lei.
Perlomeno
per
Victoire buona parte del motivo per cui si erano lasciati era il fatto
che Lily
per lui fosse troppo importante.
Più
di quanto
lei sarebbe mai potuta essere.
Era
stato
difficile da ascoltare, ancora più difficile da accettare.
«
Era diventato
tutto troppo abitudinario. C’era solo affetto tra di noi!
»
Risposta
coincisa, sbrigativa, ma non una bugia.
Col
tempo si era
convinto che non l’aveva mai amata, mai veramente.
«
Sai, da
piccola desideravo tanto che tu facessi parte della nostra famiglia
» lui si
voltò a guardarla non capendo bene cosa intendesse. Lui era di famiglia.
La
ragazza
scosse la testa leggermente, come a voler correggere quello che aveva
appena
detto: « Non mi sono spiegata bene! Tu eri di famiglia, lo
sei… solo volevo che
facessi veramente parte della famiglia, volevo che ci fosse un legame
di
parentela vero e proprio. Probabilmente desideravo tu fossi veramente
mio
fratello oltre che il mio migliore amico ».
Incontrare
lo
sguardo della ragazza a quel punto era stato necessario. Cominciava a
intuire
dove volesse andare a parare con tutti quei giri di parole e non era
sicuro di
voler continuare ad ascoltare.
«
Quando tu e
Victoire vi siete messi insieme ero così felice
e… » continuò lei, ma a
dispetto delle sue parole i suoi occhi erano terribilmente tristi.
« E non
vedevo l’ora che vi sposaste perché
così saresti stato di
famiglia. A tutti gli effetti! »
Lily
afferrò un
biscotto a forma di stella e, dopo aver studiato per un paio di secondi
quale
fosse la posizione più adatta, lo appiccò ad uno
dei rami vicino a lui.
«
Poi col
passare degli anni ho cominciato a desiderare molto di più.
Il solo pensiero di
te e mia cugina insieme era…rivoltante. Vederti con lei mi
toglieva l’aria ».
«
Lily…» voleva
fermarla.
Doveva
fermarla!
Harry
aveva fatto
così tanto per lui.
Non
poteva
rovinare tutto.
Non
poteva
fargli questo.
Non
poteva
permettersi di perdere l’unica famiglia che aveva. Non dopo
aver faticato così
tanto per ignorare quello che provava, dopo aver continuato a negare.
Negare,
negare,
negare.
«
Quando mi hai
detto che stavate pensando di sposarvi mi sono sentita morire
».
Continuarono
a
guardarsi per qualche minuto prima che la ragazza riprendesse a parlare.
«
Continuo a
desiderare troppo ».
Non
poté fare a
meno di avvicinarsi e tapparle la bocca con la mano.
«
Zitta! » disse
guardandosi allarmato intorno, come se si aspettasse che qualcuno
sarebbe
comparso da un momento all’altro. Lei in tutta risposta gli
baciò il palmo
della mano.
«
Lily, ti
prego! »
Supplicarla
di
non andare avanti, di lasciare le cose così come erano.
Perché
era
troppo difficile.
Le
liberò le
labbra dalla morsa della mano continuando a guardarla negli occhi.
Continuando
a
supplicarla.
Lei
lo baciò in
punta di piedi.
Non
poté fare a
meno di sostenerle la testa e rispondere a quel bacio che sapeva di
biscotto al
pan di zenzero.
There's a choir upon the wind
Singing old familiar hymns
And my ears they're playing tricks on me
I can almost hear your harmony
Quando
se ne era andato da casa Potter quel giorno era passato di fronte allo
specchio
del guardaroba all’ingresso e si era vagamente reso conto che
i suoi capelli
erano diventati castano scuro.
Come
gli occhi di Lily.
Da
quel giorno non li aveva più cambiati.
Aveva
evitato ogni contatto per i dieci giorni successivi. Aveva bisogno di
tempo per
ricomporsi.
Negare,
negare.
Negare sempre.
«
Sono un vigliacco a non volere afferrare questa opportunità?
»
La
domanda gli era uscita con una tale spontaneità da riuscire
a stupire se
stesso.
Il
solo pensiero di perdere quel luogo che per lui era tutto lo atterriva,
era
difficile riuscire a descrivere a parole quello che provava.
Piombo
al posto
dell’aria nei polmoni.
«
Sei così concentrato sul pensiero di perdere tutto da non
renderti conto che
quel tutto che vuoi proteggere sei
solo tu! Più che un vigliacco sei un egoista »
Draco aveva parlato con durezza.
« Desiderare qualcosa con tutto se stessi e provare a
conquistarla con ogni
mezzo è onorevole, desiderarla e non tentare per paura di
farsi male è
vigliaccheria. Tu ti sei convinto che continuare a contemplare ti possa
bastare. Questo è egoismo ».
Non
sapeva
mentire nemmeno a se stesso.
«
Il fatto che tu sia orfano non ti definisce. La morte non ti definisce.
Il pensiero
della morte ci inganna perché ci fa dimenticare di vivere!
»
Aveva
appena
cominciato a sistemare i suoi regali per la famiglia Potter quando
James aveva
fatto irruzione in salotto.
« Ciao Teddy! »
« Hey, James! Tutto ok? »
Il
ragazzo gli
rispose facendo spallucce.
«
Pronto per il
pranzo di domani? » chiese il moro divertito.
Lui
sospirò per
la frustrazione. Al pranzo alla Tana ci sarebbe stata anche Victoire,
normalmente cercavano di evitarsi il più possibile, ma
Natale era Natale.
«
Sì, certo! »
«
Avanti! Non è
una tragedia » cercò di tirarlo su
l’altro.
«
Tuo zio Bill
mi odia! » sospirò lui sconsolato.
«
Oh, non ti
odia. Deve solo fare la parte del papà iperprotettivo
» dicendo questo aveva
disegnato delle virgolette per aria con le dita. « Nessuno ti
potrebbe odiare.
Ti destreggi con abilità tra Weasley, Potter e Malfoy, anche
se ti impegnassi
non riusciremmo mai ad odiarti! »
Teddy
lo guardò
negli occhi trovandoci solo sincerità.
Troppa
fiducia
malriposta.
«
Lily è strana questi
giorni, ne sai niente? » gli domando James scrutandolo con un
certo cipiglio.
Come
se sapesse
qualcosa.
Come
se
sospettasse che con il malumore della ragazza c’entrasse lui.
Fece
spallucce e
continuò a sistemare i regali sotto l’albero.
«
Bè allora deve
essere un ragazzo! Se non sai nulla nemmeno tu deve essere per forza
così! »
concluse il moro in tono leggero.
L’atmosfera
natalizia faceva brutti scherzi alle persone che lo circondavano. Tutti
passavano da espressioni grevi a toni leggeri come se fosse tutto
normale.
Odiava
il
Natale!
Neanche
a farlo
apposta Lily arrivò in salotto con le calze di tutti i
membri della famiglia,
lui compreso, pronte da appendere al camino.
Gli
rivolse un
cenno del capo come segno di saluto e si affrettò a finire
il suo lavoro.
Quando
appiccò
la calza con il suo nome vi sistemò un piccolo orsetto di
peluche. Come ogni
anno.
Era
una loro
piccola tradizione.
Quello
era
l’orsetto con cui giocava da bambino. Glielo aveva regalato
quando Lily era
partita per il suo primo anno a Hogwarts, così da poter
tenere un pezzetto di
lui sempre con sé.
Gli
aveva
promesso che per Natale glielo avrebbe restituito.
E
così era
cominciato quel passamano.
Per
Natale
l’orsetto tornava a essere suo e prima che lei ripartisse per
la scuola lui glielo
riconsegnava. La tradizione era rimasta anche quando aveva concluso gli
studi.
«
Ancora con
quell’orsetto? È solo un giocattolo! »
Il
tono
canzonatoria di James era più che evidente.
«
Quello che è
solo un giocattolo per te, può essere un amico per qualcun
altro » disse la
ragazza esasperata. « Tutto dipende dalla fantasia
» continuò picchiettandosi
l’indice sulla tempia. « Cosa che, evidentemente, a
te è sempre mancata! »
Tra
l’altro
quell’orsetto era l’unico giocattolo che gli
avessero comprato i suoi genitori.
Lei
sapeva
quanto fosse importante.
James
le fece la
linguaccia e se ne andò in cucina.
Fu
quasi tentato
di seguirlo per non rimanere da solo con la ragazza.
«
Mi dispiace
non essere riuscito a passare prima. Ho avuto… Da fare.
»
In
tutta
risposta la ragazza gli si avvicinò. Nessun segno di rancore
nei suoi occhi
castani.
«
Non hai mai
saputo dire le bugie » sussurrò lei mentre gli
sistema i capelli che cadevano
scomposti sulla fronte. « Mi piacciono i tuoi capelli!
» Il respiro caldo che
gli sfiorava le labbra e i polpastrelli gelati contro la pelle.
Di
riflesso le
prese le mani tra le sue e le sfregò per trasmetterle un
po’ di calore, proprio
come faceva quando era piccola.
«
Hai le mani
fredde » concentrarsi su qualcos’altro e magari
anche lei avrebbe smesso di
farlo sentire in quel modo.
Sedotto.
Ogni
volta che
la guardava. Mentre accavallava le gambe o incrociava le braccia sotto
il seno
sembrava che lo facesse con l’intenzione di fargli intendere
che non era più
una bambina.
Si
mordeva le
labbra come una bambina che aveva combinato un pasticcio.
Era
piccola
Lily.
E
lui era… Vecchio.
«
Mi dispiace
tanto » non poteva dire altro. Non riusciva a dire altro.
«
Teddy, io sono
qui che aspetto ».
Gli
occhi grigi di Draco erano puntati insistentemente nei suoi.
Più seri che mai.
«
Mi ci è voluto un po’ prima di capire che non
sarei riuscito a liberarmi di tua
zia tanto facilmente. Lasciarsi amare è…
complicato, te lo posso concedere »
parlava piano suo zio, come se nemmeno le mura dovessero catturare
quelle
parole. « Il segreto sta nell’ascoltare il
silenzio. È lì che troverai la tua
risposta! »
L’uomo
gli diede una pacca sulla spalla prima di trangugiare il resto del suo
Whisky
Incendiario.
Teddy
chiuse gli occhi un attimo.
Riusciva
a sentire solo la voce di Lily.
Sono qui che aspetto.
Down where the river bends, that's where you're waiting
You are the reason I'm making these tracks in the snow
There's a box in my hands as I go
Wrapped up in scarlet and gold
For you
Aveva
fatto tutto di corsa con il
terrore che se si fosse fermato anche per un solo attimo il poco
coraggio che
era riuscito a racimolare sarebbe sfumato via.
Aveva
detto frettolosamente a sua nonna che aveva dimenticato di portare il
regalo di
Lily alla Tana quella mattina e che voleva che lo avesse entro
mezzanotte; lei
era stata comprensiva lo aveva lasciato fare. Aveva salutato sua zia e
Scorpius, si era congedato da Narcissa e Lucius ancora più
frettolosamente che
dagli altri perché lo avevano sempre messo in soggezione e
sapeva perfettamente
di non andare a genio all’uomo anziano.
Mentre
usciva dal salone aveva urtato Draco che stava rientrando in quel
momento e lo
aveva ringraziato con una forte stretta di mano.
Sperava
seriamente che l’uomo avesse inteso quanto gli era stato
d’aiuto.
Si
era Smaterializzato a casa, aveva messo letteralmente sottosopra la
propria
stanza per trovare il dono che aveva preparato per la ragazza,
impacchettato in
carta dorata e con un fiocco rosso, proprio
come piaceva a lei.
Quindi
si era Materializzato nel giardino della Tana.
Dall’esterno
si sentivano le risate e le chiacchere della famiglia riunita, fu
immediatamente invaso da un senso di calore e sicurezza che Malfoy
Manor non
sarebbe mai riuscito a trasmettergli nemmeno tra un milione di anni.
Casa.
Dove
c’erano le persone che amava di più al mondo.
Nella
sua testa li associava a una sinfonia di note perfette, armoniosamente
legate
le une alle altre.
Aveva
preso un respiro profondo e si era avvicinato al porticato pronto per
parlare
con quella ragazzina testarda. Pronto ad arrendersi a quella ragazzina
testarda.
Poi
li aveva visti dalla finestra tutti riuniti intorno al camino. Felici.
E
si era immaginato entrare, reclamare quello che, a quanto pareva, era
l’amore
della sua vita e la sinfonia si era riempita di note stonate.
E
la causa era lui.
Solo
lui.
Teddy
strinse forte in pugni nascosti nelle tasche del cappotto, chiuse gli
occhi e
inspirò l’aria gelata della sera. Non
posso!
Ritornò
sui suoi passi prima che qualcuno lo potesse vedere. Di lui sarebbero
rimaste
solo le impronte sul manto di neve che ricopriva il giardino.
Impronte
che sarebbero state coperte da altra neve cosicché nessuno
avrebbe saputo che
lui era sto lì.
Era
appena arrivato al cancelletto della staccionata quando si
sentì chiamare: «
Teddy! »
Maledizione!
Sentì
la porta sbattere e Lily che lo raggiungeva di corsa.
«
Teddy, vieni dentro! » la sua voce a pochi passi da lui.
«
No! »
Non
guardarla,
non ora.
«
Come….? Perché? »
Si
voltò con lo sguardo fisso a terra, puntato sugli stivali
della ragazza che
affondavano nella neve fino alla caviglia. « Non posso!
»
Era
sicuro di avere un’espressione sconsolata e sofferente, lo
era anche il suo
tono di voce.
Lily
si avvicinò di un passo con la mano pronta ad accarezzargli
una guancia.
Lui
si ritrasse di un posso.
Sollevò
immediatamente lo sguardo sul volto di lei certo di averla ferita e
maledicendosi per quello. I pugni erano sempre più stretti
nelle tasche del
cappotto per impedirsi di abbracciarla e chiederle scusa.
Perdonarlo
per tutta la sofferenza che le stava causando.
La
ragazza protese il braccio nella sua direzione con il palmo della mano
rivolto
verso l’alto, su di esso vi era poggiato il suo regalo.
Probabilmente gli era
caduto nella fretta di andar via.
«
Sei venuto per portarmi questo? »
Annuì
semplicemente.
«
Ci saremmo visti comunque a pranzo, non c’era bisogno!
» sembrava stesse
parlando con un bambino, il tono pacato e dolce, quando lui quella
dolcezza non
se la meritava.
«
Volevo vedere te! » almeno le doveva un po’ di
sincerità.
«
Volevi vedere me… » ripeté lei.
« Posso aprirlo? »
«
Certo! »
La
osservò armeggiare con il ficco rosso e strappare
velocemente la carta d’oro
liberando la scatolina che vi era all’interno. Lei estrasse
la catenina con il
ciondolo a forma di orsetto che era nella scatolina e sorrise. Agli
occhi di
chiunque sarebbe sembrato un dono infantile, ma non ai suoi occhi.
Lei
aveva
capito!
«
Sempre con me! » la sentì mormorare.
Teddy
annuì, poi parlò: « L’ho
comprata prima che tu mi baciassi » era sicuro di
essere arrossito, anche lei era arrossita. « L’ho
presa con l’intento di
imprimerti nella mia mente come quella bambina di undici anni a cui
avevo dato
il mio orsacchiotto per tranquillizzala. Speravo che così la
donna che stai
diventando sarebbe scomparsa » la sua voce aveva assunto una
nota ironica.
Voleva
che capisse che il pensiero di lei lo tormentava già da
molto tempo.
«
Ti ricordi il giorno in cui ho preso la licenza di Materializzazione?
» le
chiese Teddy.
«
Quella sera mi hai portato sul tetto di casa mia! » rispose
sicura lei.
Il
ragazzo sorrise e continuò: « Mentre guardavamo le
stelle ti ho detto che,
visto che i miei genitori non c’erano, mi piaceva costellare
la mia vita di
tante piccole tradizioni; poi ti ho fatto promettere che tutti gli
anni, quel
giorno, saresti venuta con me sul tetto di casa tua a vedere le stelle.
Avevi
otto anni ».
Lily
annuì e continuò a raccontare al posto suo:
« Quando ho preso io la licenza
sono venuta da te e ti ho portato sul tetto di casa tua a vedere le
stelle. Ti
ho detto che quella era…un’altra piccola
tradizione e ti ho fatto promettere
che ogni anno, in quel giorno, saresti venuto con me a guardare le
stelle sul
tetto di casa tua ».
Teddy
le si avvicinò e le prese il viso tra le mani e le
confessò che quasi tutte le
sue piccole tradizioni riguardavo lei e la sua famiglia.
«
Se io scelgo te… Rischio di perdere tutto » la
ragazza provò ad interromperlo
ma lui continuò. « Siete tutto quello che ho!
»
Lily
voltò appena il viso per baciargli il palmo della mano.
«
Ti sei già compromesso… Anche se ora scegli di
allontanarti, i nostri ricordi e
il nostro legame non svaniranno » questo lo disse mentre lo
abbracciava. «
Credi in me. Credi in noi! »
La
strinse forte come se lei fosse tutta la vita e gliela volessero portar
via. La
strinse sentendo che lei era tutta la vita che poteva esserci per lui.
«
Come faccio a dirti di no? » le disse mentre le passava le
dita tra i capelli.
«
Non farlo! »
Lei
rendeva sempre tutto semplice, come se non dovessero mai esserci
conseguenze,
come se esistessero solo loro.
Di
certo per me
esiste solo lei.
Le
baciò la fronte.
«
Ok! » sussurrò.
Quindi
scese a baciarle la tempia, la guancia e infine le labbra.
« Ok! »
Down where the river bends, nobodies waiting
But there's still a reason for making these tracks in the snow
Down at the end of the road
I'll clear a place in the snow
Leave this box wrapped in scarlet and gold
For you
“Tracks in the snow” The
Civil Wars